Ricchezze terrene investite per il Regno dei cieli...
...cioè per il bene di ogni uomo, i poveri in particolare"Gesù non dice che le ricchezze sono cattive, ma che allontanano da Dio se non vengono, per così dire, investite per il Regno dei cieli, spese cioè per venire in aiuto di chi è nella povertà. Il Santo è proprio quell'uomo, quella donna che, rispondendo con gioia e generosità alla chiamata di Cristo, lascia ogni cosa per seguirlo" [Benedetto XVI nell'omelia della canonizzazione di 4 nuovi santi, il 15 ottobre 2006]
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Se fino a vent'anni fa erano in tanti a sostenere, con il famoso regista Woody Allen che "Dio è morto, Marx pure e io non mi sento affatto bene…", adesso sulla scena del mondo sembra morto solo l'ateismo materialista. L'originario senso religioso di ogni io umano o ricerca del senso della vita sta così riesplodendo che talvolta rischia di degenerare in fondamentalismo.
Ma il cattolicesimo italiano mostra di essere ancora segnato dalla drammatica frattura tra una convinzione radicata che Dio esiste e abitudini di vita segnate sempre più come se Dio non esistesse, come se non contasse nulla per la ragione, soprattutto sulla scena pubblica.
E a Verona, a metà del decennale di rinnovamento pastorale per "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo" si fa sempre più strada la convinzione che occorre che accada un vero rinnovamento pastorale, per vivere quello che oggettivamente è avvenuto una volta per sempre nel battesimo e nella cresima cioè l'avvenimento di un incontro esistenziale con la Persona di Gesù risorto, che dà alla vita la consapevolezza di un nuovo orizzonte e con ciò la possibilità di una direzione decisiva.
Di fronte al riemergere di un sentimento religioso, poco ancorato alla ragione e all'appartenenza di vissuti di comunione ecclesiale, in un contesto di relativismo etico, per evangelizzare chi non crede ancora o non crede più, chi crede necessita, oltre alla priorità della propria testimonianza, dell'intelligenza della fede che la Chiesa propone con il Catechismo della Chiesa cattolica e il Compendio. Altri relativizzano questa necessità e accentuano invece l'importanza degli stili di vita, della differenza cristiana per superare tanta incoerenza tra fede e comportamenti.
Cresce, però, un consenso comune sulla necessità pastorale di rifarsi al Vangelo vissuto dai santi, che hanno testimoniato la loro vita nell'amore verso tutti, privilegiando gli umili e rinunciando a tutto. "Le ricchezze terrene occupano e preoccupano la mente e il cuore – ha detto il Papa in occasione della canonizzazione di 4 nuovi santi e alla vigilia della sua venuta al Convegno -. Gesù non dice che le ricchezze sono cattive ma che allontanano da Dio se non vengono, per così dire, investite per il Regno dei cieli, spese cioè per venire in aiuto di chi è nella povertà. Il Santo è proprio quell'uomo, quella donna che, rispondendo con gioia e generosità alla chiamata di Cristo, lascia ogni cosa per seguirlo", per lasciarsi assimilare a Lui, per conoscerlo ed amarlo con l'intelligenza della fede che la Chiesa propone. Certo non basta la memoria, ma incontrare chi, in vissuti fraterni di comunione ecclesiale, testimonia oggi il riaccadere quello che è avvenuto nei Santi. E questo avvenimento o grazia attuale va implorato da tutti nella preghiera.
Sembra che Benedetto XVI voglia raccogliere in sintesi le due accentuazioni dei convegnisti. Occorre far in modo, in una pastorale rinnovata, che tutti siano convinti che la fede non si comunica nemmeno solo con la certezza della fede completa della Chiesa, la cui chiarezza e bellezza rendono luminosa la vita dell'uomo anche oggi! Occorre che venga presentata incontrando testimoni entusiasti ed entusiasmanti della presenza di Cristo risorto, speranza del mondo. Certo gli strumenti del Catechismo e del Compendio per l'intelligenza della fede occorre che vengano spiegati nelle parrocchie, nelle unioni e nei movimenti, vengano utilizzati nelle famiglie per giungere a dire con l'apostolo Paolo: "Noi abbiamo il pensiero di Cristo" (1 Cor, 2.16).
Benedetto XVI ha concluso la sua omelia ricordando che "anche i santi hanno percorso questo esigente, ma appagante itinerario evangelico ed hanno ricevuto il "centuplo" già nella vita terrena insieme con prove e persecuzioni, e poi la vita eterna. Di fronte alla chiamata di Cristo i santi hanno avuto l'umiltà e il coraggio di rispondere "sì", e hanno rinunciato a tutto per essere suoi amici".