Biblicismo e moralismo
«Occorreva (durante il Concilio Vaticano II) definire in modo nuovo la relazione tra fede e scienze moderne; ciò riguardava, del resto, non soltanto le scienze naturali, ma anche la scienza storica perché, in una certa scuola, il metodo storico-critico reclamava per sé l'ultima parola nella interpretazione della Bibbia e, pretendendo la piena esclusività per la sua comprensione delle Sacre Scritture, si opponeva in punti importanti all'interpretazione che la fede della Chiesa aveva elaborato» [Alla Curia Romana per il Natale, 22 dicembre 2005].«...devo accennare ancora brevemente alla terza onda di deellenizzazione (la prima con la Riforma del XVI secolo, la seconda con la teologia liberale del XIX e del XX secolo) che si diffonde attualmente. In considerazione dell'incontro con la molteplicità delle culture si ama dire oggi che la sintesi con l'ellenismo, compiutasi nella Chiesa antica, sarebbe stata una prima inculturazione, che non dovrebbe vincolare le altre culture. Queste dovrebbero avere il diritto di tornare indietro fino al punto che precedeva quella inculturazione per scoprire il semplice messaggio del Nuovo testamento e inculturarlo di nuovo nei loro rispettivi ambienti. Questa tesi non è semplicemente sbagliata; è tuttavia grossolana e imprecisa» [Incontro nell'Università di Regensburg, 12 settembre 2006].
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«Pertanto, l'apostolo Andrea rappresenta l'incontro fra la cristianità primitiva e la cultura greca. Questo incontro, particolarmente nell'Asia Minore, divenne possibile grazie specialmente ai grandi Padri della Cappadocia, che arricchirono la liturgia, la teologia e la spiritualità sia delle Chiese orientali sia di quelle Occidentali. Il messaggio cristiano, come il chicco di grano (Gv 12,24), è caduto su questa terra e ha portato molto frutto. Dobbiamo essere profondamente grati per l'eredità che è derivata dal fruttuoso incontro fra il messaggio cristiano e la cultura ellenica. Ciò ha avuto un impatto duraturo sulle Chiese dell'Oriente e dell'Occidente. I Padri Greci ci hanno lasciato un prezioso tesoro dal quale la Chiesa continua ad attingere ricchezze antiche e nuove (Mt 13,52)» [Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo, 30 novembre 2006].
Nel Piano degli studi e Annuario Anno accademico 2006-2007 (Studio Teologico San Zeno di Verona affiliato alla Facoltà Teologica del Triveneto) a pag. 53 leggo: "Nucleo genetico e normativo è la parola di Dio come teologia biblica, che fa emergere dal dato rivelato i contenuti essenziali e li organizza in una sintesi, come progressivo costituirsi e compiersi dell'economia della salvezza".
In questo Studio Teologico di Verona il metodo storico-critico reclama per sé l'ultima parola nell'interpretazione della teologia biblica e pretendendo la piena esclusività normativa per la sua comprensione delle Sacre Scritture si ritiene legittimato ad elaborare una ermeneutica critica anche in punti importanti dell'interpretazione che la fede della Chiesa ha elaborato nel momento patristico, storico-dogmatico, liturgico e magisteriale. L'affermazione che la Chiesa con il suo ministero pastorale è abilitata all'annuncio e non all'insegnamento della teologia scientifica è certamente corretta. Ma il ministero dell'annuncio si impone anche per la teologia biblica. E il ministero dell'annuncio oggi ci dà il Catechismo della Chiesa cattolica come normativo per tutti, anche per la scienza biblica, teologica. Ai Vescovi Austriaci in visita ad limina il Papa ha detto: "Utilizzate, per favore, con zelo il Compendio e il Catechismo della Chiesa cattolica!... Nell'incertezza di questo periodo storico e di questa società, offrite agli uomini la certezza della fede completa della Chiesa! La chiarezza e la bellezza della fede cattolica sono ciò che rendono luminosa la vita dell'uomo anche oggi! Questo in particolare se viene presentata da testimoni entusiasti ed entusiasmanti". Mai nella Tradizione cattolica la Sacra Scrittura è stata usato come Catechismo: dai Simboli fino ai Catechismi. Non è, allora, pastoralmente corretto sostituire la normatività del Catechismo della chiesa cattolica con la Scuola della Parola. Nella Lectio divina, distinta dalla Catechesi, occorre essere aiutati a leggere bene la Scrittura da chi conosce tutte le circostanze storiche in cui è stata scritta, riletta e riscritta fino alla sua definitività con l'esperienza degli Apostoli, da chi conosce tutti gli elementi caratteristici del passato per far cogliere, però, che parole apparentemente del passato sono anche parole del presente e la comunione della Chiesa, ininterrotta da due mila anni, con nuovi approfondimenti della nostra comprensione ("Lo Spirito Santo vi introdurrà in una profondità che adesso non potete portare"), è il soggetto vitale, è il Popolo di Dio, sempre vivo e identico: è sempre lo stesso soggetto vivente nel quale vive la Parola. Anche adesso il soggetto principale è lo stesso Signore, per la cui attesa e memoria è cresciuta la Scrittura, il soggetto principale, il quale continua a parlare nella Scrittura che è nelle nostre mani. Occorre leggerla in colloquio personale con il Signore; leggerla accompagnati da maestri che hanno l'intelligenza ecclesiale della fede; leggerla in compagnia della Chiesa, nella cui Liturgia gli avvenimenti della storia della salvezza diventano sempre di nuovo presenti, nella quale il Signore parla adesso a tutti noi, così che man mano, aiutati dall'intelligenza non solo biblica, ma patristica, dogmatica, magisteriale attuale del Catechismo della Chiesa cattolica, entriamo sempre più nella Sacra Scrittura, nella quale Dio parla realmente con noi, oggi.
Attraverso, poi, la scelta del metodo storico-kerigmatico non sempre sono mantenuti integri gli elementi essenziali della fede della Chiesa sulla persona e sul messaggio di Gesù Cristo. Si considerano scarsi i dati storici degli evangelisti su Gesù Cristo e i Vangeli sono studiati esclusivamente come testimonianza di fede in Gesù, che non direbbero nulla o molto poco su Gesù stesso con la necessità di essere interpretati.
Si parla, poi, di "modelli di Chiesa" che sarebbero presenti nel Nuovo Testamento: di fronte alla Chiesa delle origini, "caratterizzata dal discepolato e dal carisma", libera da vincoli, sarebbe nata poi la Chiesa "istituzionale e gerarchica". Il modello di Chiesa "gerarchica, legale, piramidale", sorto successivamente, sarebbe distante dalle affermazioni neotestamentarie, che pongono l'accento sulla comunità e pluralità dei carismi e di ministeri, così come sulla fraternità cristiana, intesa nel suo complesso come tutta sacerdotale e consacrata.
E per estendere questo modo di argomentare su Cristo, sulla Chiesa si propongono come catechesi "Scuole della Parola" anziché il Catechismo della Chiesa cattolica e il Compendio.
Certo è importante leggere bene la Scrittura, anima della Liturgia, della Teologia, della Catechesi, conoscere tutte le circostanze storiche, tutti gi elementi caratteristici del passato, ma altrettanto normativa è l'intelligenza maturata, sempre sotto la preminente e decisiva azione - guida dello Spirito, in tutta la Tradizione, dalla comunione apostolica fino all'oggi della Chiesa che è il soggetto vivente della Scrittura. Anche adesso il soggetto principale è lo stesso Signore con il dono del Suo Spirito, il quale continua a parlare nella Scrittura che è nelle nostre mani. All'inizio dell'essere cristiani, e quindi all'origine della nostra testimonianza di credenti, c'è il "Fatto cristiano" dell'incontro con la Persona di Gesù Cristo, del Suo ascolto. Ma se il "Fatto cristiano" non è una "presenza continua in tutta la Tradizione"; se non è un avvenimento che accade qui e ora, la via per divenire partecipi è una sola: leggere la Bibbia con metodo storico-critico come "nucleo genetico e normativo" e renderlo presente attraverso una vita, stili di vita vissuti oggi moralmente, eticamente come pratica di quanto è scritto e documentato. E' l'approccio illuministico del "Fatto cristiano" cioè della conoscenza di Cristo kantianamente solo nei limiti della ragione verificabile. In questo approccio - oggi così diffuso con tanti discepoli - il "Fatto cristiano" o resta bloccato nella novità del suo originario accadere oltre due mila anni fa oppure si limita alla sua realizzazione pratica da parte dell'uomo a livello morale ed etico. Nascono difficoltà insormontabili: nel primo caso come può un uomo del nostro tempo, più di due mila anni dopo la venuta di Cristo nella carne, raggiungere la certezza ragionevole su questo avvenimento? Nel secondo caso il "Fatto cristiano" non è incontrare sacramentalmente e vivere oggi il darsi continuo del Dio vivente dal volto umano in Gesù Cristo morto e risorto, ma è ridotto progressivamente ad una programmazione etico - morale di stili di vita che fanno solo la differenza comportamentale con chi non crede, ad un dover essere di cui Cristo sarebbe l'esempio (esempio di che cosa?) ma che compete all'uomo elaborare e realizzare. O biblicismo o moralismo.