Il rispetto della "grammatica" scritta nel cuore dell'uomo dal divino Creatore
«La trascendente "grammatica", vale a dire l'insieme di regole dell'agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà, è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di Dio. Come recentemente ho voluto riaffermare, "noi crediamo che all'origine c'è il Verbo eterno, la Ragione e non l'Irrazionalità" (Regensburg). La pace è quindi anche un compito che impegna ciascuno ad una risposta personale coerente col piano divino. Il criterio cui deve ispirarsi tale risposta non può che essere il rispetto della "grammatica" scritta nel cuore dell'uomo dal divino suo Creatore.In tale prospettiva, le norme del diritto naturale non vanno considerate come direttive che si impongono dall'esterno, quasi coartando la libertà dell'uomo. Al contrario, esse vanno accolte come una chiamata a realizzare fedelmente l'universale progetto divino iscritto nella natura dell'essere umano. Guidati da tale norme, i popoli - all'interno delle rispettive culture - possono così avvicinarsi al mistero più grande, che è il mistero di Dio. Il riconoscimento e il rispetto della legge naturale pertanto costituiscono anche oggi la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra i credenti e gli stessi non credenti. E' questo un grande punto di incontro e, quindi, un fondamentale presupposto per un'autentica pace» [Messaggio di Benedetto XVI per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 2007].
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Nello stupendo messaggio per la Giornata della Pace, Benedetto XVI, pensando ai bambini, specialmente quelli il cui futuro è compromesso dallo sfruttamento e dalla cattiveria di adulti senza scrupoli, ha voluto si concentrasse la comune attenzione su ogni Persona umana, cuore della pace.
Ogni persona umana concreta, creata ad immagine di Dio e quindi ogni individuo ha la dignità di persona cioè non è soltanto qualche cosa ma qualcuno, capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone potendo amare e far progredire in meglio il mondo, rinnovandolo nella giustizia e nella pace, insieme un dono di Dio e un compito dell’uomo.
La pace o capacità di vivere gli uni accanto agli altri tessendo rapporti di giustizia e di solidarietà è caratteristica dell’agire divino, che si manifesta sia nella creazione di un universo ordinato e armonioso come anche redenzione dell’umanità bisognosa di essere recuperata dal disordine del peccato. Creazione e redenzione offrono dunque la chiave di lettura che introduce alla comprensione del senso della nostra esistenza sulla terra.
L’insieme di regole dell’agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà, non si impone dall’esterno coartando la libertà dell’uomo, ma è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di Dio o “grammatica” scritta nel cuore di ogni uomo dal divino suo Creatore. Il riconoscimento e il rispetto della legge naturale pertanto costituiscono anche oggi la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra i credenti e non credenti. E’ questo un nuovo grande punto di incontro ecumenico e di dialogo interreligioso e, quindi, un fondamentale presupposto per un’autentica pace.
Nell’orizzonte di questa tensione etica derivano le conseguenze: non si può disporre a piacimento della persona, la vita è un dono di cui il soggetto non ha la completa disponibilità perché in rapporto con un Principio Trascendente che lo sottrae all’arbitrio dell’uomo e la pace ha bisogno che si stabilisca un chiaro confine tra ciò che è disponibile e ciò che non lo è.
Benedetto XVI denuncia lo “scempio del diritto alla vita” che si compie nella nostra società: “accanto alle vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenziose provocate dalla fame, all’aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall’eutanasia. Come non vedere in tutto questo un attentato alla pace?”
Libera espressione della propria fede
In tutti gli ultimi annuali messaggi per la Giornata della Pace di Giovanni Paolo II e in questi primi due di Benedetto XVI riguardano “la libera espressione della propria fede…Vi sono regimi che impongono a tutti un’unica religione, mentre regimi indifferenti alimentano non una persecuzione violenta, ma un sistematico dileggio culturale nei confronti delle credenze religiose…con gravi ripercussioni sulla convivenza pacifica”. Si tratta di “mentalità e una cultura negative per la pace”.
Visioni riduttive dell’uomo
Necessaria ma non sufficiente è la libertà religiosa.”Per tentare una simile impresa è necessario lasciarsi guidare da una visione della persona non viziata da pregiudizi ideologici e culturali o da interessi politici ed economici, che incitino all’odio e alla violenza. E’ comprensibile che le visioni dell’uomo varino nelle diverse culture. Ciò che invece non si può ammettere è che vengano coltivate concezioni antropologiche che rechino in se stesse il germe della contrapposizione e della violenza. Ugualmente inaccettabili sono concezioni di Dio che stimolino all’insofferenza verso i propri simili e al ricorso alla violenza nei loro confronti. E’ questo un punto da ribadire con chiarezza: una guerra in nome di Dio non è mai accettabile! Quando una certa concezione di Dio è all’origine di fatti criminosi, è segno che tale concezione si è trasformata in ideologia”.
Oggi la pace non è messa in questione solo dal conflitto tra le visioni riduttive dell’uomo, ossia tra le ideologie. Lo è anche, con il laicismo e il connubio tra relativismo e democrazia, “dall’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell’uomo”. Molti contemporanei negano, infatti, l’esistenza di una specifica natura umana con una radicale riduzione dell’uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale, rendendo così possibili le più stravaganti interpretazioni dei costitutivi essenziali dell’essere umano. Benedetto XVI invoca una necessaria chiarezza: “una visione “debole” della persona, che lasci spazio ad ogni anche eccentrica concezione, solo apparentemente favorisce la pace. In realtà impedisce il dialogo autentico ed apre la strada all’intervento di imposizioni autoritarie, finendo per lasciare la persona stessa indifesa e, conseguentemente, facile preda dell’oppressione e della violenza”.
Benedetto XVI richiama anche che una ecologia che potremmo dire “umana”, la quale a sua volta richiede una “ecologia sociale”, deve tenere presenti le connessioni esistenti con l’ecologia naturale, cioè il rispetto della natura. E qui emerge ogni giorno di più il grave problema dei rifornimenti energetici. Per le regioni del pianeta che vivono ancora in condizioni di grande arretratezza e in cui lo sviluppo è praticamente inceppato anche a motivo del rialzo dei prezzi dell’energia “che ne sarà di quelle popolazioni? Quale genere di sviluppo e non sviluppo sarà loro imposto dalla scarsità dei rifornimenti energetici? Quali ingiustizie e antagonismo provocherà la corsa alle fonti di energia? E come reagiranno gli esclusi da questa corsa?”
Se le Nazioni Unite, poi, scivolano verso “una concezione relativistica della persona” perdono non solo l’“autorevolezza” ma la stessa “principale giustificazione del loro stesso esistere”. “Senza tale chiarezza, si finisce per utilizzare la stessa espressione, ‘diritti umani’ appunto, sottintendendo soggetti assai diversi fra loro: per alcuni, la persona umana contraddistinta da dignità permanente e da diritti validi sempre, dovunque e per chiunque; per altri, una persona dalla dignità cangiante a dai diritti sempre negoziabili: nei contenuti, nel tempo e nello spazio”. Scivolando “verso una loro interpretazione solo positivistica” quale autorevolezza verso Stati che puntano a dotarsi di armi nucleari che mettono in gioco il “destino dell’intera famiglia umana”?
Ogni cristiano non può oggi non sentirsi impegnato e infaticabile operatore di pace e strenuo difensore di ogni persona umana e dei suoi inalienabili diritti. “Gesù ci ha rivelato che “Dio è amore” (1 Gv 4,8) e che la vocazione più grande di ogni persona è l’amore. In Cristo noi possiamo trovare le ragioni supreme per farci fermi paladini della dignità umana e coraggiosi costruttori di pace…Alla Regina della Pace, Madre di Gesù Cristo “nostra pace - conclude Benedetto XVI - affido la mia insistente preghiera per l’intera umanità all’inizio dell’anno 2007, a cui guardiamo - pur tra pericoli e problemi - con cuore colmo di speranza”.