Entriamo nel mistero gioioso del Natale attraverso la "porta" dell’Eucaristia

«...nella grotta di Betlemme adoriamo lo stesso Signore che nel Sacramento eucaristico ha voluto farsi nostro alimento spirituale, per trasformare il mondo dall'interno a partire dal cuore dell'uomo» [Saluto di Benedetto XVI agli Universitari degli Atenei Romani, 14 dicembre 2006].
Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Il dono principale
Natale è la festa dei doni, ma i doni natalizi ci ricordano il dono per eccellenza, che il Figlio di Dio ha fatto di se stesso a noi nell’Incarnazione. Per questo il Natale viene opportunamente sottolineato con tanti doni, che la gente si scambia in questi giorni. E’, importante però, che non si dimentichi il Dono principale di cui gli altri doni non sono che un simbolo. Natale è il giorno in cui Dio, che è Amore, ha donato se stesso all’umanità e questo dono diventa perfetto nell’Eucaristia. Sotto l’apparenza di un piccolo pezzo di pane (particola) è Gesù stesso che si dona e vuole entrare nel nostro cuore. Il Mistero eucaristico costituisce il punto di convergenza privilegiato tra i diversi ambiti dell’esistenza cristiana. Incontrato nella liturgia, contemplato nell’adorazione per essere toccato con mano in ogni volto, quelli che ci attirano e i più poveri in particolare, Gesù - Eucaristia è come un “prisma” attraverso il quale si può meglio penetrare nella realtà, sia nella prospettiva ascetica e mistica, che in quella intellettuale e speculativa, come anche in quella storica e morale. Nell’Eucaristia Cristo è realmente presente in modo sacramentale e la Santa Messa è vivo memoriale della sua Pasqua. Il Santissimo Sacramento è il centro qualitativo del cosmo e della storia. Per questo costituisce una sorgente inesauribile di pensiero e di azione per chiunque si ponga in ricerca della verità e voglia cooperare con essa. E’, per così dire, un “concentrato” di verità e di amore che rende puro l’occhio per vederlo in ogni volto e in ogni avvenimento. Illumina non solo la conoscenza, ma anche e soprattutto l’agire dell’uomo, il suo vivere “secondo la verità nella carità” (Ef 4,15) nel quotidiano impegno di comportarsi come Gesù stesso si è comportato, lasciandosi assimilare a Lui, amare con il Suo amore dato in dono dal Suo Spirito. L’Eucaristia, dunque, alimenta nella persona, che se ne nutre assiduamente e con fede, una feconda unità tra contemplazione della sua continua presenza di risorto e azione di amore tendendo a giusti comportamenti in ogni ambito o santità.
Entriamo nel mistero del Natale attraverso la “porta” dell’Eucaristia: nella grotta di Betlemme adoriamo lo stesso Signore, nato dal grembo di Maria, che facendosi presente, qui e ora, nel Sacramento eucaristico ha voluto farsi nostro alimento spirituale, per trasformare il mondo dall’interno, a partire dal cuore dell’uomo.
Occorre porsi alla scuola della Vergine Maria che ci precede e ci guida, la prima che ha contemplato l’umanità del Verbo incarnato, il volto umano della Divina Sapienza. Nel Bambino Gesù, col quale intrecciava infiniti e silenziosi colloqui, Ella riconosceva il Volto umano di Dio, così che la misteriosa Sapienza del Figlio si è impressa nella mente e nel cuore della Madre.
Per trasformare il mondo, Dio ha scelto un’umile fanciulla di un villaggio della Galilea, Maria di Nazareth, e l’ha interpellata con questo saluto: “Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te”. In quelle parole sta il segreto dell’autentico Natale. Dio le ripete alla Chiesa, a ciascuno di noi: Rallegratevi, il Signore è vicino! Con l’aiuto di Maria, offriamo noi stessi con umiltà e coraggio, perché il mondo accolga Cristo, che è la sorgente della vera gioia.

Sorgente della vera gioia
La gioia che la liturgia risveglia nei cuori dei cristiani, non è riservata a noi soli: è un annuncio profetico destinato all’umanità intera, in modo particolare ai più poveri, in questo caso ai poveri di gioia! Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle che, specialmente in Medio Oriente, in alcune zone dell’Africa ed in altre parti del mondo vivono il dramma della guerra: quale gioia possono vivere? Come sarà il loro Natale? Pensiamo a tanti ammalati e persone sole vicino a noi che, oltre ad essere provati nel fisico, lo sono anche nell’animo, perché non di rado si sentono abbandonati: come condividere con loro la gioia senza mancare di rispetto alla loro sofferenza? Ma pensiamo anche a coloro - specialmente ai giovani - che hanno smarrito il senso della vera gioia, e la cercano invano là dove è impossibile trovarla: nell’esasperata corsa verso l’autoaffermazione e il successo, nei falsi divertimenti, nel consumismo, nei momenti di ebbrezza, nei paradisi artificiali della droga e di ogni forma di alienazione.
Non possiamo non mettere a confronto la liturgia natalizia con il suo “Rallegratevi” con queste drammatiche realtà. Come ai tempi del profeta Sofonìa, è proprio a chi è nella prova, ai “feriti della vita ed orfani della gioia” che si rivolge in modo privilegiato la Parola del Signore. L’invito alla gioia non è un messaggio alienante, né uno sterile palliativo, ma, al contrario, è profezia di salvezza, appello a d’un riscatto che parte dal rinnovamento interiore.