La fede ha sempre una sua possibilità di successo

«Se si guarda l’attuale stato di salute della Chiesa cattolica ed ecumenicamente più in generale del cristianesimo, ma anche “se si osserva l’attuale situazione nella “storia dello spirito” (…) deve addirittura apparire un miracolo che nonostante tutto si continui ancora a credere cristianamente (…) con la fede piena e gioiosa del Nuovo Testamento, della Chiesa di tutti i tempi. Come mai la fede ha ancora in assoluto una sua possibilità di successo? Direi perché essa trova corrispondenza nella natura dell’uomo. L’uomo infatti possiede una dimensione più ampia di quanto Kant e le varie filosofie postkantiane gli abbiano attribuito. Kant stesso con i suoi postulati lo ha anche dovuto ammettere in qualche modo. Nell’uomo vi è una inestinguibile aspirazione nostalgica verso l’infinito.

Nessuna delle risposte che si sono cercate è sufficiente; solo il Dio che si è reso finito, per lacerare la nostra finitezza e condurla nell’ampiezza della sua infinità, è in grado di venire incontro alle domande del nostro essere. Perciò anche oggi la fede cristiana tornerà a trovare l’uomo. Il nostro compito è quello di servire a lui con umile coraggio, e con tutta la forza del nostro cuore» [Joseph Ratzinger, Fede Verità Tolleranza. Il Cristianesimo e le religioni del mondo, pp. 142-143].
Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Chi ha vissuto a Verona, nel momento centrale del IV Convegno nazionale della Chiesa in Italia, raccolta attorno al Successore di Pietro, l'incontro con Gesù risorto, realmente presente nella sua Parola, nell'assemblea del Popolo di Dio con i suoi Pastori e, in modo eminente, nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, non può dimenticare l'indicazione di una nuova tappa nel cammino di attuazione del Vaticano II in Italia, un cammino proteso all'evangelizzazione, per mantenere viva e salda la fede nel popolo italiano, ma anche nel mondo di oggi. La via proposta e fatta propria da Benedetto XVI per rendere di nuovo convincente anche oggi il cristianesimo punta ad aiutare l'Italia, l'Europa, l'Occidente ad annodare i fili di quel nuovo e positivo incontro con le altre culture e religioni di cui oggi il mondo ha estremo bisogno, ma che non può costruirsi sulla base di una radicale secolarismo imperante.
La via proposta rimane comunque, oggi come agli inizi e come, in continuità o Tradizione, lungo tutta la sua vicenda storica quella "dell'unità tra verità e amore nelle condizioni proprie del nostro tempo". Ed è questo il significato del "grande "sì" che in Gesù Cristo Dio ha detto all'uomo e alla sua vita, all'amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza" e che attraverso la testimonianza dei cristiani deve essere reso visibile al mondo.
E in concreto urge "allargare gli spazi alla nostra razionalità e riaprirla alle grandi questioni del vero, del bene" per rendere possibile di nuovo "coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze – sia naturali e sia storiche – nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia". E così, a livello esistenziale di vissuto e di prassi, nel contesto attuale è particolarmente necessario mettere in evidenza la forza liberatrice del cristianesimo, il legame che unisce fede cristiana e libertà, e nello stesso tempo far comprendere come la libertà sia intrinsecamente connessa all'amore e alla verità.
Ogni uomo come tale, infatti, è certamente un essere "se stesso", consapevole e libero, ma come persona è altrettanto essenzialmente in relazione cioè un "essere da", come il Dio vivente si è rivelato nell'incarnazione nel volto umano del Figlio, un essere "con" come lo Spirito Santo, e un essere "per" come il Padre, e così creato ad immagine e somiglianza di Dio uno e trino, è necessariamente aperto e riferito agli altri: perciò la sua libertà è intrinsecamente legata al criterio della realtà in tutti i fattori, in tutti gli ambiti – cioè alla verità – ed è libertà condivisa, libertà che si realizza nell'essere insieme di molte libertà, che si limitano ma anche si sostengono reciprocamente,libertà che si edifica nella carità.
E siccome la fede è un fatto cristiano che si trasmette da persona a persona si tratta di invogliare a prendere sul serio la propria esistenza, ad accorgerci delle proprie esperienze, a guardare con simpatia l'umano che è in ognuno di noi: ma che cosa desideri? Che cosa ti attendi? In che cosa identifichi la speranza della tua vita? Gesù si è proposto nel Vangelo e si propone nella Chiesa come Colui che arriva all'io, al cuore di ogni uomo. Più scopriamo le nostre esigenze, più ci accorgiamo che non le possiamo risolvere da noi, né lo possono gli altri come noi. Ma allora siamo soli e che cos'è questa solitudine originaria, "metafisica" cioè non contingente ma costitutiva del nostro essere, nella quale è inclusa sia l'autocoscienza e sia l'autodeterminazione? E' la conseguenza che ogni uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio uno e trino, destinato a figlio nel Figlio e quindi originariamente all'alleanza con Dio, capace di discernere e scegliere tra bene e male. La solitudine è la caratteristica originaria, fondamentale e primigenia dell'esperienza elementare dell'umano, il bisogno dell'altro, nell'anima e nel corpo, come rimando solidale a Dio.

La morale cristiana nella situazione attuale dell'Italia, dell'Europa, dell'Occidente
Nella situazione attuale dell'Italia, dell'Europa, dell'Occidente la morale cristiana culturalmente sembra divisa in due parti:una di esse riguarda i grandi temi della pace, della non violenza, della giustizia per tutti, della sollecitudine per i poveri del mondo, per gli affamati e del rispetto del creato: questa parte, culturalmente, gode di un grande apprezzamento pubblico, anche se rischia di essere inquinata da un moralismo di stampo politico; l'altra parte è quella che si riferisce alla vita umana, alla famiglia e al matrimonio: essa è assai meno accolta a livello pubblico, anzi costituisce un ostacolo molto grave tra la Chiesa e la gente.
Nostro compito, allora, è anzitutto, come ci indica Benedetto XVI, far cogliere il cristianesimo non come un semplice moralismo, ma come amore che ci è donato da Dio e che ci dà forza per non prostituirci nell'anima al pensiero oggi egemone, disponibili anche a "perdere la vita" per accogliere e vivere quella legge di vita e di amore che è l'intero Decalogo.
Solo così le due parti della morale cristiana potranno essere eticamente, cioè anche a livello di opinione pubblica e quindi politica, ricongiunte, rafforzandosi reciprocamente, e così i "no" della Chiesa a forme deboli e deviate di amore potranno essere compresi come sono cioè dei "sì" all'amore autentico, alla realtà di ogni uomo come è stata creata e redenta da Dio. Il messaggio per la Giornata Mondiale di quest'anno si è mosso proprio in questa direzione.
L'intero approccio antropologico ed etico del cristianesimo, il suo modo di comprendere l'essere cioè la verità di ogni vita umana, della gioia, del dolore e della morte e quindi il dover essere morale, trova però la sua legittimità e la sua consistenza soltanto in quella prospettiva storica ma soprattutto escatologica che è stata aperta dalla risurrezione di Cristo, un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori, la più grande "mutazione" mai accaduta, il "salto" decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingresso in un ordine decisamente diverso che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l'intero universo.
E come rapportarsi con le altre culture e religioni del mondo? Per Ratzinger – Benedetto XVI è quello dell'incontro delle culture o "interculturalità", differente sia dall'inculturazione, che sembra presupporre una fede culturalmente spoglia, deellenizzata, che si traspone in diverse culture religiosamente indifferenti, sia dalla multiculturalità, come semplice coesistenza – auspicabilmente pacifica – di culture diverse. L'interculturalità "appartiene alla forma originaria del crsitianeismo" e implica sia un atteggiamento positivo e non di semplice tolleranza verso le altre culture e verso le religioni che ne costituiscono l'anima, sia quell'opera di purificazione e quel "taglio coraggioso" che sono indispensabili per ogni cultura, se vuole davvero incontrare Cristo e offrire all'uomo ciò che attende. Così la Chiesa ed ecumenicamente il cristianesimo possono aiutare l'Occidente ad annodare i fili di quel nuovo e positivo incontro con le altre culture e religioni di cui oggi, non solo il mondo, ma l'Italia, l'Europa, noi abbiamo estremo bisogno, ma che non può costruirsi sulla base di un radicale secolarismo.
Di fronte alla grandezza in qualche modo "eccessiva" di questi compiti, Benedetto XVI non è certo la persona che tenda a farsi illusioni sull'attuale stato di salute della Chiesa e del cristianesimo. Ma è sicuro che chi "crede non è mai solo e che la nostra fede ha sempre "una possibilità di successo", perché essa "trova corrispondenza nella natura dell'uomo", creato per incontrarsi con Dio.