Riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia...

...quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione e che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua demolizione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.
Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "L'insegnamento del Papa oggi"

«L’interesse principale degli interventi della Chiesa cattolica nell’arena pubblica è la tutela e la promozione della dignità della persona e quindi essa richiama consapevolmente una particolare attenzione su principi che non sono negoziabili. Fra questi ultimi, oggi emergono particolarmente i seguenti:

  • tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale;
  • riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione e che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua demolizione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale;
  • tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli.

Questi principi non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Al contrario, tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia stessa. (…) Sono lieto del fatto che il trattato costituzionale dell’Unione Europea prevede un rapporto strutturato e permanente con le comunità religiose, riconoscendo loro identità e il loro contributo specifico. Soprattutto, confido nel fatto che la realizzazione efficace e corretta di questo rapporto cominci ora, con la cooperazione di tutti i movimenti politici e indipendentemente dai loro orientamenti. Non bisogna dimenticare che, quando le Chiese o le comunità ecclesiali intervengono nel dibattito pubblico, esprimendo riserve o richiamando certi principi, ciò non costituisce una forma di intolleranza o un’interferenza poiché tali interventi sono volti solamente ad illuminare le coscienze, permettendo loro di agire liberamente e responsabilmente secondo le esigenze autentiche di giustizia, anche quando ciò potrebbe configgere con situazioni di potere e interessi personali» [Discorso ai partecipanti al Convegno promosso dal Partito Popolare Europeo, 30 marzo 2006].

Nell’intervento del card. Ruini e nel comunicato finale sui lavori del Consiglio episcopale permanente svoltosi a Roma dal 22 al 25 gennaio “I vescovi hanno ribadito il diritto della Chiesa ad affermare e difendere i grandi valori, che prima di essere cristiani, sono umani e che come tali danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità. (…) A questo proposito, hanno riaffermato che alla famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso “non possono essere equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali riconoscimento legale”. Inoltre hanno chiesto ai responsabili della cosa pubblica un maggiore sostegno alla famiglia legittima fondata sul matrimonio, in accordo con il dettato costituzionale (…). Quanto alle convivenze eterosessuali, è stato ribadito che la protezione dei loro diritti può essere assicurata dall’attuale giurisprudenza. (…) Rimane, comunque, alta la preoccupazione pastorale dei vescovi per lo sfondo culturale in cui viene condotto tale dibattito: molti giovani di oggi avvertono una grande difficoltà nel compiere scelte definitive e, soprattutto, sperimentano una crescente perdita di orientamento e una radicale insicurezza.

Via concordataria
Due sono le dimensioni che oggi stanno davanti alla Chiesa in Italia nell’arena pubblica: quella prioritaria della missione, dell’evangelizzazione che mira ad informare dei valori della religione e della cultura cristiana la loro vita personale, la società civile di credenti e non credenti che condividono valori come se Dio esistesse e, come conseguenza, ma solo come conseguenza ed effetto, la sfera politica; e quella più difficile della “sintesi” concordataria suggerita dal Presidente della repubblica in rapporto a questi temi etici sensibili o valori non negoziabili: “è importante - ha affermato il Segretario della CEI mons. Betori - che il presidente abbia parlato di sintesi e non di compromesso…Non si può essere accettabile nessuna mediazione al ribasso”. Si tratta di “sintesi possibile” ma solo nel “rispetto delle identità”, che rifiuta, sui valori non negoziabili, ogni cedimento. La strada concordataria, realizzata nella fase costituente che ha rispettato i valori non negoziabili, prospettata dal Presidente sarebbe utile, anche se difficile, lunga e con poche garanzie di successo almeno nell’immediato anche se - come osserva il senatore Pera - “un vento religioso è tornato a spifferare in Europa e la sta chiamando alla propria storia e identità E’ un vento di anime prima smarrite, attonite e intimorite da tanto laicismo violento e irresponsabile e ora invece più consapevoli di sé e più desiderose di un’affermazione di sé. Ed è un vento che già investe gli Stati, perché trascinando le coscienze, trascina anche la politica e le istituzioni. Un successo questo risveglio cristiano l’ha già ottenuto, ma per la Chiesa cattolica il bivio tra la via concordataria e la via missionaria adesso è difficile”. Difficile ma mai impossibile perché la via missionaria è la ragione stessa della sua esistenza.

La via missionaria
“Il messaggio - card. Ruini - che proviene da Verona ha al suo centro il discorso del Santo Padre, che ci ha indicato con nitida profondità “quel che appare davvero importante per la presenza cristiana in Italia”, e che può idealmente riassumersi nel “grande sì che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza”.
“Il problema dell’Europa - Benedetto XVI il 22 dicembre 2006 alla Curia romana - che apparentemente quasi non vuole più avere figli, mi è penetrato nell’animo. Per l’estraneo, questa Europa sembra essere stanca, anzi sembra volersi congedare dalla storia”. Poi il Papa ha individuato le motivazioni profonde di tale comportamento non solo nella ritrosia a donare ai figli il proprio tempo, e alla fine se stessi, ma anche nella perdita di orientamento, per cui non sappiamo più quale via indicare, quali norme di vita da trasmettere, e ancora di più nell’insicurezza circa il futuro, anzi circa il fatto stesso che sia “cosa buona essere uomo”. Perciò una risposta convincente può consistere soltanto nel ritrovamento di un senso e di una speranza che siano più forti delle nuvole che oscurano il futuro:a questo livello è chiaramente la Chiesa stessa la prima ad essere chiamata in causa. Ecco perché il Papa, e oggi, con modalità diverse, tutto l’episcopato italiano con lui, non possono tacere la loro preoccupazione per le leggi sulle coppie di fatto, che relativizzano il matrimonio e rendono ancora più difficile per i giovani del nostro tempo la decisione per un legame definitivo. Il riconoscimento legale, poi, delle unioni omosessuali toglie “ogni rilevanza alla mascolinità e alla femminilità della persona umana”, nell’unità duale di maschio-femmina così approfondita da Giovanni Paolo II, con un deprezzamento della corporeità in conseguenza del quale l’uomo “volendo emanciparsi dal suo corpo… finisce per distruggere se stesso”. Perciò, “Se ci si dice che la Chiesa non dovrebbe ingerirsi in questi affari, allora noi possiamo solo rispondere: forse che l’uomo non ci interessa? I credenti, in virtù della grande cultura della loro fede, non hanno forse il diritto di pronunciarsi su tutto questo? Non è piuttosto il loro - il nostro - dovere alzare la voce per difendere l’uomo, quella creatura che, proprio nell’unità inscindibile di corpo e anima, è immagine di Dio?”. Anzi la Congregazione per la Dottrina della fede sta integrando l’istruzione del 1987 Donum vitae sul “rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione”.