Rischio di un cristianesimo senza Cristo e di una religione senza Dio

«Eliminare Cristo dal Cristianesimo porta a una rarefazione della fede priva della persona di Gesù con tutta la densità della sua persona, della sua vita, delle sue parole liberanti e impegnative, che ci rivelano il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo.
Sfumando la storicità di Gesù si sfumano i contenuti della fede, e Dio si allontana dall’uomo e dalla sua vita, retrocede nei cieli lontani e vaghi. Una lontananza e una vaghezza, una genericità emotiva tale che Dio diventa alla fine insignificante per la concretezza della vita umana, personale e sociale.
Dobbiamo riflettere con attenzione responsabile sul rischio di un cristianesimo senza Cristo e di una religione senza Dio» [Dall’Omelia di mons. Angelo Bagnasco pronunciata nella Cattedrale di S. Lorenzo l’8 marzo 2007, la prima Santa Messa dopo la nomina a Presidente CEI].
Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Davanti ai Ministri provinciali delle tre famiglie francescane, l’Arcivescovo, ha poi ricordato che siamo chiamati, seguendo l’esempio di San Francesco alla “gioia della fede e del discepolato, ma anche alla concretezza di Cristo, perché Dio non venga ridotto ad una universale e impersonale energia del cosmo, ricordando - come afferma il Concilio Vaticano II - che se Dio si allontana dalle coscienze l’uomo muore. L’umanità ha oggi bisogno dell’annuncio di Cristo per respirare. Per questo i cristiani hanno un grande compito “con la coerenza della loro vita sentono il bisogno di testimoniare a tutti il “sì” di Dio… Quante volte Benedetto XVI ha ricordato che la fede cristiana - ben lontana dal negare la gioia vitale - è gioia: essa riflette il grande sì di Dio all’uomo, alla sua vita, all’amore”.

La Chiesa, e tutto in lei, ha ragione d’essere perché sia reso nota la presenza di Dio, il Dio vivente Padre, Figlio e Spirito Santo che si è dato definitivamente a noi nell’Incarnazione del Figlio, unendosi in qualche modo ad ogni uomo e che crocefisso risorto rimane sacramentalmente presente in lei perché ogni uomo possa incontrare Dio dal volto umano in Gesù risorto, vivere con Lui, sotto il suo sguardo e in comunione con Lui. La Chiesa esiste per combattere e impedire l’avanzata dell’inferno sulla terra, com’è la terra senza la coscienza della presenza di Dio e per renderla abitabile grazie alla sua luce e alla sua presenza.
La Chiesa non esiste per se stessa, ma per l’umanità, perché il mondo diventi uno spazio per la presenza anche personale di Dio, spazio dell’Alleanza tra Dio e l’uomo. Questo è quello che si legge già nel racconto della creazione (Gn 1,1-2,4). La Chiesa esiste perché possa accadere l’Alleanza in Cristo risorto, in cui Dio dona, attraverso lo Spirito del Risorto, il suo amore nelle due forme di agàpe ed eros e riceve la risposta dell’amore, con la tensione per giusti comportamenti in ogni ambito o santità.
Ma da anni c’è una variante nell’argomentazione che la chiesa non esiste per se stessa, variante che porta ad un cristianesimo senza Cristo, addirittura ad una religione di valori senza Dio, come il nuovo Presidente della CEI ha richiamato. Si dice che in tempi recenti la storia della teologia e dell’autocoscienza ecclesiale abbia percorso tre stadi: dall’ecclesiocentrismo al cristocentrismo, al teocentrismo e, infine, al geocentrismo. E questo viene presentato come un progresso, anche se il punto decisivo non è stato ancora raggiunto. E’ chiaro, si dice, che l’ecclesiocentrismo era falso: la Chiesa non può fare di se stessa il centro, essa non esiste per se stessa, ma per dissolversi nel cristocentrismo: Cristo deve essere il centro. Ma poi, si è riconosciuto che anche Cristo rinvia oltre se stesso, al Padre, e si sarebbe così giunti al teocentrismo, cosa che comporta altresì un progressivo aprirsi della Chiesa verso l’esterno (una Chiesa estroversa), alle altre religioni: la Chiesa separa, ma anche Cristo separa. E a questo punto si aggiunge: ma anche Dio dal volto umano in Gesù separa, dato che le immagini di Dio sono opposte e vi sono religioni di valori senza un Dio personale, visioni del mondo senza Dio. Così, come quarto stadio, in apparente nesso con il Vangelo, si arriva a postulare la centralità del Regno, che non si chiama più regno di Dio, ma appunto, semplicemente Regno come immagine del mondo migliore che si deve costruire. La centralità del Regno significa che ora tutti, al di là dei confini di religioni e ideologie, possano collaborare per i valori del Regno, che sono: pace, giustizia e tutela del creato.
Questa triade di valori - argomenta Ratzinger Benedetto XVI in Vi ho chiamato amici pp. 101-102 e Bagnasco in sintonia - si è imposta oggi come surrogato dell’idea smarrita di Dio e, allo stesso tempo, come formula di unificazione che, al di là delle differenze, potrebbe fondare la comunità mondiale degli uomini di buona volontà (e chi non lo è?) e così fare appunto emergere il mondo migliore. Tutto ciò suona seducente. Chi non si sentirebbe obbligato al grande scopo della pace sulla terra? Chi non si sentirebbe di dover lottare perché si faccia giustizia, perché possano finalmente scomparire le drammatiche differenze tra classi sociali, razze e continenti? E chi oggi non vede la necessità di difendere la creazione da tutto ciò che oggi la minaccia e la distrugge? Ma, allora, Dio è divenuto superfluo? La triade dei valori (pace, giustizia e tutela del creato) può subentrare al suo posto? Ma da dove possiamo capire che cosa è davvero utile alla pace? Da dove possiamo trarre il criterio per stabilire ciò che è giusto e distinguere quali sono le vie che portano alla giustizia e quali ci allontanano da essa? E in che modo possiamo riconoscere dove la tecnica è conforme alle esigenze della creazione e dove, invece, ne causa la distruzione? Chiunque guardi il modo in cui la triade dei valori cioè pace, giustizia e tutela del creato è accostata a livello mondiale, non può far finta di non vedere che essa diventa sempre più il terreno di incontro delle ideologie e che essa non può sussistere senza un criterio fondante di ciò che è conforme all’essere, alla creazione e alla persona umana. I valori non possono sostituire la verità, non possono sostituire Dio, di cui essi non sono che il riflesso e senza la cui luce essi perderebbero i loro contorni”.
Si capisce allora che cosa significa che senza Dio, senza Cristo il mondo non può essere luminoso e che la Chiesa attraverso concreti vissuti fraterni di comunione ecclesiale serve il mondo in questo modo, per il fatto che in essa Dio vive e che essa è trasparente per lui, lo porta all’umanità.