Importanza del sacramento della Penitenza anche in questo nostro tempo

«L’odierno incontro mi offre l’opportunità di riflettere insieme a voi sull’importanza del sacramento della Penitenza anche in questo nostro tempo e di ribadire la necessità che i sacerdoti imparino ad amministralo con devozione e fedeltà a lode di Dio e per la santificazione del popolo cristiano, come promettono al vescovo nel giorno della loro Ordinazione presbiterale. Si tratta infatti di uno dei compiti qualificanti del peculiare ministero che essi sono chiamati ad esercitare “in persona Christi”. Con i gesti e le parole sacramentali, i sacerdoti rendono visibile soprattutto l’amore di Dio, che in Cristo si è rivelato in pienezza. Nell’amministrare il Sacramento del perdono e della riconciliazione, il presbitero - ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica - agisce come “ il segno e lo strumento dell’amore misericordioso di Dio verso il peccatore” (n. 1465). Ciò che avviene in questo sacramento è pertanto innanzitutto mistero di amore, opera dell’amore misericordioso del Signore» [Discorso di Benedetto XVI ai partecipanti al Corso promosso dalla Penitenzieria Apostolica, 16 marzo 2007].
Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
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“Dio è amore” (1 Gv 4,16): in questa semplice affermazione l’evangelista Giovanni ha racchiuso la rivelazione dell’intero mistero di Dio Trinità. E nell’incontro con Nicodemo Gesù, preannunciando la sua passione e morte in croce, afferma: “Dio infatti ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Abbiamo tutti bisogno di attingere alla fonte inesauribile dell’amore divino, che si manifesta a noi totalmente nel mistero della Croce (reso attuale in ogni tempo e luogo dalla celebrazione eucaristica), per trovare l’autentica pace con Dio, con noi stessi e con il prossimo. Solo da questa sorgente spirituale è possibile trarre quell’energia interiore indispensabile per sconfiggere il male e il peccato nella lotta senza paura che segna il nostro cammino verso la patria celeste.
Ma oggi siamo immersi in una cultura che tende a cancellare il senso del peccato, favorendo un atteggiamento superficiale a livello morale ed etico. Il mondo contemporaneo continua a presentare le sue contraddizioni ben rilevate al Concilio nella Gaudium et spes (4-10): vediamo un’umanità che vorrebbe essere autosufficiente, dove non pochi ritengono quasi di poter fare a meno di Dio per vivere bene; eppure, quanti sembrano tristemente condannati ad affrontare drammatiche situazioni di vuoto esistenziale, quanta violenza c’è ancora sulla terra, quanta solitudine pesa sull’animo dell’uomo dell’era della comunicazione! In una parola, oggi pare che si sia perso il “senso del peccato”, ma in compenso sono aumentati i “complessi di colpa”. Eppure chi non è consapevole che abbiamo bisogno della riconciliazione? Che ci è necessario il perdono, la purificazione interiore? Nel frattempo siamo sempre più scivolati verso la psicoterapia e la psicoanalisi, come se i compiti e le possibilità di queste scienze umane non fossero a loro volta oggetto di discussione e i loro tentativi di riparare la psiche malata restano insufficienti.
Chi potrà liberare il cuore degli uomini da questo giogo di morte, se non Colui che morendo ha sconfitto per sempre la potenza del male con l’onnipotenza dell’amore divino sempre più grande di ogni peccato? Come ricordava san Paolo ai cristiani di Efeso,”Dio, ricco di misericordia per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (Ef 2,4). Il sacerdote, nel sacramento della Confessione, è strumento di questo amore misericordioso di Dio, che invoca nella formula dell’assoluzione dei peccati: “Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace”.

Amore e misericordia di Dio resi visibili in Cristo
Il Nuovo testamento, in ogni sua pagina, parla dell’amore e della misericordia di Dio che si sono resi visibili in Cristo. Gesù infatti, che “riceve i peccatori e mangia con loro” (Lc 15,2), e con autorità afferma: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” (Lc 5, 31-32). L’amore pastorale del sacerdote e del confessore è principalmente questo: portare ciascuno a fare esperienza dell’amore di Cristo per lui, incontrandolo sulla strada della propria vita come Paolo lo incontrò sulla via di Damasco. Conosciamo l’appassionata dichiarazione dell’Apostolo delle genti dopo quell’incontro con la Persona viva di Gesù Cristo risorto che ne cambiò, convertì la vita, dando un nuovo orizzonte e la direzione decisiva: “mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). Questa è la sua esperienza personale sulla via di Damasco: il Signore Gesù ha amato fino al perdono Paolo e ha dato una nuova vita a lui. Ma è ciò che avviene, che accade in ogni confessione perché questa è anche la nostra strada, la nostra via di Damasco, la nostra esperienza cristiana: Gesù mi ama fino al perdono, dandomi la possibilità di tentare e ritentare con fiducia, senza stancarmi mai. E se mi troverà al momento terminale della vita lì a tentare e ritentare, lasciandomi continuamente riconciliare nella confessione, senza risultati allettanti, Lui porterà a compimento. Possa ogni persona, ognuno di noi fare questa esperienza di incontro con la Persona di Cristo crocefisso e risorto attraverso la mediazione del sacerdote nel sacramento della Penitenza.

Il sacerdote, ministro del sacramento della Riconciliazione
Il sacerdote, ministro del sacramento della Riconciliazione, sente come suo compito, suo amore pastorale quello di far trasparire, nelle parole, l’amore misericordioso di Dio nel modo di accostare il penitente. Come il Padre della parabola del figlio prodigo, accoglie il peccatore pentito, lo aiuta a risollevarsi dal peccato, lo incoraggia a emendarsi senza mai venire a patti con il male, ma riprendendo sempre il cammino verso la perfezione evangelica. Questa bella esperienza del figlio prodigo, che trova nel padre tutta la misericordia divina, possa essere l’esperienza di chiunque, soprattutto a Pasqua, si confessa, nel sacramento della Riconciliazione.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica punta alto in tale esigenza, quando afferma: “Il Confessore (…) deve avere una provata conoscenza del comportamento cristiano, l’esperienza delle realtà umane, il rispetto e la delicatezza nei confronti di colui che è caduto; deve amare la verità, essere fedele al magistero della Chiesa e la piena maturità. Deve pregare e fare penitenza per lui, affidandolo alla misericordia del Signore” (n. 1466)
Certo per portare a compimento questa importante missione, interiormente unito al Signore, il sacerdote non può non mantenersi fedele al Magistero della Chiesa per quanto concerne la dottrina morale, cosciente che la legge del bene e del male non è determinata dalle situazioni, ma da Dio.
“Alla Vergine Maria, Madre di misericordia, - ha concluso il Papa - chiedo di sostenere il ministero dei sacerdoti confessori e di aiutare ogni comunità cristiana a comprendere sempre più il valore e l’importanza del sacramento della Penitenza per la crescita spirituale di ogni fedele”.