Ignorare la Scrittura è ignorare Cristo e le radici del vero umanesimo

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Ignorare la Scrittura è ignorare Cristo e le radici del vero umanesimo

«Veramente “innamorato” della Parola di Dio, san Girolamo si domandava: “Come si potrebbe vivere senza la scienza delle Scritture, attraverso le quali si impara a conoscere Cristo stesso, che è la vita dei credenti?” (Ep. 30,7). La Bibbia, strumento “con cui ogni giorno Dio parla ai fedeli” (Ep. 133,13), diventa così stimolo e sorgente della vita cristiana per tutte le situazioni e per ogni persona. Leggere la Scrittura è conversare con Dio: “Se preghi - egli scrive a una nobile giovinetta di Roma - tu parli con lo Sposo; se leggi, è Lui che ti parla” (Ep. 22,25). Lo studio e la meditazione della Scrittura rendono l’uomo saggio e sereno. Certo, per penetrare sempre più profondamente la Parola di Dio è necessaria una applicazione costante e progressiva. Così Gerolamo raccomandava al sacerdote Negoziano: “Leggi con molta frequenza le divine Scritture; anzi, che il Libro Santo non sia mai deposto dalle tue mani. Impara qui quello che tu devi insegnare (Ep. 52,7). Alla matrona romana Leta dava questi consigli per l’educazione cristiana della figlia: “Assicurati che essa studi ogni giorno qualche passo della Scrittura… Alla preghiera faccia seguire la lettura, e alla lettura la preghiera… Che invece dei gioielli e dei vestiti di seta, essa ami i Libri divini” (Ep. 107,9.12). Con la meditazione e la scienza delle Scritture si “mantiene l’equilibrio dell’anima”… Solo un profondo spirito di preghiera e l’aiuto dello Spirito Santo possono introdurci alla comprensione della Bibbia:”Nell’interpretazione della Sacra Scrittura noi abbiamo sempre bisogno del soccorso dello Spirito Santo” (In Mich. 1,1,10,15).
Un appassionato amore per le Scritture pervase dunque tutta la vita di Girolamo, un amore che egli cercò sempre di destare anche nei fedeli. Raccomandava ad una sua figlia spirituale: “Ama la Sacra Scrittura e la saggezza ti amerà; amala teneramente, ed essa ti custodirà; onorala e riceverai le sue carezze. Che essa sia per te come le tue collane e i tuoi orecchini” (Ep. 130,20). E ancora: “Ama la scienza della Scrittura, e non amerai i vizi della carne” (Ep. 125,11)» [Benedetto XVI, Udienza del 14 novembre 2007].

Fondamentale criterio di metodo nell’interpretazione delle Scritture è la sintonia con il magistero della Chiesa
Non possiamo mai da soli, senza un vissuto fraterno di comunione ecclesiale autorevolmente guidato, leggere la Scrittura: l’importanza delle letture liturgiche. Inciamperemo in troppe porte chiuse come chi decide di leggere da solo in continuità tutta la Bibbia e scivoleremo facilmente nell’errore. La Bibbia è stata scritta e riscritta fintagli Apostoli dal Popolo di Dio e per il Popolo di Dio, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Solo in questa comunione diacronica (in continuità fino agli Apostoli) e sincronica (in relazione con tutti quelli che con fede ascoltano oggi Dio attraverso la testimonianza della Scrittura) possiamo entrare con il “noi ecclesiale” nel nucleo della verità che Dio stesso ci vuol dire. Per Girolamo un’autentica interpretazione della Bibbia doveva essere sempre in armonica concordanza con la fede della Chiesa cattolica. E questa non è un’esigenza imposta a questo Libro dall’esterno del suo significato originario, cui anche l’analisi storico critica mi aiuta a cogliere; il Libro, attraverso cui Dio, il Signore come ha parlato allora mi parla in modo vivo qui e ora se lo accosto con questa fede, è proprio la voce del Popolo di Dio pellegrinante in comunione diacronica e sincronica e solo nella fede del “noi” di questo Popolo siamo, per così dire, nella tonalità giusta per capire la Sacra Scrittura. Perciò Girolamo ammoniva: “Rimani fermamente attaccato alla dottrina tradizionale che ti è stata insegnata, affinché tu possa esortare secondo la sana dottrina e confutare coloro che la contraddicono” (Ep. 52,7). “In particolare - sottolinea Benedetto XVI -, dato che Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa su Pietro, ogni cristiano - egli concludeva - deve essere in comunione “con la Cattedra di san Pietro. Io so che su questa pietra è edificata la Chiesa” (Ep. 15,2). Conseguentemente, senza mezzi termini, dichiarava: “Io sono con chiunque sia unito alla Cattedra di san Pietro” (Ep. 16).

Tentare e ritentare con fiducia e speranza di accordare dinamicamente il vissuto con la Parola divina e solo così vivendola non a lato ma dentro la vita troviamo anche la capacità di capirla
Tale percorso è indispensabile per ogni cristiano, e particolarmente per il predicatore, affinché le sue azioni, quando fossero discordanti o a lato dei discorsi, delle argomentazioni, non lo mettano o in imbarazzo o in atteggiamenti formali non fecondi. Così esorta il sacerdote Negoziano: “Le tue azioni non smentiscano le tue parole, perché non succeda che, quando tu predichi in chiesa, qualcuno nel suo intimo commenti: “Perché dunque proprio tu non agisci così?”. Carino davvero quel maestro che, a pancia piena, disquisisce sul digiuno; anche un ladro può biasimare l’avarizia; ma nel sacerdote di Cristo la mente e la parola si devono accordare” (Ep. 52,7). In un’altra lettera Girolamo ribadisce: “Anche se possiede una dottrina splendida, resta svergognata quella persona che si sente condannare dalla propria coscienza” (Ep. 127,4). Sempre in tema di tensione coerente, egli osserva: Il Vangelo non può non tradursi in atteggiamenti di vera carità, perché in ogni essere umano, comunque ridotto, è presente la Persona stessa di Cristo che parla attraverso la Scrittura: questa è la realtà profonda! Rivolgendosi, ad esempio, al presbitero Paolino (che divenne poi Vescovo di Nola e Santo), Girolamo così lo consiglia: “ Il vero tempio di Cristo è l’anima del fedele: ornalo, questo santuario, abbelliscilo, deponi in esso le tue offerte e ricevi Cristo. A che scopo rivestire le pareti di pietre preziose, se Cristo muore di fame nella persona di un povero?” (Ep. 58,7). Benedetto XVI rileva che Girolamo concretizza sempre: bisogna “vestire Cristo nei poveri, visitarlo negli infermi, nutrirlo negli affamati, alloggiarlo nei senza tetto” (Ep. 130,14). L’amore per Cristo, alimentato con lo studio e la meditazione (della Scrittura), ci fa superare ogni difficoltà: “Amiamo anche noi Gesù Cristo, ricerchiamo sempre l’unione con Lui: allora ci sembrerà facile anche ciò che è difficile” (Ep. 22,40).

La Scrittura ci offre la guida dell’educazione e del vero umanesimo.
Girolamo, modello di condotta e maestro del genere umano, ci ha lasciato un insegnamento ricco e vario anche sull’ascetica cristiana. Egli ricorda che un coraggioso impegno verso giusti comportamenti in ogni ambito o santità richiede una costante vigilanza, frequenti mortificazioni, anche se con moderazione e prudenza, un assiduo lavoro intellettuale o manuale per evitare l’ozio, e soprattutto l’obbedienza a Dio: “Nulla…piace tanto a Dio quanto l’obbedienza…, che è la più eccelsa e l’unica virtù”. Nel cammino ascetico fa rientrare anche i pellegrinaggi. In particolare, Girolamo diede impulso a quelli in Terra Santa, dove i pellegrini venivano accolti e ospitati negli edifici sorti accanto al monastero di Betlemme, grazie alla generosità della nobildonna Paola, figlia spirituale di Girolamo.
Nell’ambito della pedagogia cristiana egli propone di formare “un’anima che deve diventare il tempio del Signore”, una “preziosissima gemma” agli occhi di Dio. Con profondo intuito egli consiglia di preservarla dal male e dalle occasioni peccaminose, di escludere amicizie equivoche e dissipanti. Soprattutto esorta i genitori perché creino ambienti di grande serenità e gioia intorno ai figli, li stimolino allo studio e al lavoro, anche con la lode e l’emulazione, incoraggino a superare le difficoltà, favoriscano in loro le buone abitudini e li preservino dal prenderne di cattive perché “a stento riuscirai a correggerti di quelle cose a cui ti vai tranquillamente abituando”. I genitori sono in principali educatori dei loro figli, i primi maestri di vita. “Con molta chiarezza - osserva Benedetto XVI - Girolamo, rivolgendosi alla madre di una ragazza ed accennando poi al padre, ammonisce quasi esprimendo un’esigenza fondamentale di ogni creatura umana che si affaccia all’esistenza: “Essa trovi in te la maestra, e a te guardi con meraviglia la sua inesperta fanciullezza. Né in te, né in suo padre veda mai atteggiamenti che la portino al peccato, qualora siano imitati. Ricordatevi che… potete educarla più con l’esempio che con la parola”.
E Benedetto conclude che tra le principali intuizioni di Girolamo come pedagogo si devono sottolineare l’importanza attribuita a una sana e integrale educazione fin dalla prima infanzia, la peculiare responsabilità riconosciuta ai genitori, l’urgenza di una seria formazione morale e religiosa, l’esigenza dello studio per una più completa formazione umana. E di fronte a un aspetto abbastanza disatteso nei tempi antichi, ma ritenuto vitale da lui, è la promozione della donna, a cui riconosce il diritto di una formazione completa: umana, scolastica, religiosa, professionale.
E nell’attuale emergenza educativa vediamo come l’educazione della personalità nella sua integralità, l’educazione alla responsabilità personale davanti a Dio e all’uomo, sia la vera ed unica condizione di ogni progresso, di ogni pace, di ogni riconciliazione ed esclusione della violenza. Educazione davanti a Dio e davanti all’uomo: è la Sacra Scrittura che ci offre la guida dell’educazione e così del vero umanesimo offrendo la possibilità continua di ascoltare direttamente Dio che parla, il Risorto che ci fa rivivere oggi nella liturgia tutti i fatti e detti della sua fase terrena per assimilarci a Lui ed amare con il suo amore.
Il Papa fa un’aggiunta: “Non possiamo concludere queste rapide annotazioni sul grande Padre della Chiesa senza far cenno all’efficace contributo da lui recato alla salvaguardia degli elementi positivi e validi delle antiche culture ebraiche, greca e romana nella nascente civiltà cristiana. Girolamo ha riconosciuto ed assimilato i valori artistici, la ricchezza dei sentimenti e l’armonia delle immagini presenti nei classici, che educano il cuore e la fantasia a nobili sentimenti. Soprattutto, egli ha posto al centro della sua vita e della sua attività l’avvenimento continuo di Dio che parla cioè della Parola di Dio, che indica all’uomo i sentieri della vita, e gli rivela i segreti della santità. Di tutto questo non possiamo che essergli profondamente grati, proprio nel nostro oggi”.