Se Dio è bontà assoluta, da dove viene il male?

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
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«Il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria ci ricorda due verità fondamentali della nostra fede: il peccato originale innanzitutto, e poi la vittoria su di esso della grazia di Cristo, vittoria che risplende in modo sublime in Maria Santissima. L’esistenza di quello che la Chiesa chiama “peccato originale” è purtroppo un’evidenza schiacciante, solo se guardiamo intorno a noi e prima di tutto dentro di noi. L’esperienza del male è infatti così consistente, da imporsi da sé e da suscitare in noi la domanda: da dove proviene? Specialmente per un credente, l’interrogativo è ancora più profondo: se Dio, che è Bontà assoluta, ha creato tutto, da dove viene il male? Le prime pagine della Bibbia (Gn 1-3) rispondono proprio a questa domanda fondamentale, che interpella ogni generazione umana, con il racconto della creazione e della caduta dei progenitori: Dio ha creato tutto per l’esistenza, in particolare ha creato l’essere umano a propria immagine; non ha creato la morte, ma questa è entrata nel mondo per invidia del diavolo (Sap 1,13-14; 2,23-24) il quale, ribellatosi a Dio, ha attirato nell’inganno anche gli uomini, inducendoli alla ribellione. E’ il dramma della libertà, che Dio accetta fino in fondo per amore, promettendo però che ci sarà un figlio di donna che schiaccerà la testa all’antico serpente (Gn 3,15)» [Benedetto XVI, Angelus, 8 dicembre 2008].

Chi è il diavolo? Qual è l’origine di questo soggetto cattivo? Chi lo ha fatto?
E’ molto importante la risposta a questo interrogativo, lo gridava sant’Agostino: ma se Tu, o Signore, sei infinitamente buono, la Bontà assoluta, sei il supremo essere e tutte buone e belle le cose che hai fatto, da dove viene Satana? Da Te che non solo ami ma sei l’Amore, viene, può venire solo ogni bene. Ma il male da dove viene?
Nella storia del pensiero, prescindendo dalla fede cristiana, esiste un modello principale di spiegazione, con diverse variazioni. Questo modello dice: l’essere stesso è contraddittorio, porta in sé sia il bene sia il male. Nell’antichità questa idea implica l’opinione che esistessero due principi ugualmente originari, assoluti per la filosofia fondata da Mani, saggio orientale: un principio buono e un principio cattivo. Tale dualismo sarebbe insuperabile; i due principi stanno sullo stesso livello, perciò ci sarà sempre, fin dall’origine, dall’essere, questa contraddizione. La contraddizione del nostro essere, quindi rifletterebbe solo la contrarietà dei due principi divini, per così dire. Da questa concezione manichea proveniva sant’Agostino. Nella versione evoluzionistica atea del mondo moderno ritorna in modo nuovo la stessa posizione. Anche se, in tale concezione, la visione dell’essere è monistica, si suppone che l’essere come tale dall’inizio porti in sé il bene e il male. L’essere stesso non è semplicemente buono, ma aperto al bene e al male. Il male ugualmente originario come il bene. Ciò che i cristiani chiamano peccato originale sarebbe in realtà solo il carattere misto dell’essere, una mescolanza di bene e di male che, secondo questa teoria, apparterrebbe alla stessa stoffa dell’essere. E’ una visione in fondo disperata: se è così il male è invincibile. Alla fine conta solo il proprio interesse. E ogni progresso sarebbe necessariamente da pagare con un fiume di male e chi volesse servire al progresso dovrebbe accettare di pagare questo prezzo. La politica, in fondo, rischia di essere impostata fatalisticamente proprio su queste premesse: e ne vediamo gli effetti! Questo pensiero moderno può, alla fine, solo creare tristezza e cinismo.
In contrasto con i dualismi manichei e i monismi moderni la fede ci dice: esistono due misteri di luce e un mistero, un mistero di notte, che è però avvolto dai misteri di luce. Il primo mistero di luce è questo: la fede ci dice che non ci sono due principi, uno buono e uno cattivo, ma c’è un solo principio, il Dio creatore, e questo principio è buono, solo buono, senza ombra di male. E perciò anche l’essere non è un misto di bene e di male; l’essere come tale è buono e perciò è bene essere, è bene vivere. Anche la materia, nel suo essere dono del Donatore divino, è bene, è creata liberamente nel tempo da Dio, e non è cattiva, né è eterna, come riteneva Platone. Questo è il lieto annuncio o Vangelo della fede: c’è solo una fonte buona, il Creatore. E perciò vivere è sempre originariamente un bene, è buona cosa essere un uomo, una donna, è buona la vita, ogni vita. Poi segue un mistero di buio, di notte. C’è tanto male nel mondo! Ne documentiamo tanto! C’è il male fisico e le ferite psichiche, le malattie. C’è il male morale, che è il peccato. Male tremendo, che è il disordine più profondo che ci possa essere, perché intacca l’essere stesso, fino a procurare la morte, il male cosmico, le catastrofi naturali, il gemito della creazione originariamente buona. Il male non viene dalla fonte dell’essere, non è ugualmente originario. Il male viene successivamente da una libertà creata, da una libertà abusata (Concilio Lateranense IV [1215]): “quelli che noi chiamiamo demoni non sono stati creati tali. Sono stati creati angeli buoni, ma sono diventati cattivi per loro libera scelta”.
Quello che è rivelato dalla Parola di Dio contenuta nelle Scritture ispirate e trasmessa in continuità dalla Tradizione viva della Chiesa matura una intelligenza sempre più profonda sotto la guida del Magistero. Ed ecco il punto chiaro anche a livello concettuale di sapere, definito da un Concilio Ecumenico: si tratta di creature nate buone dalle mani del Creatore, ma diventate cattive solo per la loro scelta contro Dio, il quale le ha create libere, desiderose di verità e disponibili all’amore: il rapporto di ogni creatura libera nel proprio e altrui essere dono del Donatore divino non può mai essere un rapporto costretto che impedirebbe una risposta di amore. E’ il dramma della libertà, che Dio accetta fino in fondo, promettendo però, fin dall’origine, che ci sarà un figlio di donna che schiaccerà la testa all’antico serpente.
Concretamente e storicamente parlando, il male morale e fisico si è abbattuto sull’uomo, addirittura sul cosmo non già per semplice effetto della disobbedienza, ma per effetto sì della volontà dell’uomo stesso ma dietro l’istigazione e l’influsso di Satana. Il peccato si colloca non nella cornice di una generica lotta tra il bene e il male, ma nello scontro tra Dio e Satana. Il peccato dell’uomo in se stesso, però, senza il peccato angelico, non è sufficientemente causa dell’origine del male nel mondo. Il male possiede una forza che è più grande dell’uomo. Infatti se il male si fosse abbattuto sull’uomo per semplice effetto della sua disobbedienza, l’uomo stesso avrebbe potuto vincere il male senza l’incarnazione di Dio. Invece essendo effetto della volontà dell’uomo stesso dietro l’istigazione e l’influsso di Satana nello scontro tra Dio e Satana l’uomo non può vincere il male con le sole sue forze perché il peccato si colloca nella lotta tra il regno di Dio, tra l’avvenimento del Verbo incarnato e l’opposizione di Satana fino alla morte di croce, all’amore divino senza limiti che rende giusto chiunque tra gli uomini si riconosce peccatore. Risorto, Signore è Cristo il vincitore ma a Satana resta la possibilità non di vincere ma di contrastare e rendere difficoltosa l’affermazione dell’amore di Cristo su ogni uomo nella storia. E tutto questo è previsto e promesso fin dal principio. Questa contraddizione dell’essere umano, della nostra storia deve provocare, provoca anche oggi, il desiderio di redenzione. E, in realtà, il desiderio che il mondo sia cambiato, che l’umanità sia plasmata in meglio e la promessa che sarà creato un mondo di giustizia, di pace, di bene, è presente dappertutto, fin dalle origini: in politica, ad esempio, tutti parlano di questa necessità di cambiare il mondo, di creare un mondo più giusto. E proprio questo è espressione del desiderio che ci sia una liberazione dalla contraddizione che esperimentiamo in noi stessi. E non ci adattiamo che tutto sia vano perché sentiamo la responsabilità di plasmare il mondo e l’umanità in meglio, e in questa responsabilità vi è una speranza, una promessa divina fin dalle origini, che nuota contro la corrente della vanità.

Vittoria sul peccato originale della grazia di Cristo, vittoria che risplende in modo sublime in Maria Santissima
Fin dal principio, dunque, “l’eterno consiglio” – come direbbe Dante – ha un “termine fisso” (Paradiso, XXXIII, 3): la Donna predestinata a diventare madre del Redentore, madre di Colui che si è umiliato fino all’estremo per ricondurre noi alla nostra originaria dignità. Questa Donna, agli occhi di Dio, ha da sempre un volto e un nome: “piena di grazia” (Lc 1,28), come la chiamò l’Angelo visitandola a Nazaret. E’ la nuova Eva, sposa del nuovo Adamo, destinata ad essere madre di tutti i credenti. Così scriveva sant’Andrea di Creta: “La Theotòkos Maria, il comune rifugio di tutti i cristiani, è stata la prima ad essere liberata dalla primitiva caduta dei nostri progenitori” (Omelia IV sulla Natività, PG 97, 880°). E la liturgia dell’Immacolata afferma che Dio ha “preparato una degna dimora per il suo Figlio e, in previsione della morte di Lui, l’ha preservata da ogni macchia di peccato” (Orazione Colletta).
“Carissimi – ha concluso Benedetto XVI – in Maria Immacolata, noi contempliamo la Bellezza che salva il mondo: la bellezza di Dio che risplende sul volto di Cristo. In Maria questa bellezza è totalmente pura, umile, libera da ogni superbia e presunzione. Così la Vergine si è mostrata a santa Bernardette, 150 anno or sono, a Lourdes, e così è venerata in tanti santuari”.