La disfatta
L'apertura degli archivi segreti dello stato sovietico ha confermato ciò che gli storici da tempo avevano intuito: L'inizio delle operazioni belliche (22 giugno 1941) fu, per l'Unione sovietica, una catastrofe. 'La Grande guerra patriottica', come venne ed è chiamata in Russia l'ultima guerra mondiale, può indubbiamente vantare atti eroici ed una stragrande capacità da parte del popolo, ma non si possono tacere gravissime responsabilità da parte di Stalin e del partito comunista sovietico. E' ciò che l'autore russo dell’articolo intende dimostrare.- Autore:
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Non so quello che possono pensare gli altri, ma per me il dolore per il 22 giugno (1941) non viene eliminato dalla gioia del 9 maggio (1945). Sono due sentimenti che vivono insieme, due punti dell'asse della storia russa, due punti distanziati da quattro anni e che oggi, dal calendario sincronico sono separati da quattro mesi. La fine conclude un avvenimento, ma non ne elimina l'inizio. E quale è la lezione più importante, la lezione della sconfitta o la lezione della vittoria? Ambedue, direbbe chi ha partecipato (colpevole) ad ambedue gli eventi.
E' uscito recentemente un testo interessante di Samara Mark Solonin, uno storico dilettante, intitolato 'Il 22 giugno'. Solonin non è legato alla casta 'intirizzita' degli storici professionisti di guerre; si è assunto un duro lavoro: passo dopo passo mette a confronto l'Armata Rossa con la Wermacht. Dobbiamo riconoscergli di aver compiuto scrupolosamente un grande lavoro per aver messo di fronte le caratteristiche tattiche e tecniche dei due eserciti. Egli esamina la composizione dei carri armati, degli aerei, dei fucili, delle mitragliatrici ecc.; enumera il contingente dell'equipaggiamento nei corpi militari sovietici, nelle divisioni e nei reggimenti.
Concludendo Solonin dimostra, prove alla mano, che il 22 giugno 1941 l'URSS godeva di un'enorme superiorità sull'Armata tedesca d'invasione, sia per quantità che per qualità di armamenti. Per numero di carri armati l'URSS era in vantaggio di quattro volte sulla Germania (13.000 sovietici su 3.300 tedeschi). Per qualità i nuovissimi carri armati sovietici T. 34 e KV. (più di 3.000) non avevano eguali nei reparti della Wemacht. Lo stesso si può dire degli aerei (I nuovissimi aerei da caccia sovietici VVS erano numericamente superiori agli aerei da caccia tedeschi di una volta e mezzo) dei fucili e dell'artiglieria. Solo sulla quantità degli autocarri i due eserciti si eguagliavano (circa 500.000 macchine)
Da notare che il 22 giugno la mobilitazione segreta dell'Armata Rossa praticamente era già al completo. Le divisioni di fanteria erano già pronte per l'attacco. I tempi pianificati per l'inizio delle operazioni si contavano non a giorni, ma a ore.
In che cosa potevano contare i tedeschi invadendo l'URSS? Il loro spionaggio non poteva non aver valutato, per quanto approssimativamente, l'immensa potenza dell'Armata Rossa! Perché ebbero successo i calcoli dei tedeschi? Veramente un successo straordinario! "Soltanto in due settimane di combattimento il fronte occidentale meridionale sovietico perse 4.000 carri armati. "In una divisione, il 4 luglio 1941, di 211 carri armati ne erano rimasti 2". I tedeschi dopo due mesi di guerra avevano lasciato sul campo 186 cari armati.
Lo stesso vale per i fucili. Solonin ha potuto stabilire che l'Armata rossa nel 1944 " in un mese, un milione di sodati perse 36.000 fucili, di conseguenza nel sei mesi del 1941 le perdite non avrebbero dovuto sperare 650.000 – 700.000 unità. In realtà durante questo periodo l'Armata Rossa perse 6,000.000 fucili! Da qui nasce spontanea la domanda: "Le armi furono perse durante il combattimento o furono gettare alla rinfusa durante la fuga dei soldati e dei comandanti dell'Armata Rossa?
Ancora: "La somma degli autocarri persi o colpiti non superò il 10 % del numero complessivo. Che significa questo? Un miracolo della tecnica? Un mediocre autocarro della portata di una tonnellata mezzo che nel kolchoz si rompe cinque volte al giorno si è mostrato più efficiente (nel passare attraverso le paludi e sfuggendo agli attacchi del cielo) di un carro armato tedesco?
"La risposta è evidente, per quanto incresciosa: per una massa demoralizzata e presa dal panico carri armati, cannoni mitragliatrici sono un fardello; i carri armati si muovono più lentamente e per lo stesso fatto della loro esistenza inducono a combattere" Si, sul carro armato bisogna combattere e sull'autocarro darsela a gambe. La Wermacht puntava sui carri armati. L'Armata Rossa su gli autocarri.
Il meticoloso Solonin ha confrontato i dati segreti recentemente pubblicati dalla statistica di guerra: il numero complessivo di tutte le categorie delle persone fuori combattimento: uccisi, morti, scomparsi, prigionieri, smobilitati, condannati e finiti nei lager ecc.. Risultò che questo numero è inferiore di 2.343.000 uomini ai dati forniti dalla stessa statistica "Numero complessivo dei morti per diverse cause delle Forze Armate". Significa forse che non è elencata una certa categoria dei dispersi? Si! La differenza di questi 2.343.000 è costituita soprattutto dai disertori. Ma non è tutto. Dopo l'editto della mobilitazione (22giugno 1941) ai punti di arruolamento dell'Ucraina e della Bielorussia, secondo i dati ufficiali, non si sono presentati 5.631.000 uomini. Ciò non può essere ascritto al fatto che i tedeschi occuparono il territorio prima che le persone giungessero ai posti di arruolamento; infatti i tedeschi occuparono la Bielorussia e l'Ucraina alla fine di luglio e rispettivamente nel settembre 1941. Nel distretto militare di Char'kov il 23 ottobre 1941 si erano presentati soltanto il 43% dei richiamati". Anche dopo la mobilitazione i richiamati fuggivano mentre venivano portati al fronte. Così, per esempio, dei richiamati nel distretto militare 'Stalin' della regione 'Stalin' (oggi Donec) fuggirono, (secondo i dati forniti dal comando militare) il 35% dei richiamati.
Il quadro dei prigionieri è ancora più terribile. Nel periodo che va dal 22 giugno1941 al primo luglio 1942 l'Armata Russa fece prigionieri 17.287 prigionieri tedeschi. Nel 1944 durante l'operazione 'Bragation' fu distrutto il gruppo delle armate 'Centro' e furono fatti prigionieri 80.000 tedeschi (che furono portati a Mosca).
Nel 1941 i tedeschi fecero prigionieri 3.800.000 soldati e ufficiali sovietici (tra cui 63 generali). Furono fatti prigionieri o si consegnarono liberamente? "Noi non abbiamo prigionieri di guerra. Abbiamo traditori" (Stalin). Nessuno è in grado di rispondere con precisione a questa domanda. Fra il resto è documentato che nel 1941 ci furono per lo meno 40.000 transfughi (in tre anni1941 – 1944 passarono dalla nostra parte 29 (ventinove) tedeschi.. Il 22 agosto 1941 si consegnò ai tedeschi il generale maggiore I. Kononov, membro del partito comunista da 1929, cavaliere dell'ordine dell'Insegna rossa', laureato alla Accademia militare 'Frunze'. Si consegnò con buona parte dei suoi soldati, 436 del battaglione d'artiglieria, assieme a D. Pancenko, commissario politico del battaglione. Decine di aviatori passarono ai tedeschi con i loro aerei da guerra. D'altra parte singoli casi non cancellano tanti esempi di grande coraggio proprio all'inizio della guerra.
Nel primo anno e mezzo di guerra l'Armata Rossa perse come minimo 8.500.000 uomini. Di loro morirono al fronte o negli ospedali a causa delle ferite riportate 567.000 uomini (meno del 7% delle perdite generali). Altri 235.000 perirono per cause sconosciute o per malattie. Feriti o ammalati 1.314.000. In tutto, morti e feriti 2.100.000 (25% di tutte le perdite). 3.800.000 sono i prigionieri (circa il 45% del totale). 1.000.000 – 1.500.000 sono i disertori (assieme ai prigionieri sono il 56 – 62 % delle perdite complessive. A tutti questi si possono aggiungere, secondo i calcoli forniti da Solonin, circa un 1.000.000 di feriti ed abbandonati sul campo durante la fuga e gli uccisi al fronte non inventariati.
Leggere oggi sui giornali queste cifre non è possibile. Probabilmente è bene che siano state tenute nascoste per 60 anni. E forse è giusto che non vengano offerte alla conoscenza del grande pubblico. Ma questa è la verità. Questa è la verità nota a tutti, ma senza cifre. Questa verità non è possibile nasconderla, come i tedeschi non poterono nascondere a noi e noi ai tedeschi il concentramento di milioni di armamenti. Sulla catastrofe del 1941 scrisse pure Simonov, scrittore sovietico ufficiale, nel suo libro 'Vivi e morti'; un piccola verità è sfuggita dalla censura.
Solonin ci fa capire che quella che fu sempre considerata la prima causa della iniziale disfatta, cioè la superiorità tecnica dei tedeschi, è semplicemente un falso., un'invenzione della propaganda.
Anche la seconda causa viene parzialmente riconosciuta: fu un caos. Un caos generale. A partire dal Cremlino, da dove scappò Stalin, come un cane bastonato, nella dacia più vicina (soltanto il 3 luglio riuscì a lanciare il famoso appello 'Fratelli e sorelle') fino al Comando dei fronti (Sonin porta esempi di comandanti che davano quattro ordini contrari al giorno) fino ai plotoni e ai soldati.
Dove regna il caos fiorisce la rapina. Quando il pesce marcisce dalla testa i segretari provinciali del partito e i dirigenti dei servizi segreti sono i primi a dare l'esempio di latrocinio (caricavano i camion non di feriti, ma di masserizie) abbandonando le proprie provincie all'arbitrio e al loro destino. E tutto ciò restava impunito; ai tempi di Stalin era una norma. Le repressioni e la misericordia dipendevano dal caso. Fucilarono Pavlov, comandante del fronte occidentale, ma altri, altrettanto colpevoli, furono promossi di grado. "Kulik non subì alcuna condanna. Kulik aveva ordinato di strappare dalle divise tutti i gradi, eliminare i documenti, vestirsi da contadini. Invitò a gettare le armi. Gli restituirono i gradi strappati e la stella di eroe dell'Unione Sovietica.
"L'attacco imprevisto" fu la causa della disfatta iniziale? Si, in un certo senso fu impresto. Nell'URSS, come si sa, vi erano quattro calamità naturali che danneggiavano l'agricoltura: l'inverno, la primavera, l'estate e l'autunno. E questo sia in tempo di guerra che in tempo di pace, solo in diversa concentrazione.
Non solo l'industria, ma tutto il sistema sovietico lavorava per la guerra. Lo slogan propagandistico "Se domani scoppierà la guerra" si intendeva secondo lo stile di Zhirinovskij: non una guerra, ma una tranquilla passeggiata, "l'ultimo slancio verso l'Occidente" fra le braccia 'dei fratelli di classe' insorti. Del resto come era stato nel 1939 – 1940, quando, secondo Zhirinovskij, Stalin, senza alcun combattimento, fra canti e balli, aveva riunito all'URSS i Paesi baltici e l'Ucraina occidentale. Ma nulla accade gratuitamente e l'Unione Sovietica per prima pagò cara quella consolazione, quando, proprio al mattino del 22 giugno, alle spalle dell'esercito sovietico in fuga piombarono da tutte le soffitte e da tutti i portoni. La seconda volta per la stessa felicità di avere nella propria formazione i Paesi baltici e l'Ucraina, l'Unione Sovietica pagò caro negli anni 1942 – 1944, quando decine di migliaia di estoni, lituani e lettoni si arruolarono nelle SS. 53.000 volontari ucraini nella divisione ucraina SS 'Galicina' (in realtà del grande onore di diventare SS furono tenuti degni soltanto 27.000 e a formare la divisione soltanto 19.000). E questi sono soltanto coloro che servirono direttamente nell'esercito tedesco, senza contare i seguaci di Bandera, che, tra l'altro uccisero Baturin comandante del fronte Ucraino N. 1. Naturalmente se non ci fosse stata l'Unione Sovietica i tedeschi, dopo aver occupato i Paesi baltici e l'Ucraina occidentale, avrebbero egualmente arruolato la gente nella stessa polizia; gli abitanti dei paesi baltici, come dell'Ucraina, avrebbero combattuto come combatterono sul fronte orientale i rumeni e gli ungheresi. Ma penso che avrebbero combattuto come 'rumeni', sarebbero scappati al primo sparo, avrebbero combattuto contro la loro volontà e non crudelmente, come autentici, grossolani nemici della Russia.
Una terza volta l'Unione Sovietica pagò per 'la tranquilla passeggiata' nei primi anni di guerra, negli anni 1944 – 1945, durante la guerra contro le bande nei Paesi baltici e nell'Ucraina occidentale…
Il popolo, i kolchoziani, i soldati, l'Armata Rossa (la Russia del 1941 era per tre quarti contadina) non volevano combattere per il potere sovietico. "Per la Patria, per Stalin"! Per milioni di uomini contadini questo proclama era un controsenso, un'assurdità, concetti che escludevano a vicenda. Essi non erano certamente dei politologi, ma sapevano bene che cosa fosse il sistema dei kolchoz, e volevano scaricare dalle loro spalle questo peso. Questa era la prima scommessa dei tedeschi nel 1941. E il colosso sovietico? Poggiava su gambe sovietiche di argilla. Le parate erano di argille ed i tessuti si sfasciarono. La scommessa non poggiava tanto su un calcolo bellico, quanto sulla disfatta dell'URSS, disfatta militare, politica, morale. Strappare la sottile scorza dello stato comunista e tranquillamente rimpastare 'l'argilla russa' senza forma. Spezzare con un sol colpo 'il cerchio comunista' e 'la botte rossa' andrà in frantumi. Questo era il piano non semplicemente militare, ma politico – militare razzista di Hitler. Questa scommessa era stata elaborata nel 1941: il famoso volantino: "Colpisci il giudeo istruttore politico; il muso chiede un mattone" in concomitanza della forza tedesca e lo smarrimento del soldato sovietico colpì a morte il soldato sovietico dell'Armata Rossa. Altrimenti non si potrebbero spiegare le cifre dei prigionieri e dei disertori
I tedeschi inizialmente non vinsero con l'esercito e neppure con l'ordine, e neppure con la loro esperienza militare, ma con lo spirito combattivo. Per loro il motto "Per la Patria! Per Hitler!" aveva un preciso significato. Non si sentivano estranei alla Germania hitleriana non diecimila intellettuali che odiavano Hitler, ma dieci milioni di operai, di piccoli borghesi, di contadini.. Gli uomini russi invece si sentivano estranei all'URSS.
I tedeschi del 1941 volevano ripetere l'esperienza dei tedeschi nel 1917, quando l'Armata Russa non fu disfatta, ma si disgregò, annegò nella palude della diserzione. Ma non riuscì loro ripetere la pace di Brest.
Anzitutto, all'interno. (nella retrovia) dell'URSS totalitaria non era possibile creare un partito contrario come fecero Lenin, Trotzckij, Stalin nel 1917 a prezzo del tradimento del proprio paese trasformando la guerra contro il nemico esterno in guerra civile. Ogni possibilità di organizzare una quinta colonna fu distrutta durante gli anni del terrore 1917 – 1945…
Per suscitare in Russia una la guerra civile, per "vincere la Russia con la Russia" suggerirono a Hitler di essere 'indulgente', di addolcire il regime di occupazione, ma la teoria razzista si sovrappose al tentativo di attirare i russi, considerati "razza inferiore"…Il telefono senza fili fece arrivare sulla linea del fronte racconti che spiegavano cosa fosse il 'nuovo ordine'.
La stupida politica di Hitler trasformò i popoli della Russia in accaniti nemici della Germania (discorso di Stalin del novembre 1941). La stupida politica di Hitler più la forza spietata dello stato vendicativo stalinista ristabilirono lo spirito e le energie militari dell'Armata Rossa
In tutta questa terribile storia, molto appartiene alla storia del passato, ma molto è ancora pienamente attuale e riguarda gli eterni soggetti russi.
Il solito caos in tutto. Rapacità dei vertici. Due Russie: la piena estraneità dei dirigenti dai diretti. L'eterna debolezza genetica, l'eterno arrugginito meccanismo dello stato russo, zarista, sovietico, democratico. Ogni stato russo galleggia sopra uno strato di ghiaccio sottile, o si spezza per un colpo esterno o da un colpo interno.