Associazione Cultura Cattolica

Il desiderio al centro

Fonte:
CulturaCattolica.it
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In una bella canzone Leopardi si chiedeva come la natura umana, fragile e destinata a tornar polvere, potesse provare pensieri così alti, “desideri infiniti e visioni altere”. La constatazione della sproporzione tra natura umana e aspirazione all’Infinito è sottesa a tutta la produzione poetica dell’autore e ne costituisce un tratto inconfondibile. Ma dove sono andati a finire i “desideri infiniti e le visioni altere” di cui parlava Leopardi? Cosa resta della coscienza del “misterio eterno dell’esser nostro?” È uscito il rapporto del Censis sulla situazione sociale del nostro Paese. Siamo una società malata, “piatta”, in cui “vince una dimensione orizzontale, spesso vuota”, in cui emergono “fragilità sia personali che di massa che fanno pensare ad una perdita di consistenza (anche morale e psichica) del sistema nel suo complesso. È frequente il riscontro di comportamenti spaesati, indifferenti, cinici, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro”. L’insicurezza diffusa è definita un “virus sociale”, non solo personale. Fra le cause che hanno portato a questo stato di cattiva salute viene identificato l’appiattirsi del desiderio, diventato “esangue, senza forza”. Siamo appiattiti perché non desideriamo più. Non viviamo all’altezza del desiderio che ci costituisce, così, depauperati della nostra ricchezza intima e insopprimibile, riduciamo l’espressione di noi stessi a una reazione sentimentale e nostalgica, totalmente priva dell’assunzione di responsabilità in tutti gli ambiti del vivere. Nei casi estremi, “pulsioni sgregolate” originano comportamenti individuali violenti (in ambito familiare e non), atti di bullismo, “apatici e facilitati godimenti sessuali”, esito dell’essersi sottratti al controllo di norme generali e di una diffusa solitudine. “Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto”. Ma il desiderio non sta con il vuoto o con l’indifferenza e si estende, per sua natura, in una dimensione verticale e spirituale. Non va confuso con la soddisfazione di un bisogno. Tanti bisogni sono oggi indotti: “bambini sono obbligati a godere giocattoli mai chiesti; adulti sono coatti, più che desideranti, al sesto tipo di telefono cellulare”. Desiderio è ben di più: c’entra con le stelle. De-sidera, cioè un movimento dall’alto in basso, dalle stelle al cuore. Il cielo, la splendida luce degli astri, si avvicina al cuore dell’uomo per riportarlo alla destinazione che gli è propria. Così il desiderio può vivere, tornare vitale e rendere ricco l’uomo di attesa e di speranza, di prospettiva, di uno sguardo lanciato oltre il limite del finito perché chiamato da un Altro. Il desiderio ha bisogno di ciò che la cultura dell’avere ha accantonato, di ciò che non serve al “sapere per fare”, come oggi si predica, ritenendo inutile ciò che non sia immediatamente spendibile. Il desiderio infinito, sepolto sotto uno strato di incrostazioni, attende di risorgere attratto dalla ferita provocata dalla bellezza. “La bellezza è la grande necessità dell’uomo”, ha detto il Papa davanti alla Sagrada Familia, ed “è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo”. In una parola, riaccende il desiderio.