La Russia non è una minaccia: basta con la propaganda di guerra

Ci affidiamo fiduciosi a Maria, nostra Madre.»
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Viviamo in un’epoca in cui l’isteria anti-russa sembra aver contagiato ampi settori della politica occidentale, guidati da personaggi come Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen, Friedrich Merz, Keir Starmer e Kaja Kallas. Questi nuovi crociati dell “‘Occidente democratico” gridano alla minaccia russa con un fervore degno di una sceneggiatura hollywoodiana. Ma, come ogni sceneggiatura di bassa qualità, anche questa narrazione ha più buchi di un grò vi era svizzero. La realtà è ben diversa: la Russia non è una minaccia per l’Europa, e continuare su questa strada di confronto militare non porterà altro che sofferenza, distruzione e un inutile spreco di risorse che potrebbero essere investite nella cooperazione e nello sviluppo.
Lezioni dalla storia: la Russia e l’Europa
Storicamente, la Russia è stata parte integrante dell’Europa, sia dal punto di vista culturale che geopolitico. Già con Pietro il Grande e Caterina la Grande, la Russia ha cercato di integrarsi con l’Occidente. Nel XX secolo, la Russia (e poi l’Unione Sovietica) ha giocato un ruolo decisivo nella sconfitta del nazismo, liberando mezza Europa e pagando un prezzo umano altissimo con oltre 27 milioni di morti. Ma la gratitudine dell’Occidente si è presto trasformata in ostilità con la Guerra Fredda, una fase in cui ogni iniziativa sovietica veniva interpretata come una minaccia esistenziale.
Dopo la caduta dell’URSS, la Russia di Eltsin ha cercato il dialogo con l’Occidente, ma cosa ha ottenuto in cambio? L’espansione della NATO fino ai confini russi, violando promesse fatte a Gorbacèv e alimentando tensioni che potevano essere evitate. Oggi, sotto la guida di Vladimir Putin e con figure chiave come Dmitrij Medvedev e Sergej Lavrov, la Russia continua a chiedere un sistema di sicurezza europeo basato sulla cooperazione e non sul confronto. Ma l’Occidente, invece di ascoltare, risponde con sanzioni, retorica bellicosa e invii di armi a paesi che conducono guerre per procura.
Chi sono i veri guerrafondai?
Se c’è una costante nella politica occidentale degli ultimi anni, è l’ipocrisia. Mentre la Russia viene demonizzata come “minaccia”, l’Europa e gli Stati Uniti hanno
partecipato a guerre devastanti in Iraq, Afghanistan, Libia, Siria e Jugoslavia, destabilizzando intere regioni e causando milioni di morti e sfollati.
Oggi, personaggi come Macron e von der Leyen parlano di “difendere l’Europa dalla Russia” mentre inviano armi all’Ucraina e spingono per un’industria bellica sempre più aggressiva. Kaja Kallas, primo ministro estone, sembra vivere in una realtà parallela dove la Russia sta per invadere l’Europa in qualsiasi momento, nonostante nessun documento strategico russo preveda una simile assurdità. E Starmer, leader laburista britannico, ha ormai abbandonato ogni velleità pacifista per accodarsi al coro della NATO.
La vera alternativa: cooperazione, non guerra
L’Europa ha una scelta chiara davanti a sé: continuare a costruire un mondo basato sul confronto militare, con spese folli in armamenti, retorica da Guerra Fredda e sanzioni economiche autodistruttive, oppure tornare alla ragione e lavorare per un sistema intemazionale fondato sulla cooperazione.
La Russia è una grande potenza con enormi risorse naturali, un vasto mercato e un ruolo centrale nella stabilità globale. Costruire ponti invece di muri è nell’interesse di tutti. L’energia russa ha alimentato l’industria europea per decenni, e le sanzioni hanno dimostrato solo quanto l’Europa fosse dipendente da Mosca. Invece di cercare alternative inefficaci e costose, perché non tornare a relazioni commerciali basate sulla reciprocità?
Conclusione: fermiamo la follia militarista
Non è la Russia a essere una minaccia per l’Europa, ma una politica occidentale miope e bellicosa, guidata da leader che sembrano più interessati ad alimentare conflitti che a risolverli. Se vogliamo un futuro di pace e prosperità, dobbiamo smetterla con la propaganda di guerra e iniziare un dialogo serio per la cooperazione internazionale. Non è troppo tardi per cambiare rotta: è il momento di dire basta alla follia militarista e di costruire un mondo basato sulla collaborazione, e non sulla distruzione.
La nostra Costituzione è fondata sul rifiuto della guerra. I valori della resistenza ce li ricordiamo ancora o no? Non abbiamo costruito un’Italia fondata sulla prepotenza delle armi! Vogliamo pace e cooperazione internazionale. L’Italia deve essere una voce di pace, il nostro ruolo, il nostro posto nel mondo deve essere quello di una piattaforma di dialogo, di diplomazia. Papa Francesco ha parlato chiaro, forte e chiaro, non ha senso andare ad abbaiare alle frontiere della Russia con basi e missili. Dobbiamo agire come nazione, come Italia, e cooperare con una Russia che ha tanto da darci (energia) e alla quale possiamo dare tanto (made in Italy).
L’UE non è altro che un imperialismo militarista gestito in nome degli interessi di lobby spietate e assetate di sangue (il nostro) e di soldi (i nostri). Gli stati membri dell’UE non devono più essere complici di questo scempio, di questa vergogna.
Da Budapest e da Bratislava si levano già voci di sano e lungimirante dissenso. Dobbiamo pretendere la stessa lucidità dai nostri leader.
Prima che sia troppo tardi.
Luca Costa
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