Associazione Cultura Cattolica

Lettera aperta a Giacomo Barducci, giornalista di San Marino RTV

Quello che accade in Siria ci chiede la chiarezza di giudizio e la forza della compassione. Non possiamo pensare che l'odio verso gli uomini e la crudeltà verso i cristiani ci lascino indifferenti. Come agire? E come reagire?
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Carissimo Giacomo,
ho letto il tuo articolo sulla terribile carneficina che si è perpetrata in Siria. D’accordo sulla necessità che anche la TV di San Marino ne parli, ma, ti prego, almeno con un titolo diverso: «Siria: conclusa l’operazione militare nell’ovest del paese». C’è da piangere pensando al massacro di innocenti, perfino bambini, solo perché cristiani o alawiti. In questa epoca dei «diritti umani» non possiamo rimanere equidistanti o «spettatori» di quanto accade. Sono nostri fratelli, e non solo perché cristiani. Abbiamo in comune l’umanità, e noi che a San Marino siamo forse l’unico popolo che ha goduto di una libertà conquistata e mai sottomessa dobbiamo alzare la voce per difendere i più deboli.
Certo, in questi tempi sembra più difficile dopo che è stata approvata una legge che afferma come diritto l’uccisione dei bimbi nel grembo della madre e che accetta che le famiglie siano succubi di una (dis)educazione sessuale di stato, ma la gravità di quello di cui si viene a sapere non ci può vedere inerti.

Ho letto (e visto, purtroppo) quello che questa «operazione militare» ha compiuto: «Centinaia di cadaveri per le strade ed esecuzioni sommarie. Almeno mille morti, compresi donne e bambini. Intere famiglie sterminate. Alawiti, cristiani, drusi: nessuno si salva dalla mannaia islamica. “Quello di bruciato è un buon odore!”, dice un terrorista, ridacchiando mentre riprende col cellulare la via di un quartiere spopolato e dove si levano colonne di fumo dagli scantinati.
Di questi, molti cristiani. Scrive Asia News: “Un sacerdote della Chiesa greco-ortodossa ucciso a sangue freddo; una famiglia intera - nonni, genitori, figli - massacrata all’interno della propria abitazione; decine di uomini, anziani, donne e persino minori vittime di vere e proprie esecuzioni per il solo fatto di essere cristiani”» racconta Giulio Meotti, una delle poche voci che non si sono adeguate alla narrazione abituale.

Ho sempre pensato che il «mestiere del giornalista» debba essere simile a quello del maestro o del sacerdote, aiutare a leggere la realtà, indicando sia il male smascherandolo nella sua pretesa di innocenza, sia il bene come occasione di speranza.
In questo tempo dobbiamo unire le forze di chi desidera il bene e la pace, il rispetto dell’uomo e della libertà, per fermare la strage dell’umanità.

Caro Giacomo, anche tu avrai sentito o letto il grido del Papa Giovanni Paolo II in difesa della vita, di ogni vita: «Quindi ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata.
Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, ci alzeremo in piedi per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita.

Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, ci alzeremo in piedi per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale.
Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, ci alzeremo in piedi proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto».

San Marino deve «alzarsi in piedi», come nei tempi bui della storia ha saputo fare, anche oggi, e tutti noi dobbiamo essere insieme per questo. E attraverso qualunque situazione, con ogni mezzo e in qualsiasi lavoro.

E nel mondo della comunicazione bisogna che le voci libere e appassionate si facciano sentire. E, per la stima che ti porto, anche la tua voce.

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