L'UE e il cancro delle liberalizzazioni

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L’Unione Europea non è in crisi per colpa di Trump o di Putin. Questa narrazione è un inganno, un diversivo, per distogliere l’attenzione dal vero problema: l’UE è in crisi perché la sua leadership non tutela più, da anni, gli interessi dei popoli membri. Con la spinta decisiva dell’UE, mercati chiave per la stabilità del potere d’acquisto della classe media sono stati liberalizzati, generando una conseguenza devastante: l’impoverimento generale, l’incertezza, l’instabilità. La paura.
Il cuore della prosperità europea: la classe media
L’Europa è stata un grande continente perché solo in Europa le classi medie avevano potere di risparmio. Cultura del risparmio. Questo permetteva anche alle famiglie più umili di investire sul futuro dei propri figli, formando ingegneri, medici, ricercatori, scrittori e filosofi. Era il motore della mobilità sociale, la chiave della stabilità economica. Della democrazia. Lo Stato, attraverso il controllo di settori strategici come energia, trasporti, istruzione e sanità, garantiva prezzi stabili e condizioni di vita sostenibili, impedendo che i prezzi di beni essenziali sfuggissero al controllo e diventassero una minaccia per i risparmi delle famiglie.
La liberalizzazione: un tumore per famiglie e piccole-medie imprese
L’UE ha distrutto questo equilibrio con le sue politiche di liberalizzazione forzata. Settori vitali sono stati sottratti al controllo statale e trasformati in mercati aperti alla speculazione. L’Italia, un paese che importa il 75% dell’energia che consuma, ha completamente ceduto il controllo su questo settore cruciale, lasciando famiglie e imprese in balìa di prezzi instabili e insostenibili. La stessa sorte è toccata alle autostrade, ai carburanti, al cibo, e oggi anche alla scuola e alla sanità, ormai gestite con criteri privatistici: si riducono i costi fissi (non si assume più personale) e si aumentano le spese variabili (marketing, comunicazione, progetti ideologici).
Nel frattempo, chi domina questi settori si arricchisce senza limiti, grazie anche agli incentivi multimiliardari per le energie rinnovabili, che hanno trasformato i promotori che li intascano nei veri Re Mida del nostro tempo.
L’illusione del mercato libero e la dissoluzione della comunità
Filosoficamente, questo modello rappresenta la vittoria del neoliberismo più sfrenato. L’idea stessa di bene comune è stata sacrificata in nome della deregolamentazione. Un tempo lo Stato agiva da bilanciere, regolando il mercato per proteggere i cittadini dalla speculazione e garantire loro un’esistenza dignitosa. Con l’UE, questa funzione è stata cancellata: ora le istituzioni nazionali sono semplici esecutori di politiche decise da Bruxelles, dove gli interessi delle élite finanziarie prevalgono su quelli dei cittadini europei. Un esempio: oggi negli stati membri non vi è più nessun ente pubblico che agisce con l’obiettivo di fornire energia a famiglie e imprese al minor prezzo possibile. Oggi ci sono solo operatori privati che agiscono con l’obiettivo di vendere energia massimizzando i profitti. Questo non è accettabile.
Il malcontento e la rabbia: un’onda che si prepara a travolgere l’UE
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Le famiglie europee non riescono più a risparmiare, il loro potere d’acquisto si erode, mentre i servizi pubblici si deteriorano. Il cittadino percepisce questo declino come una minaccia reale. Non si fida più delle istituzioni europee, che parlano della “minaccia Putin” ma ignorano i problemi quotidiani della gente comune. La rabbia cresce, la sfiducia si diffonde. L’UE, invece di essere vista come un’ancora di stabilità, è percepita come un nemico della sicurezza economica e sociale.
Il bivio dell’Europa: un cambio di rotta necessario
L’Italia e l’Europa sono a un bivio. O si recupera la sovranità economica dei popoli del continente, riportando sotto il controllo degli Stati almeno i settori strategici qui citati, o si proseguirà su questa strada fino al collasso. Serve un’inversione di marcia immediata, con politiche che restituiscano dignità alla classe media e proteggano le famiglie dall’avidità dei mercati. Servono scelte radicali e coraggiose, che rimettano al centro i popoli e non i profitti.
Dobbiamo cambiare rotta. Subito. Perché senza una classe media forte, l’Europa non ha futuro e ben presto si risveglierà pienamente cosciente del proprio fallimento, costretta a elemosinare un giorno a Washington, un giorno a Pechino, le briciole della propria sussistenza.
Luca Costa