Uno sguardo attuale sulle persecuzioni dei cristiani: «Dov’è Abele, tuo fratello?»

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Di fronte a quanto sta accadendo – in particolare mi riferisco a quanto avviene in Siria, ma riguarda quasi tutti i paesi in cui l’estremismo islamico ha il potere – mi chiedo come mai siamo così tanto insensibili, noi che abbiamo fatto dei diritti umani una nostra bandiera, o come pensiamo che ci siano ragioni economiche o storiche per giustificare il nostro silenzio.
Sembra che l’unica ricetta sia «tachipirina e vigile attesa», ma forse neanche troppo vigile. Il voltarsi da un’altra parte e accontentarsi di alcune flebili denunce che non sanno andare alla radice del problema. In particolare mi pare che quando ci si muova per denunciare il trattamento delle donne da parte del Jihadismo si sia più preoccupati di combattere quello che qui chiamiamo patriarcato o, almeno da parte di alcuni gruppi e personaggi qui tra noi, di denunciare la nefasta influenza della «religione» sulle esperienze femminili. Cioè una medicina che non ha compreso la reale grave malattia che ci si sta avvicinando e che sta facendo una carneficina inimmaginabile.
Ayaan Hirsi Ali così scrive: “I diritti umani sono diventati una barzelletta ora... dove sono queste istituzioni? [si riferisce in particolare all’ONU e all’UE] E la risposta è che tutte queste istituzioni sono state infiltrate da persone che sono legate all’ideologia dell’islamismo. Sono loro che tirano i colpi”.
E dove sono coloro che per professione dovrebbero informare il popolo di quanto accade? E sappiamo che non possono bastare alcuni servizi: la coscienza non si può tacitare troppo facilmente.
Ancora Giulio Meotticosì scrive, riportando le parole di «Fabrice Balanche, accademico francese e ricercatore del Washington Institute, all’Huffington Post:
“Nella maggioranza dei diplomatici europei si è consolidata l’opinione secondo cui gli islamisti, una volta arrivati al potere, tendono a democratizzarsi. Questa è una visione molto ideologica della diplomazia europea. Si pensa [e io aggiungo: si sogna] che vi sia una sorta di islam democratico, così come in Germania e in Italia esisteva la democrazia cristiana. Ma questo è davvero un atteggiamento molto naïf da parte della diplomazia europea. Con la dittatura islamica ci sarà un’ondata di drusi, alawiti, curdi, cristiani siriani che chiederanno asilo politico nell’Ue. E non si parla solo di minoranze, le persone laiche non potranno sicuramente vivere in una dittatura islamista. Non se ne parla mai, ma a Damasco oggi le piscine sono vietate alle donne, se si mangia nelle strade o si fuma una sigaretta durante il Ramadan si finisce in prigione. Questo è l’ordine islamista che si sta instaurando. Occorre che l’Unione Europea fermi immediatamente il processo di normalizzazione politica con la leadership siriana”.»
Un sito nel 2017-19 che affronta la questione riguardante i cristiani nel mondo (Aiuto alla Chiesa che soffre) sottolinea queste preoccupazioni (che in questi giorni sono esponenzialmente accresciute, ):
• La persecuzione dei cristiani nei principali paesi del Medio Oriente come la Siria e l'Iraq è diminuita notevolmente dopo un periodo di genocidio all'inizio del decennio. [Ora si è tornati a una persecuzione ancora più violenta e sanguinaria, come si è verificato nello sterminio degli Armeni dell’inizio del secolo scorso].
• L’impatto del genocidio – migrazione continua, crisi di sicurezza, povertà estrema e lenta ripresa – significa che potrebbe essere troppo tardi per alcune comunità cristiane del Medio Oriente per riprendersi. In alcune città, il conto alla rovescia per la scomparsa del cristianesimo sta ticchettando sempre più forte.
• La comunità internazionale, pur mostrando una certa preoccupazione per la persecuzione, deve convincersi che, se vuole salvare il cristianesimo in molte parti del Medio Oriente non ha più molto tempo davanti a sé. Le misure adottate fino ad oggi potrebbero non essere sufficienti a garantire il futuro della presenza della Chiesa in quei luoghi.
• Dalla Nigeria nell’Africa occidentale al Madagascar nell’est, i cristiani in alcune parti dell’Africa sono minacciati dagli islamisti che cercano di eliminare la Chiesa, sia con l’uso della forza che con mezzi disonesti, compresa la corruzione delle persone per convertirsi. [Da quando è stato scritto questo documento, sono aumentati i casi drammatici, come in Nigeria e Congo]
• La persecuzione contro i cristiani è peggiorata di più nell’Asia meridionale e orientale. Questo è ora il punto caldo regionale per la persecuzione.
• Gli attacchi della Chiesa in Sri Lanka e nelle Filippine mostrano che ora c’è un’empia trinità di minacce che i cristiani devono affrontare nell’Asia meridionale e orientale: estremismo islamico, nazionalismo populista e regimi autoritari.
• Una crescente unità di scopo tra i gruppi religiosi-nazionalisti e il governo rappresenta una minaccia crescente – e in gran parte non riconosciuta – per i cristiani e altre minoranze in India, Sri Lanka, Birmania (Myanmar) e altri paesi fondamentalisti dell’Asia meridionale e orientale.
• In tutto il mondo, i cristiani sono un bersaglio preferito per gli estremisti militanti violenti che operano senza confini e che percepiscono la persecuzione contro i cristiani locali come un’alternativa legittima a un attacco diretto contro l’Occidente.
Non si trovano, abitualmente, le immagini di questo terribile genocidio dei cristiani, ma quando compaiono sui nostri schermi è l’orrore e il disgusto ci afferrano: morti accatastati in sommarie fosse comuni, o ai bordi delle strade, uccisi a colpi di mitra, o con mazze e bastoni, con un terribile sottofondo di grida, risi e invocazioni a un dio che non può sicuramente approvare lo scempio delle sue creature.
Fino a quando resteremo in silenzio? Fino a quando ci illuderemo che questo orrore «qui non può accadere»? Fino a quando ci volteremo dall’altra parte, facendo nostra la risposta di Caino: «Sono forese io il custode di mio fratello?».
La nostra storia sammarinese di accoglienza, le figure luminose dei nostri antenati, la consapevolezza di essere una «terra della libertà», l’amore ai nostri figli più giovani possono e devono farci forti e tenaci in quell’«Alzarsi in piedi quando l’uomo è vilipeso, maltrattato e ucciso» cui ci ha richiamato il grande s. Giovanni Paolo II (e questo ci muove sia di fronte all’eccidio dell’aborto come di fronte ad ogni sopruso verso chiunque).
La cultura della vita deve muoverci in ogni possibile iniziativa per fermare lo scempio della persecuzione dei cristiani, come di fronte ad ogni violazione della dignità umana, di uomini, donne, anziani o bambini: oggi, mentre scrivo, la Chiesa ci ricorda il grido accorato di Gesù: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti». Questo farà di noi l’inizio e il proseguimento della nostra identità.
Nella speranza che anche questa voce trovi spazio nel nostro mondo della comunicazione.
Ogni mercoledì, a cura di Don Pinuccio Mazzucchelli, riportiamo il racconto delle persecuzioni anticristiane nel mondo, con l'invito alla preghiera
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