Associazione Cultura Cattolica

Auguri, Santità: Sciffo

Andiamo, ti seguiamo sul sentiero
Autore:
Sciffo, Andrea
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
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La presenza paterna di papa Giovanni Paolo II mi sorregge nel cammino della vita da più di un quarto di secolo: non avevo ancora nove anni quando assistetti davanti alla TV, in quella fresca sera d'ottobre, alla fumata bianca e alle prime parole del nuovo papa, un polacco dall'aspetto assai giovane; accanto a me c'era mia nonna Maria, la quale, di lì a non molto, sarebbe divenuta inferma e ferita dalla vecchiaia in una maniera molto simile a quella che oggi affligge il Santo Padre. Ogni tanto infatti io e mia sorella cercavamo ingenuamente di tenerle ferma la vecchia mano nodosa, tremante per il Parkinson, evidentemente senza alcun risultato. Lei ci guardava con lo stesso sguardo che ora vediamo sul volto dell'anziano Pontefice.
All'inizio del 1983 la nonna andò in Cielo e, per una coincidenza per me indimenticabile, qualche settimana più tardi io potei stare, emozionatissimo, come chierichetto, a pochi passi dal Papa che pregava nel Duomo di Monza.
Adesso, il suo nuovo libro è in uscita con un titolo davvero eloquente: "Alzatevi, andiamo". Detto da un uomo che non può più fisicamente alzarsi e andare! Per questo preciso motivo dicevo che la presenza paterna del Papa mi sorregge nel cammino della vita; così come mi sorreggeva mia nonna semi-inferma mentre l'accompagnavo, io di qua e il bastone (che non le stava granché simpatico) di là…
In questa sua nuova opera, Giovanni Paolo II scrive che "a volte il vescovo raggiunge più facilmente gli adulti benedicendone i figli e dedicando loro un po' di tempo. Ciò vale più di un lungo discorso sul rispetto per chi è più debole". Se si sostituisce alla parola "vescovo" quella da cui deriva, cioè "anziano", i conti, per lo meno per la mia storia personale, tornano: ma, come dice Jean Vanier, ogni storia personale è potenzialmente storia sacra.
Poi, nella stessa pagina, trovo scritto che "oggi occorre molta immaginazione per imparare a dialogare sulla fede e sulle questioni fondamentali per l'uomo. C'è bisogno, cioè, di persone che amino e che pensino, perché l'immaginazione vive d'amore e di pensiero, ed è essa ad alimentare il nostro pensiero e ad accendere il nostro amore".
È, questo, un richiamo che mi tocca in profondità. Vi vedo coinvolta la mia storia di ragazzino che cresceva alimentato da "anziani" che amavano e che pensavano (magari in dialetto); la mia storia, tutta, senza doverne escludere qualche capitoli o i fuoripista: una storia che ieri era di figlio o nipote e che oggi è di adulto, di insegnante ogni giorno obbligato a insegnare il vero significato dell'immaginazione, "perché l'immaginazione vive d'amore e di pensiero".
In questo senso so che l'invito del Papa, cioè di mio padre, non è frutto d'immaginazione quando, come adesso, mi chiede (ci chiede) di alzarci e andare. E non è da intendersi in modo metaforico la nostra risposta: va bene, andiamo, ti seguiamo sul sentiero. Perché quell'anziano Padre, infermo e seduto per sempre, sa dove porta la strada.