Il calendario del 2 Settembre

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

• 31 a.C. - Guerra civile romana: Battaglia di Azio - Al largo della costa occidentale greca, la flotta di Ottaviano sconfigge quella di Marco Antonio e Cleopatra

• 1666 - Grande incendio di Londra: Un grosso incendio scoppia a Londra, nella casa del panettiere di Carlo II d'Inghilterra, a Pudding Lane nei pressi del London Bridge. L'incendio divampa per tre giorni distruggendo 10.000 edifici tra cui la Cattedrale di St. Paul, ma risulta che solo 16 persone vi abbiano perso la vita

• 1752 - Il Regno Unito adotta il Calendario Gregoriano, quasi due secoli dopo la maggior parte dell'Europa occidentale

• 1789 - Viene fondato il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti

• 1847 - Risorgimento italiano: a Reggio Calabria e Messina scoppia la rivolta anti-borbonica ordita dal patriota reggino Domenico Romeo

• 1862 - Guerra di secessione americana: il Presidente Abraham Lincoln riassegna con riluttanza il comando generale dell'esercito dell'Unione al generale George McClellan, dopo la disastrosa sconfitta del Generale John Pope nella Seconda battaglia di Bull Run

• 1864 - Guerra di secessione americana: le truppe dell'Unione, comandate dal Generale William T. Sherman, entrano ad Atlanta (Georgia), il giorno successivo a quello in cui i difensori Confederati abbandonarono la città

• 1870 - Guerra Franco-Prussiana: Battaglia di Sedan - Le forze prussiane sconfiggono l'esercito francese e prendono prigioniero l'imperatore Napoleone III di Francia e 100.000 soldati

• 1885 - A Rock Springs (Wyoming), 150 minatori bianchi attaccano i loro colleghi cinesi, uccidendone 28, ferendone 15 e costringendone diverse centinaia a lasciare la città

• 1898 - Battaglia di Omdurman - Truppe britanniche ed egiziane, guidate da Horatio Kitchener, sconfiggono i guerrieri sudanesi guidati da Khalifa Abdullah al-Taashi, stabilendo così il dominio britannico in Sudan

• 1901 - Il Vice-Presidente statunitense Theodore Roosevelt pronuncia la famosa frase, "parlate con dolcezza e tenete pronto un bastone" alla Fiera di Stato del Minnesota

• 1939 - A seguito dell'invasione della Polonia, la Città Libera di Danzica, governata dal leader nazista Forster, viene annessa alla Germania Nazista

• 1943 - Salvatore Giuliano viene ufficialmente dichiarato bandito

• 1944 - Olocausto: Anna Frank e la sua famiglia vengono caricati sul treno che li porterà da Westerbork ad Auschwitz. Vi arriveranno tre giorni dopo

• 1945

  1. - Il Vietnam dichiara la sua indipendenza e forma la Repubblica Democratica del Vietnam (Vietnam del Nord).
  2. - Seconda guerra mondiale: la resa finale ed ufficiale dell'Impero giapponese, presentata da una delegazione guidata da Mamoru Shigemitsu, viene accettata dal Generale Douglas MacArthur e dall'Ammiraglio Chester Nimitz a bordo della nave da guerra Missouri nella Baia di Tokyo. In Giappone comunque, il 14 agosto è riconosciuto come la data finale della Guerra del Pacifico
  3. - Terminano bruscamente gli aiuti del Lend-Lease Act alle nazioni alleate da parte degli USA

• 1967 - La micronazione del Principato di Sealand dichiara unilateralmente la sua indipendenza

• 1969 - Il primo bancomat degli Stati Uniti viene installato a Rockville Centre (New York)

• 1980 - Scompaiono a Beirut in Libano i due giornalisti italiani Italo Toni e Graziella De Palo

• 1987 - Inizia a Mosca, il processo del diciannovenne pilota tedesco Mathias Rust, che atterrò con il suo Cessna sulla Piazza Rossa nel maggio del 1987

• 1990 - Entra in vigore la Convenzione sui diritti dell'infanzia, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.

• 1998 - Una corte delle Nazioni Unite riconosce Jean-Paul Akayesu, l'ex-sindaco di una piccola città del Ruanda, colpevole di nove imputazioni di genocidio. È la prima volta che la legge sul bando del genocidio (del 1948), viene applicata

Anniversari

* 1937 - Pierre de Frédy, barone di Coubertin (Parigi, 1º gennaio 1863 – Ginevra, 2 settembre 1937), è stato un pedagogista e storico francese, conosciuto per essere stato il fondatore dei moderni Giochi olimpici.

• 1976 - Francesco Cusano (Ariano Irpino, 1925 – Biella, 2 settembre 1976) è stato un poliziotto italiano, vicequestore aggiunto della Questura di Biella, medaglia d'oro al valor civile.

L'assassinio
In missione di pattuglia assieme all'appuntato Anceschi, per le vie della città, chiese i documenti a due giovani fermi in auto. Notata un'irregolarità invitò i giovani a seguirlo in questura. I due, per tutta risposta, spararono uccidendo il Cusano; l'appuntato Anceschi rispose al fuoco, ma i due assassini riuscirono a fuggire.

Esiti giudiziari
Dopo due giorni di indagini uno dei due assassini fu identificato in Lauro Azzolini, membro della colonna milanese delle Brigate Rosse, con le quali avrebbe partecipato a diversi delitti tra i quali la strage di via Fani e il conseguente rapimento di Aldo Moro. Sarebbe stato arrestato il 1º ottobre 1978 dagli uomini del generale Dalla Chiesa; successivamente si dissociò dalla lotta armata.

▪ 1969 - Ho Chi Minh (Hán Nôm, 19 maggio 1890 – Hanoi, 2 settembre 1969) è stato un rivoluzionario, primo ministro (1946-1954) e presidente (1954-1969) vietnamita.
Nato nella città di sua madre, visse a Kim Liên fino al 1895, anno in cui si trasferì nel villaggio paterno Kim Lien (ubicato sempre nella provincia di Nghe An. Proveniva da una famiglia povera ma non indigente: suo padre Nguyễn Sinh Sắc, un piccolo funzionario della corte dell'Annam, era uno studioso confuciano ed egli stesso ricevette una forte educazione confuciana; in conseguenza di ciò Ho Chi Minh prese il nome di Nguyễn Tất Thành ("Colui che sarà vittorioso") all'età di 10 anni.
Aveva tre fratelli, la sorella Bạch Lien (o Nguyen Thi Thanh) era un'impiegata dell'esercito francese, suo fratello Nguyen Sinh Khiem (o Nguyen Tat Đạt) era erborista mentre un altro fratello (Nguyen Sinh Nhuan) morì durante l'infanzia. La famiglia entrò in crisi finanziaria quando suo padre venne arrestato per abuso di potere e condannato a una severissima punizione[1], anche se in realtà il vero motivo del fermo è da ricercare nell'attività anticolonialista condotta dall'uomo.
A differenza di suo padre, Nguyễn Tất Thành ricevette un'educazione occidentale: frequentò il liceo ad Huế (dove poi si sarebbero iscritti anche Pham Van Dong e Giap) e successivamente la scuola Duc Thanh di Phan Thiết. In questo periodo apprende la lingua francese e approfondisce molto la sua conoscenza della storia e della letteratura francese.

Primo soggiorno in Francia
Il 5 giugno del 1911 Nguyễn Tất Thành lasciò per la prima volta in Vietnam e, alla volta del piroscafo francese Amiral-Latouche Tréville, sbarcò nello Stato di Parigi a lavorare come aiuto cuoco. Appena giunto a Marsiglia chiese di occuparsi nella scuola dell'amministrazione coloniale francese ma la sua domanda venne respinta[2].
Durante la sua permanenza in Francia, lavorò come addetto alle pulizie, cameriere montatore cinematografico. Trascorse la maggior parte del suo tempo libero nelle biblioteche pubbliche leggendo libri di storia e giornali politici per prendere coscienza delle strutture della società occidentale.

Negli Stati Uniti
Nel 1912, tornato a lavorare di nuovo come aiuto cuoco su una nave, Nguyễn Tất Thành viaggiò verso gli Stati Uniti. Dal 1912 al 1913 ha vissuto a New York (nel quartiere di Harlem) e a Boston, dove lavorò come panettiere al Parker House Hotel. Fu costretto dalla miseria a svolgere le professioni più umili e in seguito dichiarò di esser divenuto dipendente di una ricca famiglia di Brooklyn tra il 1917 e il 1918.
Sempre nel 1918 rimase positivamente impressionato dall'oratoria dell'agitatore e sindacalista panafrocamericano Marcus Garvey: si pensa che questa esperienza, unita ai frequenti contatti che ebbe con gruppi di fuoriusciti coreani nazionalisti e anticolonialisti, ebbe una profonda importanza per l'evoluzione della sua visione politica.

In Gran Bretagna
Tra il 1913 e il 1919 Nguyễn Tất Thành visse non consecutivamente a West Ealing, a ovest di Londra, e poi a Crouch End, Hornsey, a nord di Londra. Si segnalò per la sua professione di chef al Drayton Court Hotel, che svolse nel 1914. In Inghilterra venne inoltre addestrato da chef pasticcere sotto il celebre cuoco Auguste Escoffier e si ritiene che nel 1913 abbia lavorato come cameriere presso l'ufficio dell'Alta Commissione della Nuova Zelanda a Londra (che ora non esiste più, essendo stato sostutito dall'Hotel Carlton che ricorda la mansione di Nguyễn Tất Thành con una targa commemorativa).

Il secondo soggiorno in Francia e l'educazione politica
Nel giugno del 1919 si trasferisce a Parigi, dove svolge svariati mestieri (operaio, fotografo, tipografo) e lavora come giornalista presso il quotidiano di sinistra Le Paria. Inizialmente iscritto al Partito Socialista Francese, abbracciò il comunismo insieme all'amico Marcel Cachin divenendo poi nel 1921 uno dei fondatori del Partito Comunista Francese.
In Francia, nel 1918, Nguyễn Tất Thành cercò di ottenere l'indipendenza dal governo coloniale ma venne ignorato. Nel 1919, presentò un'istanza per i pari diritti dell'Indocina, alle potenze riunite per i colloqui di pace del Trattato di Versailles. Venne ben presto aiutato dal quel PCF che aveva contribuito a creare e spese molto tempo a Mosca.
Oltre che di politica, si occupò anche di linguistica e nel maggio del 1922 scrisse un articolo su una rivista in cui criticava aspramente l'uso di parole inglesi nei mass-media francesi: il pezzo implorava il primo ministro Raymond Poincaré di mettere fuori legge il franglais (la commistione linguistica anglo-francese) e di abolire parole come manager, round e knock-out; in questo periodo, mentre si trovava nella capitale francese, ebbe una relazione con Marie Brière.

Gli anni Venti e Trenta
Si spostò in seguito (1923) a Mosca, dove si legò al Comintern divenendo informatore della Terza Internazionale per l'estremo oriente. Nel novembre del 1924 si trasferì a Canton (oggi Guangzhou), in Cina, dove ebbe un contrasto con Phan Boi Chau, capo di un'altra banda rivoluzionaria: la schermaglia si concluse nel giugno del 1925, quando Nguyễn Tất Thành segnalò alle autorità francesi il covo di Phan Boi Chau in cambio di denaro. In seguito dichiarò di averlo fatto perché i metodi di lotta del rivale gli sembravano strategicamente errati e perché aveva bisogno di soldi per creare un movimento comunista, ma in ogni caso i rapporti tra i due attivisti rimasero buoni anche dopo tale fatto.
Il 18 ottobre del 1926 si sposò con la 21enne cinese Tăng Tuyết Minh, nonostante il parere contrario di molti dei suoi compagni (dovuto forse ai quindici anni di differenza d'età tra i due). Le nozze avvennero nello stesso luogo in cui si era sposato Zhou Enlai e aveva vissuto l'agente del Comintern Mikhail Borodin: non si sa se la coincidenza sia stata casuale o appositamente voluta dal rivoluzionario vietnamita.
Nel frattempo Chiang Kai-shek fece partire nel 1927 una "campagna d'annientamento" contro i comunisti e Nguyễn Tất Thành fu costretto a lunghe peregrinazioni: tornò a Mosca, soggiornò in Crimea dove si riprese dalla tubercolosi che lo aveva colpito poco prima, ritornò anche a Parigi e si spostò clandestinamente in Belgio, Germania, Svizzera, Italia e Bangkok, in Thailandia, che raggiunse nel luglio del 1928. Nonostante la lontananza fisica, riuscì a rimanere in contatto sia con la moglie che con i militanti comunisti, come dimostra una sua lettera intercettata dalle autorità.
Verso la fine del 1929 a Hong Kong, dove venne fondato il Partito Comunista Indocinese nel 1930, di cui si mise a capo. Nel giugno del 1931 venne arrestato per attività sovversiva e la Francia ne chiese l'estradizione: per evitare questa pressione diplomatica, venne diffusa dai suoi amici la falsa notizia che fosse morto. Rilasciato nel gennaio del 1933, tornò a girare per il mondo e stette a Milano, dove mise a frutto gli insegnamenti di Escoffier in un ristorante presso Porta Garibaldi, l'Antica Pesa).
Dopo il periodo italiano ci fu in ritorno in Unione Sovietica dove cadde nuovamente malato di tubercolosi e, nel 1938, un nuovo ingresso in Cina dove combatté alcune fasi della guerra civile al fianco delle truppe di Mao Zedong. È proprio in questo periodo che adottò il nome Ho Chi Minh 胡志明, ovvero "Volontà che illumina".

Il movimento per la liberazione
Dopo trent'anni esatti, nel 1941 tornò in Vietnam e approfittando della caduta della Francia sotto i colpi delle armate hitleriane dichiarò l'indipendenza della sua patria dal governo di Vichy, guidando con abili manovre le prime rivolte contadine antimperialiste contro i francesi e i giapponesi. Incarcerato per aver propagandato il comunismo dalle truppe di Chiang Kai-shek e deportato in Cina, venne rilasciato nel 1943 e condotto in Vietnam.
Malato di malaria nonché di altri fastidi gastrointestinali, venne curato dai medici dell'Office of Strategic Services e ciò gli consentì di proseguire la sua lotta partigiana antigiapponese. A partire dal 1944 convisse con Do Thi Lac, una donna di etnia Tay (il sodalizio con Tăng Tuyết Minh si era concluso appena un anno dopo la sua celebrazione).
Successivamente, a seguito della rivoluzione d'Agosto da lui ideata, Ho Chi Minh guidò il movimento indipendentista Viet Minh e diresse azioni militari di successo contro le forze di occupazione giapponesi e in seguito contro i francesi che volevano rioccupare la nazione; il 2 settembre del 1945 proclamò ufficialmente l'indipendenza della Repubblica Democratica del Vietnam prendendo spunto dalle analoghe dichiarazioni d'autonomia che erano state fatte durante le rivoluzioni americana e francese.
Anche se fin dal 25 agosto era riuscito a convincere l'imperatore Bao Dai ad abdicare, nessuno stato straniero aveva riconosciuto il suo governo (nemmeno l'URSS, che però manteneva nei suoi confronti un atteggiamento di benevola neutralità). Per evitare di trascinare il neonato stato vietnamita in aspre tensioni diplomatiche, Ho Chi Minh inviò numerose lettere a Harry S. Truman: nelle missive vi era scritto che il popolo aveva ottenuto l'autodeterminazione e la libertà che tanto agognava coerentemente con i valori stabiliti dalla Carta Atlantica, ma il presidente degli Stati Uniti non lo degnò mai di una risposta.
Le tensioni politiche esistenti all'interno dei confini vietnamiti portarono alla morte di numerosi rivali del Partito Comunista del Vietnam: tra gli altri persero la vita i leader del Partito Costituzionale e di quello Indipendentista nonché Ngo Dinh Khoi, fratello del suo futuro acerrimo nemico Ngo Dinh Diem. Secondo il Libro nero del comunismo, nello stesso periodo si assistette all'epurazione dei trotskisti all'interno del partito comunista, ma questa informazione non gode di altre fonti. Pare comunque che Ho Chi Minh fosse contrario alle repressioni spietate: la prova indiretta di quest'affermazione è che il più grande imprigionamento di massa (31.000 persone arrestate) nonché l'assassinio di un centinaio di politici antimarxisti avvenne nel luglio del 1946, periodo in cui Ho si trovava fuori dal confini nazionali.

Indipendenza del Vietnam e guerra d'Indocina
Come già ricordato, l'abdicazione dell'imperatore Bao Dai portò Ho Chi Minh a dichiarare la nascita della Repubblica Democratica del Vietnam, finalmente indipendente. Di fronte alle tensioni tra Viet Minh e militari francesi, il comandante britannico Douglas Gracey proclamò la legge marziale: a tale strumento (che era una manovra posta in atto per favorire i francesi, che adesso avevano un appiglio legale per giustificare la repressione) lo statista vietnamita rispose proclamando il 24 settembre uno sciopero generale.
A fine settembre giunsero ad Hanoi 200.000 soldati cinesi nazionalisti che imposero ad Ho Chi Minh e al suo generale Lu Han lo scioglimento del Partito Comunista Vietnamita e la nascita di un governo di coalizione. Quando però Chiang Kai-Shek a seguito di un accordo col governo francese rinunciò alla sua influenza sul Vietnam in cambio della concessione di Shanghai, Ho Chi Minh non ebbe scelta e il 6 marzo 1946 firmò un accordo con Parigi nel quale si riconosceva il Vietnam come uno stato autonomo all'interno della Federazione Indocinese e dell'Unione Francese.
Tuttavia il bombardamento francese di Haiphong (avvenuto il 23 novembre), che costò la vita a circa 6.000 vietnamiti, gli fece cambiare radicalmente idea. Ho Chi Minh dichiarò nullo l'accordo precedente e il 19 dicembre scoppiò quindi la Guerra d'Indocina, che vide contrapposti i francesi (alleati con la Cambogia, il Laos e vietnamiti filo-colonialisti) ai Viet Minh. Nei primissimi mesi di guerra le truppe del generale Jean Etienne Valluy accerchiarono il rivoluzionario vietnamita a Việt Bắc e tentarono di catturarlo ma egli riuscì a scappare.
La vittoria dei comunisti nella guerra civile cinese (1 settembre 1949) diede a Ho Chi Minh la possibilità di trovare nuovi alleati: nel febbraio del 1950 egli si recò a Mosca dove incontrò Mao Zedong e Josif Stalin, con quest'ultimo che colse l'occasione per riconoscere il suo governo. I tre capi di stato concordarono sul fatto che il Vietnam sarebbe divenuto uno stato indipendente dotato di un governo comunista sostenuto e supportato dalla Cina, principale alleata dei Viet Minh. L'emissario di Mao in URSS ufficializzò la disponibile del governo maoista ad addestrare a Pechino anche 70.000 soldati vietnamiti, nonché ad allearsi militarmente con Ho qualora il conflitto con la Francia si fosse rivelato molto impegnativo.
Secondo il giornalista Bernard B. Fall, dopo alcuni anni di guerra Ho decise di negoziare una tregua con il nemico. I negoziatori francesi arrivarono al luogo dell'incontro, una capanna di fango col tetto di paglia (simile all'africano tucul), e furono sorpresi di vedere in un angolo della stanza un secchiello d'argento contenente ghiaccio e una bottiglia di Champagne. Proprio quando la trattativa sembrava a buon punto, un incidente diplomatico la fece andare a monte: i francesi chiesero la consegna di alcuni soldati giapponesi, ex nazionalisti divenuti comunisti, che avrebbero dovuto essere sottoposti al processo di Tokyo per crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale ma Ho Chi Minh rispose che gli ufficiali giapponesi erano ormai divenuti alleati e amici e non voleva tradirli, pertanto l'accordo non si trovò e la guerra andò avanti.
Inizialmente battuti, anche a causa della soverchiante superiorità bellica dei rivali, gli indipendentisti riuscirono a cogliere decisivi successi e vinsero il conflitto. Tra le principali imprese dei Viet Minh merita di essere citata la battaglia di Dien Bien Phu, che si rivelò decisiva per le sorti della guerra: essa si concluse il 7 maggio 1954 con la morte del colonnello Charles Piroth, la resa del comandante Christian de Castries e il netto successo delle forze comuniste.

Presidenza e Guerra del Vietnam
Nella successiva conferenza di Ginevra, il Vietnam fu riconosciuto indipendente ma venne diviso in due parti: sud (capitalista e filo-statunitense) e nord (comunista ed, almeno inizialmente, filo-sovietica). Ho Chi Minh divenne Presidente della Repubblica Democratica del Vietnam (il Vietnam del Nord appunto) nel 1954 (in teoria se n'era già dichiarato presidente il 2 marzo 1946, ma in quell'occasione non venne riconosciuto a livello internazionale).
Durante la conferenza Ho Chi Minh aveva proposto di istituire nel 1956 un referendum riguardo l'unificazione dei due Stati: dopo un'approvazione di massima, la proposta non passò a causa del veto posto dal Vietnam del Sud e dagli Stati Uniti. La circostanza portò Ho Chi Minh ad allontanarsi dall'Occidente e ad avvicinarsi a Stalin e Mao: ci furono arresti e, a volte, condanne a morte di esponenti politici anti-comunisti e filocolonialisti.
Ho Chi Minh instaurò in Vietnam un governo comunista: nazionalizzò le scuole, rese l'istruzione obbligatoria e gratuita, diede al Partito Comunista Vietnamita il ruolo di guida all'interno della società, istituì come forma di governo la repubblica parlamentare ed assegnò all'Assemblea Nazionale, che già deteneva il potere legislativo, la facoltà di eleggere il presidente dell'assemblea stessa, il primo ministro ed il presidente della repubblica.
Ho Chi Minh fu un moderato all'interno del Partito Comunista, e perse costantemente influenza nei confronti dei militanti radicali. Si ebbe una prova di ciò nel 1956, quando il partito scelse Le Duan come responsabile della guerriglia Viet Cong in Vietnam del Sud al posto del più moderato Giap, cui andavano le preferenze di Ho. Le Duan divenne anche segretario del partito del 1960 ma in ogni caso, grazie al suo grande carisma, Ho fu una forza trascinante nel tentativo di riunire il Vietnam del Nord con il Vietnam del Sud attraverso un'invasione negli anni sessanta.
Il governo della Repubblica Sudvietnamita (RVN) del presidente Diem, con l'appoggio degli USA sotto l'amministrazione Dwight Eisenhower, interpretò il Sud-est Asiatico come un altro campo di battaglia della Guerra Fredda e quindi non aveva interesse a far tenere elezioni democratiche che avrebbero favorito l'influenza comunista sul governo del Sud. Il Presidente Eisenhower annotò nelle sue memorie che se si fosse tenuta un'elezione su base nazionale, i comunisti avrebbero vinto prendendo l'80% dei voti. In aggiunta si disse che i comunisti probabilmente non avrebbero permesso elezioni libere nella loro parte di Vietnam. Indipendentemente da ciò, né gli USA né i due Vietnam avevano firmato la clausola elettorale dell'accordo. L'FLN (o comunisti vietnamiti) guidò l'insurrezione popolare contro il governo Sudvietnamita. Per salvare l'RVN, gli Stati Uniti iniziarono ad inviare consiglieri militari.
Cominciò così nel 1962 la terrificante guerra del Vietnam, che Ho Chi Minh tentò di scongiurare: nel 1963 ebbe uno scambio epistolare col presidente Diem nella speranza di aprire dei negoziati di pace. Lo statista sudvietnamita sembrava essersi convinto ma gli Stati Uniti erano ormai intenzionati a dare fuoco alle polveri e l'incertezza di Diem contribuì a screditarlo agli occhi degli yankee, che infatti l'anno seguente sostennero seppur in maniera molto discreta un colpo di stato contro di lui.
Ho Chi Minh guidò politicamente e pubblicamente (grazie al suo enorme prestigio e nonostante la sua tarda età) fino alla sua morte nel 1969, la guerra del Vietnam contro gli statunitensi che appoggiavano il Vietnam del Sud e che a partire dal 1965 sferrarono continui attacchi aerei contro il territorio del Vietnam del Nord e che si infiltravano clandestinamente anche attraverso il neutrale Laos: per l'occasione, si affidò anche alla lotta insurrezionale al sud dei guerriglieri Viet Cong. Essendo già abbastanza anziano al momento dello scoppio della guerra, Ho Chi Minh lasciò il comando delle operazioni al fidato Giap mentre anche politicamente dovette spesso dibattere con i suoi luogotenti più giovani e ambiziosi (Le Duan, Van Tien Dung, Nguyen Chi Thanh).
Anche dopo parziali sconfitte, a causa delle formidabile potenza delle forze americane entrate direttamente in combattimento a partire dall'estate 1965, non pensò mai di abbandonare la lotta ed anzi suggerì ai suoi soldati di combattere in posti impervi e difficili da localizzare, da raggiungere e da oltrepassare in modo tale che i vietcong fossero favoriti dalla maggior conoscenza del luogo: uno di questi campi di battaglia venne rinominato Sentiero di Ho Chi Minh in suo onore. Quando, alla fine degli anni Sessanta, Le Duan riuscì a far arrivare nel Vietnam del Nord 320.000 volontari cinesi che si impegnarono in un'opera di ricostruzione delle infrastrutture danneggiate, Ho e Giap ebbero la possibilità di spostare più soldati sul fronte bellico.
L'ultima grande offensiva militare che vide fu l'offensiva del Tet in cui Giap, utilizzando i suoi consigli tattici, diede vita ad una serie di audaci operazioni in tutto il Sud non urbanizzato; Ho Chi Minh aveva capito che nelle guerre moderne l'elemento psicolgico era importante come quello tattico-strategico, se non addirittura di più: gli statunitensi, ormai convinti di essere a un passo dalla vittoria del conflitto, erano convinti di trovarsi di un fronte un nemico capace solo di opporre una sterile resistenza difensiva; subire un'offensiva su larga scala, anche se magari confusa e troppo ardita, fu per loro un bruttissimo colpo al morale.

La morte
Nel 1969, quando le trattative diplomatiche erano appena iniziate, la salute di Ho cominciò a peggiorare a causa del diabete e di altre malattie che lo colpirono impedendogli di partecipare a ulteriori manifestazioni politiche. Tuttavia, insisté sul fatto che le sue truppe dovevano continuare a combattere fino alla vittoria totale: al rivoluzionario vietnamita non interessava essere presente al momento del trionfo, il suo unico desiderio era quello di vedere un Vietnam unito e libero.
Stanco e malandato, Ho Chi Minh morì 79enne la mattina del 2 settembre del 1969 a causa di un arresto cardiaco (ma la notizia venne data alla popolazione solo due giorni dopo). Il suo successore alla presidenza non fu una singola persona ma una collettivo di ministri, militari e uomini politici che proseguirono nel suo intento di liberare tutta la penisola vietnamita.
Al suo funerale parteciparono migliaia di vietnamiti nonché i leader dei principali partiti comunisti del mondo: per l'Italia, si recò nel luogo della cerimonia Enrico Berlinguer.

Eredità politica e umana
Da statista, Ho ebbe stretti rapporti con il Partito Comunista Cinese e con il suo presidente, Mao Zedong. Rispondendo a un intervistatore, che gli chiedeva come mai non scrivesse tanti libri come il suo omologo cinese, Ho rispose: "Se trovate qualcosa su cui il presidente Mao non abbia scritto, ditemelo: cercherò di colmare tale lacuna".
Durante la sua presidenza, Ho fu al centro di un grosso culto della personalità, che ebbe un incremento dopo la sua morte. La sua salma infatti subì un procedimento di imbalsamazione simile a quello destinato a Lenin, e ad occuparsene fu proprio l'équipe sovietica di medici e di tecnici che segue la manutenzione delle spoglie di quest'ultimo. Attualmente la salma è esposta ad Hanoi, in un apposito mausoleo.
Il suo ruolo politico negli ultimi tempi di vita fu comunque modesto, e la sua persona svolse soprattutto la funzione di simbolo.
Nel 1975 la città di Saigon (Sàigòn) venne ribattezzata Città di Ho Chi Minh in suo onore. Gli vennero dedicati un museo, un mausoleo e numerose statue; anche l'UNESCO, nel 1987, invitò i leader degli stati membri a partecipare alla commemorazione del centenario della nascita del leader vietnamita visto "l'importante e poliedrico contributo del Presidente Ho Chi Minh nei settori della cultura, dell'istruzione e delle arti" e "la dedizione di Ho Chi Minh alla causa della liberazione nazionale del popolo vietnamita" che contribuì "alla lotta comune dei popoli per la pace, l'indipendenza nazionale, la democrazia e il progresso sociale".
Ho era noto per il suo stile di vita semplice, la moderazione e l'integrità, ed era chiamato affettuosamente "Zio Ho" dai suoi sostenitori. Sei anni dopo la sua morte, quando i comunisti riuscirono a conquistare il Vietnam del Sud, diversi carri armati del Vietnam del Nord contenevano uno striscione con scritto: "Sei sempre in marcia con noi, caro zio Ho".
Naturalmente la sua personalità non è stata ugualmente apprezzata da una parte dei suoi connazionali, soggetti, non di certo per sua volontà, agli eventi finali ed alle conseguenze civili della occupazione conclusiva del Nord Vietnam sul conquistato Sud, caratterizzate da feroci repressioni, persecuzioni, confische, e violenze diffuse, che anziché riconciliare la popolazione prostrarono economicamente il paese e produssero la fuga in massa all'estero di tutta una parte della popolazione stessa, producendo il noto fenomeno del "Boat people", che vide l'esodo di migliaia di famiglie verso gli altri paesi dell'Asia, dell'America e dell'Europa.

* 1992 - Sergio Moroni (Brescia, 27 gennaio 1947 – Brescia, 2 settembre 1992) è stato un politico italiano.
Conseguita la laurea in lettere, dal 1980 al 1987 fu consigliere regionale lombardo ricoprendo gli incarichi di assessore al Lavoro prima, alla Sanità poi, e infine ai Trasporti.
Fisicamente provato da un tumore al rene in stadio avanzato che lo aveva costretto al ricovero presso l'Ospedale San Raffaele[1], Moroni ricevette, nell'estate del 1992, due avvisi di garanzia: uno per il troncone giudiziario che riguardava le discariche lombarde (in quanto predecessore del segretario regionale del PSI Andrea Parini) e le attività delle Ferrovie Nord[2], l'altro per i lavori all'ospedale di Lecco (in quanto ex assessore regionale alla Sanità)[3].

Il 2 settembre si sparò in bocca con un fucile nella cantina del condominio dove abitava con la moglie e la figlia: fu trovato, attorno alle 20:00, dalla donna di servizio e dal suo autista. Moroni lasciò alcune lettere indirizzate a parlamentari del suo partito, lettere che i Carabinieri subito sequestrarono e che furono immediatamente rese pubbliche.

▪ 1994 - Don Vittorio Pastori soprannominato Don Vittorione (Varese, 15 aprile 1926 – 2 settembre 1994) è stato un sacerdote missionario italiano.
Titolare di un ristorante di successo a Varese, ha lasciato tutto per seguire l'allora parroco della città, Enrico Manfredini, nominato vescovo di Piacenza.
Nel 1972 fonda a Piacenza il Movimento Africa Mission, e dieci anni dopo la ONG ONLUS Cooperazione e Sviluppo allo scopo di portare aiuti concreti alle popolazione povere dell'Africa, e in particolare dell'Uganda.
Si calcola che nel corso della sua vita abbia compiuto 147 viaggi in quella terra.
È morto d'infarto il 2 settembre 1994. Oggi riposa nel piccolo cimitero della frazione Rasa di Varese, di cui era originario.

La Missione in Uganda
«Chi ha fame, ha fame subito, chi ha sete ha sete ora, chi soffre soffre adesso.» (Don Vittorione)

Il sacerdozio
Per moltissimi anni fu diacono della Chiesa cattolica. Venne consacrato sacerdote il 15 settembre 1984 da Cipriano Biyehima Kihangire, vescovo di Gulu.

Curiosità
«Di gràss, l' é bell fidàss.
È bello fidarsi dei grassi!
Proverbio lombardo»

Don Vittorio, per incentivare la gente a fare della beneficenza per le sue missioni in Uganda, citava sempre questo proverbio lombardo, riferendosi anche alla sua possente stazza fisica di 200 kg, che gli valse il soprannome di Don Vittorione.

Bibliografia
Sandro Pasquali, Don Vittorione. Il bulldozer degli ultimi, Milano, ed. Paoline, 1996 - ISBN 978-88-315-1227-5

▪ 1999 - Margherita Guarducci (Firenze, 20 dicembre 1902 – Roma, 2 settembre 1999) è stata un'archeologa ed epigrafista italiana, protagonista di momenti cruciali per la comunità accademica internazionale del XX secolo.

Carriera accademica
Allieva dell'archeologo Federico Halbherr all'epoca della sua giovinezza, fu una delle prime archeologhe della Missione Archeologica Italiana a Creta (dal 1910 divenuta Scuola Archeologica Italiana di Atene) ed in questa veste pubblicò l'opera del proprio maestro, le Inscriptiones Creticæ, comprendente le iscrizioni in lingua greca e latina dell'isola di Creta, tra le quali vi era la Grande Legge di Gortyna, il codice giuridico più grande che l'antichità ci abbia trasmesso. Con questa pubblicazione Margherita Guarducci si guadagnò fama internazionale.
Ottenuta nel 1931 la docenza di Epigrafia ed Antichità Greche presso l'Università di Roma "La Sapienza", la mantenne fino al 1973, continuando però ad insegnare fino al 1978 alla Scuola Nazionale di Archeologia di Roma, ente di cui fu anche direttrice.
Al periodo del suo insegnamento risalgono le sue opere sulla didattica dell'epigrafia greca: i quattro volumi della Epigrafia Greca ed il volume di compendio L'epigrafia greca dalle origini al tardo Impero. Il suo nome è legato alla attribuzione, sotto la basilica di San Pietro in Vaticano, della presunta tomba dell'apostolo San Pietro. Al termine della carriera accademica venne nominata Professore Emerito dell'Università "La Sapienza". Dal 1956 socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, divenne socio nazionale nel 1969 e membro della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Ottenne due lauree honoris causa dall'Università Cattolica di Milano e dall'Università di Rennes. Le sue opere sono oggi pubblicate dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Gli anni a Creta e le Inscriptiones Creticæ
Laureata a Bologna nel 1924, frequentò la Scuola Nazionale di Archeologia a Roma e, dal 1927 in poi, ad Atene. La sua fu una delle prime presenze femminili dell'archeologia italiana in Grecia. Era allora direttore della Scuola Alessandro Della Seta e responsabile degli scavi nell'isola di Creta, presente in territorio greco già dal 1880, era Federico Halbherr, allievo a Firenze dell'archeologo Domenico Comparetti. La Guarducci collaborò con Halbherr, di cui sarebbe divenuta l'allieva prediletta, agli scavi della città cretese di Gortyna, che avrebbe continuato anche dopo la morte di Halbherr, nel 1930. Subentrato alla direzione della Missione Cretese Louis Pernier, la Guarducci, i cui interessi si rivolgevano spiccatamente alla disciplina epigrafica, si assunse il compito di portare a compimento l'opera del suo maestro, cioè di raccogliere in unico corpus le iscrizioni greche e latine di Creta posteriori al VII secolo a.C. Cominciò un lungo lavoro di ricognizione lungo tutta l'isola, verificando l'esattezza dei rilevamenti di Halbherr, apportando le eventuali correzioni e compiendo lei stessa nuovi rilevamenti. Continuerà a tempo pieno questo lavoro fino al 1931 e poi, ottenuta la cattedra di Epigrafia e Antichità Greche all'Università di Roma "La Sapienza", durante l'estate, fino al 1950, anno in cui pubblicherà il risultato di venti anni di ricerche, le Inscriptiones Creticæ, edite tra il 1935 ed il 1950, oggi giudicate non solo come una semplice raccolta di iscrizioni, ma più compiutamente come una vera e propria silloge dell'archeologia, della topografia e delle antichità delle città cretesi.
L'opera, suddivisa in quattro volumi secondo un criterio geografico (Creta Centrale, Creta Occidentale, Creta Orientale, Gortyna), porta il titolo completo di Inscriptiones Creticæ, opera et consilio Friderici Halbherr collectæ, curavit Margarita Guarducci, ed è redatta in latino, come imposto dalla tradizione dei corpora epigrafici compilati dall'Accademia di Berlino nel XIX secolo. I singoli volumi portano i titoli seguenti (si riporta anche l'anno di pubblicazione):
▪ Tituli Cretæ mediæ præter Gortynios (1935)
▪ Tituli Cretæ occidentalis (1939)
▪ Tituli Cretæ orientalis (1942)
▪ Tituli Gortynii (1950)
Ogni volume è corredato da un ampio apparato bibliografico diviso in sezioni (Archæologica, Epigraphica) e da una introduzione che illustra gli aspetti acheologici, topografici ed antiquarii della zona dell'isola trattata. delle iscrizioni presentate sono fornite fotografie, apografi, trascrizione ed un ampio commento.

La Grande Legge di Gortyna
Nel quarto volume, incentrato sulla città di Gortyna, la studiosa affronta lo studio della cosiddetta Grande Legge o Grande Iscrizione di Gortyna (Inscr. Cret., vol. IV, n.72), scoperta da Federico Halbherr nel 1884.
L'iscrizione, facente parte di un edificio usato come Odeon, è incisa su di un muro concavo lungo circa 8 m ed alto 175 cm. L'iscrizione è suddivisa in dodici colonne in scrittura bustrofedica (dal greco boustrophedon, è un tipo di scrittura che alterna una linea in scrittura progressiva, da sinistra verso destra, ad una linea in scrittura retrograda, da destra verso sinistra, per tutta la lunghezza del testo). È probabile che, sul lato sinistro del muro, esistessero altre otto colonne, oggi perdute. Non si tratta di un vero e proprio "codice di leggi", ma piuttosto, con termine latino, di una satura legum, ovvero di una raccolta di leggi sparse, aggiornamenti di leggi antiche precedenti e leggi nuove incentrate su di uno specifico argomento. Nel caso della Grande Legge di Gortyna, le leggi iscritte appartengono per la maggior parte al diritto di famiglia, salvo alcuni enunciati di materia economica.

L'Epigrafia Greca
Risultato del lungo periodo di insegnamento fu un'opera che, ancora oggi, costituisce un caposaldo della didattica dell'epigrafia greca: la Epigrafia Greca, in quattro volumi, pubblicata tra il 1967 ed il 1978. Pensata come opera di ampio respiro, essa, per espressa volontà dell'autrice, non si rivolge solamente ad un pubblico di studiosi di scienze dell'antichità, ma in generale anche agli studenti, agli appassionati ed a coloro che muovano i primi passi all'interno di questa materia che, secondo Margherita Guarducci, "è una delle più agili, fresche e divertenti discipline degli studi classici".
La suddivisione in volumi dell'opera segue un criterio contenutistico, nel modo seguente:
▪ Caratteri e storia della disciplina. La scrittura greca dalle origini all'età imperiale (1967)
▪ Epigrafi di carattere pubblico (1969)
▪ Epigrafi di carattere privato (1974)
▪ Epigrafi sacre, pagane e cristiane (1978)
L'opera, redatta con uno stile chiaro e lineare, accanto alle spiegazioni teoriche espone anche casi concreti, fornendo al lettore una vera e propria "piccola antologia" di iscrizioni greche, tutte correlate da fotografia, in alcuni casi l'apografo, traduzione e commento individuale e, molto spesso, indicazioni bibliografiche per ogni singola iscrizione. In fondo ad ogni volume si trova un'ampia bibliografia inerente all'argomento trattato.
A causa di una tiratura limitata, i volumi della Epigrafia Greca andarono presto esauriti, cosicché la Guarducci sentì la necessità di metter mano ad un quinto volume, che fungesse da "compendio" ai quattro precedenti. Vide così la luce L'epigrafia greca dalle origini al tardo impero, pubblicata nel 1987.

Ecco come la ricorda un'altra grande studiosa del mondo antico recentemente scomparsa, Marta Sordi:

È merito soprattutto di Margherita Guarducci (la più grande, forse, epigrafista del nostri tempi, scomparsa da pochi anni) avere individuato, con un’indagine condotta per molti anni in mezzo a difficoltà e a polemiche, e attenta sempre ai dati risultanti dalle fonti e alle conferme emergenti da un lavoro interdisciplinare, la tomba e le reliquie di Pietro.

I punti fondamentali della dimostrazione della Guarducci sono i seguenti:

1) Sotto la Basilica costantiniana e nelle sue immediate vicinanze esisteva un sepolcreto le cui tombe più antiche risalgono al I secolo d.C., all’epoca cioè del martirio dell’Apostolo.

2) Sotto il luogo nel quale, nell’attuale basilica, sorge l’altare papale, c’è un’edicola funeraria risalente al 160 circa d.C. e da identificare con il “trofeo” di cui parla Gaio.

3) Sul “muro rosso”, a cui l’edicola è addossata, c’è un graffito in greco databile alla stessa epoca dell’edicola, con le parole Petros eni, “Pietro è qui dentro”.

4) Il cosiddetto “muro g”, vicinissimo all’edicola, é pieno di graffiti, risalenti al III e IV secolo, che invocano, con un singolare sistema di crittografia mistica (applicando valori simbolici ad alcune lettere, congiungendo due o più lettere per esprimere concetti religiosi, trasfigurando lettere in simboli cristiani) i nomi di Cristo, Maria e Pietro, e rivelano la devozione dei pellegrini.
Le ossa di Pietro si trovavano originariamente sotto l’edicola del II secolo, e furono poste, al tempo di Costantino, nel loculo marmoreo apprestato nello spessore del “muro g”, avvolte in un drappo di porpora intessuto d’oro di cui sono stati ritrovati, con le ossa, alcuni frammenti: esami merceologici e chimici hanno dimostrato che essi appartengono a una stoffa finissima, tinta di autentica porpora di murice, intessuta di oro purissimo. In quanto alle ossa, esse hanno rivelato un individuo adulto, di sesso maschile, di età senile fra i 60e i 70anni.
Il 26 giugno 1968 Paolo VI annunziò pubblicamente l’avvenuto riconoscimento delle reliquie di Pietro.

Bibliografia
M. Guarducci, La tomba dl Pietro, Roma 1959.
M. Guarducci, La tomba di San Pietro: una vicenda straordinaria. Milano 1989.
C.P Thiede, Simon Pietro della Galilea a Roma. trad. it. Milano 1999, p. 291 ss.
E. Grzybek, Les premiers chrétiens a Rome, in Neronia VI, Coll. Latomus, vol. 268, 2002. p. 565 ss.
AA.VV., Pietro: la storia, l’immagine, la memoria, Venezia 1999.


▪ 2001 - Christiaan Neethling Barnard (Beaufort West, 8 novembre 1922 – Pafo, 2 settembre 2001) è stato un chirurgo sudafricano, assurto alla fama mondiale per essere autore del primo trapianto cardiaco della storia della medicina.

▪ 2009 - Roger Aubert (Ixelles, 16 gennaio 1914 – Schaarbeek, 2 settembre 2009) è stato uno storico e teologo belga, specialista della vita del cattolicesimo dell'Ottocento e del Novecento, specialmente del Papato.
Nipote dell'egittologo Jean Capart (1877-1947), compì gli studi secondari all'Institut Saint-Boniface-Parnasse (Ixelles). Ottenne la laurea in storia all'Università cattolica di Lovanio nel 1933 e studiò teologia al Seminario di Malines.
Aubert fu ordinato sacerdote nel 1938 - prima dell'invasione del Belgio - proseguendo poi gli studi teologici all'università cattolica di Lovanio. Accumulò in pochi anni (1939-1945) i gradi di dottore e "Magister Sacrae Theologiae". Nel 1951 divenne canonico onorario.
Fu professore successivamente al Seminario di Malines (1944-1952) e alla stessa università dal 1952 al 1983. La sua bibliografia conta oltre 500 titoli.

Riconoscimenti
Membro di diverse commissioni storiche, parecchie lauree honoris causa (nelle università di Nimega, 1963; Milano, 1965; Tubinga, 1967; Graz, 1985); membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche (1968); e del Consiglio scientifico dell'Istituto Paolo VI di Brescia (1980), della British Academy (1980), presidente del Comitato scientifico della Fondazione Giuseppe Sarto, istituzione culturale costituita nel 1985 dal Comune di Riese (nel 1988).
Nell'occasione del suo novantacinquesimo compleanno, i suoi colleghi e studenti pubblicarono un Festschrift: La papauté contemporaine (XIXe-XXe siècles) - Il papato contemporaneo (secoli XIX-XX).