Associazione Cultura Cattolica

I politici con la lettera scarlatta

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Leggo sull'editoriale apparso su Famiglia Cristiana:

"Qualcosa di nuovo c'è sempre, anche se può essere un nuovo che si rifà all'antico. È il caso di una dichiarazione del rettore della Pontificia università lateranense, monsignor Fisichella, che ha sottolineato il rischio di una "diaspora culturale dei cattolici" in un momento in cui la Chiesa non può rinunciare a ricordare loro che sono in gioco la verità e la dignità della persona. Un rischio incombente, secondo un lucido editoriale di Avvenire in cui si elencano i progetti di legge, quasi fotocopie uno dell'altro, presentati dal Centrosinistra in cinque Regioni (Emilia-Romagna, Umbria, Campania, Puglia e Piemonte, dove il primo firmatario è però di Forza Italia) «per disciplinare le unioni civili equiparandone in larga misura i diritti a quelli delle famiglie ordinarie», cioè fondate sul matrimonio.

Poi è arrivato l'editoriale del mensile Vita pastorale, scritto dall'autorevole sacerdote Maurilio Guasco, contenente un chiaro quadro della scena politica italiana, con le contraddizioni nei due poli: l'Unione sfidata dalle spinte interne alle "coppie di fatto", la Casa delle libertà in cui si proclama a gran voce la difesa della famiglia, ma dove «quasi tutti i capi sono divorziati e risposati, o hanno scelto di trasformare la loro unione in coppia di fatto», quando «i cristiani sanno che per un credente vale molto più l'esempio che l'astratta affermazione dei valori»."

Che anche nella Casa delle Libertà ci siano utili idioti che si prestano a certa deriva nichilista, nessuno lo nega.
Che però nel Centro sinistra, sia la norma e alcuni argomenti siano visti come una "conquista di nuove libertà" credo sia altrettanto innegabile.

Riguardo poi alla lettera scarlatta da mettere sul petto dei politici della Casa delle libertà che non sono riusciti a mantener fede alle loro promesse di matrimonio, io non me la sento proprio di giudicare il peccato altrui, c'è stato qualcuno che ha fatto scendere dalla pianta un certo Zaccheo per andare a mangiare a casa sua, figurarsi se io mi permetto.

Guardo ai fatti:
è meglio un politico peccatore che riconosce il valore della famiglia e fa leggi per favorirla,
riconosce il valore della sussidiarietà, si adopera perché la legge sull'aborto venga applicata in tutte le sue parti, anche in quelle dove si prevede che le donne siano aiutate a superare i motivi che le costringono ad abortire?
Oppure, è meglio un politico "irreprensibile" che si adopera perché la famiglia sia equiparata ai PACS, perché il volere popolare espresso con il referendum sulla Legge 40 venga abolito, l'educazione diventi compito dello Stato e non della famiglia e quando era a capo del parlamento Europeo, scandalizzato dalla scelta di Bush che aveva negato i finanziamenti a quelle associazioni che si adoperavano per favorire le pratiche abortive, decise di provvedere con i nostri soldi al finanziamento?