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La famiglia nell'Antico Testamento

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Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra
" (Gen 1, 27-28a).

Con questi versetti della Genesi nasce la prima famiglia umana, voluta da Dio Creatore e da Lui stesso benedetta anche nella sua discendenza. Se andiamo un po' più avanti, sempre nello stesso libro biblico, troviamo scritto ancora:
"Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gen 2, 24).

Dall'inizio del Libro Sacro per i cristiani, troviamo la creazione della prima famiglia umana, l'uomo, il maschio, da solo non poteva vivere sulla terra ed allora il Padre Celeste gli mette accanto una creatura che sia degna di stargli di fronte, la donna, con la quale condividere tutti i giorni della sua vita, e con la quale divenire una "carne sola".
La Bibbia, riguardo al matrimonio, ed alla famiglia, ci offre un quadro, a livello teologico, molto profondo. Dal matrimonio deriva e nasce la famiglia umana. Però non sempre troviamo che questo tipo di ideale, nel libro biblico, si sia realizzato in modo giusto. Difatti, se si legge con attenzione la storia di alcune famiglie, nell'Antico Testamento, notiamo come la realtà sia diversa dal progetto "ideale" di famiglia, originario e voluto da Dio.
Per quanto riguarda, dunque, l'Antico Testamento, dopo aver letto quello che si può considerare l'ideale del matrimonio e della famiglia, riscontriamo subito un caso di morte: un assassinio fratricida. Ed in seguito, possiamo notare come non venga sempre rispettata la monogamia nelle famiglie.
Bisogna arrivare a Noè per avere di nuovo una famiglia fondata su un matrimonio monogamico. Dio, poi, rinnova proprio a lui la stessa benedizione che aveva dato alla prima coppia umana.
Osservando più attentamente il libro della Genesi, ci rendiamo conto che, ad essere messe in risalto, sono comunque delle famiglie. Le famiglie di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, fanno come da "veicolo" per raccontarci il cammino di un popolo non solo verso la terra promessa, ma anche nel rapporto col Creatore.
In effetti, tutta la storia biblica passa attraverso la storia di famiglie, delle loro vicissitudini, dei loro rapporti interni e dei loro rapporti con Dio. Pure se, a volte, il comportamento non è dei migliori. Abramo vive una specie di poligamia, avendo un figlio dalla schiava Agar, come pure il comportamento coniugale di Giacobbe non è certo esemplare, visto che ha figli da due mogli di primo grado, e poi da due di secondo. E, se guardiamo poi la situazione di Davide, certamente non è migliore delle precedenti.
Insieme ad esperienze poco "adeguate" di vita matrimoniale e familiare, non mancano famiglie che, invece, vivono la loro vita coniugale in maniera esemplare. Possiamo ricordare senz'altro l'esempio datoci da Rut, o quello di Tobia.
Un esempio molto particolare è quello di una madre che si rivolge ai suoi figli davanti al martirio. E' ciò che possiamo leggere in 2 Mac 7,22-23. 27-29. Vi ritroviamo la consapevolezza femminile che la vita umana è un dono inestimabile ma, nello stesso tempo, la drammaticità della situazione le conferisce un rilievo molto particolare. Questa madre eroica deve decidere tra apostasia e martirio, tra le offerte allettanti del re Antioco IV Epifane, e il consegnare alla morte la propria vita per la fedeltà al Dio dei padri, al Signore di Israele. Una madre che, con i suoi sette figli, si trova di fronte al momento della verità. E' un esempio di famiglia che è unita nella fede fino all'ultimo momento della vita terrena e che non esita a sacrificare tutti i suoi componenti proprio in virtù di questa fede. La madre, in questa situazione descrittaci nell'Antico Testamento, non esita, davanti alla morte imminente, momento limite nel quale è difficile mentire, a fare leva su tutta la sua fede e a dare forza ai suoi figli e ad opporsi all'arbitrio del re.
Possiamo, quindi, asserire che, nell'Antico Testamento, nonostante situazioni di vita familiare, certamente non esemplari, anche perché legate ad una cultura particolare di quel tempo e di quell'ambiente, comunque abbiamo che l'ideale di famiglia è quella fondata sul matrimonio monogamico, un matrimonio basato sull'amore e vissuto con amore. Una famiglia dove ci sia la gioia dei figli è l'ideale di famiglia che emerge dall'ambito biblico e che, di solito era anche l'ideale ebraico di vita familiare.

Nell'Antico Testamento, presso i Profeti, viene spesso adoperata l'immagine nuziale, per poter parlare dei rapporti fra Dio ed il Suo popolo. Anzi, possiamo notare come vengano adoperati anche simboli, che provengono dall'ambito della famiglia, per poter esprimere meglio il rapporto fra Dio ed Israele.
Dio viene chiamato lo sposo, oppure anche il fidanzato, colui che è sempre fedele alla sua sposa.
Israele invece è la sposa, o la fidanzata, ma frequentemente non è fedele al suo sposo e lo tradisce.
Il ricorrere all'immagine sponsale, per parlare del rapporto fra Dio ed Israele, mette in luce l'importanza data al matrimonio ed alla famiglia, nell'ambito biblico.
E' il profeta Osea che adopera molto questa immagine, partendo dalla sua situazione matrimoniale non certamente positiva: infatti la moglie Godemer lo tradisce.
Come la fedeltà coniugale è il simbolo dell'alleanza fra Dio e gli uomini, così il tradimento nelle vita matrimoniale, diventa simbolo dell'infedeltà del popolo verso il Suo Signore.
Il tema di Jhwh come sposo, viene ripreso poi da Geremia, nel quale troviamo il richiamo al periodo del fidanzamento, quindi dell'amore più tenero e dolce. Proprio per questo, in seguito, diventa più forte e pesante il rimprovero che viene fatto al popolo quando si mostra infedele.
Sempre l'immagine nuziale viene ripresa ancora da Ezechiele e, soprattutto, ricorre maggiormente nel Secondo e nel Terzo Isaia.
"Perché chi ti fece ti prende come sposa:
il suo nome è Signore degli eserciti.
Tuo redentore è il Santo d'Israele, si chiama Dio di tutta la terra"
(Is 54, 5).
Abbiamo, in queste parole, tutto il trasporto dello sposo verso la sua sposa. Uno sposo che mostra apertamente le sue intenzioni e dichiara il suo nome. Egli è il Signore degli eserciti, è "colui" che creò la sposa ed ora la prende con sé.
L'immagine dell'amore sponsale, ancora una volta, diventa immagine del rapporto d'amore fra Dio ed il suo popolo.
Se il matrimonio, presso il popolo d'Israele, non avesse avuto una grande importanza, Dio non avrebbe potuto prenderlo come simbolo del suo rapporto con il popolo.
Troviamo un continuo intrecciarsi della vita familiare, sia con fedeltà che con tradimenti, con la vita religiosa: un intreccio che in fondo ha anche un altro significato.
Non è solo il matrimonio che fa da simbolo per l'alleanza fra il Creatore e la creatura prediletta, ma abbiamo anche un voler presentare all'uomo, da parte di Dio, un progetto sulla famiglia. Dio insegna, indica, all'uomo cosa Lui intende per fedeltà coniugale, quanta importanza abbia la famiglia per il Signore.
E, per Jhwh, il matrimonio è talmente importante da essere considerato come alleanza. Ritroviamo questo in Malachia, il quale ci presenta questo compenetrarsi fra l'alleanza di Dio col popolo e quella fra gli sposi.
L'Alleanza, che può essere considerata come il pilastro portante del modo di rapportarsi fra Dio ed Israele, diventa anche il punto principale sul quale si impernia la vita di una famiglia.
Passando poi dall'ambito profetico a quello sapienziale, troviamo sempre che la famiglia ed il matrimonio, con tutto il loro insieme di valori, sono presi in considerazione e messi in risalto.
Qui si aggiunge anche un altro elemento di importanza fondamentale: il figlio come dono di Dio.
La coppia di sposi si considera benedetta da Dio quando riesce a concepire e dare alla luce un figlio. Si allarga ancora di più il cerchio dei valori familiari, aggiungendo ora il rapporto genitori-figli e viceversa. Per i genitori c'è l'obbligo dell'educazione della prole, mentre per il figlio quello di onorare il padre.
Nell'ambito della letteratura sapienziale emerge però un libro che, per il suo contenuto, possiamo senz'altro dire che sia tutto rivolto a mettere in risalto l'amore fra un uomo ed una donna.
Parliamo del Cantico dei Cantici. In esso è contenuto un messaggio prettamente nuziale nel dialogo fra due innamorati.
Può essere visto da due angolature. Da una parte l'amore che lega queste due persone, l'una all'altro, il loro cercarsi reciproco, il loro dichiararsi i propri sentimenti, rivelano un forte legame fra i due.
Dall'altra questo rapporto non è solo un rapporto d'amore "umano" ma può essere visto anche, nell'ambito dell'Alleanza, quale rapporto d'amore fra Dio ed Israele.
E' un dialogo continuo, un intersecarsi di sentimenti molto forti che legano i due "protagonisti" del Cantico, un cercarsi e ricercarsi a vicenda. Come è pure un dialogo d'amore continuo il rapporto fra Jhwh ed il suo popolo. Un amore che, da parte di Dio, è sempre forte e costante verso il suo popolo. Tale amore che si esprime con questo dialogo diventa anche il prototipo dell'amore fra due sposi: un amore che deve rispecchiare quello divino, privo di infedeltà e rancori, e pieno di quella forza che solo in Lui si può trovare.