"Il mio nome è Asher Lev" 1 - La vita di Chaim Potok

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“IL MIO NOME E’ ASHER LEV” di CHAIM POTOK
Il romanzo Il mio nome è Asher Lev è stato scritto nel 1972 dallo scrittore americano Chaim Potok, e parla della incancellabile e potente attrazione che la bellezza suscita nella vita dell’uomo e delle scelte drammatiche che impone per affermarla.
E’ il più famoso dei testi di questo Autore.
Prima di presentare il romanzo, ricordiamo che Chaim Potok è uno dei maggiori rappresentanti della letteratura ebraica contemporanea e uno dei più grandi scrittori del XX secolo.
Rispondendo a chi gli chiedeva quali fossero secondo lui i contenuti e gli scopi della letteratura, diceva:
”La verità della vita, la durezza della vita, la difficoltà della vita, il modo in cui riusciamo ad affrontarla e, la cosa più importante, come siamo fatti dentro quando ci confrontiamo con il mondo …lo scopo della letteratura è confrontarsi con la realtà così com'è, vedere come gli uomini possono agire e confrontarsi tra loro” (Intervista a Chaim Potok per Fahrenheit, online sul sito di Radio3, 1/11/2001). E i contenuti dei suoi scritti, i drammi presenti nella sua narrazione, i conflitti interiori, le passioni e le scelte riflettono le sue convinzioni ed esperienze personali, i giudizi maturati, i rapporti con le persone che ha conosciuto e in mezzo alle quali è vissuto, i comportamenti osservati, i caratteri della società a lui contemporanea.
Questa la sua vocazione e l’obiettivo del suo operare: scrivere la verità della vita perché ogni uomo, a qualunque religione o cultura appartenga, si riconosca nella parola scritta, nei personaggi presentati, nelle vicende narrate, e possa arricchirsi di una umanità che è comune a tutti gli uomini, imparando a riflettere e a giudicare, in un confronto e incontro fra uomo e uomo che la letteratura favorisce e chiede.
La vita
Chaim Potok è nato nel 1929 (un anno difficile per l’economia e la società americana) a New York, dove si era trasferito il padre immigrato dalla Polonia, spinto dall’antisemitismo sempre più violento che costringeva gli ebrei ad abbandonare il loro paese d’origine.
La sua famiglia e i suoi avi erano ebrei di stretta osservanza, e questo è il ritratto che egli ha dato di sé nel corso di un’ intervista con Cheryl Forbes : “Io ero chassidico, anche se non avevo la barba e i riccioli rituali. Mia madre discendeva da una importante dinastia chassidica e mio padre era chassidico. Questo dunque è il mondo da cui discendo”.
Il nome della famiglia Potok significa “corso d’acqua veloce”, e il nome proprio Chaim significa “vita” e probabilmente gli proveniva dal nonno russo.
Con la famiglia, Chaim ha trascorso a Brooklin l’adolescenza e all’età di nove anni mostrava già di possedere uno spiccato spirito d’artista: oltre allo studio si dedicava alla pittura, pur essendo consapevole che questa sua passione non poteva essere ben vista, anzi veniva inevitabilmente ostacolata dai genitori, perché le arti, soprattutto la pittura e la scultura, sono considerate dagli ebrei una violazione del secondo comandamento.
Quest’ arte in seguito è stata abbandonata (anche se in realtà lo scrittore non ha mai rinunciato del tutto a dipingere, come dimostrano le sue opere pittoriche), ma col passare del tempo una vocazione più profonda si veniva sempre più affermando nel giovane Chaim, indirizzandolo verso il mondo della scrittura.
Un’estrema vigilanza si applicava a tutta la sua educazione, e per quanto riguardava la sua formazione culturale, le letture permesse erano controllate e selezionate dai genitori, che conformemente alla loro concezione educativa e religiosa cercavano di distoglierlo dall’accesso a testi che non riguardassero il mondo ebraico e le sue tradizioni immutabili, tramandate di generazione in generazione.
Nella realtà, come egli ha spesso ricordato, questo controllo non gli impediva di frequentare le biblioteche e di leggere con passione gli autori che avrebbe considerato per tutta la vita i suoi modelli e maestri: James Joyce, Thomas Mann, Fëdor Dostoevskij, Ernest Hemingway e Shmuel Yosef Agnon. All’età di quattordici anni fu colpito dalla lettura del romanzo Ritorno a Brideshead di Evelyn Waugh e la successiva conoscenza di Joyce lo convinse che la scrittura era la sua strada e la sua vocazione .
Così, mentre apprendeva il Talmud secondo l’educazione ortodossa impartita ai giovani della sua età, Chaim iniziava a scrivere e con l’audacia della giovinezza, a 17 anni non esitava ad inviare il suo primo manoscritto alla rivista The Atlantic Monthly, ricevendo dall'editore i complimenti per quanto aveva scritto. (1. - continua)