Associazione Cultura Cattolica

"Il mio nome è Asher Lev" 3 - Incontri di Potok. Il romanzo

Asher Lev è il nome del protagonista, l’io narrante, che all’inizio del romanzo dichiara che è arrivato per lui il momento di raccontare la sua storia per difendersi dalle ingiuste accuse che la sua comunità gli rivolge
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it

I viaggi e gli incontri
Potok ha trascorso buona parte della sua vita a Merion, in Pennsylvania, ma è stato anche alcuni anni a Gerusalemme, con la moglie e i figli e ha girato il mondo parlando di sé e della sua visione della scrittura, avvicinando paesi e culture diverse, aperto ad ogni incontro, amico di ogni confronto, per quella profonda umanità e positività che lo hanno sempre caratterizzato.
E’ venuto più di una volta in Italia, ha tenuto una conferenza al Centro Culturale a Milano nel 1998, ha concesso molte interviste in cui ha messo in discussione le sue concezioni, dialogando amichevolmente con i suoi interlocutori.
Nel 2001, durante il suo ultimo incontro con lo scrittore Luca Doninelli a Torino, quando Potok era già minato dalla malattia, aveva parlato a lungo dell’attrattiva che il Cristianesimo esercitava su di lui e aveva raccontato un fatterello della sua infanzia. Accanto al negozio del padre sulla Broadway, c’era quello di un ciabattino italiano che cantava sempre a squarciagola arie d’opera ed era sempre contento. Questo ciabattino era molto religioso: teneva il rosario appeso a un gancio e aveva diverse bottigliette con l’acqua di Lourdes. Ne era rimasto affascinato e non aveva mai dimenticato quel negozio e quel ciabattino.
Rivolto a Doninelli disse: «Sa, credo di non essere più uscito da quella bottega. Io sono ancora lì».
Si è spento il 23 luglio del 2002 all’età di settantatré anni, in seguito ad una lunga battaglia contro un tumore al cervello.

Prima parte. Il romanzo: tempo e ambientazione.
La storia narrata nel romanzo “Il mio nome è Asher Lev” si svolge dal secondo dopoguerra in avanti col racconto di personaggi che appartengono ad una delle famiglie chassidiche ladover, che vivono a Brooklyn. (1)
Gli ortodossi parlano la lingua Yiddish piuttosto che l’ebraico o l’inglese.

Il protagonista. Il dono
Asher Lev è il nome del protagonista, l’io narrante, che all’inizio del romanzo dichiara che è arrivato per lui il momento di raccontare la sua storia per difendersi dalle ingiuste accuse che la sua comunità gli rivolge:
Il mio nome è Asher Lev. Sono io l'Asher Lev cui avete letto nei giornali e nelle riviste, di cui tanto parlate durante le vostre cene di lavoro e ai cocktail.
Sono un ebreo osservante; sì non c'è dubbio gli ebrei osservanti non dipingono crocefissioni. Anzi gli ebrei osservanti non dipingono affatto, perlomeno nel modo in cui dipingo io. Perciò si dicono e si scrivono parole grosse su di me, si creano miti: sono un traditore, un apostata, un nemico di se stesso, uno che copre di vergogna la sua famiglia, i suoi amici, la sua gente. Ma sono anche uno che si fa beffe di ciò che è sacro per i cristiani, un manipolatore blasfemo dei modi e forme che gentili venerano da 2000 anni.
Ebbene io non sono nessuna di queste cose anche se devo confessare che chi mi accusa non ha del tutto torto. Io sono infatti tutte queste cose insieme. Certo è che pettegolezzi, dicerie, miti e storie sensazionali non sono veicoli adatti a comunicare i mille aspetti della verità. E' quindi tempo che mi difenda, che mi dedichi a una lunga opera di smitizzazione. Ma non mi scuserò. È assurdo chiedere scusa per un mistero. Perché questo è stato fin dal principio un mistero. Certamente cominciò come un mistero perché nella mia famiglia non vi erano precedenti che potessero spiegare il dono straordinario e inquietante con il quale ero venuto al mondo
.(Chaim Potok, Il mio nome è Asher Lev, ed. Garzanti, 1991, pag. 11)
Alla base della vita di Asher c’è dunque un mistero, un dono particolare, non richiesto, non voluto, inspiegabile: lo straordinario dono della pittura e, come egli afferma: “E’ assurdo chiedere scusa di un mistero”.
Il piccolo Asher nato nel 1943 a quattro anni tiene già in mano con salda impugnatura la matita con cui disegna su fogli di carta, libri, superfici libere tutto ciò che vede attorno a sé:
Non conservo alcun ricordo di quando cominciai a usare quel dono. Ma mi torna in mente la mia immagine all'età di quattro anni mentre tengo la matita nella mia prima salda impugnatura di bambino e trasferisco il mondo che mi circonda su pezzi di carta, margini di libri, superficie di pareti sgombre. Ricordo di aver disegnato i contorni di quel mondo: la mia stanza stretta, con il letto, il cassettone di legno grezzo, la scrivania e la sedia, la finestra che dà sul cortile interno di cemento, il nostro appartamento con le sue pareti bianche e i pavimenti coperti di tappeti e, accanto alla finestra del soggiorno, la grande foto incorniciata del Rebbe, l'ampia strada di Brooklyn, la gente per la strada, gli uomini con la barba, le donne anziane che cicalavano sulle panchine sotto gli alberi, i ragazzini con la papalina i boccoli ai lati del viso, giovani spose in abiti a maniche lunghe, dalle fantasiose parrucche - tutte le donne sposate del nostro gruppo nascondevano i loro capelli naturali sotto la parrucca per ragioni di modestia-.
Crebbi incrostato di grafite e arcobalenato dei pastelli.
I miei compagni più cari erano Eberhard e Crayola. Lavarsi prima dei pasti era un'impresa cosmica
.(pagg.13,14).

Un istinto naturale lo muove e sul foglio il bambino fissa la sua vita, i membri della sua famiglia, gli eventi che lo riguardano, ogni stato d’animo che lo turba e solo con la matita in mano sente di partecipare alla vita, di far venire alla luce, rappresentandolo, ciò che appare confuso.
E’ Rivkeh il soggetto che il piccolo Asher predilige ritrarre, la sua giovane mamma, la compagna di ogni gioco e passeggiata, la sua dolce sorellona, come ama chiamarla.

NOTE
1. Questa particolare setta ha molta somiglianza con gli Hasiddim di Lubavitch, uno dei gruppi chassidici più aperti e mondani.
Gli ebrei chassidim discendono dal fondatore Baal Shem Tov, vissuto in Ucraina nel XVIII sec. e stimato investito da Dio. Dopo di lui, il movimento si diffuse particolarmente nell’Europa Orientale e di lì in tutto il mondo, compresa l’America. Ogni setta appartenente a questo movimento ha un suo rabbino, cioè il capo spirituale e convinzioni, usi, vestiti diversi e frequenta sinagoghe diverse dove ci si trova a leggere e commentare i testi sacri: la Torah (libro contenente le istruzioni divine date ad ogni ebreo ortodosso) e il Talmud (raccolta di tradizioni orali, discussioni e commenti), con spiccate differenze fra una setta e l’altra.)