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Il diavolo è solo la personificazione del male? Non è un essere personale?

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
«La gioia del Natale non ci fa però dimenticare il mistero del male (mysterium iniquitatis), il potere delle tenebre che tenta di oscurare lo splendore della luce divina: e, purtroppo, sperimentiamo ogni giorno questo potere delle tenebre. Nel prologo del suo Vangelo, più volte proclamato in questi giorni, l'evangelista scrive: "La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (1,5) E' il dramma del rifiuto di Cristo... "A quanti l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio" (1,12)». [Benedetto XVI, Udienza Generale, 3 gennaio 2007].



In una inchiesta tra i teologi hanno risposto sì il 74% dei protestanti, il 37% dei cattolici alla domanda se il diavolo è solo la personificazione del male. Pur accettando la dottrina tradizionale sull’esistenza, la natura e l’opera del diavolo, nella sua essenzialità dogmatica, magisteriale, la maggioranza dei teologi cattolici pensa che tale dottrina vada, però, riproposta alla luce delle istanze critiche, come Ratzinger, alcuni insistono in una accettazione non critica delle posizioni tradizionali come Schmaus. Una minoranza accetta la posizione radicale dei protestanti, pensa cioè che gli angeli non esistano e vadano visti solo come espressione dell’Amore di Dio, così come non esistono i demoni che sarebbero solo espressione del male dell’uomo e del mondo. L’ammissione della fede negli angeli e nei demoni sarebbe oggi, in un contesto secolarizzato, dannosa per la credibilità del cristianesimo. C’è anche chi propone, come Karl Rahner, la “sospensione del giudizio”.
Il più radicale nelle argomentazioni tra coloro che negano l’esistenza del diavolo H. Haag che si colloca fuori sia dall’insegnamento biblico autentico, sia dall’insegnamento ecclesiastico. Chiare le parole di Paolo VI nell’omelia del 29 giugno 1972:

  • “da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”.
  • “Crediamo in qualcosa di preternaturale venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio ecumenico e per impedire che la Chiesa prorompesse nell’inno di gioia per aver riavuto in pienezza la coscienza di sé”


Vi è ritornato il 15 novembre del 1972:
  • “Il Male non è più soltanto una deficienza ma una efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa, paurosa.”
  • “Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerlo esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente esso pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure lo spiega come una pseudo realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni.”
  • “Bisogna difendersi contro quel male che chiamiamo demonio…un agente oscuro e nemico.”
  • “Il demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E’ il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero e con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana”.


Ne parla il Concilio Vaticano II in Lumen gentium, in Gaudium et spes, in Sacrosanctum Concilium, in Ad Gentes. C’è un Documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1975 su fede cristiana e demonologia. Ci sono cinque catechesi di Giovanni Paolo II nel luglio e agosto del 1986. Ne parla il Catechismo della Chiesa cattolica dal n. 391 al 395 e dal 2851 al 2854. Nel 1999 è uscito il Nuovo Rituale sugli Esorcismi con una Premessa dottrinale. A livello dogmatico c’è soprattutto il Concilio Lateranense IV (a. 1215). C’è un rescritto contro H. Haag per cui il suo insegnamento nel libro “Abschied von Teufel” è incompatibile con quello del Concilio Lateranense IV e si basa sul principio del “solo attraverso la Scrittura” su base storico-critica. Ecco le posizioni non accettate di Haag:
  • “Le affermazioni del Nuovo testamento sul diavolo appartengono non al messaggio rivelato, ma alla cultura dell’epoca”.
  • “Non bisogna prendere sul serio il diavolo, ma solo il peccato dell’uomo”.
  • “Il diavolo non è un vero essere, ma la personificazione fittizia del male”.


Il tema del Demonio in Joseph Ratzinger (“Dogma e predicazione”, pp. 189-197)

Il Card. Ratzinger argomenta una riposta ad H. Haag, offrendo nello stesso tempo il criterio di come utilizzare positivamente il metodo storico - critico in un orizzonte, però, propriamente teologico cioè di fede.
Tesi di H. Haag:
  • “Noi abbiamo compreso che nel Nuovo Testamento il concetto di diavolo sta semplicemente al posto del concetto di peccato”.
  • Il diavolo altro non è che l’immagine del peccato in una visione del mondo che facilmente accettava l’azione di esseri invisibili negativi.
  • Haag critica Paolo come uno che legge la Scrittura in modo troppo letterale e che ancora non si è liberato da vecchi pregiudizi culturali passati.
  • “Nel significato delle forme giudaiche di pensiero di allora il diavolo appare nel Nuovo testamento come l’esponente del male. Gesù e gli apostoli si muovono entro queste forme di pensiero allo stesso modo del loro ambiente”.
  • Questa forma di vedere (che accetta i demoni come realtà esistenti) “non è più conciliabile con la mentalità secolarizzata contemporanea e quindi, va rifiutata”.


Risposta del Card. Ratzinger:
  • Non si può negare la massiccia testimonianza sul diavolo del Nuovo Testamento.
  • La negazione di Haag non poggia su criteri interni esegetici ai testi dell’Antico Testamento, ma su un criterio esterno: “questo modo di pensare non è conciliabile con i criteri odierni”.
  • In realtà molte forme di pensiero del Nuovo testamento non sono più conciliabili con il pensiero odierno. Forse anche la stessa idea di Dio è per alcuni inconciliabile con il mondo contemporaneo di pensare. Dobbiamo allora rinunciare alla fede in Dio, assolutizzando la mentalità contemporanea?
  • C’è talvolta la paura di “altri casi Galileo”. Ma spesso sono molto più dannosi per la Chiesa criteri conformistici.


L’Antico Testamento ha solo valore in unione con il Nuovo e il Nuovo Testamento dischiude il suo contenuto nel suo riferirsi all’Antico. Ad es. Genesi 1,1 va letto alla luce di Gv 1,1: “All’inizio era il Verbo”, la Ragione creativa personale: lettura cristologica della creazione. Nel Nuovo Testamento si trova una intensificazione della figura del diavolo e la ragione è che l’Antico Testamento vuole salvaguardare la fede monoteista dal rischio di una fede in potenze demoniache.
La lotta contro il diavolo appartiene al nucleo della vita religiosa di Gesù. Egli è venuto a distruggere le opere del diavolo (1 Gv 3,8). Ritiene la lotta contro i demoni la parte centrale della sua missione (Mc 1,35-39). Gli Apostoli sono inviati a cacciare i demoni (Mc 3, 14s). “La figura di Gesù - argomenta Ratzinger -, la sua fisionomia spirituale non cambia se il sole gira intorno alla terra oppure se la terra si muove attorno al sole, se il mondo è formato per evoluzione oppure no, ma viene decisamente cambiata, se si esclude da essa la lotta con la sperimentata potenza del regno dei demoni”.
Il Battesimo cristiano introduce l’uomo nel modo di esistenza di Gesù come figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo e nel Battesimo, come nella Cresima, si richiede una esplicita rinuncia a Satana. “Se si volesse - sempre Ratzinger - annullare la realtà della potenza demoniaca, si cambierebbe il battesimo e con esso la realizzazione della vita cristiana (p.185). L’esperienza dei santi parla di questa lotta con i demoni come in Gesù, descritta in forme diverse.
Nella richiesta quotidiana del Padre nostro, c’è “liberaci dal male-Maligno”. Il diavolo vuole ostacolare il disegno di Dio e della sua opera di salvezza e ognuno ne fa quotidianamente esperienza. Chi si affida a Dio non teme il diavolo. Cristo sulla croce ha vinto in modo definitivo il diavolo. La Chiesa partecipa alla vittoria di Cristo sul diavolo: “La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera, che in casi speciali può assumere la forma di esorcismo” (Giovanni Paolo II). La storia continua sotto l’influsso dello spirito ribelle (Ef 2,2) e “man mano che se ne avvicina il termine, diventa in certo senso, più violenta”. Ma il trionfo definitivo è dalla parte di Cristo.

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