Ciascuno di voi giovani se resta unito a Cristo, può compiere cose grandi
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«Le parole della Sacra Scrittura (il dragone rosso fortissimo dell’Apocalisse) trascendono sempre il momento storico. E così, questo dragone indica non soltanto il potere anticristiano dei persecutori della Chiesa di quel tempo (da Nerone a Domiziano), ma le dittature materialistiche anticristiane di tutti i periodi. Vediamo di nuovo realizzato questo potere, questa forza del dragone rosso nelle grandi dittature del secolo scorso: la dittatura del nazismo e la dittatura di Stalin avevano tutto il potere, penetravano ogni angolo, l’ultimo angolo. Appariva impossibile che a lunga scadenza, la fede potesse sopravvivere davanti a questo dragone forte, che voleva divorare il Dio fattosi bambino e la donna, la Chiesa. Ma in realtà, anche in questo caso (come l’impero romano che si è aperto alla fede) alla fine l’amore fu più forte dell’odio.
Anche oggi esiste il dragone in modi nuovi, diversi. Esiste nella forma delle ideologie materialiste che ci dicono: è assurdo pensare a Dio; è assurdo osservare i comandamenti di Dio; è cosa di un tempo passato. Vale soltanto vivere la vita per sé. Prendere in questo breve momento della vita tutto quanto è possibile prendere. Vale solo il consumo, l’egoismo, il divertimento. Questa è la vita. Così dobbiamo vivere. E di nuovo, sembra assurdo, impossibile opporsi a questa mentalità dominante, con tutta la forza mediatica, propagandistica. Sembra impossibile oggi ancora pensare a un Dio che ha creato l’uomo e che si è fatto bambino e che sarebbe il vero dominatore del mondo. Anche adesso questo dragone appare invincibile, ma anche adesso resta vero che Dio è più forte del dragone, che l’amore vince e non l’egoismo…La donna “vestita di sole” (assunta e quindi presente) è il grande segno della vittoria dell’amore, della vittoria del bene, della vittoria di Dio. Grande segno di consolazione. Ma poi questa donna che soffre, che deve fuggire, che partorisce con un grido di dolore, è anche la Chiesa, la Chiesa pellegrina di tutti i tempi. In tutte le generazioni di nuovo essa deve partorire Cristo, portarLo al mondo con grande dolore in questo modo sofferto. In tutti i tempi perseguitata, vive quasi nel deserto perseguitata dal dragone. Ma in tutti i tempi la Chiesa, il Popolo di Dio vive anche della luce di Dio e viene nutrito - come dice il Vangelo - di Dio, nutrito in se stesso col pane della Santa Eucaristia. E così in tutta la tribolazione, in tutte le diverse situazioni della Chiesa nel corso dei tempi, nelle diverse parti del mondo, soffrendo vince. Ed è la presenza (del Risorto nei sacramenti celebrati in vissuti fraterni di comunione ecclesiale), la garanzia dell’amore di Dio contro tutte le ideologie dell’odio e dell’egoismo» [Omelia di Benedetto XVI del 15 agosto 2007].
«Purtroppo oggi, non di rado, un’esistenza piena e felice viene vista da molti giovani come un sogno difficile - abbiamo sentito tante testimonianze - e qualche volta irrealizzabile. Tanti vostri coetanei guardano al futuro con apprensione e si pongono non pochi interrogativi. Si chiedono preoccupati: come inserirsi in una società segnata da numerose e gravi ingiustizie e sofferenze? Come reagire all’egoismo e alla violenza che talora sembrano prevalere? Come dare un senso pieno alla vita? Con amore e convinzione ripeto a voi: giovani qui presenti, e attraverso di voi, ai vostri coetanei del mondo intero: Non abbiate timore, Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore! Ci sono forse sogni irrealizzabili quando a suscitarli e coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio? C’è qualcosa che può bloccare il nostro entusiasmo quando siamo uniti a Cristo? Nulla e nessuno, direbbe l’apostolo Paolo, potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,35-39).
Lasciate che questa sera io vi ripeta: ciascuno di voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile e alto sogno di felicità. Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Dio. Guardate alla giovane Maria! L’Angelo le prospettò qualcosa di veramente inconcepibile: partecipare nel modo più coinvolgente possibile al più grandioso dei piani di Dio, la salvezza dell’umanità. Dinnanzi a tale proposta Maria, come abbiamo sentito nel Vangelo, rimase turbata, avvertendo tutta la piccolezza del suo essere di fronte all’onnipotenza di Dio; e si domandò: com’è possibile, perché proprio io? Disposta però a compiere la volontà divina, pronunziò prontamente il suo “sì”, che cambiò la sua vita e la storia dell’umanità intera. E’ grazie al suo “sì” che anche noi ci ritroviamo qui questa sera» [Benedetto XVI, Veglia di preghiera con i giovani nella Piana di Montorso, 1 settembre 2007].
In questo orizzonte reale di fiducia e di speranza, conseguente all’avvenimento della presenza e dell’incontro con la Persona del Risorto attraverso la compagnia dei più dei cinquecentomila giovani in comunione con i loro vescovi e sacerdoti di Domenica 2 settembre a Loreto, il Papa richiama il metodo scelto da Dio per irrompere continuamente nella storia, anche nell’attuale dittatura del solo consumo, dell’egoismo, del successo, del solo divertimento: quello dell’umiltà. Naturalmente si può chiedere perché Dio non abbia creato un mondo in cui la sua presenza fosse più manifesta; perché Cristo non abbia lasciato dietro di sé un ben altro splendore della sua presenza di risorto che colpisse chiunque in modo irresistibile. Ma questo è il mistero di Dio e dell’uomo che solo attraverso lo slancio del cuore giunge, sotto la preminente e decisiva azione guida dello Spirito del Risorto, a scoprirLo ed accoglierLo liberamente cioè per amore, ogni uomo concreto immagine del Deus caritas est. E il Papa rende liturgicamente attuale, con più di contocinquanta vescovi, più di duemila sacerdoti e cinquecentomila giovani, quello che è avvenuto in Maria, nella semplicità della casa di Nazaret - le cui mura secondo una antica tradizione sono custodite a Loreto - e che seppe dire il suo “sì” al progetto di Dio di renderla feconda senza seme maschile ma solo per opera dello Spirito Santo. Santa Teresa di Gesù Bambino, terza donna Dottore della Chiesa, proclamata tale da dieci anni (19 ottobre 1997), festeggiava con la più grande devozione il 25 marzo perché, diceva lei: “Questo è il giorno, nel quale Gesù (il Dio con noi), nel seno di Maria, è stato il più piccolo”, Dio fattosi bambino, umile, povero, semplice. E l’“umile lavoratore della vigna del Signore”, Benedetto XVI, sabato sera ha abbandonato il testo scritto rispondendo a braccio e sapendo andare al cuore delle provocazioni che gli erano state lanciate come frutto dell’attuale dittatura del dragone. “Emozionante”, “sorprendente”, “umile”, “semplice”, “vicino”, “dolce”, come l’hanno sperimentato i giovani, ha invitato a badare di più all’essere che all’avere, finalizzando al bene di ogni io lo stesso fare e avere, resistendo alla dittatura delle “voci suadenti” dei media che puntano a dissolvere chi si oppone alla mentalità dominante che spinge “all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo”. E invita alla bellezza e alla gioia di lasciarsi continuamente assimilare a Cristo, come Maria ha risposto generosamente alle richieste del Signore e farlo come fanciulli bisognosi di essere amati e di amare e quindi impegnandosi a favore degli ultimi che il Padre ama con preferenza come figli nel Figlio e anche per adottare “scelte coraggiose” per salvaguardare l’ambiente, il dono del Creatore, prima che “sia troppo tardi”: la “mutazione”, il “salto” decisivo della risurrezione che ha riguardato anzitutto Gesù di Nazaret e Maria, e con Lui e con Lei ciascuno di noi, tutta la famiglia umana, la storia, riguarda anche l’intero universo.
La via mariana umile, povera di spirito, semplice, nel lasciarsi assimilare a Cristo è l’infanzia spirituale originaria che il Vangelo annuncia alla libertà di ogni io umano perché “Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande capaci di far spazio a Lui nella loro vita…scoprendo la bellezza dell’amore, non però di un amore “usa-e-getta”, passeggero e ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista, ma dell’amore vero e profondo. Nel più intimo del cuore ogni ragazzo e ragazza, che si affaccia alla vita, coltiva il sogno di un amore che dia senso pieno al proprio avvenire, Per molti questo trova compimento nella scelta del matrimonio e nella formazione di una famiglia dove l’amore tra un uomo e una donna sia vissuto come reciproco e fedele, come dono definitivo, suggellato dal “sì” pronunciato davanti a Dio nel giorno del matrimonio, un “sì” per tutta l’esistenza. So bene che questo sogno è oggi sempre meno facile da realizzare. Attorno a noi quanti fallimenti dell’amore! Quante coppie chinano la testa, si arrendono e si separano! Quante famiglie vanno in frantumi! Quanti ragazzi, anche tra voi, hanno visto la separazione e il divorzio dei loro genitori! A chi si trova in così delicate e complesse situazioni vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la Comunità dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi che segna le famiglie del nostro tempo non diventi fallimento irreversibile. Possano le famiglie cristiane, con il sostegno della Grazia divina, mantenersi fedeli a quel solenne impegno di amore assunto con gioia dinnanzi al sacerdote e alla comunità cristiana, il giorno solenne del matrimonio. Di fronte a tanti fallimenti non è infrequente questa domanda: sono io migliore dei miei amici e dei miei parenti che hanno tentato e hanno fallito? Perché io, proprio io, dovrei riuscire là dove tanti si arrendono? Quest’umano timore può bloccare anche gli spiriti più coraggiosi, ma in questa notte che ci attende, ai piedi della sua Santa Casa, Maria ripeterà a ciascuno di voi, cari giovani amici, le parole che lei stessa si sentì rivolgere dall’Angelo: Non temete! Non abbiate paura! Lo Spirito Santo è con voi e non vi abbandona mai. A chi confida in Dio nulla è impossibile. Ciò vale per chi è destinato alla vita matrimoniale, ed ancor più per coloro ai quali Iddio propone una vita di totale distacco dai beni della terra per essere a tempo pieno dediti al suo Regno. Tra voi ci sono alcuni che sono incamminati verso il sacerdozio, verso la vita consacrata; taluni che aspirano ad essere missionari, sapendo quanti e quali rischi ciò comporti… Cari giovani se il Signore vi chiama a vivere più intimamente al suo servizio, rispondete generosamente. Siatene certi: la vita dedicata a Dio non è mai spesa invano”.
Ma come arrivare e far maturare i giovani in questa intelligenza evangelica di fede e ragione che nasce dal cuore di ogni io umano, e quindi alla purificazione dei desideri, bombardati come sono da una propaganda dittatoriale, verso l’irreale del solo consumo, dell’egoismo, del solo divertimento? Che cosa rende “davvero giovani in senso evangelico?” Rivivendo sacramentalmente cioè attraverso la celebrazione liturgica in vissuti fraterni di vera amicizia ecclesiale l’“umiltà di Maria”: “Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” è l’annuncio del Vangelo di Luca. Queste parole bibliche trascendono il momento storico della ispirazione originaria e “questa prospettiva indicata dalle Scritture appare oggi quanto mai provocatoria per la cultura e sensibilità dell’uomo contemporaneo. L’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. E’ la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale è “apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8).
Si tratta di non seguire la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà anche nella reciprocità dell’amore coniugale e familiare, dell’impegno sociale, economico e politico. “Andate controcorrente - ha proposto il Papa -: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie “alternative” indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostro coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Cristo”.
La via dell’umiltà, della semplicità, del poveri in spirito non è la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta, di una rinuncia ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Solo umili come Maria possiamo lasciarci assimilare a Cristo in privato e in pubblico, personalmente e comunitariamente e diventare strumenti docili della sua presenza, da crocifisso risorto, permettendogli di fare in noi grandi cose, come in Maria e nei Santi italiani: Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, patroni d’Italia; in giovani splendidi come santa Gemma Galgani, san Gabriele dell’Addolorata, san Luigi Gonzaga, san Domenico Savio, santa Maria Goretti, i beati Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli. “E penso - ricevendo un grande applauso - ancora ai molti ragazzi e ragazze che appartengono alla schiera dei santi “anonimi”, ma che non sono anonimi per Dio. Per Lui ogni singola persona è unica, con il suo nome e il suo volto. Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad essere santi”.
Per fare esperienza, come Maria e come i Santi, di quel sì di Dio all’umanità da cui scaturiscono tutti i sì alla nostra vita occorre sentirsi parte viva di vissuti ecclesiali di comunione autorevolmente guidata: “Non ci si può dire discepoli di Cristo se non si ama e non si segue la sua Chiesa”. Il vissuto fraterno di comunione ecclesiale è la nostra famiglia definitiva nel tempo e nell’eternità, nella quale l’amore verso il Signore e verso i fratelli, soprattutto nella partecipazione all’Eucaristia, ci fa esperimentare la gioia di poter pregustare ora, cento volte tanto, la vita futura che sarà illuminata dall’Amore, dal Deus caritas est. Nasce il quotidiano impegno sia di vivere quaggiù come se fossimo già lassù e sia l’impegno quotidiano di puntare a costruire la comunione e l’unità vincendo ogni resistenza e superando ogni incomprensione in ogni ambito. La motivazione fondamentale che unisce i credenti in Cristo, non è il successo ma il tentare e ritentare con fiducia e speranza di fare il bene anche quando non si riesce, certi che Lui porterà a compimento, un bene tanto più autentico quanto più è condiviso diventando così continuamente cultura a livello sociale, e quindi anche a livello economico e nell’ambito politico. “E così si edifica la città di Dio con gli uomini, una città che contemporaneamente cresce dalla terra e scende dal Cielo, perché si sviluppa nell’incontro e nella collaborazione tra gli uomini e Dio”.