Educatori cattolici
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

«Tutte le attività della Chiesa scaturiscono dalla sua consapevolezza di essere portatrice di un messaggio che ha la sua origine in Dio stesso: nella sua bontà e sapienza, Dio ha scelto di rivelare se stesso e di far conoscere il proposito nascosto della sua volontà (Ef 1,9; Dei Verbum, 2). Il desiderio di Dio di farsi conoscere e l’innato desiderio di ogni essere umano di conoscere la verità forniscono il contesto della ricerca umana sul significato della vita. Questo incontro unico è sostenuto entro la comunità cristiana: chi cerca la verità diventa uno che vive di fede (Fides et ratio, 31). Ciò può essere descritto come un movimento dall’“io” al “noi”, che porta il singolo ad essere annoverato entro il popolo di Dio.
La stessa dinamica di identità comunitaria - a chi io appartengo? - vivifica l’ethos delle nostre istituzioni cattoliche. L’identità di un’Università o di una Scuola cattolica non è semplicemente una questione di numero di studenti cattolici. E’ una questione di convinzione - crediamo noi veramente che solo nel mistero del Verbo fatto carne diventa veramente chiaro il mistero dell’uomo (Gaudium et spes, 22)? Siamo noi veramente pronti ad affidare il nostro io - intelletto e volontà, mente e cuore - a Dio? Accettiamo noi la verità che Cristo rivela? Nelle nostre università e scuole la fede è “tangibile”? Le viene data fervida espressione nella liturgia, nei sacramenti, mediante la preghiera, gli atti di carità, la sollecitudine per la giustizia e rispetto della creazione di Dio? Solo in questo modo noi rendiamo realmente testimonianza sul senso di chi noi siamo e di ciò che sosteniamo» [Benedetto XVI, Incontro con gli Educatori cattolici, 17 aprile 2007].
Momenti ecclesiali decisivi del viaggio apostolico negli Stati Uniti di Benedetto XVI sono stati il discorso ai Vescovi di mercoledì 16 aprile e il discorso agli Educatori cattolici di giovedì 17 aprile. Due interventi alla Chiesa particolare che è in America ma con respiro universale soprattutto quello sul compito educativo che è parte integrante della missione che la Chiesa ha, la sua stessa ragione d’essere e di operare: proclamare la Buona Novella. In primo luogo e soprattutto ogni istituzione educativa cattolica è un luogo in cui incontrare il Dio vivente, il quale in Gesù Cristo rivela la forza trasformatrice del suo amore e della sua verità, come ricorda la Spe salvi al n. 4. Ogni concreto incontro e quindi la relazione con il Dio vivente in Gesù Cristo cioè nel suo corpo che è la Chiesa, suscita il desiderio di crescere nella conoscenza e nella comprensione di Cristo e del suo insegnamento. In questo modo coloro che lo incontrano sono portati dalla potenza del Vangelo a condurre una nuova vita, con una nuovo orizzonte e con ciò con una direzione decisiva caratterizzata da tutto ciò che è bello, buono e vero; una vita di testimonianza cristiana nutrita e rafforzata entro la comunità dei discepoli di Nostro Signore, la Chiesa.
La rivelazione di Dio offre ad ogni generazione la possibilità di scoprire la verità ultima della propria vita e sul fine della storia dando nuovo slancio alla cultura del proprio tempo e in essa piena cittadinanza alla fede
La dinamica tra incontro personale, conoscenza e testimonianza cristiana è parte integrante della diakonia della verità che la Chiesa esercita in mezzo all’umanità rendendo possibile allargare gli spazi della nostra razionalità e riaprirla continuamente alla grandi questioni del vero e del bene per coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme. Un compito che non è facile, un’avventura affascinante nella quale merita spendersi, per dare sempre nuovo slancio alla cultura e in essa alla fede cristiana piena cittadinanza: coinvolge l’intera comunità cristiana e motiva ogni generazione di educatori cristiani a garantire che il potere della verità o evidenza anche ragionevole di Dio permei ogni dimensione delle istituzioni che essi servono. In questo modo la Buona Novella della presenza del Verbo incarnato risorto presente nella sua Chiesa e attraverso di essa per ogni persona, per tutta la famiglia umana, per la storia e il mondo stesso, è messa in condizione di operare, guidando sia l’insegnante che lo studente verso la verità oggettiva che, trascendendo il particolare e il soggettivo pur animandoli, rimanda all’universale e all’assoluto che ci abilita a proclamare con fiducia la speranza che non delude (Rm, 5,5). Contro i conflitti personali, la confusione morale e la frammentazione della conoscenza, i nobili scopi della formazione accademica e dell’educazione, fondati sull’unità della verità e sul servizio alla persona e alla comunità, diventano uno speciale potente strumento di speranza.
Valorizzare la storia dell’educazione nella comunità cattolica degli Stati Uniti
L’argomentare di Benedetto XVI non è mai a-storico ma si inserisce nella sapienza di un Paese che ha sempre fatto dell’educazione una delle sue più importanti priorità con figure eminenti come Santa Elizabeth Ann Seton che insieme ad altri fondatori e fondatrici, con grande tenacia e preveggenza hanno guidato l’istituzione di ciò che ancora oggi costituisce una ragguardevole rete di scuole parrocchiali che contribuiscono al benessere della Chiesa e della Nazione. Alcuni, come Santa Katharine Drexel, hanno dedicato la loro vita all’educazione di coloro che altri avevano trascurato - nel suo caso, Afro -americani e Americani Nativi. Innumerevoli Religiose, Religiosi e Sacerdoti, insieme con genitori altruisti, hanno aiutato attraverso le Scuole cattoliche generazioni di immigrati a sollevarsi dalla miseria e a prendere il loro posto nella società odierna.
Benedetto XVI constata che questo sacrificio continua anche oggi e deve continuare nella carità pastorale perché è un eccellente apostolato della speranza o cercare di farsi carico delle necessità materiali, intellettuali e spirituali di oltre tre milioni di ragazzi e studenti. Questo offre anche all’intera comunità cattolica un’opportunità altamente encomiabile di contribuire generosamente alla necessità finanziarie delle nostre istituzioni. In effetti, deve essere fatto tutto il possibile, in collaborazione con la comunità più vasta, per assicurare che esse siano accessibili a persone di ogni strato sociale ed economico. A nessun bambino o bambina deve essere negato il diritto di una educazione alla fede, che di rimando nutre lo spirito della nazione.
Qual è lo specifico delle nostre istituzioni cattoliche e come possono contribuire al bene della società attraverso la missione primaria della Chiesa che è di evangelizzare?
Benedetto XVI raccoglie l’interrogativo di chi mette in questione l’impegno della Chiesa nell’educazione scolastica, chiedendosi se le sue risorse non potrebbero essere meglio impegnate altrove, verso i poveri. Certo in una nazione come gli Stati Uniti, lo Stato provvede ampie opportunità per l’educazione e attira donne e uomini dediti verso questa onorata professione e quindi vanno verificate tutte le iniziative di supplenza delle carenze dell’istituzione pubblica, per qualificare lo specifico delle istituzioni cattoliche e come possono contribuire al bene della società, ma attraverso la missione primaria della Chiesa che è di evangelizzare.
Tutte le attività della Chiesa scaturiscono e hanno ragione di essere dalla sua consapevolezza di essere portatrice di un messaggio che ha la sua origine in Dio stesso: nella sua bontà e sapienza, Dio ha scelto di rivelare se stesso e di far conoscere il proposito nascosto della sua volontà (Ef 1,9; Dei Verbum, 2). E qui il Papa, per superare ogni dualismo tra fede e ragione, ogni estrinsecismo tra soprannatura e natura, tra presenza liturgica del Risorto e vissuto, e comprendere che fede e ragione sono come due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità, così argomenta: “Il desiderio di Dio di farsi conoscere e l’innato desiderio di ogni essere umano di conoscere la verità (non un qualsiasi assoluto, dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme) forniscono il contesto della ricerca umana sul significato della vita (in questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale e i cristiani fin dai primi secoli hanno dato origine a scuole). Questo incontro unico (con la Persona di Gesù Cristo) è sostenuto entro la nostra comunità cristiana: chi cerca la verità diventa uno che vive di fede (Fides et ratio, 31). Ciò può essere descritto come un movimento dall’“io” al “noi”, che porta il singolo ad essere annoverato entro il popolo di Dio. La stessa dinamica di identità comunitaria - a chi io appartengo? - vivifica l’Ethos delle nostre istituzioni cattoliche. L’identità di un’Università o di una Scuola cattolica non è semplicemente una questione di numero di studenti cattolici. E’ una questione di convinzione - crediamo noi veramente che solo nel mistero del Verbo fatto carne diventa veramente chiaro il mistero dell’uomo (Gaudium et spes, 22)? Siamo noi veramente pronti ad affidare il nostro io - intelletto e volontà, mente e cuore - a Dio? Accettiamo noi la verità che Cristo rivela? Nelle nostre università e scuole la fede è “tangibile” (la Persona di Gesù Cristo risorto non si rivela a noi, non ci viene incontro attraverso una illuminazione puramente interiore, teoretica occasionata dalla predicazione, dall’insegnamento e dalla conoscenza di un messaggio: si rivela a noi, vi viene incontro attraverso mediazioni “materiali” come i segni sacramentali illuminati dalla conoscenza, attraverso volti umani molto “carnali” che possono colpirci per la bellezza, emozionarci per la sensibilità, suscitare ammirazione per le capacità, o rigetto unito a misericordia per situazioni di peccato, di povertà, di miseria)? Le viene data fervida espressione nella liturgia, nei sacramenti, mediante la preghiera, gli atti di carità, la sollecitudine per la giustizia e il rispetto della creazione di Dio? Solo in questo modo noi rendiamo realmente testimonianza (educhiamo) sul senso di chi noi siamo e di ciò che noi sosteniamo”.
La contemporanea “crisi di verità” è radicata in una “crisi di fede”
Solo mediante la fede noi possiamo dare liberamente il nostro assenso alla testimonianza di Dio e riconoscerlo come il trascendete nel volto umano di Gesù, nella presenza ecclesiale di risorto garante della verità che egli rivela. E quindi noi vediamo perché il promuovere l’intimità personale con Gesù Cristo in vissuti fraterni di comunione alla sua verità di Dio in un volto umano che ama ogni singolo e l’umanità nel suo insieme è indispensabile nelle istituzioni formative cattoliche. Di fatto, nella sottile secolarizzazione e materializzazione, noi vediamo, e osserviamo la difficoltà, addirittura la riluttanza che molte persone hanno oggi nell’affidare se stesse a Dio. Benedetto XVI confessa che è un fenomeno complesso sul quale riflette continuamente e dice: “mentre abbiamo cercato con diligenza di coinvolgere l’intelligenza dei nostri giovani, a livello educativo forse abbiamo trascurato la loro volontà. Di conseguenza, l’autentica libertà non può mai essere raggiunta nell’allontanamento da Dio. Una simile drammatica scelta significherebbe ultimamente trascurare la genuina verità di cui abbiamo bisogno per capire il nostro e altrui essere dono, come di tutto il mondo che ci circonda. Da qui Benedetto XVI rivolge l’invito alla responsabilità di educatori ed insegnanti per suscitare tra i giovani il desiderio di un atto di fede, incoraggiandoli ad affidarsi alla vita ecclesiale, a vissuti fraterni di comunione autorevolmente guidata, che fluisce da questo atto di fede. E’ qui che la libertà raggiunge l’evidenza su tutti i fattori della realtà cioè la certezza della verità che libera dalla schiavitù dell’ignoranza tipica di chi non riceve luce sulle questioni centrali della sua esistenza, ed in particolare su quella di sapere da dove venga e dove vada. Nella scelta di vivere secondo tale verità che rende liberi, noi abbracciamo la pienezza della vita di fede che ci è data nella Chiesa.
Ecco perché l’identità cattolica delle istituzioni scolastiche non dipende dalle statistiche. Neppure può essere semplicemente equiparata con l’ortodossia, pur necessaria, naturalmente contenuta. Ciò richiede ed ispira molto di più: è necessario che ogni aspetto delle comunità di studio si riverberi nella vita ecclesiale di fede. Solo nella fede la verità del Dio vivente, da cui tutto proviene e verso cui tutto è finalizzato, può farsi incarnata in un volto umano e la ragione veramente umana, diventa capace di dirigere la volontà lungo il sentiero della libertà (Spe salvi, 23). In questo modo le istituzioni scolastiche diventano luoghi educativi in cui l’attiva presenza di Dio negli affari umani è riconosciuta e ogni giovane persona scopre la gioia di entrare nell’“essere per gli altri” di Cristo (Spe salvi, 28).
La missione, primaria nella Chiesa, di evangelizzare, nella quale le istituzioni educative giocano un ruolo cruciale, è in consonanza con l’aspirazione fondamentale della nazione di sviluppare una società veramente degna della dignità di ogni persona umana.
A volte il valore del contributo della Chiesa al forum pubblico è posto in questione. E’ perciò importante ricordare e documentare che la verità della fede e quella della ragione non si contraddicono mai tra loro. La missione della Chiesa, di fatto, la coinvolge nella lotta che l’umanità sostiene per raggiungere la verità.
Di sua natura la fede fa appello all’intelligenza, perché svela all’uomo la verità sul suo destino e la via per raggiungerlo e invita la ragione - dono di Dio fatto ad ogni uomo per cogliere la verità - ad entrare nella sua luce, diventando così capace di comprendere in una certa misura quanto si giunge a credere. E quindi nell’esprimere la verità rivelata la Chiesa serve tutti i membri della società purificando la ragione, assicurando che essa rimanga aperta alla considerazione delle verità ultime. Attingendo alla divina sapienza, essa getta luce sulla fondazione della moralità e dell’etica umana, e ricorda a tutti i gruppi nella società che non è la prassi a creare la verità ma è la verità che deve servire come base della prassi. Lungi dal minacciare la tolleranza della legittima diversità, un simile contributo illumina la verità stessa che rende raggiungibile il consenso, ed aiuta a mantenere ragionevole, onesto ed affidabile il pubblico dibattito. Similmente la Chiesa mai si stanca di sostenere le categorie morali essenziali del giusto e dell’ingiusto, senza le quali la speranza può solo appassire, aprendo la strada a freddi calcoli pragmatici utilitaristici che riducono la persona a poco più di una pedina su un’ideale scacchiera,il messaggio cristiano è una forza purificatrice per la ragione stessa, una forza contro la pressione di fare del potere e degli interessi l’ultima parola.
Conoscere la verità ci porta a scoprire il bene
Rispetto al forum educativo, la diakonia della verità assume un elevato significato nelle società in cui l’ideologia secolaristica pone un cuneo tra verità e fede. Questa divisione ha portato alla tendenza di eguagliare verità e conoscenza e ad adottare una mentalità positivistica che, rigettando la metafisica, nega i fondamenti della fede e rigetta la necessità di una visione morale. Verità significa di più che conoscenza: conoscere la verità ci porta a scoprire il bene. La verità parla all’individuo nella sua interezza, invitandoci a rispondere con tutto il nostro essere. Questa visione ottimistica è fondata nella nostra fede cristiana, perché in tale fede è donata la visione del Logos, la creatrice Ragione di Dio, che nell’Incarnazione si è rivelata come Divinità essa stessa. Lungi dall’essere solo una comunicazione di dati fattuali - “informativa” - la verità amante del Vangelo è creativa perché sacramentalmente rimanda alla presenza del Risorto con il dono del Suo Spirito e capace, quindi, di cambiare la vita - è “performativa” (Spe salvi, 2). Con fiducia gli educatori cristiani possono liberare i giovani dai limiti del positivismo e risvegliare la loro recettività nei confronti della verità, del bene, del bello, di Dio e della sua bontà. In questo modo si forma una coscienza che, arricchita, anche e soprattutto, dalla conoscenza di fede, apre un sicuro cammino verso la pace interiore e il rispetto per gli altri.
Non solo le nostre comunità ecclesiali ma la società in generale ha intense aspettative di educatori cattolici
Un numero sempre maggiore di persone - in particolare di genitori - riconosce il bisogno di eccellenza nella formazione umana dei loro figli. La Chiesa condivide questa preoccupazione. Quando nulla aldilà dell’individuo è riconosciuto come definitivo, il criterio di giudizio diventa l’io e la soddisfazione dei desideri immediati dell’individuo. L’obiettività e la prospettiva, che derivano soltanto dal riconoscimento dell’essenziale dimensione trascendente della persona umana, possono andare perdute. All’interno di un simile orizzonte relativistico gli scopi dell’educazione vengono inevitabilmente ridotti. Lentamente si afferma un abbassamento dei livelli. Osserviamo oggi una certa timidezza di fronte alla categoria del bene e un’inconsulta caccia di novità in passerella come realizzazione della libertà. Siamo testimoni della convinzione che ogni esperienza sia di uguale valore e della riluttanza ad ammettere imperfezioni ed errori. E particolarmente inquietante è la riduzione della preziosa e delicata area dell’educazione sessuale alla gestione del” rischio”, privo di ogni riferimento alla bellezza dell’amore coniugale.
Come, si chiede il Papa, possono rispondere gli educatori cristiani? Questi pericolosi sviluppi pongono in evidenza la particolare urgenza della “carità intellettuale”. Questo aspetto della carità chiede all’educatore di riconoscere che la profonda responsabilità di condurre i giovani alla verità non è che un atto di amore. In verità la dignità dell’educazione risiede nel promuovere la vera perfezione e la gioia di coloro che devono essere guidati. In pratica, la “carità intellettuale” sostiene l’essenziale unità della conoscenza contro la frammentazione che consegue quando la ragione è staccata dal proseguimento della verità. Ciò guida i giovani verso la profonda soddisfazione di esercitare la libertà in relazione alla verità soprattutto in rapporto al sapere da dove si viene e dove si vada, e ciò spinge a formulare la relazione tra la fede nella presenza del risorto del Dio incarnato e i vari aspetti della vita familiare e civile. Una volta che la passione per la pienezza e l’unità della verità è stata risvegliata, i giovani sicuramente gusteranno la scoperta che la questione su ciò che essi possono conoscere li apre alla vasta avventura di ciò che essi dovrebbero fare. Qui essi sperimenteranno “in chi” e “in che cosa” è possibile sperare e saranno ispirati a recare il loro contributo alla società in un modo che genera speranza negli altri.
Il grande valore della libertà accademica nell’identità cattolica
In virtù di questa libertà ci si sente chiamati a cercare la verità cioè la realtà ovunque l’analisi dell’evidenza conduce. Invocare, però, la libertà accademica per giustificare posizioni che contraddicono la fede e l’insegnamento della Chiesa ostacola e addirittura tradisce l’identità e la missione dell’Università, della Scuola cattolica, una missione che sta al cuore del dono di insegnare della Chiesa e non è mai missione autonoma o indipendente da essa.
Insegnanti ed amministratori, sia nelle Università che nelle Scuole, non possono non assicurare che gli studenti ricevono un’istruzione conforme alla dottrina e alla pratica cattolica. E ciò evidentemente è testimonianza pubblica del modo di essere di Cristo, come risulta dal Vangelo ed è proposto dal Magistero della Chiesa, modo d’essere che modella ogni aspetto della vita istituzionale sia all’interno che all’esterno delle aule scolastiche. Prendere la distanza da questa visione indebolisce l’identità cattolica e, lungi dal far avanzare la libertà, inevitabilmente conduce alla confusione sia morale che intellettuale e spirituale.
Con una chiara e precisa comprensione della specifica natura e del ruolo dell’educazione cattolica gli insegnanti si sentono pronti a guidare l’intera comunità scolastica nell’assistere i giovani e le loro famiglie a sperimentare l’armonia tra fede, vita e cultura.
Il Papa ha concluso richiamando la missione dei consacrati, dei religiosi, in mezzo ai giovani e all’urgenza di rendere conto della speranza che caratterizza chi crede, spingendo tutti a conoscere ed amare quell’Uno che si è incontrato, la cui verità e bontà si è esperimentata con gioia.