Il Papa ai suoi preti - 1 - Testimoni di Cristo
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«Per me è una grande gioia essere con i sacerdoti: finalmente, il vescovo di Roma è vescovo e fratello di tutti i sacerdoti. Il suo mandato è confermare i fratelli nella fede. Oggi in questa bella festa (la Trasfigurazione), vediamo anche qui in cattedrale e con la bella musica qualcosa dello splendore del volto di Cristo, e preghiamo il Signore che ci aiuti a portare in noi anche in giorni oscuri, questa sua luce per portare la luce ad altri, per illuminare il mondo e la vita in questo mondo… la fede non solo ha un futuro, ma è il futuro» (Benedetto XVI, Incontro con il Clero della diocesi di Bolzano - Bressanone, 6 agosto 2008: ha risposto alle domande, che qui in modo successivo approfondiamo, del seminarista Michael Horrer, del Padre Ofm Willibald Hopfgartner, del sacerdote ammalato nell’anno dell’ordinazione nel 1991 Willi Fusaro, del professore di teologia morale Karl Golser, del parroco di due parrocchie Franz Pixner, del parroco e docente di teologia Paolo Rizzi).
Come possiamo cogliere i doni dello Spirito ed essere testimoni di Cristo?
Ci sono avvenimenti, come la Giornata Mondiale dei Giovani a Sydney dove molti, anche seminaristi e sacerdoti, hanno esperimentato una rinnovata Pentecoste e la giovinezza della Chiesa. Ma nella vita quotidiana può essere più difficile percepire concretamente l’operare dello Spirito Santo o addirittura sentirsi personalmente mezzo affinché Egli possa essere presente con quel soffio che spazza via i pregiudizi del tempo, che nel buio crea la luce e ci fa sentire che la fede non solo ha un futuro, ma è il futuro.
Ma come realizzare ciò? Certo occorre sapere che nel Dio vivente c’è il Padre, c’è il Figlio e anche lo Spirito del Figlio morto e risorto che procede dal Padre per la creazione e la redenzione del mondo: è il Signore risorto che infonde nell’uomo ciò che di più intimo, di più proprio c’è in Lui, il suo stesso Spirito. E senza questo suo dono non possiamo essere strumenti dell’azione creatrice e redentrice dello Spirito Santo che unico realizza l’ingresso di Cristo in noi e in chi incontriamo per essere trasformati in Lui, vivere in Lui e di Lui, come suo Corpo, la Chiesa.
Ma tutto questo non basta saperlo, dirlo, scriverlo come una giusta teoria teologica, occorre continuamente esperimentarlo personalmente in modo da percepirne con tutto il nostro io, sensibilità, mente, volontà, toccati interiormente, dando significato anche per la vita reale nostra e degli altri, di tutta la famiglia umana, la storia, il mondo intero. Egli in noi ci dà la fantasia e le idee creative sul come fare: idee che non si possono totalmente prevedere e programmare, ma che nascono, avvengono nella situazione stessa, perché lì lo Spirito santo sta operando. Occorre però che il nostro spirito cioè il nostro pensare e volere rimanga vigile e aperto nel raggio del possibile soffio dello Spirito Santo
Giovanni ci racconta che dopo la Risurrezione il Risorto appare agli Apostoli senza programmare il loro futuro ma soffia su di loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo” e sarà sempre con voi, vi accompagnerà senza interruzione fino al compimento della storia, vi farà capire, vi guiderà, vi condurrà fino agli estremi confini della terra. Fin dalle origini, dalla Genesi Dio soffia sull’impasto di terra e questo prende vita e diventa uomo. Ora nell’orizzonte dell’Incarnazione l’uomo di oggi, che è interiormente oscurato e mezzo morto, può ricevere interiormente il soffio di Cristo risorto ed è questo soffio di Dio che unico gli dà una nuova dimensione di vita, gli dà la vita veramente vita cioè l’amore di figlio nel Figlio attraverso lo Spirito Santo verso il futuro, verso la comune casa del Padre. Lo Spirito Santo è, quindi, ciò che di più intimo, di più proprio c’è in Cristo, il suo stesso Spirito che dà la possibilità di realizzare in ogni tempo e luogo l’incontro di ogni uomo, comunque ridotto con la persona del Verbo incarnato, crocifisso e risorto. Urge allora tenerci vicini, incontrare, essere continuamente in rapporto con il Signore risorto attraverso la sua Parola perché è Lui, l’autore principale delle Scritture che come Dio continuamente parla al suo popolo attraverso di esse. Quando attraverso la testimonianza della Scrittura parliamo con Dio, quando nella Scrittura non cerchiamo soltanto quello che ha ispirato allora, nel passato, ma veramente percepiamo il Signore presente che come ha parlato allora ci parla qui e ora, allora è come se noi ci trovassimo a passeggiare nel giardino dello Spirito Santo, parliamo con Lui, Egli parla con ciascuno di noi. Imparare ad essere di casa nell’ambito della Parola di Dio è una cosa molto importante, fondamentale che, in un certo senso ci introduce continuamente nel soffio di Dio. Questo ascoltare, questo camminare nell’ambito della fede deve trasformarsi in una risposta, nella preghiera “vieni Spirito Santo”, in un contatto con la Persona viva di Gesù Cristo nel Santo Sacramento dell’Eucaristia, nel quale Egli, Signore risorto, ci viene incontro, sempre attraverso il dono del suo Spirito, ed entra in noi, in ciascuno di noi e si fonde con noi rendendoci fraternamente un unico Suo corpo, la Chiesa. Ma poi anche nel Sacramento della Penitenza, che sempre ci purifica, che leva via le oscurità che la vita quotidiana ripone in noi e ci fa continuamente tentare e ritentare con fiducia e speranza anche quando non riusciamo certi che, se trovati all’opera fino al momento terminale, Lui porterà a compimento. E’ questa la nuova vita con Cristo nello Spirito Santo, nella Parola di Dio, nei gesti del Signore cioè nei Sacramenti, nell’Eucaristia come culmine e centro di tutto, nel vissuto fraterno di comunione ecclesiale, in concreto nella comunità cui apparteniamo. “Se vuoi lo Spirito di Dio - ci ricorda sant’Agostino -, devi essere nel Corpo di Cristo”, là dove fraternamente vivi poiché nel Corpo di Cristo si trova l’ambito, il giardino del suo Spirito.
Così dovrebbe essere lo svolgimento di ogni giornata, in cui Dio ha sempre accesso in noi, in cui continuamente si verifica il contatto con Cristo, in cui proprio per questo riceviamo continuamente il soffio dello Spirito Santo. Solo allora non saremo pigri, indisciplinati o indolenti e quindi affaticati, tristi e invece accadrà sempre qualcosa di nuovo che dà forma alla giornata ed emanerà da noi ciò che dobbiamo fare senza che dobbiamo pensarci troppo o che dobbiamo adottare un modo di agire “propagandistico”: tutto viene da sé, perché rispecchia il nostro animo.
Se viviamo con Cristo, anche le cose umane ci riusciranno bene perché la fede non comporta solo un aspetto soprannaturale, essa ricostruisce l’uomo riportandolo alla sua umanità, alle virtù naturali: l’onestà, la gioia, la disponibilità ad ascoltare il prossimo, la capacità di perdonare, di pazientare, la generosità, la bontà, la cordialità tra le persone. Queste virtù umane sono indicative del fatto che la fede è veramente presente cioè che siamo in contatto con Cristo attraverso il dono del suo Spirito. Fa maturare in noi l’autentica umanità, perché la fede comporta la piena realizzazione di ogni essere umano, di ogni io. Certo esige l’attenzione a svolgere bene ed in maniera giusta le cose umane anche nella professione, nel rispetto del prossimo, che è il modo migliore per preoccuparci di noi stessi: infatti “esserci” per il prossimo è il modo migliore di “esserci” per noi stessi. E da questo nascono continuamente quelle iniziative che non si possono totalmente prevedere e programmare: le comunità di preghiera, le comunità che leggono insieme la Bibbia od anche l’aiuto fattivo alle persone che sono in necessità, che ne hanno bisogno, che si trovano ai margini della vita, ai malati, agli handiccapati e tante altre cose ancora in una varietà imprevedibile. Si aprono gli occhi per vedere le nostre capacità personali, per prendere corrispondenti iniziative e saper infondere negli altri il coraggio di fare altrettanto. E proprio queste cose umane, queste speranze - più piccole o più grandi - ci fortificano, ci mantengono fraternamente in cammino tra sacerdoti, mettendoci in qualche modo sempre nuovamente in contatto con lo Spirito di Dio. Queste sono in concreto le iniziative che lo Spirito Santo suscita continuamente in noi. Senza tante parole esse ci fanno sentire la forza dello Spirito che ci rende attenti a Cristo, poiché lo Spirito Santo non ha un suo proprio profilo indeterminato e vago accanto alla figura di Cristo. La nostra vita di sacerdoti, come quella nella modalità di fedeli laici e consacrati, è orientata tutta verso lo Spirito santo, perché viviamo nell’ambito dello Spirito cioè nel Corpo di Cristo, nella Chiesa e da questo esperimentiamo il cento volte tanto di umanizzazione, curiamo con tanto amore tutte le semplici virtù umane e impariamo ad essere sempre buoni nel senso più ampio della parola. In questo modo si acquistano e si acutizzano sensibilità sempre nuove per le iniziative di bene che poi naturalmente, spontaneamente sviluppano una forza missionaria e in un certo senso preparano quel momento in cui diventa veramente sensato e comprensibile parlare di Cristo e della nostra fede.