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Che il Signore perdoni! Portiamo un dolore infinito

Fonte:
CulturaCattolica.it

Quello che temevamo, quello per cui abbiamo in tanti agito perché non accadesse, quello che nessuno di noi ha voluto è accaduto: mentre recitavamo il S. Rosario per una vecchina morta questa mattina, e che era nelle stesse condizioni di Eluana, ma accolta, amata, servita, quasi «adorata», ci ha raggiunto la notizia della tragica morte di Eluana.
Un dolore e una preghiera, come quella del grande Paolo VI in occasione dell’assassinio di Aldo Moro: «Ed ora le nostre labbra, chiuse come da un enorme ostacolo, simile alla grossa pietra rotolata all’ingresso del sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il De profundis, il grido cioè ed il pianto dell’ineffabile dolore con cui la tragedia presente soffoca la nostra voce.
Signore, ascoltaci!
E chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo Uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la vita. Per lui, per lui.
Signore, ascoltaci!»
Un dolore e una preghiera, che faccia superare il grido «Assassini!» che in queste ore sale spontaneo alla gola, che sappia dare parole di perdono e di speranza.
Siamo in lutto, per Eluana, certo, ma anche per tutti quei cuori che si sono chiusi all’amore per la vita, ad una pietas che avrebbe dovuto soltanto illuminare e guidare i passi degli uomini.

Verrà anche il tempo dei bilanci, della riflessione sulla responsabilità, sui compiti educativi. Per ora ci guidi, insieme al dolore e alla preghiera, questa invocazione poetica di Eliot:

«Perché gli uomini dovrebbero amare la Chiesa? Perché dovrebbero amare le sue leggi? / Essa ricorda loro la Vita e la Morte, e tutto ciò che vorrebbero scordare./ È gentile dove sarebbero duri, e dura dove essi vorrebbero essere teneri./ Ricorda loro il Male e il Peccato, e altri fatti spiacevoli./ Essi cercano sempre d’evadere/ dal buio esterno e interiore/ sognando sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno d’essere buono… Ma l’uomo che è adombrerà/ l’uomo che pretende di essere… E il Figlio dell’Uomo non fu crocefisso una volta per tutte/ il sangue dei martiri non fu versato una volta per tutte,/ le vite dei Santi non vennero donate una volta per tutte (...). E se il Tempio dev’essere abbattuto /dobbiamo prima costruire il Tempio».
«In luoghi abbandonati / Noi costruiremo con mattoni nuovi / Vi sono mani e macchine / E argilla per nuovi mattoni / E calce per nuova calcina / Dove i mattoni sono caduti / Costruiremo con pietra nuova / Dove le travi sono marcite / Costruiremo con nuovo legname / Dove parole non sono pronunciate / Costruiremo con nuovo linguaggio / C’è un lavoro comune / Una Chiesa per tutti / E un impiego per ciascuno / Ognuno al suo lavoro» [T. S. Eliot, Cori da «La Rocca»]

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