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La morte moderna

Autore:
Mandorlo, Angelo
Fonte:
CulturaCattolica.it
Continuano a giungere in redazione vari contributi sul caso di Eluana Enlaro, che aiutano a proseguire nella riflessione, senza paura di ritorsioni, ma col desiderio che quella morte non sia inutile.

Preg.mo Direttore,

mi permetta di intervenire in merito al dibattito di questi giorni sulla vicenda di Eluana Englaro. Lo faccio partendo da un libro pubblicato recentemente da Iperborea con postfazione di Claudio Magris: “La morte moderna” di Carl-Henning Wijkmark. Il libro, in forma di testo teatrale, rappresenta le due giornate di simposio a porte chiuse organizzato da un comitato ministeriale di esperti, politici, teologi protestanti e intellettuali per trovare una soluzione definitiva e socialmente accettata per ridurre i costi di un paese, la Svezia, che invecchia in maniera esponenziale. Come risolvere il problema del mantenimento di anziani, malati cronici e incurabili e di tutti i soggetti deboli ed improduttivi, che gravano sulle spalle dei membri attivi del paese? Giornalista svedese di cultura, traduttore, autore di romanzi, vissuto in Francia, Germania, e Spagna, Wijkmark con questa operetta morale provocatoria e corrosiva, pubblicata per la prima volta nel 1978, con un inquietante profetismo azzera ogni camuffamento per andare diritto al cuore della questione. La soluzione finale proposta dal simposio sarà quella di un’eutanasia di Stato, garbata e ragionevole, che sciolga dall’esistenza, con “obbligo volontario”, chi non ha più un’adeguata qualità della vita. E comunque non senza aver prima fatto precedere una efficace campagna di informazione e sensibilizzazione, orientamento, procedendo con cautela e in maniera sistematica. “Bisogna operare su un gruppo marginale dopo l’altro, prima che l’opinione pubblica sia matura per la soluzione globale: cioè indurre la gente in generale ad abituarsi all’idea di una vita più breve, ad un’aspettativa di vita più vicina a quella che un tempo era ritenuta normale” [Carl-Henning Wijkmark, La morte moderna, Iperborea 2008, pag. 35]. Acutamente scrive Magris nella postfazione al libro: “La Morte moderna trascende il tema della vecchiaia improduttiva e inutile in un tema più ampio e più atrocemente contemporaneo, il pervertimento dell’ideologia della qualità della vita. In nome di quest’ultima, considerata condizione essenziale per vivere, anziché cercare di darla a chi ne è privo, si sopprime quest’ultimo, eliminando così insieme il dolore e chi lo prova, e arrogandosi naturalmente il diritto di decidere quale sia il livello di qualità della vita al di sotto del quale essa non è degna di essere vissuta e chi vi si trova non è degno di vivere. E’ la democrazia a decidere tale livello di qualità di vita, frontiera tra la vita e la morte, in una società in cui il rispetto della vita umana è considerato un vecchio tabù, dannoso perché ancora deplorevolmente tenace” [Claudio Magris, Postfazione all’opera citata, pag. 114]. Questa premessa, a mio avviso, è indispensabile per capire e ricollegare i fili di un disegno, quello di una introduzione apparentemente soft, umanitaria dell’eutanasia di fatto e cosa ancora più grave nel caso di Eluana, di un assassinio autorizzato dai giudici, attuato con la collaborazione di medici che hanno legato l’esercizio della loro professione al giuramento di Ippocrate per operare esclusivamente a favore della vita, avallato dal silenzio dell’Ordine dei medici, voluto fortemente da un padre in cui la naturale pietas ha lasciato il posto ad una concezione del figlio come oggetto di proprietà esclusiva, da poter decidere di “rottamare”. Una lucida, razionale, ideologica decisione al servizio delle proprie convinzioni etico-politiche, funzionale alla ideologia delle lobby radicali. E allora tutto può essere giustificato e collegato ad un unico disegno: il tono mieloso, ipocrita e sentimentale di tanta cronaca, la disinformazione voluta sulle reali condizioni di Eluana, considerata “già morta da 17 anni” (perché allora non utilizzarne gli organi?? È morta una persona che ha un ritmo vitale normale di respiro, di sonno veglia, ecc.?), la sicumera cinica di medici politicizzati nella grande ammucchiata della sinistra e che non si lasciano sfiorare dal minimo dubbio di fronte alle argomentazioni scientifiche di altri colleghi. E allora che si abbia il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Assassinio legalizzato, eutanasia, arbitrio della magistratura sulla sfera dei valori etici condivisi da tanti italiani laici e cattolici, statalismo democratico che anche a livello delle più alte cariche della Repubblica Italiana, dietro il paravento dei cavilli giuridici, riperpetua il pilatesco rimando “giudicatelo voi” senza voler ascoltare il grido di tante parte del popolo italiano (anch’esso sovrano!) per salvare una vita umana. Allora è evidente che, a differenza di come si vuol far credere, non siamo in presenza di uno scontro di ideologie diverse (laici contro cattolici), ma ad un caduta di civiltà, di eticità, di democrazia reale, ad una partigianeria di fatto, al sonno della ragione (l’altro aspetto di questa eutanasia) che caparbiamente ed ideologicamente non vuole più riconoscere le evidenze più naturali ed elementari: il diritto al nutrimento, la naturale pietà che invece la modernità esercita con larga misura nei confronti di cani e gatti e specie in via d’estinzione, la pietas laica svilita in pietismo (aiutiamo questi poveri genitori a non soffrire più…), la difesa da parte dello Stato nei confronti di chi è debole e indifeso. E allora domani forse o senz’altro sarà il turno di tanti altri “Eluana”: gli incurabili degli ospizi, i terminali, gli handicappati gravi, i malati mentali, i bambini down o con la spina bifida, ecc. Tutta quella fetta di umanità improduttiva, ma portatrice di diritti soggettivi inalienabili, che nessun giudice o autorità può disconoscere o non tutelare. I mostri partoriti dal sonno della ragione sono già all’opera tra noi. Eluana è morta. La morte moderna ha preso il suo avvio. L’Italia si sta avviando su una strada senza ritorno: “Democrazia della morte – Morte della democrazia” [Titolo della postfazione di Claudio Magris all’op. cit., pag. 107].
Cordiali saluti

Angelo Mandorlo

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