La Germania ai suoi sacerdoti: “Date la Comunione ai divorziati”
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Ho appreso la notizia, che sta facendo il giro della rete.
Si dice che la Diocesi di Friburgo «ha stilato una serie di punti destinati all’accoglienza dei divorziati. L’elemento chiave è l’ammissione ai sacramenti di coloro i quali hanno posto fine al proprio matrimonio, Comunione compresa. Una rivoluzione insomma, visto e considerato che le regole della Chiesa cattolica apostolica romana vietano la somministrazione dei sacramenti ai divorziati…»
Due semplici considerazioni:
1. La logica del «fatto compiuto» non mi è mai sembrata la logica della fede. Si manda così alla malora la collegialità di cui ci si riempie continuamente la bocca. Forse sarebbe ora di «essere» e non solo «dirsi» chiesa.
2. Questo modo di fare, per cui si dà la comunione ai divorziati risposati, non mette in chiaro le responsabilità di certi pastori: hanno giocato a dare i sacramenti, un po’ come i bambini «giocano al dottore»? Non sarebbe meglio fare un serio esame di coscienza sulla loro ecclesiale esperienza pastorale? Non hanno educato i cristiani e ora li trattano come «minus habentes», così che si può chiudere un occhio sui loro errori (dimenticando che sono frutto di nostre – meglio loro – irresponsabilità). Se, come dicono le statistiche, «circa il 55% dei matrimoni in Germania termina con il divorzio» non sarebbe meglio farsi un serio esame di coscienza? È troppo comodo ammettere ai sacramenti i «divorziati risposati» (e certo il problema va trattato con serietà, lungimiranza e carità) senza guardare le cause interne!
Una volta a Treviglio (lo ricordo benissimo) il tasso di atrazina nell’acqua era superiore alla quantità riconosciuta per dichiarare l’acqua «potabile». Le autorità competenti hanno trovato subito la soluzione: hanno elevato la soglia.
Come gli esperti della diocesi di Friburgo!