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Lewis, Clive Staples - Le lettere di Berlicche

Fonte:
CulturaCattolica.it
Le ondulazioni...


Diversi anni fa mi capitò di leggere un libro interessantissimo di C. S. Lewis, “Le lettere di Berlicche”. Si tratta di un piacevole stratagemma dello scrittore, convertito da adulto al cattolicesimo, per aiutare le persone a riflettere sulla verità della propria appartenenza alla Chiesa. Nel corso della narrazione Berlicche, un diavolaccio astuto, si assume il compito di catechizzare, attraverso le sue lettere, il nipote Malacoda, diavolo ancora inesperto, in modo che riesca a far dannare l’anima del giovane che gli è stato affidato.


Tra le tante cose che ricordo (per diverso tempi tale libro ha accompagnato le mie meditazioni quotidiane) ce n’è una che mi è tornata alla mente in questi giorni in cui l’esperienza cristiana mi si sta rivelando in tutta la sua drammaticità; perché è sempre drammatica la lotta tra il proprio egoismo, il proprio limite, la propria incapacità, e il timido desiderio di affermare, di accogliere la volontà di Dio che immediatamente uno non riesce a comprendere dove voglia parare. La cosa che mi ritorna in mente sono quelle che Berlicche chiama “ondulazioni”.


L’ondulazione non è altro che una legge dell’esistenza dell’uomo, per cui il suo stato d’animo non è sempre costante, ma varia continuamente, passando da momenti di calma a momenti di tristezza. Berlicche invita lo sprovveduto nipote, che esulta perché il suo paziente è in preda della disperazione, ad approfittare di questa situazione per fargli credere che quello stato d’animo durerà sempre. Il giovane paziente non ha ancora imparato questa legge dell’esistenza e quindi sarà facile farlo piombare nella disperazione senza ritorno. Non mi soffermo sugli interventi sleali, come Berlicche li definisce, del diretto avversario, cioè dell’Angelo custode, valido strumento dell’Onnipotente Nemico di Lassù, che ai demoni è solo consentito intuire. Ma voglio sottolineare questa legge dell’esistenza che scopro terribilmente vera nella mia esperienza - e anche in quella dei miei amici. Naturalmente lo dico ora, in un momento di relativa calma, dopo una delle tempeste che sempre più frequentemente mi rivelano queste ondulazioni del mio cuore. E mi vien spontaneo constatare che, almeno per quanto mi riguarda, quando son tranquilla o lieta, mi pare che tale tranquillità o letizia mi spetti quasi di diritto (ma ho imparato dall’esperienza che poiché le cose non stanno così, è doveroso e giusto ringraziare Dio prima che le cose cambino, inevitabilmente); quando poi accade qualche guaio, che a me pare sempre una montagna insormontabile, mi comporto come se la cosa dovesse durare eternamente e la tentazione della disperazione è sempre in agguato. Questo per quel che riguarda la mia esperienza personale, ma se ci rifletto mi chiedo: Perché mai Dio permette queste ondulazioni? Penso che sia un modo per educarci e per fare in modo che non ci attacchiamo ai nostri stati d’animo; perché abbiamo la ragione che, illuminata dalla fede, ci ricorda che, se noi siamo mutevoli, Dio non muta mai, Dio è sempre fedele alle sue promesse, perché è Dio e non uomo; e quindi non c’è nulla da temere perché Lui non ci abbandonerà mai. Mi accorgo che, seppure lo so, ci ricasco sempre; e ogni volta ho bisogno che qualche persona amica me lo ricordi, che qualche persona amica mi ricordi che “dietro le nubi splende sempre il sole”.

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