Lusso, Matteo - Quello che ai genitori non diciamo. Viaggio nel mondo dei ragazzi attraverso la lettura dei loro componimenti
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Intervista all'Autore, Matteo Lusso
Chi è l’autore e come è nato il libro?
Io sono un docente di Lettere. Per fortuna, per caso e forse anche per un po’ di esperienza maturata nell’insegnamento, è accaduto che comuni studenti abbiano parlato di sé nei temi di scuola, dapprima timidamente, invitandoli e sollecitandoli, poi in maniera più decisa e sincera, una volta conquistata la loro fiducia e avendogli fatto fare l’esperienza di quanto sia gratificante la scrittura, il riuscire a trasportare il proprio vissuto su un foglio di carta. Sembra semplice ma non lo è e quando uno studente scopre il significato dello scrivere, si sorprende e si stupisce dell’autenticità e della complessità dei suoi pensieri, infine si esalta, rischiando addirittura di ritenersi un genio. È normale che sia così.
Per ottenere questo risultato è stata necessaria una condizione: la stima. Per parlare di sé occorre percepire che qualcuno ritiene importante ciò che si vive, ciò che si ha da dire: purtroppo i ragazzi d’oggi hanno pochissimo questa percezione!
Molti adulti non li ascoltano, non sanno ascoltarli, non aderiscono al loro vissuto, trattano il loro mondo come fosse finto, interlocutorio, fatto di sciocchezze, banale. Ma non è così! Quando si impara ad ascoltarli, a prendere sul serio le loro domande, i giudizi, i discorsi, emerge la loro capacità di ragionare, di scegliere, di sacrificarsi, di posizionarsi e difendersi dentro la complessità della realtà che spesso affrontano.
Nelle giornate stabilite per i componimenti scritti dicevo: «Oggi è il vostro giorno, c’è il tema, parlate voi ed io taccio: per favore ditemi qualcosa di interessante». Ma c’era ancora qualcosa che non funzionava: scrivevano per me, impersonalmente, retoricamente, senza tirare fuori nulla di veramente significativo del loro mondo, forse convinti che ci siano a priori cose che si possono o meno dire, che si devono o meno dire, cose giuste e sbagliate in un tema, cose che agli insegnanti piace o non piace leggere. Lo facevano per un motivo molto semplice: l’importante non è ciò che si dice ma il voto che si prende.
Allora istintivamente, impulsivamente, con l’impazienza di chi legge temi da tanti anni, ho detto: «Vi garantisco almeno la sufficienza, ma parlatemi sinceramente di voi, togliete la maschera che si mette a scuola ed esprimetevi liberamente!». Ed è andata un po’ meglio.
Può fare una breve presentazione del lavoro?
I temi presentati in questo lavoro sono stati elaborati nel corso dell’anno scolastico 2005/2006 all’interno di due classi (una seconda ed una terza liceo) di un Istituto Superiore [Istituto Statale Istruzione Secondaria Superiore BETTY AMBIVERI, Istituto Magistrale: Liceo Socio-PsicoPedagogico, Presezzo (BG)] - ad indirizzo Socio Psicopedagogico - della Provincia di Bergamo.
Il testo è un tentativo di interpretazione della realtà giovanile attuale, costruito utilizzando i temi scolastici degli studenti. Esso nasce dalla volontà di far conoscere e dare una visione non superficiale degli adolescenti, in controtendenza con le tante letture che ne mettono in risalto solo gli aspetti ironici, se non addirittura demenziali.
La realtà non è così e l’autore vorrebbe contribuire a restituire un’immagine di quanto i ragazzi di oggi interroghino nel profondo e intelligentemente la nostra società e tutti noi.
Il lavoro è composto da una parte introduttiva dell’autore, di lettura complessiva dei testi, e da una seconda parte dove sono raccolti 60 componimenti su tematiche fondamentali della condizione giovanile ma non solo.
Che cosa contengono in sintesi i componimenti raccolti?
Ci sono cose che i ragazzi non dicono ai genitori: a loro parlano dei cibi che vogliono mangiare, degli orari nei quali devono accompagnarli in un determinato posto, di vestiti, di voti, di fatti accaduti, magari descrivono la loro giornata, cosa hanno o non hanno fatto, chiedono permessi per uscire e trattano sull’ora del rientro a casa, per andare in vacanza con gli amici, per comprare la moto ed altro. Parlano volentieri dei loro professori, dicendone spesso di tutti i colori, tra il disappunto e l’ironia. Naturalmente li coinvolgono quando hanno problemi che non possono affrontare da soli; a volte chiedono anche informazioni: sulla politica, sulla salute, magari sulla sessualità.
Difficilmente però parlano davvero di loro stessi, della loro intimità: come stanno, cosa provano, cosa desiderano, cosa pensano.
Noi adulti sappiamo davvero poco dei ragazzi di oggi, di come vedono se stessi e il mondo, di come giudicano i grandi e la società, delle loro paure, sofferenze, desideri, bisogni, sentimenti. Ci accorgiamo raramente di quanto sono intelligenti, autentici, maturi. Cadiamo spesso nel loro tranello, limitando la nostra attenzione su fumo, droga, alcol, sesso, illudendoci così di conoscere i loro problemi, che invece non sono innanzitutto questi. Solitudine, disorientamento, delusione, paura, mancanza di prospettive, noia, percezione del non senso, aridità nelle relazioni, apatia, scetticismo, sfiducia, senso dell’ipocrisia: questo è il terreno dove cresce quella insoddisfazione che viene poi precariamente ed illusoriamente deviata verso la trasgressione e le tante forme di autodistruzione.
Ecco questi sono i contenuti fondamentali.
Quali sono le parole e le caratteristiche degli attuali adolescenti in base alla sua lettura?
Ho cercato di cogliere nei componimenti alcune parole, alcuni aspetti ricorrenti, che in qualche modo descrivessero, rendessero intelligibile la condizione giovanile attuale. A mio parere chi parla di una gioventù superficiale, omologata, viziata e maleducata («noi, coloro che secondo i più grandi non vogliono e non sono capaci di far niente»), ha una visione molto parziale, non si accorge della profondità dei fenomeni che sta osservando e giudicando. Occorre quindi inserire la lettura dei ragazzi d’oggi in una fitta trama di fattori storici e di cambiamenti culturali e sociali, all’interno dei quali essa non potrà allora essere avulsa da una considerazione d’insieme della società che è stata costruita e consegnata loro: dobbiamo avere il coraggio di ammettere che quello che hanno ereditato è un mondo difficile, dentro il quale essi vivono con molti disagi, comunque affrontandone dignitosamente le contraddizioni e spesso accettandone - anche con eroismo - l’esistenza. Un po’ noi li abbiamo traditi i ragazzi d’ oggi, investendo tante nostre energie nell’assicurargli un benessere materiale anche eccessivo e forse trascurando la trasmissione di un patrimonio ideale e valoriale, di punti di riferimento e di certezze morali, che sono per un giovane il motore, l’ipotesi di costruzione, la fonte stessa dell’energia del suo impegno, la sua identità più vera.
Perché si è inoltrato in questa impegnativa avventura?
Molti mi chiedono perché abbia scritto questo testo: quando entro in una classe, soprattutto quelle iniziali della scuola superiore, ho sempre la percezione che gli occhi, i volti, la vitalità, la sola presenza dei ragazzi che ho davanti, siano domanda, attesa di qualcosa che essi aspettano da me, da noi, dagli adulti in generale. Oggettivamente è così: sono l’insegnante e si aspettano che io trasmetta loro qualcosa, possibilmente significativo, bello. Un ragazzo è una promessa, un bisogno rispetto al quale l’adulto ha naturalmente una responsabilità. Ebbene il testo l’ho scritto perché tante volte mi sento in debito verso di loro: sento che c’è qualcosa che è dovuto, una ragione e una proposta di vita, un’ipotesi di impegno della loro esistenza, che oggi non riusciamo più a comunicare adeguatamente. Essi acquisiscono i debiti in Matematica, in Latino, nelle diverse discipline scolastiche ma noi stiamo dando ai ragazzi ciò che gli dovremmo in termini educativi?
Se solo questo testo servisse a smuovere un po’ le acque, ad interrogarci sulle questioni poste, a metterle al centro dell’attenzione, io avrei ottenuto il mio scopo e mi sentirei un po’ meno debitore.
Che cosa si aspetta dalla pubblicazione di questo saggio?
Non voglio giudicare niente e nessuno: vorrei solo che il presente lavoro aiutasse i genitori e gli adulti in generale ad un dialogo più cosciente con il mondo della scuola e con i loro figli. Vorrei che rendesse un minimo di giustizia ai tanti, troppi approcci semplicistici e riduttivi con cui spesso vengono rappresentati i ragazzi, sminuendo così o addirittura eliminando quella componente drammatica che ne costituisce la bellezza: «tanto sono ragazzi, prima o poi gli passa, non facciamoci caso, è l’età», così spesso svuotiamo di significato, anche ai loro occhi, il movimento profondo delle loro domande e del loro vissuto.
Vorrei infine che favorisse negli adolescenti una riflessione e un confronto sulla propria esperienza, una maggiore considerazione dell’importanza dell’età che vivono, della sua bellezza, affinché il loro entusiasmo non sia frustrato dall’apatia, dall’indifferenza, dalla possibile e magari inconscia convinzione di non contare nulla.
I temi presentati in questo lavoro sono stati elaborati nel corso dell’anno scolastico 2005/2006 all’interno di due classi (una seconda ed una terza liceo) di un Istituto Superiore [Istituto Statale Istruzione Secondaria Superiore BETTY AMBIVERI, Istituto Magistrale: Liceo Socio-PsicoPedagogico, Presezzo (BG)] - ad indirizzo Socio Psicopedagogico - della Provincia di Bergamo.
Il testo è un tentativo di interpretazione della realtà giovanile attuale, costruito utilizzando i temi scolastici degli studenti. Esso nasce dalla volontà di far conoscere e dare una visione non superficiale degli adolescenti, in controtendenza con le tante letture che ne mettono in risalto solo gli aspetti ironici, se non addirittura demenziali.
La realtà non è così e l’autore vorrebbe contribuire a restituire un’immagine di quanto i ragazzi di oggi interroghino nel profondo e intelligentemente la nostra società e tutti noi.
Il lavoro è composto da una parte introduttiva dell’autore, di lettura complessiva dei testi, e da una seconda parte dove sono raccolti 60 componimenti su tematiche fondamentali della condizione giovanile ma non solo.