Condividi:

Stefanini, Maurizio - Alce Nero, un “beato” tra i Sioux

Fonte:
CulturaCattolica.it
Mimep-Docete 2019, € 10,20
Noi chiediamo alla Santa Madre Chiesa
di riconoscere la sua santità, con l’accettare
la sua presenza tra la compagnia dei santi
e come qualcuno da imitare nel suo zelo
per il Vangelo. Apri i nostri cuori
ad anche riconoscere il Cristo Risorto
in altre culture e popoli, per la gloria e l’onore
di Dio il Padre. Mitakuye Oyasin*.
*(Tutto è connesso, preghiera tradizionale dei Sioux Lakota)

“Alce Nero chi? Quello di ‘Alce Nero parla’? Sottotitolato: “Vita di uno stregone dei Sioux Oglala”?”
“Proprio lui, quello delle interviste del 1931 di John G. Neihardt”
“Non posso crederci, avrei pensato che fosse uno sciamano completamente immerso nella cultura e nella religione del suo popolo”.
“Tanto più che gli hippies degli anni Sessanta e Settanta lo avevano adottato come uno dei protagonisti della rivoluzione culturale di quegli anni!”
Questo dialogo immaginario può ben descrivere la sorpresa e spesso lo sconcerto che hanno colto molti alla notizia che la Conferenza episcopale statunitense sul finire del 2017 ha dato inizio al processo di beatificazione del leggendario “Black Elk”. Alce Nero si affiancherebbe così a santa Kateri Tekakwitha (1656-1680), patrona del Canada e “amerinda”, canonizzata nel 2012 da papa Benedetto XVI.
Ripercorrere la vicenda umana di Alce Nero riserva grandi sorprese: se ne occupa molto opportunamente “Alce Nero, un “beato” tra i Sioux”, opera di Maurizio Stefanini, giornalista de “Il Foglio” e grande esperto di cultura pellerossa.
Proprio perché il percorso non appare privo di ostacoli, Stefanini si premura da un lato di ricostruire con grande fedeltà le tappe delle interviste di Neihardt, commentando le visioni infantili di Alce Nero, quindi la costante preoccupazione per la salvezza del popolo Sioux (la “strada nera” e la “strada rossa”), la partecipazione ai grandi eventi della storia dei Pellirosse, come i massacri del Little Big Horn e di Wounded Knee, il viaggio europeo con il circo di Buffalo Bill. Ma fa chiarezza anche – e qui sta il pregio del libro – sull’incontro di Alce Nero con i missionari gesuiti, in particolare con Padre Joseph Lindebner, sulla sua conseguente conversione al cattolicesimo – fu battezzato il 6 dicembre 1904 con nome di Nicholas Black Elk, e sui successivi quasi cinquant’anni di fervente apostolato cristiano come catechista dedito alla missione – battezzò un gran numero di bambini. (In questo assume grande importanza la testimonianza di una figlia di Alce Nero, Lucy Look Twice). Tutti aspetti che il best seller di Neihardt aveva completamente censurato, suscitando la riprovazione e l’indignazione dello stesso Alce Nero. Stefanini, ripercorrendo con rigore filologico la bibliografia riguardante il nostro personaggio, non si sottrae a varie questioni implicate in questa conversione, come la conciliabilità del cristianesimo con le dottrine tradizionali dei vari popoli (tema che del resto i missionari gesuiti, da Matteo Ricci alle Reducciones, si sono spesso trovati ad affrontare), il rischio del sincretismo e la valorizzazione del senso religioso genuino dei Pellirosse. Senza dimenticare i collegamenti con il nostro immaginario collettivo sui Pellirosse, bene espressi ad esempio nelle citazioni dei film “Piccolo grande uomo” e “Soldato blu” o nelle canzoni “Fiume Sand Creek” di De André/Bubola, e “Bufalo Bill” di De Gregori. In chiusura del libro, viene riportata la richiesta di Baltimora del vescovo Robert Gruss, e una preghiera per Alce Nero:
Grande Padre! Grande Spirito!
Guardaci, noi che stiamo di fronte a Te,
cantando il nostro canto di ringraziamento,
per il tuo amato servitore, Nicholas Black Elk.
Con fede egli percorse la Sacra Strada Rossa
e generosamente testimoniò la Buona Novella
di Nostro Signore, Gesù Cristo tra il popolo Nativo.
Grande Padre, noi umilmente
ti chiediamo di ascoltare le preghiere che
ti inoltriamo attraverso la sua intercessione.
Noi chiediamo alla Santa Madre Chiesa
di riconoscere la sua santità, con l’accettare
la sua presenza tra la compagnia dei santi
e come qualcuno da imitare nel suo zelo
per il Vangelo. Apri i nostri cuori
ad anche riconoscere il Cristo Risorto
in altre culture e popoli, per la gloria e l’onore
di Dio il Padre. Mitakuye Oyasin
*.
*(Tutto è connesso, preghiera tradizionale dei Sioux Lakota)



Vai a "Scaffali"