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Dove sono finiti i cattolici?

Autore:
Zanzi, Mauro
Fonte:
CulturaCattolica.it ©

Perché gran parte del mondo cattolico è, di fatto, "invisibile", con l'eccezione di quelle realtà che gravitano intorno alla galassia no-global e progressista?
Cerchiamo di evidenziare alcune cause e offrire qualche spunto per uscire dal vicolo cieco della contrapposizione tra anonimato e movimentismo politicizzato.

Cause storiche

Alcuni eventi storici (la questione romana, il non expedit, il fascismo) hanno allontanato per lungo tempo i cattolici dalla politica. Ma anche in seguito, la maggioranza dei cattolici ha continuato a coltivare una certa indifferenza verso la politica, favorita anche dalla presenza della DC al governo per 40 anni, alla quale tanti hanno firmato una sorta di delega in bianco. E questo ha contribuito all'emarginazione dei cattolici dalla scena pubblica.

Anche certi fenomeni di carattere religioso e culturale hanno ridimensionato l'influsso del cattolcesimo sulla società occidentale.
Già la Riforma luterana aveva preso di mira la Chiesa con un'accesa propaganda diffamatoria. Buoni motivi per criticarla ve n'erano di sicuro, ma Lutero, a differenza di altri che rinnovarono la Chiesa dall'interno, non si fece scrupoli nel diffondere anche calunnie per minarne l'autorevolezza.
Gli attacchi si intensificarono poi con l'affermarsi di illuminismo e positivismo, che negavano le basi dell'antropologia cristiana e consideravano le religioni delle semplici superstizioni.
Tale propaganda fu riciclata più volte fino ai nostri giorni. Tra gli ultimi a usare questi argomenti contro la Chiesa sono stati gli intellettuali marxisti o filo-marxisti, grazie anche all'egemonia conquistata dalla cultura filo-marxista nel secondo dopoguerra. A chi avesse ancora qualche dubbio in proposito, consiglio La resistenza cancellata, di Ugo Finetti (2003, edizioni Ares).
Dopo secoli di propaganda che ripeteva continuamente quanto fosse obsoleto tutto ciò che aveva a che fare con la religione e in particolare con la Chiesa e la sua gerarchia, rappresentata come avida di potere e corrotta, non sorprende che anche i più fedeli al Magistero abbiano qualche timore nel dichiarare pubblicamente la propria appartenenza religiosa.
Appena qualcuno tenta di impostare un discorso per presentare il punto di vista cattolico, infatti, si sente rinfacciare invariabilmente qualcuno dei seguenti "crimini": le crociate, i roghi dell'Inquisizione, le guerre di religione, il Sillabo, la persecuzione degli Ebrei, ...
Serve a poco far notare che i cristiani del passato non avevano il monopolio degli errori, o che certi fatti e fenomeni storici vanno considerati nel contesto sociale e culturale in cui si verificarono, mentre altri sono semplicemente calunnie: il linciaggio morale è assicurato.
Nulla di strano se i cattolici sono molto prudenti quando dovrebbero farsi sentire proprio in nome della loro cattolicità. Pensiamo ai tanti cristiani che sono perseguitati in paesi retti da regimi totalitari (Cina, Cuba, Vietnam) o dove altre religioni sono maggioritarie (islam, induismo). Spesso i cattolici dei paesi occidentali non sembrano interessati alla situazione drammatica dei loro fratelli nella fede e sono meno attivi dei non credenti nel difenderli.
Forse temono di sentirsi ricordare che anche i cristiani in passato perseguitavano chi non la pensava come loro?

Il Concilio Vaticano II e le "fughe in avanti"

Benché il Concilio Vaticano II sia stato "un grande dono per la Chiesa", occorre "interpretarlo in modo adeguato e difenderlo dalle interpretazioni tendenziose" (Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, pag. 171). Queste interpretazioni tendenziose del concilio, infatti, hanno prodotto delle vere e proprie fughe in avanti e generato parecchia confusione. Già in un discorso del 24 settembre 1969, Paolo VI avvisava:

"Oggi non è raro il caso di persone, anche buone e religiose, giovani specialmente, che si credono in grado di denunciare tutto il passato della Chiesa [...] come inautentico, superato e ormai invalido per il nostro tempo; e così, con qualche termine ormai convenzionale, ma estremamente superficiale ed inesatto, dichiarano chiusa un'epoca constantiniana, preconciliare, giuridica, autoritaria, e iniziata un'altra libera, adulta, profetica. [...] Per essere oggi veramente fedeli alla Chiesa dovremmo guardarci dai pericoli che derivano dal proposito, tentazione forse, di innovare la Chiesa con intenzioni radicali e metodi drastici, sovvertendola".

Insomma, nell'ansia di cambiare e apparire moderni, invece di rinnovare la Chiesa, molti hanno pensato che si dovesse costruire una Chiesa nuova da zero, buttando via tutto ciò che era vecchio. Ma costoro non si rendono conto che, senza la tradizione, la Chiesa perde la propria identità e le radici che la ancorano alla "roccia" - Gesù Cristo - si seccano.
In effetti, tanti si sono allontanati dalla Chiesa per tentare approcci rivoluzionari destinati a fallire. Basta ricordare che "nel recente passato il sincero desiderio di essere dalla parte degli oppressi e di non esser tagliati fuori dal corso della storia ha indotto molti credenti a cercare in diversi modi un impossibile compromesso tra marxismo e cristianesimo" (Giovanni Paolo II, Centesimus Annus, 26).

Globalizzazione e No-Global. Guerra e Pace

L'ultima moda, poi, è la lotta contro la globalizzazione, le multinazionali, gli organismi geneticamente modificati (OGM), la guerra... Qualsiasi guerra, ma a patto che ci sia lo zampino degli americani, altrimenti l'interesse si affievolisce di colpo.
E guai a ricordare ai pacifisti "senza se e senza ma" che, nel corso dei secoli, la tradizione cattolica ha elaborato una dottrina della guerra giusta!
Per loro non sembra esistere niente per cui valga la pena battersi: nemmeno la libertà.
Così può capitare che uno dei massimi esponenti di questo movimento pacifista - Gino Strada - si chieda se valeva proprio la pena di morire per combattere Hitler.
Queste assurdità nascono dal complesso di colpa che affligge buona parte dei cittadini occidentali, e che è una conseguenza della propaganda anti-cattolica a cui si accennava precedentemente. Infatti, per diversi secoli la Cristianità è di fatto coincisa con l'Europa, cioé l'Occidente di allora. Quindi, se la Cristianità si è macchiata di tutte quelle colpe anche l'Occidente ha un debito verso i Paesi "saccheggiati" dai propri antenati.
Il risultato è un terzo-mondismo un po' näive, affascinato dal mito del buon selvaggio, il quale prima dell'arrivo dei "predatori" occidentali sarebbe vissuto in una sorta di paradiso terrestre.
Si tratta ovviamente di un approccio semplicistico e a senso unico, ma ormai il danno è fatto.

I cattolici italiani sono afflitti due volte da questo complesso di colpa: prima come cattolici e poi come occidentali. Ecco quindi che molti si sentono in dovere di condannare quasi tutto ciò che "sa di Occidente". In particolare il modello di economia capitalistica, visto come intrinsecamente perverso e causa di tutte le diseguaglianze di questo mondo. Nello stesso tempo, invece, si fanno tentare ancora una volta dall'ideologia comunista, sostenendone la validità teorica e motivandone i numerosi insuccessi precedenti con "errori di applicazione".
Purtroppo per loro, la Chiesa Cattolica sostiene esattamente l'opposto. Cioé, che il marxismo-comunismo, oltre ad essere fallito sia come ideologia che come sistema economico-politico, è pure incompatibile con la visione dell'uomo e del mondo proprie del cristianesimo. Invece, il capitalismo (o meglio: economia d'impresa), pur avendo i suoi rischi di alienazione, se rispetta determinate condizioni, può essere il modello adatto per quei Paesi che cercano "la via del vero progresso economico e civile" (cfr. Centesimus Annus, 42).
Succede allora, che gruppi di pacifisti cattolici - con nomi anche influenti - arrivino a inviare appelli al Papa chiedendogli "un'affermazione semplice e univoca" contro la guerra. Come se il Papa non parlasse abbastanza chiaro (Vai). Il problema per questi pacifisti è che il Papa sa bene come "non è possibile la pace ad ogni costo" (Angelus del 16 marzo 2003). Succede anche che il cardinale Ruini - vicario del Papa per la diocesi di Roma, oltre che presidente, sempre per volere papale, della conferenza nazionale dei vescovi - venga attaccato pesantemente da parte di esponenti di punta della cultura cattolica progressista. La "colpa" di Ruini? Non essere abbastanza critico nei confronti del governo di centro-destra. (Vai). Queste polemiche sono poi strumentalizzate da chi vede il cattolicesimo come un avversario, ma che, per catturare qualche voto in più, non si fa scrupoli nell'usare quei cattolici che si prestano al gioco del divide et impera.

Come uscirne?

1. È necessario puntare sull'informazione e sull'educazione: la maggior parte dei cattolici non si pone nemmeno questi problemi perché non ne è consapevole. Occorre prima di tutto sensibilizzare (svegliare?) le persone e formarle a una fede adulta, non abitudinaria.

2. Senza il sostegno dei sacerdoti e delle parrocchie difficilmente si potranno ottenere grandi risultati. Si devono quindi coinvolgere parroci e consigli parrocchiali, per esempio facendo notare la necessità di approfondire la Dottrina Sociale della Chiesa anche con l'aiuto di esperti.

3. I cattolici in quanto tali hanno diritto di esprimere la propria opinione come chiunque altro e non sono cittadini di "serie B". Per questo è opportuno scrollarsi di dosso i complessi di inferiorità e abituarsi - sia singolarmente che in comunità - a far sentire la propria voce direttamente presso i mezzi di comunicazione (sia locali che nazionali), affrontando temi di attualità con un approccio originalmente cattolico.

4. Bisogna far capire che "laicità" dello Stato non significa eliminazione di qualsiasi riferimento ai valori religiosi nella vita pubblica, e che tali valori possono contribuire al bene comune. Altrimenti ci si ritrova con il fondamentalismo laicista di stampo francese, che impone la laicità come religione civile.

5. Dobbiamo pregare tanto, che il Signore ci illumini e ci sostenga sempre nella fede.

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