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Indonesia: un po' di luce su Timor-Est ma continuano i massacri di cristiani

Autore:
Cavazza, Filippo
Fonte:
CulturaCattolica.it ©



"I nuovi perseguitati", il bellissimo libro del giornalista Antonio Socci appena pubblicato da Piemme, ha avuto il grande merito di svegliare le coscienze dell'opinione pubblica su una delle più vaste (anzi, la più vasta) tragedie dimenticate del secolo scorso: il martirio dei cristiani. Purtroppo per noi questo libro non parla di fatti di un lontano passato, ma di drammi che si consumano ogni giorno nell'indifferenza (e nell'ipocrisia) di un mondo del politically correct.
Tra i paesi del pianeta in cui le atrocità contro i cristiani imperversano ancora spicca l'Indonesia, colosso asiatico di 200 milioni di abitanti. L'arcipelago indonesiano ha il più alto numero di musulmani dell'intero pianeta, ma in esso abitano- disseminati sulle tantissime isole- diversi milioni (circa 18, che non è poca cosa) di cristiani, 6 milioni dei quali cattolici.
Benché la costituzione dell'Indonesia indipendente garantisse libertà di culto, fin dagli anni Cinquanta i cristiani hanno dovuto subire discriminazioni o vere e proprie persecuzioni che manifeste.
Il caso più emblematico è stato quello di Timor Est, colonia portoghese divenuta autonoma nel 1975 ma subito occupata dalla vicina e potente Giakarta. I successivi decenni hanno visto la morte di circa 200.000 timoresi, in stragrande maggioranza cattolici (il cattolicesimo è la fede maggioritaria dell'isola). Della sorte di queste povere persone nessuno ha mai voluto indagare, mentre i governi di tutto il mondo continuavano a intrattenere discreti rapporti con il dittatore Suharto e i suoi notabili. I massacri sono stati ancora più duri sul finire del 1999, quando lo stato centrale indonesiano non ha accettato il risultato del referendum sull'autodeterminazione di Timor.
E'stato l'intervento del contingente delle Nazioni Unite a riportare, dopo più di 20 anni di dimenticanza, una sorta di clima di pace e di giustizia sull'isola, che proprio da pochi giorni è diventata formalmente indipendente (20 maggio 2002). Il messaggio del Papa, letto dal suo inviato speciale Mons. Martino in occasione della festa per l'indipendenza, ha voluto proprio rendere omaggio alle tante sofferenze dei timoresi e della sua Chiesa (3 preti e 2 suore, italiane, ammazzate proprio nel 1999)e invitare il paese (il secondo a maggioranza cattolica in Asia dopo le Filippine) a intraprendere un cammino di pace, di dialogo e di rispetto dei diritti umani.
Se a Timor si comincia a respirare un'aria serena, ben diversa è l'atmosfera nelle Molucche, dove, a partire dal gennaio del 1999, è nuovamente scoppiato un violento conflitto tra cristiani e musulmani. In 3 anni il bilancio delle vittime è spaventoso: 13.500 morti. Per loro nessuno si è mosso o ha spiegato il proprio arsenale missilistico. E' sufficiente ricordare che la Nato intervenne in Kosovo (1999) in seguito all'uccisione di circa 1700 civili albanesi- cifra in ogni caso raccapricciante- da parte dell'esercito serbo.
In questi anni, grazie anche al tacito appoggio del governo indonesiano, gli estremisti del movimento islamico "Lashkar Jihad" del leader Jafar Umar Thalib hanno messo a ferro e fuoco Ambon, capoluogo dell'arcipelago, e centinaia di altri villaggi. Decine le chiese incendiate e saccheggiate, come decine di migliaia le case di proprietà di cristiani spogliate di qualsiasi bene o completamente rase al suolo. Nonostante a febbraio sia stato siglato a Malino, nel Sulawesi, un accordo di pace tra le fazioni in lotta, la situazione resta di altissima tensione. Lo scorso mese di aprile almeno 12 sono stati i morti e nove i feriti a causa di un attacco armato contro il villaggio protestante di Soya, a 5 chilometri da Ambon. Missionari locali hanno riferito che l'azione è stata perpetrata con armi leggere, mortai e bombe incendiare e che gli aggressori, urlando a squarciagola slogan in favore della guerra santa, hanno seminato il panico tra la popolazione.
Anche tutti gli altri attacchi compiuti nei mesi passati si caratterizzavano per l'utilizzo di parole inneggianti alla guerra santa e alla cacciata dalle isole degli infedeli.
Il recentissimo arresto di Jafar Umar Thalib, abituato ad arringare i suoi correligionari all' uso di ogni efferatezza contro i cristiani, può forse indurre a qualche mite speranza per una vicina cessazione delle persecuzioni religiose.

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