2021 06 02 MYANMAR - uccisi due giovani volontari cattolici che assistevano gli sfollati: Alfred e Patrick
- Autore:
- Curatore:
MYANMAR - Intensi combattimenti nello stato Kayah: uccisi due giovani volontari cattolici che assistevano gli sfollati
Intensi combattimenti proseguono nello stato Kayah, nel Myanmar orientale, tra l’esercito regolare birmano (Tatmadaw), che continua a bombardare città e villaggi, e le forze popolari di difesa, nate spontaneamente per resistere alla repressione militare. La violenza ha creato nello stato Kayah oltre 50mila sfollati interni, tutti civili indifesi, come confermano fonti di Fides, aggravando l’emergenza umanitaria.
La situazione nella città di Demoso è particolarmente critica. Gli sfollati interni, in grande numero cristiani – dato che la fede in Cristo è professata da circa un terzo della popolazione locale – si rifugiano in chiese, sale parrocchiali, scuole e istituti cattolici. La Chiesa si sta impegnando per l’accoglienza e il loro sostentamento.
Come appreso da Fides, tra gli sfollati vi erano due giovani cattolici 18enni, Alfred Ludo e Patrick Bo Reh che a Demoso (nella diocesi di Loikaw) si erano messi a disposizione per portare cibo e aiuti umanitari agli sfollati. In uno dei loro viaggi tra la chiesa di san Giuseppe - ieri raggiunta e danneggiata da colpi di mortaio, come la chiesa del Sacro Cuore nei giorni precedenti - il 27 maggio, Alfred e Patrick sono stati colpiti e uccisi da proiettili sparati da cecchini. La comunità cattolica locale è nella tristezza e nel lutto per la perdita dei due, definiti “martiri ed eroi che hanno dato la vita per aiutare il prossimo, come Cristo Gesù”. Oggi nella chiesa di san Giuseppe si celebrano i funerali dei due giovani.
Come loro, migliaia di giovani birmani, fin dal 1° febbraio hanno scelto la via della protesta non violenta contro la giunta militare che ha preso il potere con un colpo di stato. I giovani birmani stanno pagando un prezzo di vite altissimo: secondo gli ultimi dati di organizzazioni locali, oltre 70 teenagers (sotto i 18 anni), sono stati uccisi in quattro mesi dall’esercito su tutto il territorio birmano, mentre oltre 700 vittime sono giovani sopra i 18 anni; tra loro circa 20, secondo fonti locali di Fides, appartenevano alla comunità cattolica. Inoltre più di mille giovani birmani sono stai arrestati e sono in stato di detenzione, senza accesso agli avvocati o alle loro famiglie.
I giovani sono particolarmente temiti dalla giunta a causa del loro attaccamento agli ideali democratici e ai diritti umani: per questo l’esercito ha disposto cecchini per intimidirli e fermare la loro azione. Si ottiene, invece, “l’effetto opposto di aumentare la loro determinazione e di nutrire i loro di libertà, giustizia, democrazia”, rileva a Fides don Philip Aung Nge, sacerdote cattolico in Kayah.
Attualmente le forze popolari di difesa si stanno organizzando il tutto il paese per portare avanti una resistenza armata contro la repressione messa in atto da Tatmadaw. Il fine delle le forze popolari di difesa è proteggere i civili, come atto di legittima difesa.
(PA-JZ) (Agenzia Fides 28/5/2021)
Due giovani testimoni della Chiesa in Myanmar: uccisi mentre andavano in parrocchia
per organizzare i soccorsi agli sfollati. Alfred e Patrick
I cecchini li hanno uccisi senza pietà. Alfred Ludo e Patrick Bo Reh erano due giovani cattolici birmani che, nella città di Demoso, nello Stato di Kayah, portavano cibo e aiuti umanitari agli sfollati interni. Nella città del Myanmar orientale, nel territorio della diocesi di Loikaw, sono intensi gli scontri tra l’esercito regolare e le forze popolari di difesa, nate spontaneamente per resistere alla repressione militare. Ma la sperequazione delle forze in campo è notevole: l’artiglieria del Tatmadaw (l’esercito regolare birmano) bombarda indiscriminatamente la città, colpendo case, chiese (due cattoliche), ospedali e causando migliaia di profughi.
Alfred e Patrick erano tra quei giovani che, fin dal primo febbraio, hanno scelto la protesta non violenta contro la giunta militare che ha preso il potere con un colpo di Stato. I due, come migliaia di altri coetanei, hanno visto i loro sogni infrangersi e improvvisamente svanire gli ideali di un futuro prospero e democratico.
Nella chiesa di San Giuseppe, ieri raggiunta da colpi di mortaio, Alfred e Patrick sono cresciuti, hanno conosciuto e amato il Vangelo, ricevuto i sacramenti. E, nell’entusiasmo dei loro 18 anni, hanno deciso di mettere in gioco la loro giovinezza per seguire Cristo, via, verità e vita. Per questo non hanno esitato quando il parroco li ha coinvolti tra i volontari che oggi assistono e nutrono gli sfollati.
Proprio mentre stavano recandosi in chiesa, viaggiando in motocicletta, per organizzare i soccorsi, sono stati raggiunti dai proiettili che non hanno lasciato scampo. Sapevano che era rischioso muoversi ma hanno detto il loro fiat, per portare aiuti urgenti a persone indifese, bisognose, sofferenti, accolte in conventi, sale parrocchiali, cappelle, scuole.
Il loro sacrificio ha lasciato un segno profondo nella comunità che oggi celebra i funerali. «Sono martiri» dice a «L’Osservatore Romano» Joe Thein, un cattolico locale. (…)
(di Paolo Affatato 28 maggio 2021 L’OSSERVATORE ROMANO)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
“A morte i fascisti!”. A Parigi cattolici aggrediti
Erano in processione per commemorare l’esecuzione dei sacerdoti durante la Comune del 1871.
Boulevard du Ménilmontant, Parigi, trecento fedeli cattolici riuniti per onorare la memoria dei martiri cattolici della Comune. Il raduno di cinque parrocchie dell’est della capitale francese e diverse associazioni diocesane doveva arrivare a Notre-Dame des Otages, il luogo dove 150 anni fa dieci religiosi furono fucilati.
“L’obiettivo era puramente religioso, non c’era nessun intento politico”, spiega a Le Figaro Denis Jachiet, vescovo ausiliare di Parigi. Famiglie, anziani, giovani scout e chierichetti, bambini, erano partiti da Place de la Roquette, luogo dell’esecuzione di Georges Darboy, arcivescovo di Parigi. La tensione sale quando il corteo incontra i “communard” e gli “antifa” armati di bandiere rosse, che cercano di coprire il canto dei fedeli con slogan come “morte ai fascisti!”. “Ci hanno strappato dalle mani gli striscioni, hanno abbattuto la bandiera della Memoria, hanno preso a pugni i parrocchiani”, riferisce l’organizzatore. “Ci hanno lanciato bidoni della spazzatura, bottiglie, pezzi di filo metallico”. Un fedele è stato gravemente ferito alla testa ed è stato ricoverato. I fedeli mettono così fine alla processione e si rifugiano nella chiesa più vicina, Notre-Dame de la Croix. “Abbiamo aspettato finché la polizia non ci ha esfiltrato”, dice l’organizzatore, che cita bambini e madri “sotto shock”. (…) Giulio Meotti 31 maggio
Perché le donne cristiane uccise e violentate non esistono (letteralmente)
Bambine stuprate in Pakistan, madri uccise in Nigeria…Litania settimanale di orrori. Neanche le briciole della cyber indignazione di un Occidente troppo preso dall’identità di genere degli uomini
Dal Pakistan soltanto nell’ultima settimana…
Sheeza Waris, una ragazza cristiana di 13 anni, è stata stuprata a casa mentre i genitori erano fuori a lavorare, da tre giovani musulmani. Dilawar Bhatti, presidente dell’Alleanza popolare cristiana, ha detto che “in un mese, questo è il secondo caso di stupro a Karachi, dopo quello di Jamaima, una ragazza cristiana anch’essa abusata. Le minori cristiane sono sempre prese di mira”. “Se l’Islam insegna pace e armonia, come si possono giustificare le violenze perpetrate in nome della religione contro le ragazze e le donne cristiane?”, ha chiesto Asia Bibi, la cristiana pakistana che ha trascorso otto anni nel braccio della morte in Pakistan con l’accusa (falsa) di blasfemia, in un recente appello al governo.
Arif Masih, 32 anni, è stato appena ucciso da un gruppo di musulmani per aver cercato di difendere la sorella dalla violenza sessuale di due giovani musulmani. Giorni prima, i due giovani avevano trascinato la ragazza in strada e le avevano strappato i vestiti. Ogni anno 1.000 di queste ragazze sono rapite…
Non è difficile capire perché i cristiani stiano scappando dal Pakistan. I cristiani costituiscono l’1,27 per cento della popolazione pakistana di 207,68 milioni. Nel 1998 erano l’1,59 per cento. Nel 1947, quando si formò il Pakistan, i non musulmani costituivano il 23 per cento. Alcune infermiere cristiane intanto temevano per la propria vita a causa delle accuse di “blasfemia”, l’accusa falsa e terribile per cui marito e moglie cristiani languono nel braccio della morte…
Intanto, in Nigeria, proseguiva la strage delle giovani madri cristiane. Esther aveva 17 anni quando Boko Haram ha attaccato il suo villaggio di Gwoza. L’hanno rapita e portata nel cuore della foresta di Sambisa. Durante la prigionia, i terroristi fecero di tutto per far abiurare Esther e le altre ragazze cristiane. Determinata a non arrendersi, Esther è stata costantemente violentata dai suoi rapitori. Ha dato alla luce una bambina, Rebecca. La sua storia, una delle tante, è contenuta nell’ultimo rapporto di Portes Ouvertes, dove si legge: “In alcune parti dell’Asia, le donne cristiane sono vittime della tratta di esseri umani. Vengono rapite e mandate in Cina per essere comprate come ‘spose’. Nei paesi del Golfo Persico le donne cristiane vengono sfruttate come serve. Nell’Africa subsahariana, le milizie islamiste fanno regolarmente irruzioni nei villaggi cristiani, dove rapiscono le donne per farne schiave del sesso”.
“Le donne cristiane sono il gruppo più perseguitato al mondo”, ha denunciato David Curry, a capo di Open Doors, la principale ong che informa sulla persecuzione anticristiana nel mondo.
Eppure, per loro non restano neanche le briciole dell’indignazione. Lo ha spiegato Jacques Julliard: l’ideologia umanitaria, persi i favori del proletariato operaio, ha trasferito ai musulmani la figura dei dannati della terra. Una donna cristiana non smuove il cyber pubblico d’Occidente quanto un migrante del Sahel o l’identità di genere degli uomini. La persecuzione delle donne cristiane è il punto cieco della nostra coscienza.
(Giulio Meotti 30 maggio)