2021 06 23 Alla persecuzione si aggiunge l'orrore per l'accanimento nella violenza
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Giulio Meotti “Ho visto i terroristi aprire la pancia delle donne e portarne via i bambini” “Ho difeso i cristiani perseguitati e ora vogliono uccidermi”
ETIOPIA - Chiesa ortodossa in Etiopia: non è permesso nemmeno seppellire i morti
Sulle pagine de L’Osservatore romano la dura denuncia del patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia, Abuna Matthias I, di quanto sta accadendo da mesi al popolo del Tigray, un “genocidio”, e anche un appello accorato alla comunità internazionale perché si fermi “questa azione malvagia”
«Vogliono distruggere il popolo del Tigray» con azioni della «massima brutalità e crudeltà», «soldati stanno deliberatamente massacrando civili di città in città, di villaggio in villaggio, massacrano dicendo “non dormiremo finché la gente del Tigray non scomparirà dalla faccia della terra”». In un video diffuso l’8 maggio su Internet il patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia, Abuna Matthias I, ha condannato con forza la situazione nella regione più settentrionale del paese che, a circa sette mesi dall’inizio del conflitto, sta attraversando una drammatica emergenza umanitaria, aggravata dalla carestia. Un conflitto che ha provocato violazioni dei diritti umani, uccisioni, massacri collettivi, stupri, esecuzioni extragiudiziali, incarcerazioni arbitrarie e minacce.
Il patriarca ortodosso ha parlato di un «genocidio del popolo del Tigray»: «ciò che sta accadendo è il massacro di persone, in particolare l’uccisione di innocenti. I giovani vengono ricercati nelle città e nei villaggi. Poi vengono uccisi e gettati dai dirupi. Non è nemmeno permesso seppellirli». «Questo tipo di atrocità non si è mai visto finora, il che è molto, molto offensivo. In particolare lo stupro delle donne è molto vergognoso, squallido e cattivo», ha denunciato Abuna Matthias, sottolineando che gli aggressori «non hanno alcun timore di Dio né alcun rispetto per la dignità umana».
Gli agricoltori del Tigray «non sono autorizzati a coltivare e le loro attrezzature vengono bruciate», mentre «vengono bombardate anche chiese e monasteri, i sacerdoti uccisi».
Ad Axum, in particolare, «coloro che si sono opposti al saccheggio delle reliquie» dalla chiesa di Santa Maria di Sion «sono stati fucilati», ha affermato il patriarca, riferendosi all’attacco che, secondo alcune fonti, sarebbe avvenuto nel novembre 2020 presso il complesso della chiesa – che secondo la tradizione ortodossa conserva l’Arca dell’Alleanza – nel quale sarebbero state uccise almeno 750 persone. Secondo il patriarca, «queste atrocità riguardano anche le regioni di Oromia, Benishangul—Gumuz e altre parti del Paese», ma non tanto quanto il Tigray, dove sarebbe in corso «il peggiore e il più brutale tra i conflitti».
«Nessuno conosce le difficoltà che sto affrontando – ha deplorato Abuna Matthias – purtroppo, tutti i miei messaggi sono stati censurati. Di conseguenza, tutti i miei sforzi sono stati vani. Questo perché non mi è permesso di parlare. Ho parlato e mi hanno censurato. Ho parlato di nuovo e mi hanno censurato ancora. Fino ad ora non ho avuto l’opportunità di mostrare il mio messaggio attraverso i media».
Il capo della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia conclude con un accorato appello alla comunità internazionale: «I governi del mondo devono fare qualcosa. È urgente fermare questa azione malvagia: l’uccisione e il massacro di innocenti. Devono fermarsi e il mondo deve lottare per fermarli. Sono turbato e la mia coscienza soffre: mi appello affinché agiate per fermare quanto sta accadendo». (Charles de Pechpeyrou, RV 2021 06 22)
MALI - “Il parroco e i fedeli forse rapiti per essere usati come scudi umani”
“Forse il sacerdote e i fedeli che lo accompagnavano sono stati catturati, almeno inizialmente, per servire da scudi umani da parte di un gruppo armato inseguito dall’esercito e in fuga verso la frontiera con il Burkina Faso” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa in Mali, riferendosi al rapimento, il 21 giugno, di don Léon Douyon, parroco di Nostra Signora di Lourdes di Ségué, insieme a Thimothé Somboro, capo villaggio di Ségué, Pascal Somboro, vicesindaco, e altri due membri della comunità, Emmanuel Somboro, catechista, e Boutié Tolofoudié.
“La comitiva si stava recando da Ségué a San per prendere parte ai funerali che si sono tenuti ieri, 22 giugno, di don Oscar Thera, che era stato parroco per 9 anni a Ségué” dicono le fonti di Fides. Sono stati rapiti una trentina di chilometri a nord di Ségué, nelle vicinanze di Ouo.
Il villaggio di Ségué, situato sull’altopiano Dogon e popolato in gran parte da cattolici della diocesi di Mopti.
“Speriamo che sia in corso una trattativa per liberarli” aggiungono le fonti di Fides. Il rapimento iniziato forse, come detto, con la motivazione di usare gli ostaggi come scudi umani, potrebbe evolvere in un sequestro a scopo di estorsione. Non è raro che i diversi gruppi armati che operano in Mali e in altri Paesi della fascia saheliana si scambino i prigionieri per farli poi gestire da organizzazioni specializzate nella gestione dei sequestri a scopo di estorsione, spesso passando da uno Stato all’altro.
Proprio in Mali l’8 ottobre 2020 era stato liberato p. Luigi Maccalli (della Società delle Missioni Africane, SMA) che era stato rapito da miliziani jihadisti, in Niger al confine con il Burkina Faso, nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2018. Ricordiamo infine che è ancora nelle mani dei rapitori Suor Cecilia Narváez Argoti, religiosa colombiana della Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata, sequestrata nella missione a Karangasso, nel sud del Mali, la sera del 7 febbraio 2017. (L.M.) (Agenzia Fides 23/6/2021)
Nigeria - Rapiti oltre 80 studenti. L’ennesimo attacco a una scuola
Con loro sono stati portati via anche 5 insegnanti. Ucciso un poliziotto nello scontro a fuoco con le forze di sicurezza
Nuovo attacco a una scuola in Nigeria. Uomini armati hanno assalito un istituto nella città di Birnin Yauri, nello Stato di Kebbi, nel nordovest del Paese.
Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters, gli assalitori hanno ucciso un poliziotto e rapito oltre 80 studenti e cinque insegnanti. A riferire degli oltre 80 studenti rapiti, la maggior parte ragazze, è stato un professore della scuola, Usman Aliyu, mentre la polizia non ha fornito un bilancio degli studenti dispersi.
Fonti citate dal quotidiano locale Vanguard hanno riferito di uno scontro tra gli assalitori e le forze di sicurezza, che non sono però riuscite a fermare l’attacco ed impedire il rapimento.
Negli ultimi mesi sono andati aumentando in Nigeria gli attacchi compiuti da gruppi che hanno sequestrato centinaia di persone, in particolare prendendo di mira i centri educativi. Concentrati in passato nella zona nordorientale del paese - dove operano Boko Haram e lo Stato Islamico dell’Africa occidentale (Iswa) - gli assalti si sono estesi ad altre zone settentrionale e nordoccidentali creando il timore di un’espansione delle reti criminali e terroristiche.
(venerdì 18 giugno 2021 Avvenire)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
“Ho visto i terroristi aprire la pancia delle donne e portarne via i bambini”
Sopravvissuta a Boko Haram parla alla Commissione sulla libertà religiosa degli Stati Uniti. L’Occidente stolto, impegnato a guardarsi il ginocchio, non vede i grandi cimiteri cristiani sotto la luna
Giulio Meotti 22 giugno
“Questo è quello che ho visto. Davanti ai miei occhi, davanti a me, le donne incinte sono state aperte e i loro bambini portati via”.
Questa agghiacciante testimonianza è stata appena portata davanti alla Commissione sulla libertà religiosa degli Stati Uniti da una sopravvissuta ai terroristi islamici di Boko Haram, in Nigeria. Hafsat Maina Muhammed ha condiviso la sua storia drammatica, mentre Frank Wolf, ex membro del Congresso e autore dell’International Religious Freedom Act del 1998, ha detto che gli Stati Uniti non possono rifiutarsi di intervenire nel genocidio che sta avvenendo in Nigeria. “Quando il mondo e gli Stati Uniti hanno ignorato... il genocidio in Ruanda, sono morte centinaia di migliaia di persone. La storia si ripete. Ora sappiamo cosa sta succedendo in Nigeria, quindi non possiamo fingere di non sapere”.
Dal 2015, più di 2.000 chiese sono state distrutte in Nigeria e il paese ha assistito a un esodo di massa di 4-5 milioni di cristiani. Eric Patterson, vicepresidente del Religious Freedom Institute, ha parlato con il Register offrendo dettagli su come la situazione sia precipitata. “C’è l’incendio di chiese, la decapitazione di cristiani, la caccia dei cristiani e la violazione dei loro corpi. E va avanti da anni ormai”.
Questa settimana su Newsweek, una testata non certo accusabile di sensazionalismo, anche un giornalista e sacerdote nigeriano, Hassan John, racconta quello che sta succedendo ai cristiani di quel paese.
“Veronica John, 35 anni, ha sentito una raffica di colpi di pistola quando i pastori Fulani hanno circondato il suo villaggio nello stato di Kaduna, Nigeria centrale. Veronica si legò la figlia di due anni sulla schiena e corse via. ‘Non sapevo in quale direzione andare e sono finita dritto verso un gruppo di aggressori’, mi ha detto. Uno di loro ha cercato di strapparle la bambina. ‘Per favore, non uccidere mia figlia’, implorò Veronica. La bambina ha supplicato: ‘Per favore, non uccidermi’. ‘La lasceremo se mangia il dito di sua madre’, ha schernito uno di loro. ‘Mi ha preso il braccio, mi ha tagliato l’indice con il machete e l’ha spinto nella bocca di mia figlia’, mi ha detto Veronica in lacrime. La bambina di due anni è stata uccisa e la madre è svenuta. Quando Veronica si è svegliata in una pozza di sangue ha visto il corpo di sua figlia a terra. Il dito mozzato le è rimasto in bocca”.
La regione centrale della Nigeria è intrappolata in un genocidio al rallentatore da oltre un decennio, scrive Hassan John. “Più di 35.000 cristiani sono stati massacrati. Interi villaggi sono stati sterminati. 13.000 chiese e 1.500 scuole cristiane sono state distrutte. Secondo la Croce Rossa Internazionale, nel settembre dello scorso anno 23.000 erano scomparsi”.
I Fulani sono musulmani allevatori di bestiame che lavorano con Boko Haram, intento a liberare la Nigeria dai cristiani. Come ha riferito Nina Shea dell’Hudson Institute, ‘durante molti degli attacchi, i sopravvissuti hanno riferito che i pastori hanno gridato ‘Allah u Akbar’, ‘distruggi gli infedeli’ e ‘sconfiggi gli infedeli’’.
“Contrariamente alla narrativa del governo nigeriano secondo cui le uccisioni sono ‘casuali’, la pianificazione strategica e l’esecuzione necessarie per gli attacchi hanno spinto gli ex ufficiali militari di alto rango e membri del Senato nigeriano, Jonah Jang e David Mark, a chiamarlo ‘genocidio’. Quando 500 abitanti di un villaggio cristiano sono stati uccisi ad Agatu, Mark ha detto che gli attacchi ‘portavano i segni di un genocidio pianificato e orchestrato’. L’ex ministro della Difesa T.Y. Danjuma ha definito le uccisioni ‘pulizia etnica’ ed esorta i cristiani a difendersi: ‘Se dipenderete dalle forze armate per proteggervi, morirete tutti’. Gli islamisti stanno attenti a non attirare l’indignazione internazionale. I villaggi vengono attaccati e le persone uccise in una zona, poi c’è una pausa. Poi un altro gruppo di villaggi viene attaccato con altre dozzine di morti. Una settimana dopo, altri villaggi cristiani vengono distrutti con centinaia di massacri. Quando tutti i cristiani vengono uccisi in un villaggio, i Fulani sostituiscono il suo nome originale con un altro in arabo”.
Ma l’Occidente stolto, impegnato a guardarsi il ginocchio, non vede questi grandi cimiteri cristiani sotto la luna.
“Ho difeso i cristiani perseguitati e ora vogliono uccidermi”
L’avvocato Malook, che fa scagionare i cristiani in Pakistan. “Non posso sopravvivere qui. Meglio morire da uomo coraggioso che come un topo”. L’Europa gli dia asilo e il Premio Sakharov
Giulio Meotti 16 giugno 2021
L’avvocato Saif Malook
Un avvocato pakistano, riconosciuto a livello mondiale per aver difeso le minoranze religiose del Pakistan in casi di blasfemia, ha rivolto un appello drammatico alla comunità internazionale affinché lo aiuti a trasferirsi in un paese straniero. “E’ il mio messaggio per il mondo: non posso più sopravvivere nel mio paese”. L’appello di Saif Malook è arrivato poche ore dopo aver ottenuto l’assoluzione di una coppia cristiana condannata a morte nel 2014 con l’accusa di aver inviato un messaggio “blasfemo” da un cellulare. Malook era già stato determinante nel garantire il rilascio di Asia Bibi, la madre cattolica di cinque figli che aveva trascorso dieci anni in isolamento dopo essere stata condannata a morte per blasfemia.
La coppia cristiana ora teme per la propria vita perché gli estremisti islamici hanno lanciato una feroce campagna per farli uccidere anche se non sono ancora stati rilasciati dal carcere. “I social media sono inondati di odio contro di noi, siamo in grave pericolo”, ha detto Malook. “Stanno spingendo milioni di musulmani a ucciderci in modo che ‘possano andare in paradiso’”. Malook non si pente del prezzo pagato per aver difeso i cristiani e dice: “Devi essere pronto alle conseguenze. Penso che sia meglio morire da uomo coraggioso che come un topo”.
L’avvocato conosce bene il prezzo che può essere chiamato a pagare. L’avvocato di Junaid Hafeez, studioso di letteratura gettato in prigione con l’accusa di “blasfemia”, è stato assassinato. Rashid Rehman, come Mulook, conosceva i rischi che stava correndo. Gli altri legali avevano rifiutato il caso. In tribunale, gli avvocati dicevano a Rehman che non sarebbe stato presente alla successiva udienza, poiché “non sarebbe stato vivo”. Un giudice, Arif Iqbal Bhatti, che aveva assolto due cristiani accusati di blasfemia, è stato ucciso nelle sue stanze. Il governatore Salman Taseer è stato messo a morte dalla sua stessa guardia del corpo. E la stessa fine ha fatto il ministro delle Minoranze, Shahbaz Bhatti, reo di aver difeso Asia Bibi.
L’Unione Europea, che ha fatto così poco per questi cristiani (l’Inghilterra rifiutò l’asilo ad Asia Bibi per paura delle conseguenze), si deve attivare per l’avvocato musulmano dei cristiani perseguitati, più coraggioso della maggioranza di occidentali indifferenti alla loro sorte. Inoltre, è un rifugiato che avrebbe bisogno della protezione umanitaria a fronte di tanti che non la meritano. A quest’avvocato serve l’asilo in Europa e il Premio Sakharov, in riconoscimento della sua indomita battaglia per la libertà di coscienza.
È in gioco la sua vita e il nostro onore come civiltà.