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2021 06 29 18 cristiani massacrati non fanno notizia

Fonte:
CulturaCattolica.it
CONGO - Bomba in una chiesa a Beni MALI - Liberati gli ostaggi della parrocchia di Ségué
Giulio Meotti “Onu, vuoi che noi cristiani perseguitati diciamo le ultime preghiere?” - Perché la fata rainbow è su tutti i siti e 18 cristiani massacrati non fanno notizia?

REPUBBLICA DEMOCRATICA del CONGO - Bomba in una chiesa a Beni, l’allarme dei vescovi
“Non passa giorno senza la gente venga uccisa”: si rinnova il timore espresso nei giorni scorsi dai vescovi della Repubblica democratica del Congo dopo il ferimento di due persone, il 27 giugno nella chiesa di Beni

Poteva provocare una vera strage l’esplosione avvenuta ieri, 27 giugno, in una parrocchia cattolica di Butembo-Beni, nella Repubblica democratica del Congo. Alle sei del mattino è scoppiata una bomba che era stata piazzata dietro l’altare, nel punto in cui solitamente si esibisce il coro. L’esplosione ha ferito gravemente due donne presenti nel luogo di culto per allestirlo in vista della Messa domenicale, dedicata al Sacramento della Cresima. Le due persone ferite sono state trasportate d’urgenza in ospedale. L’attacco ha distrutto alcune panche e suppellettili della chiesa, ma avrebbe potuto provocare un alto numero di vittime, considerato che per la celebrazione erano attesi molti ragazzi, insieme ai loro genitori. La parrocchia, intanto, ha istituito un Comitato di sicurezza.

Da ricordare che la diocesi di Butembo-Benisi trova nel Nord-Kivu, a nord-est della Repubblica democratica del Congo, da tempo sotto attacco delle così dette “Forze democratiche alleate”, un gruppo di ribelli vicino allo “Stato Islamico”. Già il mese scorso, il vescovo locale, Monsignor Melchisedec Sikuli Paluku, aveva lanciato l’allarme per i continui attacchi terroristici e per le numerose violazioni di diritti umani perpetrati nella zona. Nel mirino degli aggressori ci sono non solo le chiese, ma anche le scuole e gli ospedali. “Non passa giorno senza la gente venga uccisa – aveva denunciato il vescovo – I ribelli arrivano ad uccidere i malati nei letti d’ospedale”.

Tra il 2013 e il 2020, gli attacchi hanno provocato oltre 6mila morti solo a Beni; 3milioni di sfollati e 7.500 persone rapite; case e villaggi bruciati; edifici amministrativi saccheggiati; animali, campi e raccolti depredati. Ad aprile scorso, il Comitato permanente della Conferenza episcopale nazionale (Cenco) aveva diffuso un messaggio in cui esortava a porre fine alle violenze: “Smettetela di uccidere i vostri fratelli! – imploravano i presuli, rivolgendosi a tutte le parti in causa – Il loro sangue grida dalla terra”.

I vescovi auspicavano, quindi, una riforma strutturale del governo; una migliore gestione dell’esercito, con la rimozione di tutti gli ufficiali collusi; un rafforzamento della logistica per prevenire gli attacchi dei miliziani e ridurre, così, la perdita di vite umane; l’avvio di un’operazione militare su larga scala, sotto l’autorità del Consiglio di sicurezza dell’Onu; il disarmo e il reintegro sociale dei soldati smobilitati, per evitare che vadano ad ingrossare le fila dei miliziani; “la creazione di un quadro permanente di consultazione per la coesione e la pace nell’est del Paese, guidato da un Osservatorio scientifico multidisciplinare, e il coinvolgimento dei leader locali nella sensibilizzazione alla convivenza pacifica”.

Allo stesso tempo, la Cenco chiedeva di sviluppare nelle zone di conflitto “spazi di dialogo” basati sulla “promozione dei valori di cittadinanza”, insieme allo sviluppo di “un partenariato bilaterale e multilaterale con i partner internazionali”. “La guerra è la madre di tutte le miserie, colpisce tutte le sfere della società e compromette il futuro dei nostri figli – sottolineavano ancora i vescovi congolesi - Invitiamo coloro che sono presi dallo spettro della divisione a comprendere che è attraverso l’amore e l’unità che il male può essere vinto e la violenza spezzata”. Di qui, l’invito ad “un tempo di preghiera per la pace nell’est del Pese”, perché il dramma di questa regione “riguarda l’intera nazione”. (RV 2021 06 28 Isabella Piro - Città del Vaticano)

MALI - Liberati gli ostaggi della parrocchia di Ségué, tra cui il parroco don Dougnon

È libero don Léon Dougnon, parroco di Nostra Signora di Lourdes di Ségué, sequestrato il 21 giugno insieme ad alcuni fedeli lungo la strada che conduce da Ségué a San, nella regione di Mopti, nel Mali centrale (vedi Fides 23/6/2021). Da quanto ha appreso l’Agenzia Fides, gli ostaggi sono stati liberati ieri, 23 giugno, dal gruppo armato non identificato che li ha abbandonati su una strada nella regione di Bandiagara, fuggendo con la loro vettura.
Oltre a don Léon Dougnon, 50 anni parroco di Nostra Signora di Lourdes di Ségué, erano stati catturati Thimothé Somboro, 40 anni, capo villaggio di Ségué, Pascal Somboro, 45 anni vicesindaco e conducente della vettura, e altri due membri della comunità, Emmanuel Somboro, 45 anni catechista, e l’unica donna del gruppo Sabine Boutié Tolofoudié. La comitiva si stava recando da Ségué a San per prendere parte ai funerali previsti il 22 giugno, di don Oscar Thera, che era stato parroco per 9 anni a Ségué. Il villaggio di Ségué, situato sull’altopiano Dogon e popolata in gran parte da cattolici della diocesi di Mopti.
Ricordiamo infine che è ancora nelle mani dei rapitori Suor Cecilia Narváez Argoti, religiosa colombiana della Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata, sequestrata nella missione a Karangasso, nel sud del Mali, la sera del 7 febbraio 2017.
(L.M.) (Agenzia Fides 24/6/2021)

Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media

“Onu, vuoi che noi cristiani perseguitati diciamo le ultime preghiere?”

La Commissaria per i diritti umani Bachelet abbraccia Black Lives Matter il giorno in cui un cristiano va all’ergastolo in Pakistan per “offesa all’Islam”. Tragico omissis dell’agenda globalista
28 giugno 2021

Gli stati occidentali devono prendere “misure immediate” contro il “razzismo sistemico” di cui sono vittime i neri: lo ha detto Michelle Bachelet, Alta commissaria dell’Onu per i diritti umani, che ha chiesto “riparazioni” per le persone di colore. Di oggi un’altra notizia. Un tribunale in Pakistan ha condannato all’ergastolo un altro cristiano sulla base delle leggi sulla blasfemi. L’11 luglio 2012, Ahmed Khan, un leader islamico a Rawalpindi, ha presentato una denuncia secondo cui Zafar Bhatti gli ha inviato messaggi di testo insultando la madre di Maometto. Accusa grottesca per cui in Pakistan c’è la pena di morte, ma mai neanche dimostrata.

Un anno fa, davanti al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, sede del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, i cristiani pakistani tennero una manifestazione composta e silente contro la persecuzione nel proprio paese. Ma per l’agenda globalista che accusa gli stati occidentali di razzismo, la persecuzione dei cristiani è un grande omissis.

“Fermate le stragi”, “Ora basta” e “Le nostre vite contano”, hanno detto i cristiani nigeriani e i leader ecclesiastici che si sono riuniti a Londra, per manifestare contro il massacro dei cristiani nel loro paese. Hanno inviato una lettera al primo ministro Boris Johnson in cui accusano i mass media internazionali di “cospirazione del silenzio”. Se c’è un ente che cospira contro di loro, per cui le vite dei cristiani non contano e perché sa benissimo quello che sta succedendo, è l’Onu che abbraccia Black Lives Matter.

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite accoglie Stati come il Sudan, dove decine di migliaia di donne e bambini di prevalentemente villaggi cristiani sono stati ridotti in schiavitù durante i raid jihadisti; il Pakistan, dove i cristiani sono condannati alla servitù, e la Mauritania, dove due persone su 100 sono ancora tenute schiave. È lo stesso Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che, ora, grazie alle pressioni esercitate dai Paesi africani, abbraccia Black Lives Matter. L’ex segretario di Stato americano Mike Pompeo ha osservato:

“Se il Consiglio fosse onesto, riconoscerebbe i punti di forza della democrazia americana ed esorterebbe i regimi autoritari di tutto il mondo a prendere esempio dalla democrazia americana e a far rispettare alle loro nazioni gli stessi standard elevati di responsabilità e trasparenza che noi americani applichiamo a noi stessi”.

In seguito a un pastore, sua moglie e i suoi figli bruciati vivi per mano di pastori musulmani Fulani, il reverendo nigeriano Ezekiel Dachomo è apparso in un breve video circondato da una folla in lutto che trasportava il corpo di un’altra donna cristiana uccisa nel paese più pericoloso al mondo dove essere cristiani. Ha fatto un appassionato appello per l’aiuto delle Nazioni Unite:

“Nazioni Unite, il tuo silenzio sta peggiorando... Per favore, per favore, ti prego, stai dalla parte degli indifesi ... Uno dei miei colleghi, il reverendo, è stato massacrato con sua moglie e i suoi figli, e io ero proprio lì ... Ora siamo pronti per fare le nostre ultime preghiere, poiché un’agenda islamica è prendendo il controllo della nazione…Le donne muoiono ogni giorno, gli uomini sono morendo. Cosa volete che facciamo?”.

Ma la signora Bachelet, come gli altri grand commis delle Nazioni Unite, era impegnata con il “razzismo sistemico” in una democrazia che ha eletto due volte presidente un afroamericano e persino contro l’Italia, in cui voleva mandare gli ispettori.

Per i cristiani perseguitati, la farsa dell’Onu ha il sapore della tragedia.

Perché la fata rainbow è su tutti i siti e 18 cristiani massacrati non fanno notizia?

I quotidiani parlano di Alessandra Mussolini travestita ma non dell’ultima strage dentro a un ospedale in Nigeria. Mike Pompeo: “Uccidono gli uomini, violentano le donne, rapiscono i bambini”
25 giugno 2021

Non passa settimana senza vedere assalti ai luoghi di culto cristiani. Non passa settimana senza sentire che sacerdoti, pastori e fedeli vengono uccisi dagli islamisti. Terroristi che sono la vergogna dell’umanità colpiscono, nei loro atti criminali, le popolazioni civili più deboli, donne, bambini e anziani. Perché in Occidente i fautori del “buon pensiero” e della lotta all’”islamofobia” e all’”inclusione” sono così silenziosi di fronte ai crimini commessi contro i cristiani in Africa? Perché Alessandra Mussolini che si traveste per il ddl Zan fa più notizia sui nostri siti di 18 cristiani massacrati in Nigeria? Bastava aprire ieri i principali quotidiani. La fata rainbow campeggiava come seconda, terza notizia su Corriere e Repubblica.

Ecco la spiegazione: “Agli occhi dei governi e dei media occidentali”, osserva un rapporto sulla persecuzione dei cristiani diffuso dall’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre. “La libertà religiosa sta scivolando verso il basso nelle classifiche dei diritti umani, eclissata da questioni come gender, sessualità e razza”. I nostri media, la nostra classe politica, le cosiddette “teste pensanti”, vivono in una condizione schizofrenica, accecata da idoli a cui aderiscono con acritica spontaneità, mentre eclissano la realtà della persecuzione dei cristiani.

Il dottor Emeka Chinedu è stato ucciso dopo che cinque musulmani sono entrati nell’ospedale in cui operava nel villaggio di Salka, in Nigeria, scrive il Morning Star News. “Il suo cadavere è stato trovato la mattina dopo nella boscaglia dove è stato ucciso. Sono venuti in ospedale, hanno chiesto espressamente di lui, lo hanno portato via e lo hanno ucciso senza chiedere riscatto”. E’ di 18 cristiani l’ultimo bilancio delle stragi in Nigeria. In Africa neanche gli ospedali sono ormai luoghi sicuri per i cristiani. Racconta Newsweek che in Congo “i cattolici sono uccisi nei letti d’ospedale”.

“Ogni giorno, in Nigeria, ai cristiani non viene negato solo il diritto alla libertà religiosa, ma vengono uccisi a causa della loro fede”, ha appena detto l’ex segretario di Stato americano, Mike Pompeo, all’American Center for Law and Justice. “Oggi in Nigeria vengono uccisi più cristiani che in qualsiasi altro Paese al mondo. Il numero di cristiani assassinati è aumentato del 60 per cento nel 2020. Almeno 1.500 cristiani sono già stati uccisi in Nigeria nel 2021. Gli attacchi sono brutali. Gruppi radicali islamici arrivano in un villaggio durante la notte, uccidono gli uomini, violentano e uccidono le donne e rapiscono i bambini”. Se avessimo dei media seri, il discorso di Pompeo sarebbe stato ripreso. Invece, niente.

Di ieri la notizia che cinque cattolici in Mali, tra cui un prete, padre Leon Dougnon, sono stati sequestrati. Al posto di padre Dougnon al telefono ha risposto una voce: “Assalam aleykum”. I cattolici erano già nelle mani di un gruppo jihadista.

La persecuzione dei cristiani nel mondo islamico evidenzia un paradosso occidentale: “Dalla loro vittoria nella Seconda guerra mondiale, gli occidentali hanno saputo arrecare grandi benefici a tutta l’umanità”, ha scritto Renaud Girard su Le Figaro. “Dal punto di vista scientifico hanno condiviso le loro grandi invenzioni, come la penicillina o Internet. I diritti umani e la democrazia sono lontani dall’essere applicati ovunque nel mondo, ma sono l’unico riferimento per la governance a livello internazionale. È innegabile che sotto l’impulso degli occidentali i vasti successi politici, tecnici, sociali e della medicina sono stati raggiunti in due generazioni. Ma c’è un ambito in cui il pianeta è indubbiamente regredito e in cui la responsabilità occidentale è ovvia. È la libertà di coscienza e religione. Astenendosi dal difendere i cristiani, l’Occidente ha fatto un duplice errore strategico. Ha dato un segnale di debolezza abbandonando i suoi amici e ha rinunciato al proprio credo”.

Forse è in questa rinuncia che dobbiamo specchiarci per carpire i segreti di questo silenzio. Forse a forza di ripetere che “l’amore deve prevalere” non comprendiamo più l’odio? Forse non credendo più in niente abbiamo finito per non credere più a niente?

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