2021 07 28 “Asia Bibi vive nella paura di essere uccisa”
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Meotti: “Asia Bibi vive nella paura di essere uccisa”
INDIA - Sono 145 i casi di violenza sui cristiani nella prima metà del 2021: preoccupano le “Leggi anti-conversione”
Nella prima metà del 2021 (da gennaio a giugno) sono stati documentati 145 casi di violenza contro i cristiani in India: come riferisce, in una nota inviata all’Agenzia Fides, la Commissione per la Libertà religiosa in seno alla “Evangelical Fellowship of Indian Religious Liberty Commission” (EFI), fra i 145 episodi vi sono tre omicidi. I casi sono esposti e documentati nel rapporto intitolato “Odio e violenza mirata contro i cristiani in India - Rapporto semestrale 2021” pubblicato il 23 luglio dalla Commissione per la libertà religiosa dell’EFI.
La violenza dettagliata nel Rapporto inviato a Fides, riferisce, tra gli altri, di 3 omicidi, 22 attacchi alle chiese, 20 casi, in aree rurali, di ostracismo o boicottaggio sociale verso famiglie che si erano rifiutate di rinnegare la loro fede cristiana. Seguono minacce e false accuse di conversioni, come storie di esclusione sociale e discriminazione su base religiosa.
Secondo il Rapporto, a livello di diffusione geografica, il Madhya Pradesh è in cima alla lista con 30 casi. Lo stato, che ha vaste aree di terre forestali dove vivono gli adivasi, o tribali, è stato tra i primi ad emanare “Leggi anti-conversione”. Il vicino stato dell’Uttar Pradesh, che ha continuato, registra 22 casi, mentre gli stati di Karnataka e Chhattisgarh, anch’essi polarizzati da un decennio di campagne politiche di divisione religiosa, riportano 14 e 13 casi ciascuno.
L’incidente più bizzarro è avvenuto il 19 marzo 2021 a Jhansi, nell’Uttar Pradesh, quando quattro suore cattoliche della Società del Sacro Cuore (Sacred Heart Society) sono state arrestate mentre si recavano da Delhi nello stato di Odisha. L’incidente è avvenuto mentre il treno su cui viaggiavano si è fermato alla stazione ferroviaria di Jhansi. Un gruppo di estremisti religiosi, di ritorno da un pellegrinaggio, le ha accusate di operare conversioni religiose non autorizzate. La polizia è arrivata sul posto e ha arrestato le donne senza prestare alcuna attenzione alla loro versione della storia. Circa 150 membri di organizzazioni radicali nazionaliste indù hanno accompagnato le donne in processione alla stazione di polizia. Le suore, terrorizzate, sono state rilasciate alle 23.30 dopo che l’intervento di leader e organizzazioni della società civile ha convinto la polizia che le suore erano innocenti e avevano documenti credibili per dimostrare la loro storia, ha osservato il reverendo Lal. “La violenza contro i cristiani in India deriva da un clima di odio mirato. La traduzione dell’odio in violenza è innescata da un senso di impunità generato nell’apparato amministrativo indiano” afferma il reverendo Lal.
Lo sviluppo più allarmante - nota il Rapporto - è stata, poi, l’espansione dei famigerati “Freedom of Religion Acts”, conosciuti popolarmente come “Leggi anti-conversione”. In precedenza approvate e applicate in 7 stati indiani, ora si sono estesi a più stati governati dal Bharatiya Janata Party. Queste norme prendono di mira le minoranze cristiane e musulmane, in quest’ultimo caso con il pretesto di frenare il “Love Jihad”. Questo è un termine coniato alcuni anni fa per demonizzare i matrimoni tra uomini musulmani e donne non-musulmane, in particolare quelle appartenenti alle caste superiori indù. Le leggi apparentemente puniscono le “conversioni religiose forzate o fraudolente”, ma in pratica servono a criminalizzare tutte le conversioni, soprattutto in aree non urbane.
L’Uttar Pradesh è diventato l’ottavo stato indiano ad approvare una legge anti-conversione.
Gli attivisti cristiani temono che la tendenza di espansione delle leggi anti-conversione sia un passo avanti verso la legge e “per controllare quello che viene definito il proselitismo dei ‘missionari’, per cristianizzare dalit, tribali e altri in aree rurali, piccole città e baraccopoli urbane”.
Campagne dei gruppi nazionalisti legati all’ideologia dell’Hindutva (“induità”, che predica un’India esclusivamente indù) stanno facendo pressioni per presentare in Parlamento una legge contro la conversione religiosa, da approvare su base federale.
L’EFI rivolge un appello al governo dell’India e ai rispettivi governi statali per garantire lo stato di diritto e la sicurezza delle minoranze religiose in India.
(SD-PA) (Agenzia Fides 27/7/2021)
NIGER - “Le donne pregano che rimanga il sole, perché di notte colpiscono i jihadisti”
“Le donne della comunità pregano perché rimanga il sole, la luce, il più a lungo possibile, perché ora hanno paura del buio” dice all’Agenzia Fides p. Mauro Armanino, missionario della Società delle Missioni Africane (SMA) dal Niger. “Diceva così Michel, già cuoco tuttofare di p. Pierluigi a Bomoanga” ricorda p. Mauro, riferendosi a p. Pierluigi Maccalli, il confratello della SMA rapito dai jihadisti a Bomoanga al confine con il Burkina Faso, nella notte tra il 17 e il 18 settembre del 2018, e rilasciato l’8 ottobre 2020 in Mali.
P. Mauro sottolinea che di sera hanno portato via la loro guida spirituale (p. Luigi) e ora, quando faceva ancora notte, hanno fatto saltare il traliccio della compagnia telefonica MOOV. “È accaduto il giorno della festa della Tabaski, martedì scorso, era ancora notte. Hanno collocato la dinamite alla base dell’antenna metallica e distrutto gli accessori che permettevano agli abitanti della zona di comunicare tra loro e di mantenere i contatti col mondo esteriore”.
P. Mauro sottolinea che “malgrado la presenza di una base militare nella zona, i jihadisti, perché proprio di loro si tratta, hanno reso inutilizzabili due altre antenne telefoniche”. Da circa un mese sia quella di Tangounga che quella di Tambole hanno fatto la stessa fine di quella di Bomoanga. Anche la pista che permetteva il passaggio di persone e beni tra Bomoanga e Ngoula, una distanza di 35 chilometri, è ormai resa off-limits dallo stesso gruppo armato terrorista, impedendo agli agricoltori di recarsi al mercato. “Ed è quest’ultimo che permette ai contadini di scambiare i propri beni e dunque di sopravvivere nel tempo chiamato della ‘soudure’. Si chiama così la stagione di transizione tra l’esaurimento dello stock di cibo nei granai e il tempo della nuova raccolta. Il blocco dei mercati aumenta la povertà dei poveri” afferma p. Mauro.
“I cristiani della parrocchia di Bomoanga pregano nei cortili delle case e sono gli animatori, formati in questi anni, a guidare la preghiera. Riunirsi nelle chiese è pericoloso perché la maggior parte delle comunità sono state minacciate dal farlo, pena uccisioni o la distruzione del villaggio. Michel ringrazia perché in questi ultimi tempi nessuno è scomparso o è stato ucciso. Riconosce che vivere in quello stato di tensione permanente è diventato difficile per la salute e il morale. Difficile fare progetti che non sia l’attesa che tutto finisca un giorno. Le donne, loro, pregano perché il sole non se ne vada mai” conclude p. Mauro. (L.M.) (Agenzia Fides 27/7/2021)
CINA - obiettori di coscienza cattolici perseguitati
Gli obiettori di coscienza cattolici rappresentano un fenomeno in crescita in Cina. Sono i vescovi, i sacerdoti ei laici cattolici che non accettano di aderire all’Associazione patriottica cattolica cinese (CPCA), controllata dal governo. L’adesione al CPCA era una volta proibita dal Vaticano, ma ora è consentita, e persino raccomandata, dopo l’accordo Vaticano-Cina del 2018.
Il Vaticano non incoraggia in alcun modo l’obiezione di coscienza, ma ha più volte affermato che gli obiettori di coscienza restano cattolici in regola, e auspica che possano essere trattati “con rispetto” dalle autorità cinesi.
Invece, vengono mandati in prigione. Prendendo sul serio l’idea che le manifestazioni di dissenso religioso dovrebbero scomparire in preparazione del 1° luglio 100° anniversario del Partito Comunista Cinese (PCC), più di 100 agenti della Pubblica Sicurezza hanno fatto irruzione il 21 maggio in una fabbrica disamorata dove il vescovo Joseph Zhang Weizhu della La diocesi di Xinxiang, nella provincia di Henan , aveva organizzato un seminario indipendente per obiettori di coscienza. Arrestati il Vescovo, dieci sacerdoti e dieci seminaristi. Tre seminaristi sono riusciti a fuggire, ma sono stati anche arrestati in seguito.
I seminaristi sono stati ora rimandati alle loro famiglie e minacciati di incarcerazione se continueranno a studiare per diventare sacerdoti indipendenti. I dieci sacerdoti sono stati portati nei Centri di Educazione Legale, e poi rilasciati con simili avvertimenti. Resta sconosciuto solo il destino del vescovo Zhang.
I media cattolici all’estero hanno riferito degli arresti e delle preghiere offerte dai cattolici dell’Henan per il popolare vescovo Zhang. Quello che ad alcuni media può essere sfuggito, però, è il carattere massiccio dell’obiezione di coscienza cattolica, ormai fenomeno nazionale nonostante le persecuzioni e gli arresti. “Non vediamo alcun risultato positivo dell’accordo vaticano, ha detto a Bitter Winter un sacerdote dell’Henan. Preghiamo ogni giorno per il Papa, ma crediamo che abbia ricevuto false informazioni sulla Cina. Non entreremo a far parte dell’Associazione Patriottica”.
“Il PCC non cambia mai, ha commentato un credente. Perché noi dovremmo?”
(22/07/2021 Wu Xiuying BITTER WINTER)
CINA - Xinxiang: ancora sconosciuta la sorte di mons. Zhang Weizhu. Fedeli preoccupati
Arrestato in maggio, il vescovo non è stato ancora rilasciato. Liberati i 10 sacerdoti fermati con lui, rimandati a casi i seminaristi. I religiosi avrebbero subito “il lavaggio del cervello” durante delle “sessioni politiche”. La preghiera della comunità cattolica perché mons. Zhang possa avere pace e libertà.
Rimane ancora sconosciuta la sorte del vescovo di Xinxiang (Henan), mons. Giuseppe Zhang Weizhu, arrestato in maggio insieme a 10 sacerdoti e altrettanti seminaristi.
Secondo quanto appreso da AsiaNews, la polizia ha trattenuto mons. Zhang nel seminario di Cangzhou (Hebei). La versione ufficiale è che all’epoca dell’arresto le autorità avevano invitato il vescovo e i sacerdoti “per un tè”. Al momento le Forze dell’ordine hanno rilasciato i 10 religiosi e mandato i seminaristi a casa: mons. Zhang non ha fatto però ancora ritorno alla sua abitazione.
Il vescovo di Xinxiang è in carica dal 1991. Egli è però riconosciuto dalla Santa Sede, ma non dal governo cinese e ciò lo rende un “criminale”. Allo stesso modo, anche i 10 sacerdoti arrestati sono “criminali” perché rifiutano di firmare l’adesione alla cosiddetta “Chiesa indipendente” e la sottomissione al Partito comunista cinese (Pcc), come richiesto dai Nuovi regolamenti sulle attività religiose.
Il fermo di mons. Zhang è un’ulteriore dimostrazione che l’accordo fra Vaticano e Cina sulla nomina dei vescovi non ha cambiato le dinamiche passate, con il Pcc che continua a controllare in modo ferreo le attività del personale religioso.
La comunità cattolica di Xinxiang ha denunciato il trattamento riservato a mons. Zhang e ai sacerdoti. Isolati e sottoposti a “sessioni politiche”, per i fedeli essi hanno subito un vero e proprio “lavaggio del cervello”, in cui si inculcano i principi di libertà religiosa concessa dal Partito.
Molto preoccupati per la sua situazione, i fedeli della diocesi hanno scritto una preghiera affinché il vescovo possa avere pace e libertà: “Signore Dio nostro, padre di tutti i popoli, hai scelto il tuo servo, il vescovo Zhang Weizhu come pastore del tuo popolo. Preghiamo perché tu doni a lui la forza e il coraggio per affrontare le difficoltà incontrate durante il suo ministero; preghiamo perché tu doni a lui la pace fisica e interiore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli”.
(AsiaNews15/07/2021)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
“Asia Bibi vive nella paura di essere uccisa”
Per la prima volta la donna cristiana che ha trascorso dieci anni nel braccio della morte pakistano racconta la sua nuova vita in Canada. È come un fantasma. “Neanche in chiesa sanno chi sono”
“Per tanti anni prima di fuggire dal Pakistan, Asia Bibi e suo marito, Ashiq Masih, si sono accontentati di lavorare nella loro fattoria, dove coltivavano grano, patate, cavolfiori e pomodori. Dopo aver trascorso un decennio in custodia, affrontando la pena di morte per accuse molto contestate di aver insultato il profeta Maometto, alla fine è stata rilasciata ed è fuggita nelle praterie del Canada”. Si apre così un bellissimo reportage del Globe and Mail sulla donna simbolo della persecuzione dei cristiani. E’ la prima volta che Asia Bibi racconta la sua nuova vita.
“Vive ancora nella paura di essere assassinata”. Il suo caso ha portato all’uccisione di due importanti politici pakistani e scatenato rivolte e proteste di massa in un decennio. “Bibi e la sua famiglia hanno evitato di avvicinarsi a qualcuno da quando si sono trasferiti in Canada. ‘Non sono riuscita a farmi degli amici e non voglio ancora farlo’, dice Bibi. ‘Quando diventi amico di qualcuno, vengono fuori molte cose sulla tua vita e non sono pronto a condividerlo con le persone’”.
Dopo il suo arresto, il marito e i figli sono andati a nascondersi, cambiando casa quindici volte nell’arco di cinque anni. Sono i suoi figli, dice Asia Bibi, che hanno affrontato le perdite più grandi durante questo calvario. “Il futuro dei miei figli è stato distrutto”, dice Bibi, guardando Esham ed Esha, ora ventenni. “La prima e unica persona con cui la signora Bibi ha stretto una vera relazione in Canada è stato l’agente di polizia che l’ha aiutata a stabilirsi”. Asia frequenta una chiesa in Canada. “Ma non mi sono presentata, non sanno da dove vengo o chi sono”. Gli islamisti hanno messo una taglia sulla sua testa di 678.000 dollari.
Quello che può fare è un collegamento video. Ed è quello che Asia Bibi ha appena fatto parlando all’International Religious Freedom Summit perorando la causa di chi non ce l’ha fatta a uscire. “Oggi in Pakistan ci sono venti cristiani in carcere con l’accusa di blasfemia. Almeno quindici cristiani sono stati assassinati, spesso prima dell’inizio del processo”. Chi è rimasto in Pakistan e rischia ogni giorno la vita è l’avvocato di Asia Bibi. “Mi hanno chiamato un agente degli ebrei”, dice Saif al Malook dalla sua casa di Lahore. “I miei vicini non mi parlano e anche i membri della mia famiglia mi odiano. Ma sto lavorando per queste persone indifese (cristiane) perché è la cosa giusta da fare. Vorrei unirmi ad Asia (Bibi) e alla sua famiglia in Canada. Il mio unico desiderio ora è di poter trascorrere i miei ultimi anni in pace”.
Come non felicitarsi per la vita che Asia Bibi si è ricostruita? Ma ora riflettiamo su un tragico paradosso. Il predicatore islamico di origine pakistana Anjem Choudary, che ha giustificato la morte di chi “offende l’Islam” come Asia Bibi e Papa Benedetto XVI, è libero per le strade di Londra e adesso può tornare anche a predicare pubblicamente contro gli “infedeli”, mentre questa piccola donna cristiana innocente è costretta a vivere come uccel di bosco nelle praterie canadesi.
Asia ha vinto la sua battaglia. L’Occidente sta perdendo la sua guerra.