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2021 08 04 Quando l'occidente si accorgerà, forse sarà troppo tardi

Fonte:
CulturaCattolica.it
CONGO RD - Chiese profanate a Mbujimayi MYANMAR - Prete cattolico arrestato RICORDO - “Padre Hamel, che ha indicato il “nemico nascosto dietro al nemico visibile”
Giulio MEOTTI: Bambini che uccidono bambini - “Era meglio se i miei trovavano un cadavere e non una schiava stuprata”

CONGO RD - Chiese profanate a Mbujimayi e assalito l’arcivescovado di Kinshasa: la condanna dei Vescovi

“Sono atti deliberati di dissacrazione, atti spregevoli e particolarmente rivoltanti”. Così Sua Ecc. Mons. Bernard-Emmanuel Kasanda Mulenga, Vescovo di Mbujimayi, ha qualificato la profanazione di una decina di chiese nella sua diocesi, che si trova nel Kasai, nel centro della Repubblica Democratica del Congo.
Tra queste c’è la cattedrale Saint Jean-Baptiste de Bonzola de Mbujimayi, e le parrocchie di Saint Amand, Sainte Bernadette di Nkolongo, Saint Vincent de Paul de Nkuadi, Christ Roi di Kansansa e altre ancora.
Mons. Kasanda ha chiesto la pronuncia di condanne “estremamente esemplari, ferme e rapide” contro gli autori. Da quasi quattro mesi i luoghi di culto del Kasai, regione da cui proviene il presidente congolese Félix Tshisekedi, subiscono “una progressiva e sistematica dissacrazione”: “tabernacoli, vasi sacri, pietre e tovaglie d’altare, cibori, mobili e statue del Sacro Cuore di Gesù e della Vergine Maria sono rubati” denuncia il Vescovo.
Sullo sfondo rimangono le tensioni tra la Chiesa cattolica e il governo per la mancata elezione del Presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), che deve essere nominato dalle principali confessioni religiose congolesi. Il 23 luglio don Donatien Nshole, portavoce delle confessioni religiose aveva denunciato “pressioni, intimidazioni e le minacce di ogni tipo di cui sono vittime alcuni membri della piattaforma delle confessioni religiose per impedirci di svolgere liberamente il nostro lavoro”
La Conferenza Episcopale e l’Église du Christ au Congo (che raggruppa la maggior parte delle confessioni protestanti congolesi) si oppongono alla candidatura di Denis Kadima, proposte da altre sei confessioni religiose (islamica, Kimbanguista, Esercito della Salvezza, Ortodossa, Kimbanguista e pentacostali) perché considerato troppo vicino al Presidente Félix Tshisekedi.
Domenica 1° agosto alcuni dimostranti hanno assalito tirando sassi l’Arcivescovado di Kinshasa. “Un gruppo di persone non identificate si è presentato presso l’arcivescovado di Kinshasa e presso la residenza del Cardinale Fridolin Ambongo, intonando canti e frasi ingiuriose e commettendo atti violenti”, ha denunciato p. Georges. Njila, Cancelliere dell’arcidiocesi di Kinshasa. (L.M.) (Agenzia Fides 3/8/2021)

MYANMAR - Prete cattolico arrestato dai ribelli con l’accusa di avere contatti con dell’esercito regolare

Il prete cattolico p. Noel Hrang Tin Thang, parroco della chiesa cattolica nella città di Surkhua, della diocesi di Hakha, è stato prelevato e arrestato da milizie locali dello stato birmano di Chin, i gruppi ribelli armati del territorio, noti come “Hakha-CDF”, che si oppongono alla dittatura militare. Il gruppo è noto come “Chinland Defence Forces” (CDF), localizzati nello stato di Chin, nel Myanmar occidentale, al confine con l’India. Nello stato sono nati nello scorso aprile gruppi armati di resistenza per combattere e opporsi alla repressione messa in atto dai militari di Tatmadaw, l’esercito regolare birmano.
L’arresto è avvenuto il 25 luglio perché, secondo il portavoce del CDF, il prete è accusato di mantenere contatti con l’esercito del Myanmar e perché si sospetta possa essere un informatore dell’esercito a danno della resistenza. Il prete è stato arrestato con un catechista mentre stava acquistando medicinali per la sua gente nella capitale Hakha.
La comunità locale nega ogni coinvolgimento politico del prete che ha già aiutato molti sfollati ospitandoli nel suo complesso della sua chiesa. Come riferisce a Fides p. Paul Thla Kio, sacerdote di Hakha, i ribelli dicono di avere visto p. Noel Hrang Tin Thang avere contatti con un generale di Tatmadaw.
Il generale, spiega padre Paul, è un cattolico che frequenta la chiesa e spesso si recava anche nella residenza dei sacerdoti. Il prete infatti ha chiesto al generale di evitare di combattere in città e il generale ha ascoltato la sua richiesta. I sacerdoti cattolici stanno mettendo le loro risorse e la loro autorevolezza morale e spirituale a servizio della popolazione, per evitare sofferenze e conflitti, operando per la pace.
La Chiesa cattolica nella città di Surkhua, nella diocesi di Hakha, si è infatti impegnata a dare riparo e cibo a numerosi sfollati, tra donne, anziani e bambini, fuggiti dalle loro case a causa degli intensi combattimenti tra l’esercito birmano e il gruppo delle “Chinland Defence Forces” (CDF),
Padre Hrang Tin Thang, parroco a Surkhua, ha portato tutti gli anziani, i disabili e i bambini della città, impossibilitati a fuggire nelle foreste, nella sua chiesa parrocchiale dove, grazie all’aiuto delle Sorelle della Piccola Via, congregazione religiosa locale, offre loro riparo, cura e cibo, compiendo un’opera di carità senza alcuna discriminazione religiosa, rivolta ai più deboli e indifesi.
Come riferisce a Fides Fr. Paul Thla Kio, sacerdote locale della diocesi di Hakha, capitale del Chin, anche i militari birmani, che hanno controllato il complesso, non hanno commesso violenza ma hanno incoraggiato sacerdoti e suore a continuare le loro opere di misericordia e carità, verso la gente senza alcuna minaccia.
(PA-JZ) (Agenzia Fides 31/7/2021)

RICORDO - Padre Hamel, che ha indicato il “nemico nascosto dietro al nemico visibile”

(...) Il ricordo di quel 26 luglio 2016 è ancora vivo e lacerante nella discreta provincia normanna. “Non abbiamo cambiato nulla. Anche il suo cappello, che gli avevo comprato per le vacanze, è ancora lì”, ha raccontato a Tf1 Roseline Hamel, che continua a prendersi cura dell’abitazione in cui il fratello viveva.
(…)
Degli ultimi momenti di vita del sacerdote francese, per cui è aperto il processo di beatificazione, ci è rimasta la preziosa testimonianza scritta dello storico ed esperto di dialogo interreligioso belga Jan De Volder, ripresa ieri dal Figaro: “Martyr, vie et mort du père Jacques Hamel” (Éditions du Cerf). “I due (terroristi, ndr) iniziano una specie di predica davanti all’altare. Risuona ancora la voce turbata di padre Jacques: ‘Ma cosa state facendo? Calmatevi!’. Poi la situazione precipita: uno dei due afferra il fragile prete e gli ordina di inginocchiarsi. Padre Jacques non si arrende, resiste. Un gesto rapido e, mentre prova a proteggersi, il prete riceve una prima coltellata. I fedeli, sconvolti, sentono il suo grido: ‘Vattene Satana! Vattene Satana!’, esclama. Erano parole che venivano dal Vangelo, forse ancora ispirate dalla parabola della zizzania e dei figli di Satana, sicuramente dalla sua preghiera mattutina all’arcangelo Michele. In quel momento, ha visto il Diavolo in persona davanti a lui. Secondo i testimoni, con quelle parole, padre Hamel non ha voluto condannare un uomo, bensì il Diavolo che agiva dentro di lui”, si legge nella ricostruzione minuto per minuto di Jan De Volder. E’ rimasto devoto alla sua fede fino all’ultimo respiro il parroco di Saint-Étienne-du-Rouvray. Per lo storico del cattolicesimo Guillaume Cuchet, padre Hamel, “con la sua ultima azione, ha indicato il nemico, gesto politico per eccellenza, ma di politica trascendentale: designare il Nemico nascosto dietro il nemico visibile, aprendo la strada a un’interpretazione demonologica dell’islamismo contemporaneo”. (di MAURO ZANON il Foglio del 27/07/2021)

Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media

Bambini che uccidono bambini

18 dollari. È la paga dei terroristi per uccidere cristiani e altri “infedeli” africani. Attaccati i funerali dei bambini, decapitati a sette anni. Il mondo fagocitato dall’orrore islamista

Svegliata da colpi di pistola nel cuore della notte, Amadou è rimasta scioccata da ciò che ha visto tra i terroristi: i bambini. Cantavano “Allahu akbar”, mentre circondavano la sua casa nella città di Solhan del Burkina Faso. Alcuni erano così giovani che non riuscivano nemmeno a pronunciare le parole, ha detto all’Associated Press la madre di 43 anni.

“Quando ho visto i bambini, quello che mi è venuto in mente è che (gli adulti) hanno addestrato questi bambini ad essere assassini e sono venuti per uccidere i miei figli”, ha detto Amadou dalla città di Sebba, dove ora vive. Lei e la sua famiglia sono tra i fortunati sopravvissuti all’attacco di giugno, in cui sono state uccise 160 persone, l’assalto più mortale da quando la nazione un tempo pacifica dell’Africa occidentale è stata invasa da combattenti legati ad al-Qaeda e allo Stato Islamico cinque anni fa. Un assalto dove hanno perso la vita molti cristiani.

Amadou ha detto di aver visto sette bambini con i terroristi che hanno circondato la sua casa durante l’attacco di Solhan. Durante un recente viaggio a Dori, una cittadina della regione dove quasi 1.200 persone sono fuggite dopo l’attacco a Solhan, l’AP ha parlato con otto sopravvissuti, cinque dei quali hanno affermato di aver sentito o visto bambini partecipare alle violenze.

“Li abbiamo sentiti dire: ‘noi bravi bambini siamo venuti per cambiare Solhan in un modo migliore’”, ha detto un altro sopravvissuto, che si è nascosto nel suo negozio durante i combattimenti. Ha detto di aver sentito le donne dirigere i bambini, dicendo “uccidilo, uccidilo”. Bambini si sono uniti ai terroristi perché gli sono stati promessi 18 dollari se avessero ucciso un “infedele”.

In Nigeria, dove ogni giorno 17 cristiani sono assassinati perché cristiani e i terroristi hanno ucciso 2.295 insegnanti e distrutto 1.400 scuole, un padre e il figlio di sette anni sono stati appena decapitati.

Poi, la scorsa settimana, il figlio di Celina Ishaku è stato assassinato dallo stesso gruppo jihadista che aveva ucciso il marito due anni fa. Mentre Celina stava seppellendo suo figlio, i terroristi hanno attaccato ancora una volta, sparando ai partecipanti al funerale. “Hanno ucciso mio marito due anni fa e bruciato la mia casa”, ha detto Celina tra le lacrime. “La mia fattoria è stata distrutta tre giorni fa, ora mio figlio è stato ucciso e la mia casa è stata bruciata di nuovo”.

Il mondo, per chi ha il coraggio di guardare, è fagocitato dall’orrore islamista. E le vite di tanti cristiani scompaiono in una cronaca troppo densa di simili notizie che, anche a volerle dare remando controcorrente, si resta assuefatti da tanto orrore.

“Era meglio se i miei trovavano un cadavere e non una schiava stuprata”

Più di mille ragazzi e ragazze sono stati rapiti in una sola regione della Nigeria da dicembre, scrive Libération, che questa settimana dedica loro un’inchiesta. Una di loro ha appena parlato al vertice internazionale sulla libertà religiosa a Washington alla presenza dell’ex segretario di stato Mike Pompeo e dell’ex ambasciatrice americana all’Onu Samantha Power.

Joy Bishara è cresciuta nella città di Chibok, nel nord della Nigeria. E’ una delle 276 ragazze cristiane rapite dal gruppo terroristico islamista Boko Haram dalla loro scuola nel 2014. “Hanno bruciato l’intera scuola e ci hanno portato via da Chibok. Ero felice che gli studenti maschi non fossero a scuola, perché Boko Haram uccide tutti gli uomini”. Mentre era nel camion, Bishara ha pensato: “Se non salto fuori, non so cosa mi faranno. Anche se morissi, ho pensato, almeno qualcuno riuscirà a trovare il mio cadavere. Ho deciso che sarebbe stato meglio se i miei genitori avessero trovato il mio cadavere piuttosto che sapere che ero stata violentata, picchiata e ridotta in schiavitù per tutta la vita. Non avevamo commesso alcun crimine”. Se non quello di essere cristiani.

Della sua testimonianza parla anche Newsweek. Un altro relatore al convegno, il sacerdote cattolico Joseph Fidelis di Maiduguri, l’epicentro delle violenze di Boko Haram e dello Stato islamico, ha raccontato delle donne violentate, mutilate e bruciate in attacchi contro fattorie, scuole e villaggi cristiani. 3.462 il numero di cristiani uccisi già nei primi 200 giorni dell’anno.

John Joseph Hayab, segretario a Kaduna della sezione dell’Associazione cristiana della Nigeria, parla di “pulizia religiosa”. E come non pensarci ascoltando la testimonianza di Mariam Ibrahim, cristiana condannata a morte, un anno in carcere in Sudan, accusata di apostasia dall’islam, incatenata al pavimento della sua cella, dove ha dato alla luce un figlio.

Il Comitato internazionale sulla Nigeria, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per la costruzione della pace e la giustizia sociale, ha appena pubblicato un rapporto devastante sulla persecuzione religiosa in Nigeria. Il rapporto, intitolato “Nigeria’s Silent Slaughter”, rivela che dal 1° gennaio 2000 al 31 gennaio 2020 ci sono stati 96.309 morti totali in Nigeria. “Le vittime nigeriane sono costrette a convertirsi all’islam o rischiano di essere uccise, violentate o sottoposte a raccapriccianti atti di tortura. Tre vittime su quattro dei Fulani erano cristiane. 13 mila chiese sono state distrutte”. Anche la Società internazionale per le libertà civili e lo stato di diritto ha presentato il suo nuovo rapporto.

Nei primi sei mesi dell’anno siamo soltanto a sessantotto morti in meno rispetto al totale di cristiani uccisi in tutto il 2020 (3.530). Si stima inoltre che il numero di chiese distrutte e bruciate da gennaio a oggi sia di 300, con almeno dieci sacerdoti uccisi dai jihadisti.

Il vescovo nigeriano Matthew Kukah si è appena rivolto alla Commissione affari esteri del Congresso degli Stati Uniti raccontando quanto sta avvenendo nel suo paese. “Oltre all’eliminazione fisica dei missionari cristiani, altre strategie adottate nella persecuzione dei cristiani sono la distruzione di chiese, scuole, conventi e strutture sanitarie in tutto il paese. In alcune diocesi, i sacerdoti hanno dovuto lasciare le parrocchie dopo che erano state distrutte e le comunità saccheggiate. Ragazze cristiane sono state trasformate in schiave sessuali, costringendole a matrimoni e conversioni forzate all’islam”. Black Christian Lives Matter!

DI GIULIO MEOTTI da il Foglio del 27/07/2021

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