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2021 08 11 Abbattere una statua fa più notizia di 43.000 cristiani abbattuti

Fonte:
CulturaCattolica.it
FRANCIA - Assassinato Padre Olivier Maire PAKISTAN - Rapita un’altra ragazzina cristiana RICORDO e PREGHIERA per suor Gloria Cecília Narváez (rapita da 4 anni e 6 mesi)

Giulio Meotti - Abbattere una statua fa più notizia di 43.000 cristiani abbattuti

FRANCIA - Assassinato il superiore provinciale dei missionari monfortani di Francia

Il sacerdote assassinato il 9 agosto in Francia, da un uomo già coinvolto nell’incendio della cattedrale di Nantes il 18 luglio 2020, è p. Olivier Maire, superiore provinciale dei missionari monfortani di Francia.
“P. Olivier Maire è stato assassinato da una persona che ospitava presso di sé e di cui si prendeva cura” afferma un comunicato firmato da P. Luiz Augusto Stefani, Superiore generale della Compagnia di Maria.
P. Maire era stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1990. Originario della diocesi di Besançon, dove ancora vivono gli anziani genitori, il padre Olivier Maire aveva vissuto molti anni in Uganda come responsabile della formazione e poi a Roma in qualità di assistente generale della Compagnia di Maria, dal 2005 al 2011.
“Biblista, appassionato per i Padri della Chiesa e il greco patristico, era anche diplomato in psicologia. Per lui, gli scritti di San Lugi Maria Grignion di Montfort, redatti 300 anni fa, conservavano tutta la loro attualità per spiegare e vivere la fede”, precisa la diocesi di Luçon.
Conosciuto per la sua apertura e la profonda fede, “il padre Olivier Maire è morto vittima della sua generosità, martire della carità”, si legge nel comunicato di Mons. François Jacolin, Vescovo di Luçon.
“P. Olivier Maire lascia una testimonianza di carità cristiana, sulle orme di san Luigi Maria di Montfort e di Cristo che ci ha insegnato a metterci a servizio degli altri, in particolare di color che sono in difficoltà…E non si va verso gli altri senza esporsi” conclude Mons. Jacolin. (L.M.) (Agenzia Fides 10/8/2021)

PAKISTAN - Rapita un’altra ragazzina cristiana.
Il padre non l’aveva trovata all’uscita della scuola. Giorni dopo gli è arrivato un video che documenta la sua conversione all’islam, certificata da un’organizzazione

Dal Pakistan ancora una denuncia del rapimento e della conversione forzata di una ragazzina cristiana. Lo riferisce AsiaNews, che riporta la testimonianza del padre, Gulzar Masih. Il 28 luglio l’uomo non aveva trovato sua figlia Cashman, 14 anni, all’uscita della scuola e ne aveva subito denunciato la scomparsa. A distanza di pochi giorni, alla famiglia sono stati inviati un video e i documenti della giovane, che a detta dei rapitori si sarebbe convertita all’islam di sua spontanea volontà.

Gulzar, guidatore di risciò, si è rivolto ripetutamente alla polizia, senza ottenere nulla. La vicenda è venuta alla luce grazie all’interessamento di Robin Daniel, attivista per i diritti umani di Faisalabad. “Le autorità del Punjab dovrebbero svolgere il loro ruolo per scagionare le bambine che vengono rapite”, ha commentato Daniel, chiedendo che venga intrapresa un’azione legale contro i rapitori: “Finché questi sequestri continueranno indisturbati, tutte le ragazze minorenni e le loro famiglie si sentiranno insicure”.

Muhammad Ijaz Qadri, presidente distrettuale dell’organizzazione Sunni Tehreek, ha certificato con una lettera la conversione di Cashman, il cui “nome islamico d’ora in poi sarà Aisha Bibi”. L’organizzazione fa parte del movimento Barelvi, che si prefigge di preservare l’islam del subcontinente indiano e alla quale aderisce il 60% dei musulmani pachistani.

In occasione della Giornata delle minoranze, che si tiene in Pakistan l’11 agosto, Daniel organizzerà un’iniziativa di protesta. “Non resteremo in silenzio - dichiara l’attivista - ma chiederemo al governo di garantire la libertà e la sicurezza delle minoranze religiose”.

(Avvenire 2021 08 05 Redazione Internet)

RICORDO e PREGHIERA per suor Gloria Cecília Narváez (rapita da 4 anni e 6 mesi)

MALI - “Cosa possiamo fare tutti insieme per aiutare suor Gloria Cecília Narváez?”: Edith Blais, sua compagna di prigionia mantiene viva la speranza

“Cosa possiamo fare tutti insieme per aiutare suor Gloria Cecilia Narvaez in mano ai rapitori da 4 anni e 6 mesi”? scrive la canadese Edith Blais che ha condiviso 5 mesi di prigionia nelle mani dei jihadisti insieme alla religiosa colombiana della Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata, e che riuscì a fuggire a marzo 2020 dal gruppo terroristico GSIM (Gruppo per il sostegno all’Islam e ai musulmani) che l’aveva rapita in Burkina Faso nel dicembre 2018.
La nota pervenuta all’Agenzia Fides tramite p. Pierluigi Maccalli, sacerdote della Società per le Missioni Africane rapito da miliziani jiadisti il 17 settembre 2018 e liberato l’8 ottobre 2020, è carica di speranza e allo stesso tempo di preoccupazione per le sorti della religiosa della quale, a distanza di oltre 4 anni non si hanno ancora notizie.
“Ha condiviso con me tutto quello che aveva” ha raccontato la donna canadese. “Suor Gloria mi ha aiutata molto durante la mia prigionia nel deserto. È una grande donna, profondamente altruista e mi rattrista sapere che è proprio questa caratteristica che l’ha portata in questo inferno. Ha dedicato la sua vita ad aiutare gli altri, andando in paesi poveri e pericolosi per essere di sostegno alle donne e per curare la salute di bambini piccoli che probabilmente non sarebbero sopravvissuti senza questa benevolenza.”
“Vorrei condividere una storia vera, una verità che purtroppo esiste ancora oggi” - scrive Edith che ha voluto condividere la sua breve riflessione per rendere visibile agli altri la realtà di Suor Gloria. “Era impegnata in un orfanotrofio quando un gruppo di ribelli ha fatto irruzione chiedendo soldi. Purtroppo le donne che vi lavoravano non avevano quello che i terroristi cercavano, vivendo con quasi niente. Temendo che gli aggressori facessero del male alle sue compagne, li ha supplicati di scegliere lei, se volevano fare del male a una di loro, perché era la più vecchia delle quattro. L’hanno ascoltata, e sono fuggiti dall’orfanotrofio portandola con loro, dirigendosi nel deserto sulle loro moto. Una traversata durata diversi giorni e che la segnerà per sempre. Suor Gloria è profondamente colpita da una sindrome da stress post-traumatico, ed è sola. La sofferenza che prova è grande, anche se rimane forte e non perde la speranza. Ha sempre mantenuto la sua fede in Dio, nella vita, nell’umanità.
La donna canadese conclude il suo appello esortando a continuare a “tenere viva la speranza e la storia di Suor Gloria Cecilia Narvaez, affinché l’umanità possa pensare a lei e portarla nel suo cuore, come io la porto nel mio”.
(GM/AP) (Agenzia Fides 6/8/2021)

Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media

Abbattere una statua fa più notizia di 43.000 cristiani abbattuti
51 musulmani uccisi in Nuova Zelanda giustamente diventano un evento mondiale. Donne e bambini cristiani uccisi “come polli” in Nigeria orrendamente non diventano niente

Di Giulio Meotti

“In Nigeria siamo alle porte del genocidio. Il mondo sembra non accorgersi che il gigante africano sta per diventare come Ruanda e Darfur”. Così Bernard-Henry Lévy scriveva nel suo reportage dalla Nigeria e pubblicato da Paris Match. Un pastore musulmano gli dice: “Questa è la nostra terra, qui i bianchi non possono passare. Volete spiare le nostre donne? È proibito dal Corano. Ci sono troppi cristiani da queste parte, i cristiani sono cani e figli di cagne. Sono traditori perché si sono convertiti alla religione dei bianchi, sono amici dei bianchi, sono impuri. Quando se ne andranno tutti, finalmente la Nigeria sarà libera”.

Terroristi islamici hanno appena ucciso Bolanle Ibrahim all’altare mentre diceva messa nel villaggio di Maidan, in Nigeria. Un parente del religioso ha raccontato al Daily Post: “Prima di ucciderlo, gli hanno mostrato la sua foto per identificare se fosse effettivamente la persona giusta per cui erano venuti”.

L’International Christian Concern (ICC) ha appreso che nelle prime ore del 2 agosto, sette comunità cristiane a Kaduna, sempre in Nigeria, sono state attaccate dai militanti islamici. I corpi di 43 persone, tra cui donne e bambini, sono stati finora recuperati nei villaggi della regione.

Nello stesso stato di Kaduna, gruppi di pastori fulani inneggiando alla jihad hanno messo a ferro e fuoco case e chiese, uccidendo 33 persone. “Ho perso mio zio, sua moglie, i loro bambini, otto membri della mia famiglia”, ha raccontato un testimone dell’attacco a Warkan. “La chiesa cattolica nel villaggio di Matyei è stata bruciata, nell’attacco sono morti un catechista e un bambino”, ha raccontato un altro testimone dell’assalto a Matyei, dove 156 case sono state bruciate e 8 cristiani uccisi.

Numeri che vanno ad aggiungersi, secondo un nuovo rapporto della Intersociety, ai 43.000 cristiani uccisi in dodici anni, ai 18.000 cristiani rapiti e scomparsi, ai 10 milioni di cristiani sfollati e alle 17.500 chiese distrutte. Si legge nel rapporto: “Le atrocità dei jihadisti si sono rivolte ai cristiani e alle loro proprietà, comprese le case, i centri di culto e di apprendimento; massacri, uccisioni, mutilazioni, torture, rapimenti, presa di ostaggi, stupri, matrimoni forzati, sparizioni, estorsioni, conversioni forzate...”. È un grande progetto di pulizia religiosa islamica: “Oltre 500 comunità cristiane sradicate dal 2009, rilevate, rinominate e islamizzate dai jihadisti dal 2009…”.

Dalle loro terre arrivano video (solo per chi ha stomaci forti) che ricordano il genocidio in Rwanda. Corpi e corpi di cristiani. Le loro teste mozzate a colpi di machete.

L’arcivescovo Matthew Man-oso Ndagoso ha detto che i cristiani vengono uccisi “come polli” nel suo Paese. Ha affermato che nel nord-ovest dominato dai musulmani, le persone vivono nella paura costante, specialmente negli stati di Kaduna dove vive. “È uno degli stati in cui tutti vanno in giro impauriti. Ci sono rapitori e banditi, e stanno uccidendo le persone. I villaggi vengono bruciati”, ha detto l’arcivescovo Ndagoso. La drammatica situazione dei cristiani perseguitati è poco o nulla affrontata dai cosiddetti “grandi media” mondiali. È un genocidio che interessa poco o niente anche i “professionisti dell’indignazione internazionale”.

Quando 52 musulmani sono stati uccisi da un suprematista bianco in Nuova Zelanda, il crimine efferato è diventato giustamente un evento mondiale, mentre un silenzio assoluto circonda il quotidiano massacro di migliaia di cristiani da parte di militanti musulmani in Africa, preferendogli bravate retoriche come l’abbattimento delle statue perché sarebbero strumenti della “supremazia bianca”, come in questi giorni un orologio in Inghilterra e un monumento alla guerra boera, o manifestazioni in America per la rimozione delle statue confederate.

“Tutte le notizie che vale la pena essere stampate”, recita il famoso slogan del New York Times, il manuale di tutti i media mainstream europei. Il massacro dei cristiani non è mai fra queste notizie. Perché?

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