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2021 08 18 AFGHANISTAN: i cristiani perseguitati, invisibili in Afghanistan, invisibili all’Occidente

Fonte:
CulturaCattolica.it
- Ali Ehsani: ‘A Kabul colpiscono già i cristiani’ INDIA - Madhya Pradesh: da marzo 28 casi di conversioni forzate USA - Statue cattoliche ripetutamente vandalizzate a New York
Meotti: Kabul “E’ già iniziata la caccia ai cristiani”
«E se la sorte delle donne afghane diventa virale giusto il tempo di un lancio sui social, per questi cristiani neanche quello. Invisibili in Afghanistan, invisibili all’Occidente»

AFGHANISTAN - Ali Ehsani: ‘A Kabul colpiscono già i cristiani’

Nell’Afghanistan che precipita di nuovo nelle mani dei talebani cresce l’apprensione anche per i cristiani che vivono in modo clandestino la propria fede. Mentre le milizie islamiste hanno conquistato la capitale, da Roma Ali Ehsani - esule afghano che nel libro “Stanotte guardiamo le stelle” ha raccontato l’orrore dei talebani e la sua personale odissea - si fa voce dell’angoscia di una delle famiglie dei cristiani nascosti di Kabul che in queste ore ha visto sparire nel nulla il proprio capofamiglia.

Non cita nomi per non mettere in pericolo altre persone; ma in questa storia con riscontri precisi Ali Ehsani, oggi 32enne, rivede le sue sofferenze di bambino che negli anni Novanta, da un giorno all’altro, si ritrovò a otto anni con la casa distrutta e senza quei genitori che gli avevano parlato di Gesù, pur tra mille raccomandazioni di non dire nulla a nessuno.

“Questa famiglia di Kabul con cui sono in contatto - racconta - da due giorni ha perso il padre: uscito di casa non vi ha più fatto ritorno. Le violenze dilagano anche nella capitale; devono aver scoperto che era cristiano e lo hanno colpito. La moglie e i cinque figli ora hanno ancora più paura, si spostano di zona in zona, vogliono lasciare il Paese ma non hanno nessuno che li aiuti. Sto cercando un canale umanitario che si mobiliti per loro, vorrei far conoscere questa storia a papa Francesco”.

Quella dei cristiani a Kabul è da anni una presenza forzatamente solitaria. “Questa famiglia è di origine turkmena - spiega Ehsani - come lo sono io. Ci siamo conosciuti su Whatsapp attraverso un altro studente afghano che vive qui a Roma. Anche lui è cristiano, ma ci è voluto molto tempo prima che trovassimo il coraggio di raccontarcelo a vicenda. A Kabul non ci sono chiese, così qualche settimana fa ho provato a collegare questa famiglia in videochiamata con una Messa qui in Italia. Erano felicissimi. Da 15 giorni, però, il clima era già cambiato, si sentivano in pericolo”.

“Vedere quanto sta accadendo in Afghanistan - aggiunge ancora Ali Ehsani - per me significa tornare a fare i conti con le ferite della mia vita. A Kabul ricordo benissimo gli altri bambini che per mettermi paura dicevano: ‘Andiamo a chiamare i talebani’. Oggi li rivedo distruggere la vita di persone che non hanno nulla, tagliare le gole davanti ai parenti: che razza di umanità è questa?”.

Di qui il suo appello: “Non lasciate solo l’Afghanistan. Il governo centrale non è in grado di controllare la situazione e dall’altra parte i talebani hanno Paesi che li sostengono: Pakistan, Iran e la stessa Cina li aiutano economicamente, materialmente e politicamente per cancellare la presenza dell’Occidente a Kabul. Le notizie sui funerali dei pakistani uccisi combattendo in Afghanistan si trovano con facilità sui media locali. Mentre le atrocità nei confronti dei civili si moltiplicano: nelle province occupate i talebani intimano alle ragazze dai 14 anni in su di presentarsi per essere ‘donate’ ai guerriglieri. La comunità internazionale non può rimanere indifferente, deve muoversi con sanzioni contro chi sostiene i talebani. Anche in Afghanistan ognuno deve poter vivere in pace, libero di esprimere la propria fede”.
Quella fede da lui ricevuta proprio a Kabul: “I miei genitori - ricorda - mettevano sempre un piatto in più a tavola per gli ospiti. Io dicevo loro: ‘Siamo poveri, come facciamo a ospitare?’. Mio padre rispondeva: ‘Gesù condivideva tutto con gli altri’. Allora io chiedevo: ‘Chi è Gesù?’. E lui diceva: ‘Noi siamo cristiani’. Senza aggiungere nulla”.
(di Giorgio Bernardelli AsiaNews 13/08/2021)

INDIA - Madhya Pradesh: da marzo 28 casi di conversioni forzate

Nel Madhya Pradesh si sono finora contate almeno 28 conversioni forzate da quando è stata approvata a marzo la nuova legge anti-conversioni. Lo ha riferito all’Assemblea legislativa locale il ministro statale dell’Interno Narottam Mishra, aggiungendo che 37 persone sono state accusate e arrestate.
L’8 marzo il Parlamento del Madhya Pradesh ha approvato la legge che sanziona con una pena fino a 10 anni la conversione religiosa attraverso il matrimonio o qualsiasi altro mezzo “fraudolento”.

Secondo quanto riportato ieri dal ministro Mishra, nel 2017 il Madhya Pradesh ha registrato 26.708 casi di stupro, 2.663 femminicidi e 27.827 casi di rapimento di ragazze minorenni. Mishra, che fa parte del Bharatiya Janata Party, il partito nazionalista indù del primo ministro indiano Narendra Modi, ha poi specificato che per questi reati più di 1.000 persone non sono ancora state arrestate.

“Il ‘Freedom of Religion Act’ è diventato uno strumento per sopprimere le minoranze religiose con la scusa della conversione”, ha commentato Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic). “Nei confronti dei musulmani la polizia ha formulato accuse di rapimento, stupro, atti osceni e intimidazione. Oppure vengono accusati di praticare il ‘love jihad’”.
Spesso l’intervento della polizia avviene dopo le pressioni dei politici: “I gruppi di estrema destra fanno irruzione nelle case, poi vanno alla stazione di polizia e costringono gli agenti a scrivere un primo rapporto”.

Nei distretti del Madhya Pradesh in cui vivono i tribali, estremisti picchiano regolarmente i cristiani con l’accusa di convertire la gente in cambio di denaro. “Sono accuse false - ha continuato il presidente del Gcic - i radicali indù hanno preso di mira i cristiani più vulnerabili”.
Il partito di destra Vishwa Hindu Parishad ha affermato di aver schedato 56 missionari dei distretti di Jhabua e Alirajpur che praticherebbero “conversioni illegali”. George spiega che “i cristiani vengono arrestati anche solo per aver partecipato a feste di compleanno o ad altri eventi sociali. Il tessuto sociale del Paese si sta erodendo in modo graduale”.
(di Nirmala Carvalho AsiaNews 12/08/2021)

USA - Statue cattoliche ripetutamente vandalizzate a New York
Il cardinale Dolan denuncia un’epidemia di attentati. Da dove viene questa violenza?

Il 17 luglio, una donna ha attaccato e vandalizzato le statue della Vergine Maria e di Santa Teresa il Piccolo Fiore fuori dalla chiesa cattolica romana di Nostra Signora della Misericordia a Forest Hills, nel Queens. Le statue sono popolari tra i cattolici locali e sono lì dagli anni ‘30.

Questo non è stato un incidente isolato. Negli ultimi tre mesi, le statue cattoliche sono state spesso prese di mira. Nella chiesa di Sant’Adalberto a Elmhurst una statua della Vergine Maria di 130 anni è stata frantumata e tagliata in due pezzi.
Un crocifisso è stato attaccato fuori dalla chiesa cattolica romana di Sant’Atanasio a Bensonhurst a Brooklyn, il che ha portato a una improvvisata veglia di preghiera da parte dei parrocchiani.
In questo caso, i video di sorveglianza hanno portato all’arresto dell’autore, il 29enne Ali Alaheri. È un estremista musulmano ultra-fondamentalista e la polizia lo ha anche collegato all’incendio di una yeshiva e di una sinagoga a Brooklyn.

Fuori Nostra Signora del Monte Carmelo-St. Benedicta-St. Parrocchia di Maria Assunta a Staten Island, un vandalo ha distrutto le statue di Nostra Signora del Monte Carmelo e del Sacro Cuore di Gesù. Il cardinale Dolan di New York è venuto a pregare in riparazione dell’offesa. Un sospetto è stato arrestato.

Perché questa epidemia? “Noi predichiamo l’amore! Perché alcuni ci odiano?” chiese il cardinale Dolan dopo l’incidente di Staten Island.
Le motivazioni possono essere diverse, dall’ultra-fondamentalismo islamico nel caso di Bensonhurst ai tentativi sbagliati di replicare gli attacchi alle chiese in Canada per protestare contro la cooperazione cattolica con il programma governativo di collegi per bambini della First Nation. In generale, i sentimenti antireligiosi e, in particolare, anticattolici alimentati da alcuni media hanno portato a un dilagante anticlericalismo e, inevitabilmente, alla violenza.

“Quando le persone attaccano la religione, la fede, le chiese, le moschee, le sinagoghe o, peggio, le persone, ha detto il cardinale Dolan, tutta la nostra cultura, società e bene comune sono indebolite e minacciate”.
“Queste persone disturbate dall’odio sono astute, ha aggiunto Dolan. Nichilisti e anarchici sanno che per distruggere la civiltà è efficace prendere di mira coloro che difendono nobilmente la dignità della persona umana e la sacralità di tutta la vita umana, e ciò significa le persone di fede e le loro case di culto. Mentre preghiamo per questi colpevoli, condanniamo i loro atti”.
(di DANIELA BOVOLENTA Bitter Winter 30/07/2021)

Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media

“E’ già iniziata la caccia ai cristiani”
Esuli, religiosi e ong raccontano l’angoscia dei cristiani nascosti a Kabul dopo la nascita dell’Emirato Islamico. “I Talebani ci telefonano: ‘Sappiamo chi siete e stiamo venendo a prendervi’”

Di Giulio Meotti
“A Kabul ricordo benissimo gli altri bambini che per mettermi paura dicevano: ‘Andiamo a chiamare i Talebani’. Oggi li rivedo distruggere la vita di persone che non hanno nulla, tagliare le gole davanti ai parenti: che razza di umanità è questa?”. Ali Ehsani è l’esule afghano che nel libro Stanotte guardiamo le stelle (pubblicato da Feltrinelli) ha raccontato l’orrore dei Talebani e la sua personale odissea. Ora Ehsani racconta dall’Italia dell’angoscia dei cristiani nascosti a Kabul dopo la nascita dell’Emirato Islamico: “Questa famiglia di Kabul con cui sono in contatto da due giorni ha perso il padre: uscito di casa non vi ha più fatto ritorno. Devono aver scoperto che era cristiano. La moglie e i cinque figli ora hanno ancora più paura, si spostano di zona in zona, vogliono lasciare il paese ma non hanno nessuno che li aiuti. A Kabul non ci sono chiese, così qualche settimana fa ho provato a collegare questa famiglia in videochiamata con una Messa qui in Italia. Erano felicissimi. Da quindici giorni, però, il clima era già cambiato, si sentivano in pericolo”.
Non si sa neppure di preciso quanti siano i cristiani in Afghanistan. Si parla di 12.000, la più grande minoranza religiosa del paese. “Una persona che lavora con le reti di chiese domestiche riferisce che i suoi leader hanno ricevuto lettere la scorsa notte dai Talebani avvertendoli che sanno dove sono e cosa stanno facendo”, ha appena denunciato Mindy Belz, redattrice di World News Group e autrice del libro They Say We Are Infidels, dedicato alla persecuzione.
Un cristiano da Kabul ha invece rilasciato una testimonianza-video: “Ogni fedele di origine musulmana come me che si è convertito al cristianesimo ne conosce le conseguenze. L’Islam è molto chiaro, il Corano è molto chiaro, gli Hadith sono molto chiaro per l’apostasia. I Talebani ci danno tre giorni e se non ti penti non c’è pietà”.
Il New York Times ci ha fornito una finestra sulla vita di questi cristiani. “In un umido seminterrato alla periferia di Kabul, Josef legge la sua logora Bibbia blu alla luce di una lanterna a propano. Conserva una croce di legno con scritto un passo del Discorso della Montagna e una cartellina di plastica con i documenti della sua conversione. Sono la ragione per cui si nasconde”.
Anche la Caritas italiana che lavora in Afghanistan ha appena dichiarato di temere per la sicurezza dei cristiani nel paese e che sospenderà le sue attività. “Anche i pochi sacerdoti e religiosi cattolici in Afghanistan non hanno altra scelta che andarsene”, racconta la Caritas al National Catholic Register. Esisteva un’unica chiesa cattolica ufficiale, proprio dentro all’ambasciata italiana a Kabul, e anche questa ora è chiusa. I Talebani hanno ucciso numerosi operatori cattolici nel paese, come quelli del Catholic Relief Services, o i dieci medici massacrati a Badakhshan.
Anche l’International Christian Concern (ICC), una organizzazione che monitora e denuncia la persecuzione, ha parlato con il leader di una chiesa clandestina afghana degli enormi pericoli che i cristiani stanno per affrontare. “Alcuni cristiani noti stanno già ricevendo telefonate minacciose”, ha raccontato un leader cristiano all’ICC. “In queste telefonate, persone sconosciute dicono: ‘Stiamo venendo a prenderti’. I talebani ci uccideranno come fa la mafia, senza rivendicarlo”.
“Uccideranno alcuni dei cristiani che sono più conosciuti e in questo modo vogliono diffondere la paura per cui non tollereranno nulla in contrario”, ha detto alla CBN il religioso. “I Talebani porteranno via i bambini dalle famiglie cristiane. Le ragazze cristiane le faranno sposare con i Talebani. I ragazzi cristiani devono essere rieducati nelle madrasse”.
Anche prima dell’avvento dei Talebani, l’Afghanistan era il secondo paese più pericoloso al mondo dove essere cristiani. “Troppe conversioni al cristianesimo, gli apostati devono essere giustiziati”, ha detto un parlamentare afghano, Abdul Pedram. Nel 2006 proprio l’Italia offrì asilo a uno di questi condannati a morte. Dopo che la presenza occidentale si è liquefatta come neve al solo di Ferragosto per loro c’è soltanto una scelta: fuggire, scomparire o morire.
E se la sorte delle donne afghane diventa virale giusto il tempo di un lancio sui social, per questi cristiani neanche quello. Invisibili in Afghanistan, invisibili all’Occidente.

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