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2021 09 15 “Dall’11 settembre un nuovo male ha ottenebrato la terra”

Fonte:
CulturaCattolica.it
HAITI - Bande criminali uccidono un sacerdote a Cap Haitien NIGERIA - Rapito un sacerdote nel nord della Nigeria PAKISTAN - Cristiana sfregiata dopo 8 anni di «sequestro» INDIA - Karnataka e Uttar Pradesh, dilagano le violenze contro i cristiani

MEOTTI: “Dall’11 settembre un nuovo male ha ottenebrato la terra” “Occidente immorale, svegliati sulla persecuzione dei cristiani”

HAITI - Bande criminali uccidono un sacerdote a Cap Haitien

Lunedì 6 settembre, a Cap Haitien, nel nord del Paese, padre André Sylvestre, sacerdote di 70 anni, è stato aggredito mentre usciva da una banca. Ferito da un gruppo di criminali, è morto in sala operatoria. Padre Sylvestre era molto apprezzato nella sua parrocchia di Nostra Signora della Misericordia di Robillard, inoltre gestiva un orfanotrofio e assisteva i senza dimora. Il tragico fatto è stato confermato dalla diocesi, come apprende Fides da fonti locali.
Lo stesso 6 settembre, dopo un incontro di emergenza tra il primo ministro Ariel Henry e il Consiglio superiore della polizia nazionale di Haiti, Léon Charles si è impegnato a catturare questi banditi che seminano il terrore ad Haiti da oltre un anno, senza avere nessuna paura dalle autorità.
I sacerdoti sono stati a lungo considerati intoccabili per la loro attività a favore dei poveri, ma negli ultimi mesi la violenza ha colpito anche i membri delle Chiese. Cap Haitien, la seconda città di Haiti per importanza, era considerata finora la più sicura del paese.
(CE) (Agenzia Fides 08/09/2021)

NIGERIA - Rapito un sacerdote nel nord della Nigeria

Rapito da uomini armati.P. Luka Benson Yakusak, parroco della parrocchia St. Matthew ad Anchuna, nell’Ikulu Chiefdom, nell’area del governo locale di Zangon Kataf dello Stato di Kaduna, nel nord della Nigeria. Secondo le prime informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, il sacerdote è stato rapito il 13 settembre, da uomini armati che hanno preso d’assalto la sua residenza e lo hanno portato in una destinazione sconosciuta. Un testimone riferisce che gli uomini armati hanno fatto irruzione nella residenza del sacerdote, intorno alle 19.30. Sembra che finora i rapitori non abbiano fatto alcuna richiesta alla sua famiglia, agli amici o alla Chiesa locale. Anchuna, dove è stato rapito p. Luka Benson Yakusak, è la località dove è nato Sua Ecc. Mons. Matthew Kukah, Vescovo di Sokoto. (L.M.) (Agenzia Fides 14/9/2021)

PAKISTAN - Cristiana sfregiata dopo 8 anni di «sequestro»
Era stata costretta a convertirsi all’islam, ma la famiglia del marito-aguzzino, che adesso è stato arrestato, non l’ha mai accettata Ora Sajada è grave

Dalla casistica di violenze domestiche che contribuisce a fare del Pakistan il quinto Paese più pericoloso al mondo per una donna, emerge il caso di una cristiana convertita da otto anni all’islam per potere sposare un musulmano, Aslan Dogar, che l’aveva convinta all’unione. Mai pienamente accettata dai parenti dello sposo, per otto lunghi anni Sajada ha subìto discriminazione e violenza. Il 31 agosto la polizia l’ha trovata nell’abitazione del marito con gravi ustioni al viso e al capo provocate da getti di acqua bollente e da ferite alla testa. Le sue condizioni sono molto gravi. Al punto che dall’ospedale distrettuale di Kusur, dove si trova il villaggio di Dhing Shah in cui viveva, è stata trasportata d’urgenza al Jinnah Hospital di Lahore, il capoluogo provinciale. La polizia era stata allertata da alcuni vicini e al suo arrivo ha trovato Sajada semi- cosciente, con difficoltà respiratorie ma soprattutto con il volto sfigurato dall’acqua bollente che il marito e i suoi fratelli Asif e Shahid le avevano gettato addosso alcuni giorni prima. Le ferite alla testa erano infette e la donna rischiava di perdere la vita. Ora le condizioni restano gravi, ma dovrebbero stabilizzarsi. Sajada è stata salvata dalla polizia. Il marito-aguzzino e uno dei fratelli sono stati arrestati. Tuttavia la vicenda di questa donna mostra ancora una volta l’impossibilità di tante altre, spesso adolescenti, che si calcola siano rapite ogni anno tra le minoranze cristiana e indù a scopo di conversione e matrimonio con musulmani. Giovani cui viene impedito di gestire la propria vita, che si ritrovano nell’impossibilità di essere accolte nella nuova famiglia come membri di pari diritto. Non sono soltanto i parenti acquisiti a non rispettarle – confermano attivisti per i diritti umani – perché, nonostante il matrimonio e la conversione, continuano ad essere considerate socialmente inferiori da una buona parte della società pachistana. A dimostrarlo anche la vicenda di Sajada. In base alle testimonianze di chi sta seguendo il caso, era costretta a utilizzare oggetti di cucina separati, veniva ancora considerata una cristiana e non integrata nella famiglia, era costantemente sottoposta a torture e umiliazioni per le sue origini. E quando in diverse occasioni aveva cercato di fuggire, era stata rinchiusa in un’area della casa dove solo i membri della famiglia potevano entrare. «Spero che si possa fare giustizia ma avendo presente diversi casi del passato non nutro tante speranze. – dice Nasir Saeed, presidente dell’organizzazione di tutela dei diritti legali delle minoranze Claas –. Sposare un musulmano in Pakistan spesso porta a tragedie come questa o anche peggio, con molti genitori che non sono più in grado di avere notizie delle loro figlie». «Le donne non musulmane sono spesso indotte al matrimonio e di conseguenza costrette a convertirsi perché senza la conversione nessuno le sposerebbe. Sono molto pochi quelli che davvero sposano donne non musulmane, avviano con esse una famiglia e riconoscono loro gli stessi diritti e rispetto. A volte vengono vendute oppure costrette a prostituirsi», conclude Saeed.
Avvenire Stefano Vecchia venerdì 10 settembre 2021

INDIA - Karnataka e Uttar Pradesh, dilagano le violenze contro i cristiani

Un’altra preghiera interrotta dai fondamentalisti indù, ancora pastori arrestati nel distretto di Azamgarh. Sajan K. George (Global Council of Indian Christians): “Gli assalti continuano a crescere, stanno raggiungendo proporzioni preoccupanti”. Il pretesto sono sempre le leggi anti-conversione utilizzate per dividere le comunità.

Gli assalti contro i cristiani in India “continuano a crescere a stanno raggiungendo proporzioni preoccupanti”. A denunciarlo ad AsiaNews è il presidente del Global Council of Indian Christians, Sajan K George, elencando ulteriori violenze e arresti di pastori evangelici avvenuti negli ultimi giorni.
L’episodio più recente di cui si è avuta notizia risale al 10 settembre, quando nel distretto di Udupi nel Karnataka un gruppo di estremisti indù dell’Hindu Jagaran Vedike (Hjv) ha fatto irruzione al Pragathi Center, una casa di preghiera cristiana privata, mentre era in corso un incontro di preghiera. Benedict, l’organizzatore, è stato accusato di compiere attività di conversione. I fondamentalisti indù hanno anche devastato la sala e minacciato i partecipanti. La polizia è intervenuta sul posto disperdendo gli attivisti dell’Hjv. Questi hanno però presentato una denuncia al commissariato di Karkala per conversioni ottenute in maniera fraudolenta. In realtà gli organizzatori hanno spiegato che si trattava di un incontro tra diverse comunità della zona.

Nei giorni precedenti vi erano stati altri due arresti di pastori nell’Uttar Pradesh: il 7 settembre ad Azamgarh è toccato al pastore Raju Majhi finire nel mirino delle leggi anti-conversione. Anche in quel caso era stata una folla di fanatici a interrompere un incontro di preghiera e a trascinare con sé alla stazione di polizia di Jianpur il responsabile della locale chiesa evangelica. Il giorno dopo, poi, anche il pastore Rajesh Kumar - che si era semplicemente recato a visitare e a portare cibo al pastore Majhi - è stato anche lui arrestato.
(AsiaNews 13/09/2021 di Nirmala Carvalho)

Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media

“Dall’11 settembre un nuovo male ha ottenebrato la terra”
Il discorso del cardinale Giacomo Biffi e i suoi interventi premonitori. “Il cristiano deve aver paura della propria resa in nome del dialogo. Chi scende per strada per i cristiani uccisi?”
Giulio Meotti
Il cardinale di Bologna, Giacomo Biffi, è stato uno dei pochi porporati italiani a indicare da subito il terreno di uno choc di civiltà. Lo fece fin dal 1990, quando disse: “L’Europa sarà cristiana o diventerà musulmana”. Due anni dopo spiegò ancora, con grande scandalo di tutti: “Nel confronto tra una fede seria (anche se sbagliata) e l’Europa, che ha come cultura dominante il vuoto, è prevedibile che la vittoria sarà della fede”. Nel 2000, Biffi lanciò un appello alle autorità italiane, perché favoriscano ‘‘l’afflusso degli immigrati cattolici’’ rispetto a quelli di religione musulmana “per salvare l’identità della Nazione”. Eravamo a dieci anni di distanza dai grandi flussi migratori dal mondo islamico. E in quell’anno, intervenendo a un seminario, Biffi spiegò, anticipando i guasti del multiculturalismo, che “i musulmani hanno un diritto di famiglia incompatibile col nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra, fino alla poligamia, e una visione rigorosamente integralista della vita pubblica, sicché la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede, anche se aspettano prudentemente a farla valere di diventare preponderanti”.
Solo alcuni di interventi premonitori che spinsero anche un intellettuale laico come Giovanni Sartori, anche lui in odore di “eresia” rispetto al mainstream, a dichiarare: “Islam, meglio Biffi che Turco”. Ripubblico qui il discorso del cardinale Biffi nella basilica di San Petronio dopo gli attentati dell’11 settembre…Al tempo, la persecuzione dei cristiani era appena agli inizi. Oggi è una catastrofe globale da 13 morti al giorno in odium fidei…
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Molti nostri fratelli di fede hanno incontrato una morte violenta: uomini di stirpe diversa, ma tutti poveri e appartenenti al così detto Terzo Mondo, sono stati uccisi quest’anno per nessun’altra colpa che quella di essere cristiani. Sono stati uccisi in Indonesia, e segnatamente a Timor, nel Sudan, in Nigeria, in Pakistan e altrove, in varie parti del mondo e a varia latitudine, ma tutti e sempre vittime dell’identica cultura di violenza e di morte. È una specie di globalizzazione - una globalizzazione dell’intolleranza e dell’odio, contro la quale non si è levata da noi alcuna protesta e non è sfilato per le nostre strade nessun corteo.
Con ciò che è avvenuto lo scorso 11 settembre a Manhattan, il mondo, sorpreso e trasecolato, ha scoperto una perfidia teologica, una fredda e calcolata disumanità, un’iniziativa di male tanto fantasiosa e trascendente, da riuscire quasi inconcepibile a ogni mente sana e normale. Da quel giorno, l’ala nera del terrore, del sospetto, dell’ansia, ha ottenebrato la terra. I figli di Adamo hanno aggiunto alle molte angosce di sempre una paura nuova e più incombente.
Il cristiano non deve aver paura di niente e di nessuno, se non della propria insipienza, della sua strana propensione alla resa, della sua assurda disponibilità a sacrificare al dialogo e all’accoglienza ogni manifestazione e ogni segno della sua identità.

“Occidente immorale, svegliati sulla persecuzione dei cristiani”
12 bimbi cristiani bruciati in Nigeria (40 morti). Intervista a Bat Ye’Or, grande studiosa della dhimmitudine. “Se non riconosciamo la Jihad contro questi innocenti, la subiremo anche noi”
Giulio Meotti
12 bambini erano tra i 40 cristiani uccisi in diversi attacchi il 15 e il 25 agosto, a Jos, in Nigeria. 16 cristiani sono stati uccisi con machete e pistole, altri 17 sono stati bruciati vivi. È una terrificante litania:
“Bruciata in modo irriconoscibile nell’incendio della casa, secondo il leader della comunità Sunday Bunu, una bambina di 4 anni, Timara Ishaya; una bambina di 5 anni, Bontà Bala; una bambina di 8 anni, Lovina Markus; una ragazza di 13 anni, Susana Ishaya; Halima Asabulu, 90 anni; Sylvia Ajida, 56 anni; Paulina Asabulu, 50 anni; Deborah Asabulu, 37 anni; Bridget Natanaele, 20 anni; Efraim Osea, 9 anni; Tito Bitrus, 13 anni; Tito Ajida, 16 anni; Silvano Dauda, 17 anni; Barnaba Osea, 17 anni; e Yunana Bitrus, 17 anni…”.
“Gli islamisti hanno ucciso mia nipote mentre tornava dalla chiesa”, ha detto Godwin Tengong, lo zio di una delle studentesse uccisi, Bitrus Danboyi.
“Questo è quello che ho visto. Davanti ai miei occhi, davanti a me, le donne incinte sono state aperte e i loro bambini portati via”. Questa agghiacciante testimonianza è stata portata a luglio alla Commissione sulla libertà religiosa degli Stati Uniti da una sopravvissuta ai terroristi islamici di Boko Haram, Hafsat Maina, che ha condiviso la sua storia drammatica a un Occidente sordo….
Il gruppo dei conservatori e riformisti europei al Parlamento europeo, in un rapporto trapelato a The Express, spiega che 10.000 persone si sono convertite dall’Islam al cristianesimo in Afghanistan, un crimine punibile con la morte secondo la sharia dei Talebani. “Da quando Kabul è caduta, la comunità cristiana si è dispersa, temendo ripercussioni, mentre emergono preoccupanti notizie di uccisioni, molestie e intimidazioni nei confronti dei cristiani”.

Ne parlo per la newsletter con Bat Ye’Or, la celebre storica nata in Egitto nel 1933 da una famiglia ebraica e che ha dedicato la sua vita allo studio delle minoranze nel mondo islamico (sta scrivendo un romanzo sulla distruzione dei cristiani nell’Impero Ottomano).
“Questa persecuzione si integra nel Jihad globalizzato mondiale che è sempre dichiarato dagli imam e dagli ulema. L’ultimo scopo del Jihad è islamizzare tutto il pianeta, dunque questa guerra, questa persecuzione dei cristiani nei paesi islamici, è un mezzo per raggiungere questa islamizzazione universale. Il silenzio occidentale nasce dal 1968-1973, quando l’Europa e l’America si sono legate con accordi economici e politici con il mondo islamico, la Lega Araba e l’Organizzazione per la cooperazione islamica, che riuniscono 57 paesi musulmani. Sono molto potenti, che hanno molto denaro e sul piano strategico e con il petrolio sono molto influenti. Il modo per continuare questi buoni accordi con il mondo islamico è la posizione criminale del mondo occidentale, che è negare l’istituzione del Jihad. Che è anche nella politica nei confronti di Israele. Ci sono molti aspetti, dall’antisemitismo all’anticristianesimo, che viene anche da una buona parte dei cristiani, che fu una realtà sotto il nazismo. Ci sono molte forze che risalgono agli anni Trenta e Quaranta, quando il nazismo era alleato del mondo islamico. Io penso che se i governi europei e l’America decideranno di denunciare questo terribile persecuzione anticristiana nel mondo islamico questo potrebbe cambiare. Ci sono molti musulmani disgustati dell’ideologia del Jihad e che sono prigionieri di questa politica di odio e che vogliono modernizzare l’Islam. Se non li aiutiamo e non denunciamo questa terribile persecuzione dei cristiani, noi saremo vittime del Jihad. È molto importante riconoscere questo, anche sul piano morale denunciare da parte del mondo cristiano questa persecuzione contro i propri fratelli e sorelle cristiani’. È l’abisso dell’immoralità. È questa la dhimmitudine, che è lo studio della condizione di sottomissione alla sharia. Se non si conoscono le leggi della sharia non si può capire niente e che è già applicata in Europa e in America nella proibizione della denuncia del Jihad, che è una istituzione islamica molto importante che si deve conoscere. I governi non vogliono parlare del Jihad e riconoscere la dhimmitudine imposta con il terrore in Europa. E quando non si vuole riconoscere la realtà non si possono cambiare le cose. Siamo prigionieri di questa realtà orribile”.

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