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2021 09 29 “Dante avrebbe messo all’inferno gli indifferenti alle stragi di cristiani”

Fonte:
CulturaCattolica.it
MYANMAR - Violenza dei militari birmani sui civili: ucciso un Pastore battista PAKISTAN - Islamabad, la conversione forzata continuerà a non essere reato AFGHANISTAN - Seguiva la Messa in tv, afghano rapito INDIA - I Vescovi si oppongono alla legge anti-conversione in Karnataka

MEOTTI - Uccise per essersi convertite al cristianesimo
“Dante avrebbe messo all’inferno gli indifferenti alle stragi di cristiani”

MYANMAR - Violenza dei militari birmani sui civili: ucciso un Pastore battista

Le violenze e la vendetta dell’esercito bimano si abbattono sui civili innocenti in tutto il territorio della nazione. Come appreso da Fides, il 18 settembre, la città di Thang Tlang, una delle nove cittadine dello Stato birmano di Chin, nella parte occidentale del Myanmar, è stata data alle fiamme dall’esercito del Myanmar. L’80% dei circa diecimila residenti è fuggito nelle foreste, nei villaggi vicini o verso il confine indiano. “Non dimenticheremo mai questa tragedia”, affermano i residenti della cittadina che si trova nel territorio della diocesi cattolica di Hakha.
Cung Biah Hum, Pastore cristiano di confessione battista, che cercava di domare le fiamme, è stato colpito a morte. Il Pastore battista, mentre si adoperava per spegnere gli incendi, pregava il Signore perché mandasse forti piogge sulla città. È stato ucciso in quel frangente, mentre pronunciava preghiere. Come conferma a Fides la Chin Baptist Convention (CBC), il Pastore, che guidava la Thantlang Centenial Baptist Church (TCBC), è morto cercando di salvare la città, mentre l’esercito compiva atti crudeli, creando migliaia di sfollati. I militari, afferma la CBC, hanno anche tagliato il dito del Pastore per estrarre il suo anello d’oro, derubandolo del cellulare e dell’orologio.
Negli ultimi giorni più di dieci villaggi sono stati bruciati dai militari che si comportano in modo violento e crudele verso i civili birmani. P. David Hmung, sacerdote locale definisce queste azioni “disumane e codarde”.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 22/9/2021)

PAKISTAN - Islamabad, la conversione forzata continuerà a non essere reato
Bocciata dall’establishment religioso pakistano la proposta di legge che avrebbe arginato il fenomeno dei rapimenti a scopo di matrimonio. Protestano le minoranze: “Così si legittima l’uso della coercizione e si legalizzano gli abusi”.

In Pakistan l’aumento costante del numero di rapimenti ai danni di ragazze minorenni costrette a convertirsi all’Islam e, successivamente, ad accettare matrimoni forzati è da tempo motivo di preoccupazione per le minoranze. E ad accrescere ancora di più l’allarme è l’intervento delle autorità religiose musulmane che nei giorni scorsi hanno stoppato sul nascere la discussione su un disegno di legge sul divieto di conversione forzata che avrebbe posto un freno a questi abusi. Una scelta avvenuta in maniera autoritaria – denunciano le minoranze – senza alcuna discussione con le parti interessate.
Il disegno di legge in questione è stato definito nei giorni scorsi come una “legge anti-Corano” dal rappresentante speciale del Primo Ministro pakistano per l’armonia religiosa, Tahir Mehmood Ashrafi, che ha anche aggiunto: “Voglio chiarire che nessun disegno di legge può essere approvato contro gli insegnamenti del Corano, perché la Costituzione del Pakistan è sotto il Corano”.
Nonostante la Costituzione pakistana del 1973 assicuri un uguale status e pari opportunità ai propri cittadini, la debolezza dei meccanismi attuativi, la discriminazione latente e l’atteggiamento permissivo da parte di una certa frangia della maggioranza politico-religiosa, permettono il proliferare di reati come la conversione religiosa forzata.
“Il governo deve fissare l’età legale per il matrimonio a 18 anni e rendere obbligatoria la carta d’identità nazionale per solennizzare il rito religioso”. Secondo i relatori del Minority Caucus (MC), gruppo a sostegno delle minoranze, deve essere questo il primo passo per scoraggiare in maniera definitiva coloro che, legittimati da una legge non adatta, compiono violenze e abusi contro le ragazze minorenni.
“Chiediamo che il governo prenda misure appropriate per garantire che le denunce presentate da chi subisce questo tipo di abusi siano investigate in modo imparziale e tempestivo, e che i colpevoli vengano assicurati alla giustizia con un processo equo”, ha ammonito Lala Robin Daniel, attivista per i diritti umani e presidente del Minority Caucus.
“Gli studiosi della religione musulmana dovrebbero sostenere questa legge, non ostracizzarla - ha replicato alle esternazioni delle autorità religiose Manzoor Anthony -. Il rifiuto di questa proposta di legge equivarrà a facilitare l’uso della coercizione in ambito religioso”.
(AsiaNews 23/09/2021 di Shafique Khokhar)

AFGHANISTAN - Seguiva la Messa in tv, afghano rapito. Famiglia salvata con volo italiano
Il padre scomparso dopo essere stato denunciato ai jihadisti dai vicini di casa

Quei canti inconsueti hanno insospettito qualche vicino. «Ma che musica sentite a casa?», chiede un giorno la portinaia ad Adila, una delle figlie. La ragazza dà una risposta vaga. Pochi giorni e il papà, Mohsin Hsan Zada, una sera, non rientra più a casa. Arrestato dai taleban, da metà agosto di lui non si hanno più notizie. Quella «musica strana» erano i canti della Messa che questa famiglia di cattolici afghani seguiva via Web a Kabul. Un episodio drammatico di persecuzione anticristiana che ha travolto un padre e ha costretto i tre nuclei della famiglia a vivere giorni di terrore.
Poi, per loro, la salvezza: questi 14 cattolici afghani riescono a imbarcarsi il 23 agosto su uno degli ultimi voli italiani da Kabul. Ieri mattina l’udienza dal Papa, che ha benedetto il percorso di questa nuova vita in Italia. La fuga da Kabul è un miracolo reso possibile grazie a una catena di solidarietà che ha unito un rifugiato afghano naturalizzato in Italia, una ex-eurodeputata, il ministero della Difesa, una fondazione umanitaria di Bergamo. A raccontarlo è Alì Eshani, 29 anni, arrivato in Italia 17 anni fa dopo un viaggio cominciato a 8 anni via Pakistan, Iran, Turchia e Grecia. In fuga col fratello di 16 anni, dopo che i taleban uccidono i genitori. Il fratello sparirà in mare su un gommone. Lui arriverà sul traghetto Patrasso-Venezia, aggrappato poi per chilometri sotto a un Tir. Oggi Alì è laureato in legge e ha scritto due libri sulle sue drammatiche esperienze.
«Ero in contatto via web con queste famiglie da mesi - spiega Alì Eshan - ma inizialmente non si fidavano. Non credevano fossi anch’io cattolico. Io gli ho fatto qualche diretta della Messa via social. Una figlia aveva collegato lo smartphone al televisore per seguirla in famiglia. Qualcuno ha fatto una spiata». Alì ricorda bene la chiamata dopo la scomparsa del padre: «Erano terrorizzate, sono tante donne e bambine in famiglia, la mamma ricordava chi erano i taleban». Alla famiglia arriva una telefonata da un numero sconosciuto. «Era il padre, ma poi ha parlato un altro uomo che ha chiesto dove abitavano. Una trappola. Si sono nascosti di corsa in una cantina». Alì il 16 agosto, disperato, chiama un’ex europarlamentare che conosce da anni. Silvia Costa si mobilita e smuove Viminale e Difesa. (…)
Atterrati a Roma, i 14 afghani vengono accolti per un mese da una struttura religiosa. Ieri l’udienza privata con Papa Francesco, alle 8,30 nell’auletta dell’Aula Paolo VI. «Un incontro emozionante», confessa Alì che ha fatto da interprete. Pary Gul, commossa, spiega al Papa che la tunica che indossa è quella che aveva a Kabul: se potesse parlare, quella veste confermerebbe le tante sofferenze passate. «Lo so che avete sofferto tanto, le ha risposto papa Francesco», racconta Alì. Poi la donna regala al Papa il suo anello, l’unico oggetto di valore. «Io non posso portarlo, le ha risposto il Papa, ho già il mio di anello, lo dovrei tenere in un cassetto. Io lo accetto, ma lo dovrai custodire tu, come pegno di amicizia e segno di speranza, le ha detto. E si è raccomandato, scherzando: non lo mettere all’asta!». Ogni bambino ha portato un disegno per il Papa. E Francesco ne ha chiesto a ciascuno il significato.
Oggi le tre famiglie partono alla volta di Bergamo. Ad accompagnarle in questo difficile cammino di rinascita sarà la Fondazione San Michele Arcangelo, creata e presieduta da Daniele Nembrini.
(Avvenire Luca Liverani mercoledì 22 settembre 2021)

INDIA - I Vescovi si oppongono alla legge anti-conversione in Karnataka

I dieci Vescovi cattolici dello stato del Karnataka, nel Sud dell’India, hanno espresso al Primo ministro dello stato, Basavaraj Bommi, profonda preoccupazione per una proposta di legge che intende vietare le conversioni religiose nello stato. Guidando una delegazione che ha incontrato il Primo Ministro il 22 settembre, Mons. Peter Machado, Arcivescovo di Bangalore, ha presentato un Memorandum su varie questioni che toccano la vita dei cristiani in Karnataka. Secondo l’Arcivescovo Machado, agitare lo spauracchio di “conversioni forzate” è dannoso e inutile, e la Chiesa cattolica esprime tutto il suo disappunto.
La comunità cristiana nello stato gestisce centinaia di scuole, collegi e ospedali in varie diocesi. E milioni di studenti studiano in istituti educativi gestiti da cristiani. Milioni di persone beneficiano di queste istituzioni. A nessuno di costoro - sottolineano i Vescovi - si consiglia di abbracciare il cristianesimo. Potrebbero essersi verificati alcuni casi minori, ma sono stati gonfiati a dismisura, ha affermato l’Arcivescovo Machado. “La proposta di legge anti-conversione ha lo scopo di diffamare il cristianesimo”, ha sottolineato l’Arcivescovo. La comunità cristiana infatti, si assume la piena responsabilità morale di non indulgere in alcun modo nel promuovere conversioni forzate: “Non costringiamo nessuno”, ha detto.
Nel Memorandum consegnato al Primo Ministro, i Vescovi notano che qualsiasi legge anti-conversione potrà causare “problemi nei rapporti inter-comunitari e disordini non necessari”, generando dichiarazioni e reazioni controverse e portando subbuglio nella società e nelle comunità religiose.
Il 21 settembre, Goolihatti Shekhar, membro dell’Assemblea legislativa statale e appartenente al partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP), ha sollevato la questione nel Parlamento dicendo: “I missionari evangelici cristiani stanno indulgendo in una dilagante campagna di conversione religiosa nel mio collegio elettorale di Hosadurga. Hanno convertito al cristianesimo circa 20.000 persone di religione indù”.
In risposta a questo appunto, il presidente della Assemblea legislativa, Visheshwara Hegde Kageri, ha affermato che molti stati dell’India hanno già emanato leggi per frenare le conversioni religiose e ha proposto che il Karnataka possa avere una legge simile. Intervenendo nel dibattito, il ministro dell’Interno Araga Jnanedra ha affermato che il governo del Karnataka studierà le leggi in materia di altri stati e presenterà una propria versione. Il governo statale - ha detto - intende approfondire la questione per porre fine alle conversioni religiose operate con la forza e altre lusinghe.
La Costituzione indiana prevede che i cittadini abbiano la libertà di “professare, praticare e propagare” la religione. Tuttavia diversi stati della Federazione indiana hanno attuato e promulgato leggi o regolamenti per scoraggiare o vietare le conversioni religiose: sono Odisha, Uttar Pradesh, Arunachal Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Jharkhand, Himachal Pradesh, Madhya Pradesh e Uttrakhand.
Il Karnataka è governato dal partito BJP, al cui interno membri e politici si dimostrano ostili alle comunità religiose minoritarie. Seguendo una ideologia diffusa nel BJP (la cosiddetta “Hindutva”), alcuni vorrebbero trasformare l’India da paese laico a stato teocratico indù.
(SD-PA) (Agenzia Fides 24/9/2021)

Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media

Uccise per essersi convertite al cristianesimo

Da Israele alla Nigeria, in pochi giorni tanti morti. Figli che uccidono le madri. Padri che uccidono le figlie. Perché tanto sangue? Gli islamisti sono terrorizzati da un record di conversioni

Giulio Meotti

Nord di Israele. Un arabo israeliano ha ucciso la madre dopo che si era convertita dall’Islam al cristianesimo.

Nigeria. Una folla musulmana ha ucciso un pastore, bruciato la sua chiesa e la sua scuola dopo che ha convertito al cristianesimo un vicino di casa.

Uganda. Un padre ha ucciso il figlio per aver abbracciato il cristianesimo e un altro convertito è stato sepolto vivo. Un altro musulmano ha strangolato a morte la moglie per essersi convertita al cristianesimo.

Afghanistan. 4 cristiani sono stati uccisi dall’Isis. Una famiglia stava viaggiando per unirsi a un convoglio che cercava di uscire dal paese. “L’Isis ha chiesto loro: ‘E’ vero che non siete più musulmani?’. Hanno risposto: ‘Siamo cristiani’. E sono stati uccisi sul posto”.

Questi i casi per rimanere alle ultime due settimane. Ma sono registrati in tutto il mondo: Giordania, Pakistan, Arabia Saudita…Perché così tante uccisioni e nel più totale silenzio dei media?

Secondo Duane Alexander Miller e Patrick Johnstone, perché il numero complessivo dei musulmani convertiti al cristianesimo si avvicina ai 10 milioni. 50 volte di più rispetto ai 200.000 convertiti di cinquant’anni fa. I paesi con il più alto numero di conversioni sono l’Algeria, con 380.000 convertiti; l’Iran, con 500.000 (rispetto solo ai 500, nel 1979); la Nigeria (“il posto più pericoloso al mondo dove essere cristiani”) con 600.000, e l’Indonesia, con 6.500.000 (a causa di circostanze molto particolari). Secondo Andrew van der Bijl e Al Janssen, ci sono “cristiani a Medina e alla Mecca”. La Cattedrale di Liverpool ospita una funzione settimanale in lingua persiana officiata da un diacono di origine musulmana; il vescovo anglicano di Chelmsford, in Inghilterra, è figlia di un convertito di origine iraniana. Le conversioni musulmane hanno aumentato le dimensioni della congregazione di Evangelisch-Lutherischen Dreieinigkeits-Gemeinde, di Berlino, che in soli due anni è passata da 150 membri a 700. Sono state fondate nuove istituzioni, come il Pars Theological Centre, a Londra, che esiste “per equipaggiare e mobilitare la chiesa iraniana formando una nuova generazione di leader officianti per guidare la chiesa e trasformare il mondo di lingua persiana per la gloria di Dio”.

Numerosi convertiti sono finiti al centro di casi internazionali, dall’afghano che ha trovato esilio in Italia all’egiziano Mohamed Hegazi. In Turchia i convertiti vivono nella paura, racconta Der Spiegel, ma anche in Germania una associazione di ex musulmani riceve minacce di morte e la protezione della polizia. All’inglese Heshu Yones hanno tagliato la gola perché aveva un fidanzato cristiano.

Newsweek ha appena dedicato un dossier al “boom di cristiani in Iran”. David Yeghnazar di Elam Ministries ha dichiarato che “gli iraniani sono diventati le persone più aperte al Vangelo”. Il Christian Broadcast Network ha rilevato che “il cristianesimo sta crescendo più velocemente nella Repubblica islamica dell’Iran che in qualsiasi altro Paese”. Shay Khatiri della Johns Hopkins University ha scritto sull’Iran che “l’Islam è la religione in più rapida diminuzione lì, mentre il cristianesimo sta crescendo più velocemente”. Data la natura sotterranea del movimento delle chiese clandestine, le stime sulle sue dimensioni in Iran sono vaghe. Open Doors ha trovato 720.000 convertiti e Duane Alexander Miller si avvicina a 500.000. La punizione è severa: se il reverendo Hossein Soodmand è stato giustiziato per apostasia, il regime iraniano ha avanzato una legislazione per imporre la pena di morte a chiunque sia nato da genitori musulmani che si converta a un’altra fede. Al boom di conversioni in Iran ha appena dedicato un dossier anche The Economist.

E gli islamisti rispondono a loro volta con le conversioni forzate, come quelle che ogni anno in Pakistan vedono protagoniste 1.000 ragazze cristiane.

Così come in Europa proteggiamo la conversione all’Islam, così le nostre democrazie dovrebbero fare della libertà religiosa e di coscienza un punto strategico nei rapporti bilaterali con questi stati. Cosa ne è della famosa “reciprocità”? Se soltanto come Europa non fossimo paralizzati dall’accusa di “islamofobia” e non ci vergognassimo del cristianesimo.

“Dante avrebbe messo all’inferno gli indifferenti alle stragi di cristiani”

Così un attivista dei diritti umani in Nigeria. Altri 50 morti, fra cui donne incinte e bambini. 4 cristiani uccisi in Afghanistan. Rapporto ieri al Parlamento inglese: “43.000 vittime in 12 anni”

Giulio Meotti

“Pochissime persone parlano a nome di questi cristiani dimenticati in Nigeria e che stanno letteralmente attraversando l’inferno sulla terra. Dante Alighieri nella Divina Commedia afferma che i luoghi più caldi all’Inferno sono riservati a coloro che in tempo di crisi morale restano neutrali. Come posso essere neutrale quando una ragazza di quattordici anni (Leah Sharibu ha compiuto quindici anni nella prigionia di Boko Haram) continua a essere prigioniera per il solo fatto che è cristiana? Anche io ho una figlia e ha la stessa età di Leah. E se fosse stata lei? Mia figlia è cittadina americana solo perché è nata in America. Se non avessi preso la decisione consapevole di averla negli Stati Uniti, sarebbe stata una cittadina nigeriana e chissà, avrebbe potuto essere lei al posto di Leah”.

Così scrive sul quotidiano nigeriano This Day l’attivista dei diritti umani Reno Omokri. Parla di Leah Sharibu, la studentessa nigeriana rapita dai terroristi islamici di Boko Haram tre anni fa e mai rilasciata per il suo rifiuto di abiurare il cristianesimo. Sharibu è stata appena nominata “prigioniera di coscienza” dall’intergruppo parlamentare inglese sulla libertà religiosa.

Secondo il Daily Post Nigeria, militanti Fulani hanno appena ucciso altri 50 cristiani, distrutto 254 case e attaccato 7 chiese, in un solo mese. “In un attacco sono state uccise 6 donne (due erano incinte) e 3 bambini…”.

Un terrorista appena arrestato a Jos, nello stato nigeriano di Plateau, ha confessato: “Non riesco a ricordare quante persone ho ucciso. Il nostro capo ci dava le armi per uccidere i cristiani”.

Ieri, al Parlamento inglese, si è tenuta una sessione senza precedenti sulla persecuzione: “Le statistiche sulla Nigeria rivelano che negli ultimi 12 anni, 43.000 cristiani sono stati uccisi dalle milizie islamiste Fulani, 18.500 sono scomparsi, 17.500 chiese sono state attaccate, 10 milioni di persone sono state sradicate nel nord, 6 milioni costrette alla fuga, 4 milioni di sfollati e 2.000 scuole cristiane sono andate perse…”.

Nessun parlamento in Europa aveva finora dedicato tanto attenzione.

Il deputato Jim Shannon ieri ha rivelato: “Quando i bambini cristiani vengono rapiti, sono convertiti e usati come attentatori suicidi. Non ero consapevole di questo. È incredibilmente preoccupante”. Poi ha parlato del Congo: “La violenza ha lasciato più di 1 milione di sfollati e ha visto innumerevoli cristiani vittime di uccisioni, rapimenti, lavori forzati e torture. Gli uomini cristiani vengono reclutati, le donne subiscono stupri. A volte diventiamo insensibili all’orrore dello stupro e della schiavitù sessuale fino a quando non ascoltiamo una storia come quella di una donna violentata a 13 anni, sposata a forza per portarla alla ‘vera fede’, secondo il suo rapitore, e passata per essere usata - queste le parole della sua famiglia - ‘come un paio di scarpe da provare’”.

Il deputato Edward Leigh: “In Congo, 17 cristiani nel villaggio di Mwenda sono stati uccise con il machete. Altri 22 uccisi nello stesso villaggio. Poi 25 assassinati nel villaggio di Tingwe. Avrete notato che ho iniziato ad accelerare quando le ho lette: 22 assassinati qui, 25 qui, 35 là. Questi sono tutti singoli esseri umani. Immagina se stesse succedendo in Europa o in America…”.

31 cristiani del villaggio nigeriano di Nkiendowro sono accorsi alla loro scuola elementare per sfuggire a un attacco in corso di militanti islamici Fulani. Quando hanno raggiunto la scuola, l’esercito nigeriano li hanno condotti in un’aula, assicurando loro protezione. Hanno preso i loro cellulari e li hanno chiusi dentro. Pochi istanti dopo, i Fulani sono entrati nelle aule e hanno iniziato a sparare. 29 cristiani sono stati uccisi, tra cui donne, bambini e anziani. I sopravvissuti al massacro hanno appena rivelato quanto successo e il loro racconto testimonia l’enormità del massacro indiscriminato di cui sono vittime questi cristiani dimenticati:

Mi sono nascosto usando il corpo di un amico come copertura. Ho finto di essere morto. I Fulani illuminavano i corpi con le luci per vedere se c’era qualche sopravvissuto, dicendo: ‘Controlliamo se c’è qualcuno vivo e uccidiamolo prima di andare’”

4 cristiani sono stati appena uccisi in Afghanistan dall’Isis. Una famiglia stava viaggiando per unirsi a un convoglio che cercava di uscire dal paese. “L’Isis ha chiesto loro: ‘E’ vero che non siete più musulmani?’. Hanno risposto: ‘Siamo cristiani’. E sono stati uccisi sul posto”. Il Gatestone Institute ha un rapporto su come gli Stati Uniti abbiano impedito le specifiche missioni di salvataggio di cristiani dall’Afghanistan. Simili accuse al governo inglese sono appena arrivate dalla ong Barnabas Fund.

Le Nazioni Unite in queste ore hanno organizzato la terza “Conferenza di Durban contro il razzismo”. Ma non una sola sessione dell’Onu è stata dedicata alla persecuzione dei cristiani. Erano tutti occupati a dare addosso a Israele e a omaggiare il Black Lives Matter.

Ascoltando ieri le testimonianze alla Camera dei Comuni di Londra, il deputato inglese Andrew Selous ha detto: “L’omicidio di George Floyd l’anno scorso è stato scioccante e l’indignazione globale che ne è seguita è stata giustificata. Tuttavia, ho simpatia per il titolo che ho visto di recente, riferendosi alle migliaia di nigeriani uccisi perché cristiani: ‘Queste vite dei neri non contano?’”.

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