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2021 11 10 “Uccidono le donne cristiane incinte”

Fonte:
CulturaCattolica.it
ETIOPIA - Arrestati missionari Salesiani INDIA - cristiani rasati pubblicamente per ‘ritornare’ indù INDIA - cristiani in preghiera sequestrati dai fondamentalisti indù

MEOTTI - “Uccidono le donne cristiane incinte”

ETIOPIA - Arrestati missionari Salesiani, impegnati per l’istruzione dei bambini: appello per il rilascio

In un clima di generale caos e incertezza, desta notevole preoccupazione la notizia, confermata a Fides da fonti locali, dell’incursione compiuta il 5 novembre da forze militari governative in un centro gestito dai Salesiani nella zona di Gottera, Addis Abeba, con il conseguente arresto di 17 tra sacerdoti, fratelli religiosi e impiegati nel Centro, tutti presi senza ragione e deportati in un luogo sconosciuto. Scossi dall’evento, i Salesiani in Etiopia, in un messaggio inviato a Fides, invitano a “pregare per la pace e l’unità del paese”. In una situazione di sofferenza, povertà, paura e assoluta precarietà, tutti i cristiani in Etiopia auspicano che l’appello del Papa, l’intervento dell’Unione Africana e quello dell’inviato americano nel Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, contribuiscano a rasserenare la situazione.
“La notizia dell’arresto di sacerdoti, diaconi e laici etiopi ed eritrei che vivevano nella casa provinciale dei Salesiani – commenta a Fides don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia “Habeisha” – ci lascia sgomenti. Non riusciamo ancora a comprendere quali siano i motivi alla base di un atto così grave: perché arrestare sacerdoti che svolgono la loro missione di educazione, peraltro in un centro impegnato da sempre a fare del bene, molto frequentato da anni da tantissimi bambini, dove si fa recupero dei bambini di strada? Hanno arrestato il Provinciale, sacerdoti, diaconi, personale della cucina, sappiamo di incursioni e perquisizioni in altre case religiose. Ma è chiaro a tutti che le chiese, le case dei religiosi, non sono centri di politica. Ci auguriamo che tutto si risolva al più presto e che si giunga a una rapidissima liberazione di tutti, e che questa follia non sia di ostacolo alla missione della Chiesa verso i poveri e verso quanti si trovano in difficoltà. Io stesso ho visitato quel Centro e constatato come funzionasse bene, aperto a tutti senza nessuna distinzione di etnia, religione, classe sociale”.
I Salesiani hanno cominciato a lavorare in Etiopia nel 1975. Da allora hanno stabilito una presenza significativa in cinque regioni del Paese. Una di queste è proprio il Tigray, centro di un conflitto che nel giro di solo un anno è diventato la peggiore guerra in atto al mondo, con un numero infinito di profughi e la quasi totalità della popolazione ridotta allo stremo. I Salesiani, nella loro tradizione di radicamento nel campo dell’educazione, gestiscono asili, scuole primarie, scuole superiori e centri di orientamento e formazione professionale. Al momento, la provincia conta 100 membri risiedenti in una quindicina di case sparse in tutto l’immenso Paese africano. Le loro attività si svolgono per mezzo di tre Centri Missionari, 5 parrocchie, 6 scuole tecniche, 13 centri giovanili, 13 scuole primarie e secondarie e 2 centri per bambini di strada.
Inoltre, come riporta il sito di informazione “Africa ExPress”, agenti di polizia sono entrati nella cattedrale cristiana ortodossa di Addis Abeba, costringendo sacerdoti e monaci tigrè a interrompere le funzioni religiosi. I religiosi sono poi stati caricati su furgoncini delle forze di sicurezza e condotti in luoghi non identificati.
(LA-PA) (Agenzia Fides 9/11/2021)

INDIA - Chhattisgarh, cristiani rasati pubblicamente per ‘ritornare’ indù

In un villaggio del distretto di Bijapur costretti dagli estremisti con la forza a compiere un rituale religioso per non perdere case e proprietà. La legge locale non considera come conversione il “ritorno alla religione degli antenati”, anche quando indirizzata verso tribali che non sono mai stati indù.

Costretti con la forza a “ritornare” indù. È quanto accaduto lo scorso 1° novembre ai cristiani del villaggio di Jaitaloor, nel distretto di Bijapur che si trova nello Stato indiano del Chhattisgarh. Estremisti indù hanno rasato loro il capo e messo in mano delle noci di cocco per un rituale religioso indù. Gesti accompagnati dalla minaccia di spogliarli delle loro terre, case e proprietà e di non poter più beneficiare dei diritti sui terreni forestali di proprietà pubblica se non lo avessero fatto.
“Si tratta di un atto barbaro e di una evidente conversione forzata”, commenta ad AsiaNews Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians. “Una violazione del diritto fondamentale alla libertà religiosa e al rispetto della dignità di ogni persona e anche un modo per umiliare pubblicamente, dileggiare e insultare i cristiani, la cui vita quotidiana è costantemente nel mirino dei gruppi estremisti della destra nazionalista. Non si tratta di un gesto isolato: i cristiani del Chhattisgarh vivono costantemente nella paura di queste campagne di ghar vapsi, come vengono chiamate le conversioni all’induismo”.
Già nello scorso mese di luglio nel vicino distretto di Sukma il sovrintendente della polizia Sunil Sharma aveva diffuso una circolare chiedendo agli agenti di innalzare il livello di attenzione verso le attività dei missionari cristiani “che - scriveva - viaggiano continuamente nelle aree interne plagiando i tribali locali per far accettare loro il cristianesimo”.
“In Chhattisgarh - spiega ancora Sajan George - le leggi anti-conversione sono state rese più dure nel 2006. Ma un emendamento prevede espressamente che ‘il ritorno alla religione originaria degli antenati’ non deve essere considerata una conversione”. Questo nonostante la agrande maggioranza delle popolazioni tribali non abbia mai realmente professato la religione indù.
(di Nirmala Carvalho AsiaNews) 05/11/2021

INDIA - Karnataka, cristiani in preghiera sequestrati dai fondamentalisti indù

Accusati di “conversioni” sono stati rinchiusi in una sala fino all’arrivo della polizia.
In un villaggio del Chhattisgarh picchiate un gruppo di donne che si erano radunate per la celebrazione domenicale.

Anche domenica 7 novembre dall’India sono giunte notizie di comunità cristiane attaccate con violenza dagli estremisti indù. Nello Stato del Karnataka un gruppo di attivisti dello Sri Ram Sena, un movimento legato all’Hindutva, sono entrati in una sala di preghiera sequestrando i fedeli al suo interno. È successo presso la Maratha Colony, una località del distretto di Belgavi: i nazionalisti indù hanno accusato il pastore Lema Cherian di essere intento a compiere attività di conversione. Per questo hanno rinchiuso lui e almeno 30 fedeli presenti nella sala, chiamando la polizia.
Una volta arrivati, gli agenti hanno mandato tutti a casa, mentre il leader dello Sri Ram Sena protestava accusando il governo di “non essere in grado di porre fine a queste attività illegali”. Da parte sua il pastore Cherian ha negato ogni attività di conversioni forzate: “Stavo solo guidando una preghiera con un gruppo di persone interessate, come ogni domenica. Non abbiamo forzato nessuno a venire qui: stiamo solo praticando i riti della nostra religione”.

In un altro episodio nello Stato del Chhattisgarh, sempre domenica 7 novembre, a essere preso di mira dai fondamentalisti indù è stato anche un raduno di preghiera di un gruppo di donne cristiane di un villaggio rurale del distretto di Dilai. Nonostante l’edificio in cui si trovavano sia riconosciuto come un luogo cristiano di preghiera, le donne sono state picchiate e tutto ciò che si trovava nella sala è stato distrutto.
(di Nirmala Carvalho AsiaNews) 08/11/2021

Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media

“Uccidono le donne cristiane incinte”
Nell’indifferenza mondiale si consuma uno sterminio religioso. “Siamo assassinati senza tregua”. Voglio la Cop26 dell’Onu sui cristiani perseguitati e la Giornata europea contro la cristianofobia.

Giulio Meotti

“I cristiani sono uccisi senza tregua”, ha affermato Joseph Hayab, presidente della Christian Association of Nigeria. Dall’inizio dell’insurrezione islamica in Nigeria nel 2009, più di 60.000 cristiani sono stati uccisi o rapiti durante i raid. Nello stesso arco di tempo, 20.000 chiese e scuole cristiane sono state distrutte. Alcuni di questi dati sono documentati in un rapporto della International Society for Civil Liberties and Rule of Law, nota anche come “Intersociety”.

Di “guerra di religione” ha appena parlato Wilfred Anagbe, vescovo della diocesi di Makurdi (Nigeria) durante un convegno organizzato da Aiuto alla chiesa che soffre. “Hanno un programma che è quello di islamizzare questo paese. E lo fanno eliminando metodicamente tutti i cristiani e occupandone i territori”.

100 cristiani rapiti in una chiesa. Poi 40 morti. Per restare soltanto all’ultima settimana.

Villaggi di Ndobashi ed Ekpufu. “I militanti hanno ucciso uomini, donne e bambini senza pietà. Alcune famiglie, genitori e figli, sono state completamente spazzate via. Le donne incinte non sono state risparmiate”. E’ solo uno degli episodi del lungo reportage dello European Conservative. “Gli abitanti sono stati presi di mira perché cristiani: sia Ndobashi sia Ekpufu ospitano chiese riformate. Tra 117 e 136 persone sono state uccise in un solo giorno”. Marcela Szymanski, che dal 2015 è direttrice del rapporto sulla “Libertà religiosa nel mondo” di Aiuto alla chiesa che soffre, dice che quanto sta avvenendo “corrisponde alla definizione di genocidio secondo la Convenzione delle Nazioni Unite”. Johnnie Moore, attivista per i diritti umani e autore diThe Next Jihad: Stop the Christian Genocide in Africa con il rabbino Abraham Cooper, dice: “I terroristi hanno l’intenzione di uccidere ogni cristiano”.

Nello ha scritto la sua decisione di abbandonare l’anglicanesimo e di entrare nella chiesa cattolica, Michael Nazir-Ali ha scritto sul Daily Mail che “la Chiesa deve fare di più per difendere i cristiani perseguitati. Ho lavorato con i cristiani perseguitati in paesi tra cui Iraq, Iran Pakistan e Siria e sono stato coinvolto nel caso di Asia Bibi, la donna cristiana accusata di blasfemia e condannata a morte in Pakistan”. David Curry, presidente di Open Doors, ha spiegato che “ci sono 340 milioni di cristiani perseguitati nel mondo”.

“Oltre la Nigeria, l’Isis e altri gruppi terroristici sunniti stanno terrorizzando milioni di cristiani africani” scrive questa settimana Lela Gilbert, una esperta di libertà religiosa dell’Hudson Institute che vive in Israele. “In Mozambico, 50 innocenti sono stati decapitati su un campo di calcio. Oggi in Libia risultano dispersi 17 cristiani copti…”.

Ma non sono solo i paesi islamici.

Un ex prigioniero detenuto in una cella in Corea del Nord ha notato un modello di comportamento comune ai compagni che si definivano cristiani. “Pregavano nell’angolo della cella nascosta alla telecamera a circuito chiuso”, ha testimoniato l’ex prigioniero al Catholic Herald di questa settimana. “Quando sono sorpresi a pregare, sono picchiati ogni mattina per 20 giorni consecutivi”. I cristiani sono anche “sottoposti a percosse fisiche e alla privazione del sonno”.

E domani, 7 novembre, sarà la Giornata internazionale della preghiera per i cristiani perseguitati. Una iniziativa libera e volontaria di chiese e organizzazioni. Invece c’è la Giornata ufficiale contro l’islamofobia, celebrata dalle Nazioni Unite, e anche il Consiglio d’Europa ne ha istituita una.

Strani questi organismi internazionali. In tutte le classifiche dei cristiani perseguitati, sui primi 15 paesi 13 sono islamici. Ma si celebra una “Giornata contro l’islamofobia” e si ignora la cristianofobia che uccide. Se non è un complotto, gli assomiglia molto…

ECCO UNA DELLE NOTIZIE SEGNALATA DA MEOTTI

Uomini armati hanno preso d’assalto una chiesa in Nigeria, uccidendo uno dei fedeli e rapendone più di cento.
Il raid nello Stato di Kaduna, nel centro del Paese, due cristiani gravi in ospedale, secondo i primi rapporti.
Gli aggressori hanno fatto irruzione nella Emmanuel Baptist Church a Kakau Daji quando le reti di telecomunicazioni erano interrotte, il che significa che nessuno poteva contattare le autorità per chiedere aiuto.
I rapitori chiedono un riscatto per la liberazione dei cristiani.

Alcuni attacchi ai cristiani nel nord del Paese sono compiuti da una minoranza di pastori fulani, un’etnia di 20 milioni di musulmani.
I Fulani costituiscono un gruppo etnico di 20 milioni di persone e solo una minoranza di questi potrebbe essere considerata estremista.
Ma le loro attività, insieme a quelle di Boko Haram, un gruppo islamista che dal 2015 è affiliato allo Stato Islamico, insieme all’incapacità del governo di fermare le violenze, hanno reso la Nigeria il 12° peggior Paese al mondo per persecuzione cristiana, secondo Porte Aperte.
Le Nazioni Unite hanno stimato che dal 2011 Boko Haram ha ucciso più di 15.200 nigeriani e costretto altri 1,7 milioni a lasciare le loro case nel tentativo di trasformare la Nigeria in una nazione islamica governata dalla legge della sharia.
La persecuzione dei cristiani è aggravata dai crescenti problemi finanziari della Nigeria, che hanno causato un’impennata dei rapimenti a scopo di riscatto.
(di Simon Caldwell 5 novembre 2021 )

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