2021 12 08 “Occidente relativista hai abbandonato il dissidente cinese cristiano”
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MEOTTI: “Occidente relativista hai abbandonato il dissidente cinese cristiano”
CINA - Xi Jinping vuole migliorare il controllo ‘democratico’ sulle religioni
Un giro di parole per dire che il Partito comunista cinese inasprirà la repressione religiosa. Le masse dei credenti devono unirsi al Pcc. In arrivo giro di vite sulle attività religiose online. Le religioni non devono interferire nelle attività amministrative, giudiziarie ed educative, così come nella “vita sociale” del Paese.
Xi Jinping vuole migliorare il controllo “democratico” sulle religioni, lo ha dichiarato nel fine settimana durante i lavori di una conferenza religiosa nazionale, la prima tenuta in Cina dal 2016.
A riportarlo oggi è l’agenzia statale Xinhua.
Alla vigilia del summit per la democrazia di Joe Biden (9-10 dicembre), il presidente cinese continua ad ammantare le politiche del regime con crismi di democraticità, distorcendo a uso domestico il vero significato del termine “democrazia”.
Il controllo democratico sulla religione non è altro che l’inasprimento della repressione religiosa da parte del regime del Partito comunista cinese (Pcc). Xi ha detto che il Paese promuoverà in modo ulteriore la “sinicizzazione” della religione, processo lanciato in via ufficiale nel 2015; sarà rafforzato anche il controllo sulle attività di culto online. Xi ha precisato che gli affari religiosi devono essere condotti nel rispetto della legge e senza interferire nelle attività amministrative, giudiziarie ed educative, così come nella “vita sociale” del Paese.
Come sottolineato dal South China Morning Post, la scorsa settimana il governo Usa ha incluso la Cina tra i Paesi “di particolare preoccupazione” per la violazione della libertà religiosa. Pechino ha risposto a tutto tondo pubblicando un report molto critico sullo stato della democrazia negli Stati Uniti. Secondo la leadership comunista, la politica statunitense è dominata dai soldi, controllata da poche persone e bloccata dai veti incrociati di democratici e repubblicani al Congresso. Una vera lezione di democrazia quella della leadership cinese, considerato che nella più plurale delle ipotesi tutte le decisioni in Cina sono assunte da sette persone. Sono i membri (non eletti) del Comitato permanente del Politburo, dove troneggia una sola figura: quella di Xi, segretario generale del Partito.
Parlando nel weekend alla conferenza religiosa, presieduta dal premier Li Keqiang, Xi ha spiegato bene che le religioni si devono adattare al fatto che la Cina è un Paese socialista. Secondo il leader supremo, “nucleo” del Pcc, le masse dei credenti devono unirsi attorno al Partito e al governo, e respingere ogni influenza straniera.
In febbraio l’Amministrazione statale per gli affari religiosi ha reso pubbliche le “Misure amministrative per il personale religioso”, un documento sulla gestione di clero, monaci, sacerdoti, vescovi, ecc. Nel febbraio 2018 il Partito aveva adottato invece i “Nuovi regolamenti sulle attività religiose”, secondo cui il personale religioso può svolgere le sue funzioni solo se aderisce agli organismi “ufficiali” e si sottomette al Pcc.
Quanto alla Chiesa cattolica, la firma nel 2018, e il rinnovo nell’ottobre 2020, dell’Accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi non ha fermato la persecuzione nei confronti dei suoi esponenti, soprattutto di quelli non ufficiali. Oltre al recente caso di mons. Shao Zhumin, arrestato (e poi liberato) per l’ennesima volta, vi è quello di mons. Jia Zhiguo, messo agli arresti domiciliari. Ci sono poi vescovi a cui è stata tagliata acqua, luce e gas nelle proprie abitazioni, come mons. Guo Xijin; e vescovi sottoposti a sessioni politiche come mons. Zhang Weizhu.
Pechino (di Li Qiang AsiaNews06/12/2021)
ETIOPIA - Arresti di suore e religiosi, impegnati per l’istruzione la carità
“Siamo in costante contatto con suor Abrehhet Cahasai, superiora delle nostre comunità che sono in Etiopia per avere notizie della nostra consorella arrestata, assieme ad altre cinque religiose e ad alcuni diaconi, nella giornata di martedì 30 novembre. C’è tantissima preoccupazione per le loro sorti. Non abbiamo più notizie e non riusciamo ancora a capire il motivo alla base di un simile atto”. Raggiunta dall’Agenzia Fides, Madre Raffaella Pedrini, Superiora generale delle Orsoline di Gandino, conferma che le forze di polizia etiopi, il 30 novembre scorso, hanno organizzato un blitz rivolto contro religiose e religiosi cattolici, prelevando, tra gli altri, la sua consorella suor Abrehet Teserma, delle Orsoline di Gandino.
La quarantottenne Abrehet Teserma è un’insegnante della scuola materna di Shola, Addis Abeba, una delle due case appartenenti alla congregazione, nella capitale etiope. Le Orsoline di Gandino, presenti nel Paese dal 1967, dedicano gran parte della loro attività all’insegnamento e all’assistenza sanitaria e hanno sedi dislocate in tutto il Paese: alcune sono nelle zone settentrionali, teatro del terribile conflitto che ha investito l’Etiopia poco più di un anno fa. Ad Adigrat, uno dei principali centri di missione, capitale dello Stato del Tigray, oltre a una casa per aspiranti religiosi, hanno 2 scuole materne, una scuola elementare e una media e accolgono circa 1400 alunni. “Nel nord abbiamo tre case, due delle quali, ad Adigrat e a Wukro, sono proprio nel Tigray. Con le nostre consorelle lì non riusciamo più a parlare ormai da molto tempo. Non abbiamo più contatti né notizie. Per avere informazioni leggevamo organi di stampa aggiornati sulle vicende e che sono in grado di reperire notizie più facilmente di noi. Per il resto ci sentiamo regolarmente con la nostra superiora lì, suor Abrehhet Cahasai, che ci dava qualche ragguaglio in questa situazione critica. Ci eravamo sentite anche di recente e non avevamo sentore di pericoli imminenti, non avremmo mai immaginato che si procedesse a un arresto”.
Oltre a Suor Abrehet Teserma, sono state arrestate cinque suore della Congregazione Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli e due diaconi. Secondo gli osservatori, il fatto che i religiosi posti in stato di arresto siano di etnia tigrina potrebbe far pensare a una campagna che le forze governative starebbero portando avanti contro quell’etnia, accusata di favoreggiamento verso i ribelli del TPLF (Tigray People’s Liberation Front) in tutto il Paese. “Le nostre suore in Etiopia sono in maggioranza tigrine. Siamo molto in ansia per la sorte di questi nostri sorelle e fratelli arrestati, e siamo in contatto con l’altra congregazione colpita dall’evento. Pensiamo di rivolgerci al segretariato della Chiesa Cattolica etiope”, conclude a Fides Madre Raffaella Pedrini.
La Congregazione delle Orsoline di Gandino (località in provincia di Bergamo, in Italia, dove è nata nel 1818) ha 51 case: 23 In Italia, 2 in Polonia, 12 in Eritrea, una in Sud Sudan, 7 in Etiopia, 4 in Argentina, 2 in Brasile. In Etiopia le religiose sono presenti a Addis Abeba, Dessié, Kobbo, Wukro, Adigrat, Tullo.
(LA-PA) (Agenzia Fides 3/12/2021)
MYANMAR - Attacchi alle chiese, il Vescovo di Pekhon: significa “colpire al cuore i fedeli”
La Chiesa cattolica di San Nicola nella città di Thantlang della diocesi di Hakha, è stata data alle fiamme. Come appreso da fonti locali di Fides, il 28 novembre l’esercito del Myanmar ha bruciato oltre 80 case nella città di Thantlang, nello stato birmano di Chin, nel Myanmar occidentale, imputando ai residenti una collaborazione con i ribelli. Come riferiscono i residenti, le violenze dei militari sono iniziate il 25 novembre e si sono protratte per almeno 4 giorni nella città dove vivono fedeli cattolici e protestanti. La chiesa di San Nicola, ora distrutta, era stata costruita 28 anni fa; sebbene la comunità cattolica locale sia piccola, già due sacerdoti sono nati in seno a quella comunità, colpita già nei mesi scorsi da violenze militari. A causa degli intensi combattimenti tra l’esercito regolare birmano (Tatmadaw) e le milizie giovanili della Chinland Defence Force (CDF), tutti gli abitanti della città di Thantlang (circa 10.000 persone) sono fuggiti, mentre i militari continuano a fare terra bruciata, dando alle fiamme le abitazioni vuote.
“Mentre l’esercito del Myanmar brucia le case dei civili, arresta e uccide la popolazione locale, in diverse aree del paese i civili stanno fuggendo nelle foreste: avviene nello stato di Chin, nello stato Shan, nello stato Kayah” (nei territori delle diocesi rispettivamente di Hakha, Pekhon e Loikaw), riferisce preoccupata una fonte locale di Fides. In quelle tre regioni si registra una resistenza più forte e organizzata delle milizie giovanili contro l’esercito del Myanmar, che mette in opera ritorsioni a danno della popolazione locale.
In uno scenario in cui il si continuano a segnalare luoghi di culto cristiani colpiti, il Vescovo Peter Hla, alla guida della diocesi di Pekhon, nello stato di Shan, ha inviato una accorata lettera al capo dell’esercito locale del Myanmar. Nella missiva, pervenuta all’Agenzia Fides, il Vescovo ricorda con dolore il bombardamento della Cattedrale del Sacro Cuore nella città di Pekhon da parte dei militari, colpita da razzi tre volte in cinque mesi.
“Attaccare la Cattedrale è come attaccare il cuore di ogni fedele, tutti i fedeli si sentono tristi a causa degli attacchi” scrive il Vescovo Hla. La diocesi di Pekhon - rileva il testo giunto a Fides - ha sempre instaurato rapporti cordiali con i rappresentanti dell’esercito locale ed è disposta a preservare un rapporto di rispetto. “Ma se le chiese e gli edifici cattolici saranno attaccati di nuovo, ogni rapporto cordiale verrà interrotto e questo causerà conseguenze dolorose per tutti”, in quanto si creerà ulteriore tensione e ostilità nella società già travagliata a causa del conflitto civile.
Gli atti di violenza gratuita contro i civili e i luoghi di culto aumentano la frustrazione e la protesta giovanile contro l’esercito, rileva a Fides un sacerdote locale, notando che le chiese stanno diventando sempre di più gli obiettivi di attacchi militari, mentre questo non accade per pagode e templi buddisti. I fedeli cattolici e delle altre confessioni sono impauriti, temendo una rappresaglia mirata contro le comunità cristiane.
La popolazione nella diocesi di Pekhon è di circa 340mila abitanti (molti appartenenti a minoranze etniche come Shan, Pa-Oh, Intha, Kayan, Kayah) e i cattolici sono circa 55mila.
I cristiani in Myanmar sono circa il 6% della popolazione, al 90% buddista e, secondo l’ultimo censimento del 2016, sono concentrati soprattutto negli stati Chin, Kayah e Kachin.
Appartenendo principalmente alle minoranze etniche - storicamente in lotta per l’autonomia dal governo centrale - subiscono, per ragioni legate sia all’etnia che alla religione, una antica ostilità da parte dell’esercito birmano, che è in prevalenza composto da membri di etnia bamar e di credo buddista.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 1/12/2021)
INDIA - Una scuola cattolica devastata da estremisti indù
Una folla di circa 500 militanti estremisti ha fatto irruzione, commesso atti vandalici e devastato una scuola cattolica nello stato del Madhya Pradesh, nell’India centrale. Secondo fonti di Fides, i membri del gruppo estremista indù “Bajrang Dal” sono entrati con la forza nella scuola St Joseph a Ganj Basoda, nel distretto di Vidisha, in Madhya Pradesh. Hanno lanciato pietre contro l’edificio scolastico, danneggiando finestre e arredi, mentre erano in corso gli esami della 12a classe, terrorizzando gli studenti. Le autorità scolastiche, i professori e gli allievi presenti nell’edificio al momento dell’aggressione, sono riusciti a sfuggire alle violenze. La violenza è avvenuta a causa della presunta conversione religiosa di otto studenti indù, promossa, secondo le accuse, dal personale della scuola. L’accusa è totalmente negata dalle autorità scolastiche.
Fratel Antony Pynumkal, Preside della scuola, gestita dai Malabar Missionary Brothers (MMB) nella diocesi siro-malabarese di Sagar, afferma a Fides che la presunta conversione è “un pretesto, falso e senza fondamento”. Il Preside riferisce di aver appreso della imminente organizzazione del raid il giorno prima dei fatti, attraverso i media locali. Fra Pynumkal ha allora tempestivamente informato la polizia, che non ha però predisposto misure di sicurezza per prevenire la violenza.
I militanti accusano i cristiani di aver celebrato un rito battesimale dei bambini della scuola. Così chiarisce la vicenda p. Sabu Puthenpurackal, sacerdote addetto alle comunicazioni nella diocesi di Sagar: “La vicina chiesa di San Giuseppe a Ganj Basoda aveva organizzato la Prima Comunione di alcuni bambini cattolici della parrocchia il 31 ottobre. Una foto di gruppo dei bambini insieme al Vescovo James Athikalam e al parroco p. Jose Lee Cyrakkove è stata pubblicata nella Newsletter mensile diocesana ‘Sagar Voice’ il 5 novembre. Questa foto è stata erroneamente interpretata come la conversione di bambini indù da persone che gestiscono il canale Youtube ‘Aayudh’, che ha istigato il gruppo di militanti indù ad agire contro i cristiani”. Nei giorni scorsi anche le autorità ecclesiali si erano rivolte alla polizia per proteggere le istituzioni cristiane a Ganj Basoda. Tuttavia non hanno potuto limitare la violenza. La polizia ha riferito che le indagini sono in corso per atti di vandalismo.
Fondata nel 2009, la scuola accoglie allievi nella città di Ganj Basoda che si trova a circa 105 km a nord-ovest di Bhopal, capitale dello stato. Ha 1.500 studenti di tutte le religioni e le culture, meno dell’1% di loro sono cristiani.
(SD-PA) (Agenzia Fides 7/12/2021)
INDIA - Karnataka: pronta la legge anti-conversioni, cristiani manifestano davanti alla cattedrale
Il governo locale: la settimana prossima il provvedimento andrà in discussione all’Assemblea legislativa. L’arcivescovo di Bangalore mons. Machado: “Oltraggio alla Costituzione indiana. Numeri esagerati nei discorsi dei nazionalisti sulle conversioni, i cristiani diminuiscono anziché aumentare. Così si incita alla violenza settaria”. Già aumentati negli ultimi mesi gli attacchi alle chiese.
Il governo dello Stato indiano del Karnataka ha annunciato che la legge anti-conversioni è pronta per essere discussa dalla prossima sessione dell’Assemblea legislativa, che inizierà il 13 dicembre. La notizia ha suscitato la reazione preoccupata delle comunità cristiane locali che sabato 4 dicembre, su iniziativa dell’All Karnataka United Christian Forum for Human Rights, hanno promosso una protesta silenziosa davanti alla cattedrale di San Francesco Saverio.
La proposta di legge - ha dichiarato l’arcivescovo di Bangalore, mons. Peter Machado, che è anche presidente della Conferenza episcopale del Karnataka – “è un oltraggio ai principi laici promossi dalla Costituzione Indiana”. L’arcivescovo ha chiesto a tutte le componenti della società civile di alzare la voca contro questa legge pericolosa. “È meglio prevenire la violenza settaria prima che avvenga”, ha aggiunto invitando il governo a non presentare il disegno di legge. “L’intera comunità Cristiana del Karnataka si chiede che bisogno vi sia di questo provvedimento quando vi sono già leggi e direttive dei tribunali in grado di monitorare ogni violazione delle norme esistenti”.
Facendo riferimento poi alle dichiarazioni di alcuni parlamentari del Bjp, il partito nazionalista indù del premier Narendra Modi, secondo cui in alcuni distretti del Karnataka vi sarebbero state tra le 15mila e le 20mila conversioni, l’arcivescovo ha parlato di numeri esagerati. “Se le cose stessero così - ha commentato - vi sarebbe stata una crescita dei cristiani. Invece i dati del censimento parlano parlano di una riduzione: erano l’1,91% della popolazione nel 2001, erano scesi al 1,87% nel 2011. Chi si è convertito lo ha fatto di sua spontanea volontà, esercitando un diritto garantito dalla Costituzione indiana. Le leggi anti-conversione sono solo una minaccia nei confronti delle minoranze”.
Approvate per la prima volta in Orissa nel 1967, le leggi anti-conversione sono oggi in vigore anche in altri 6 Stati indiani.
(di Nirmala Carvalho AsiaNews 06/12/2021)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
“Occidente relativista hai abbandonato il dissidente cinese cristiano”
J’accuse mette il dito nella piaga della nostra infezione politicamente corretta. “A 25 anni Joshua Wong ha tenuto testa al Moloch cinese a Hong Kong e in carcere ora legge Vaclav Havel
“Un magnifico eroe di 25 anni che combatte per i nostri ideali langue in prigione da un anno nell’oblio totale dell’Occidente”, scrive il direttore del settimanale francese Le Point , Étienne Gernelle. Joshua Wong è stato uno dei principali leader della rivolta di Hong Kong contro le leggi imposte da Pechino per mettere in ginocchio questa scomoda isola dove c’era ancora un barlume di libertà. Due anni fa, il corrispondente di Le Point Jeremy André lo ha incontrato. E Joshua Wong chiese: “Il mondo difenderà Hong Kong?”: purtroppo, conosciamo la risposta.
“Joshua Wong ei suoi amici stanno combattendo per la democrazia liberale” continua Gernelle. “Sono i veri eredi di Locke, Voltaire, Montesquieu. E li abbiamo abbandonati, non ne parliamo più”. Quest’anno abbiamo abbandonato gli afgani, e soprattutto le donne afghane, ai Talebani. “Esattamente come abbiamo abbandonato i curdi alla pulizia etnica praticata da Erdogan e dai suoi scagnozzi jihadisti. L’Occidente non difende i suoi alleati, soprattutto non difende più le sue idee”.
Una sindrome analizzata dal filosofo e psicanalista Carlo Strenger in un libro intitolato Disprezzo civile, dove ha raccontato come, con il relativismo, il politicamente corretto e il pentimento, l’Occidente abbia abiurato sè stesso. Strenger ha sottolineato come questo movimento - il cui culmine è oggi la cultura cancellata - abbia preso il posto del marxismo-leninismo come “oppio degli intellettuali” e con la stessa idea fissa: “Denunciare la cultura occidentale”.
Racconta The Economist che “alcuni nuovi” tra detenuti nelle carceri di Hong Kong hanno chiesto di leggere ‘Il Mondo Nuovo’ di George Or di Aldous Huxley o libri lotte sulle contro il dominio autoritario, cui Vaclav Havel. Più di 10.000 persone sono state arrestate di Hong Kong durante le manifestazioni pro libertà e democrazia.
Le ragioni del silenzio occidentale sula Cina vanno ricercate, oltre che negli affari, in una sorta di specchio. Nel suo ultimo libro, Jean-Marie Guéhenno analizza il nostro inquietante fascino per la “dittatura preventiva” cinese, come racconta a Le Figaro: “La Cina è il figlio bastardo dell’Occidente e il bastardo fa invidia ai suoi genitori. Il successo cinese, senza che noi osiamo ammetterlo, sta diventando la tentazione dell’Occidente”. I Gafam da un lato, il Partito Comunista dall’altro, “hanno in comune lo stesso culto utilitaristico della felicità gestita da algoritmi” e “la stessa ambizione di controllare le menti fino al punto in cui il benessere ti avrà fatto dimenticare la sottomissione”. Il confronto con l’Unione Sovietica è vano. “Al tempo eravamo assolutamente convinti della superiorità del ‘modello occidentale’”.
In una serata di beneficienza this settimana per i Cristiani perseguitati a Londra, il celebre storico inglese Tom Olanda, l’autore di Dominion, ha ricordato che è l’eredità cristiana dell’Occidente a costituire la base di dei Diritti Umani. “Quello che sta facendo l’ascesa della Cina e di altre potenze di civilizzazione è ricordarci che il concetto di diritti umani è emerso in una matrice ben precisa, che è quella”.
In questo quadro di “conver ideologica” fra Occidente e Cina denunciato da Guéhenno non sappiamo cosa farcene della resistenza di Joshua Wong, giovane dissidente “imperfetto”, che si batte per i nostri stessi ideali contro Pechino e profondamente cristiano.
Dopo che Wong è stato condannato al carcere per il suo ruolo nelle manifestazioni a Hong Kong, sua madre gli ha ricordato di essere coraggioso come il Giosuè dell’Antico Testamento. In una lettera in carcere a Wong, la madre Grace Ng Chau-mei ha fatto riferimento alla figura biblica che ha guidato gli israeliti nella conquista di Canaan. “Papà e io ti abbiamo dato questo nome ‘Giosuè’, quindi segui la verità e sii coraggioso”.
Chi parla più così oggi in Occidente?