Condividi:

2022 02 23 SPECIALE SIRIA: Card. Zenari: siriani al freddo e affamati

Fonte:
CulturaCattolica.it
PAKISTAN - Cristiano ucciso a bastonate da un gruppo di musulmani VIETNAM - Funzionari statali interrompono la messa celebrata dall’Arcivescovo di Hanoi INDIA - Demolita per ordine delle autorità civili una statua di Cristo nello stato del Karnataka
SPECIALE SIRIA: Card. Zenari: siriani al freddo e affamati

PAKISTAN - Cristiano ucciso a bastonate da un gruppo di musulmani

Cresce la preoccupazione della comunità cristiana in Pakistan per l’escalation di violenze contro la minoranza religiosa nel Paese e soprattutto nel Punjab. È di ieri la notizia che un cristiano, Pervez Masih, 25 anni, è stato ucciso a Lahore da un gruppo di musulmani. Il giovane è stato attaccato dopo una lite esplosa nel suo negozio di videogiochi.
A quanto pare, la sera prima dell’attacco alcuni ragazzi erano entrati nel negozio di Masih e avevano discusso con lui dopo il suo rifiuto di giocare d’azzardo con loro. Akhtar Bhatti, zio di Pervez, ha riferito ad AsiaNews che il giorno dopo un gruppo di musulmani tra le 150 e le 200 persone ha raggiunto la zona cristiana di Lahore e ha iniziato a insultare e picchiare le persone, impugnando pistole.
I tentativi dello zio di impedire i maltrattamenti non sono bastati e gli assalitori hanno trascinato via Pervez per torturarlo con bastoni e mattoni, minacciando di non lasciarlo vivo. Alla fine un uomo di nome Sohni, figlio di Allah Ditta, ha colpito alla testa il giovane cristiano che è caduto a terra. Tutti sono fuggiti, sparando in aria.
Per il missionario David King, dello United Christian Council, “il Pakistan è nell’elenco dei Paesi in cui lo Stato e le forze dell’ordine sono impotenti. I parlamentari non sono riusciti a controllare l’estremismo religioso”. Secondo lui, per far fronte ai maltrattamenti contro i cristiani è necessario che il governo federale istituisca una task force speciale e promulghi una legislazione per prevenire aggressioni come quella contro Pervez.
(Avvenire Redazione Internet mercoledì 16 febbraio 2022)

VIETNAM - Funzionari statali interrompono la messa celebrata dall’Arcivescovo di Hanoi

I cattolici dell’Arcidiocesi di Hanoi sono rimasti sorpresi e scioccati quando alcuni funzionari del governo sono entrati in una chiesa nella provincia di Hoa Binh e hanno interrotto la messa che veniva celebrata da Mons. Joseph Vu Van Thien, Arcivescovo di Hanoi. Come riferito a Fides, l’incidente è avvenuto domenica 20 febbraio nella parrocchia di Vu Ban, la chiesa è la più grande della città, e può ospitare oltre cento persone. Alcuni funzionari vietnamiti che indossavano elmetti, per motivi sconosciuti hanno interrotto la messa delle 10 celebrata dall’Arcivescovo.
Guidati dal capo della locale sezione del Partito Comunista, sono andati sull’altare, ordinando con voce alterata all’Arcivescovo di interrompere immediatamente la liturgia e di disperdere l’assemblea.
Non era chiaro il motivo per cui i funzionari del governo sono intervenuti e hanno interrotto la Messa.
I concelebranti e i parrocchiani hanno fatto del loro meglio per proteggere l’Arcivescovo Joseph e hanno chiesto ai funzionari di abbandonare la chiesa, lasciando che la liturgia terminasse. Dopo lo spiacevole incidente, la santa messa è ripresa anche se l’assemblea era sbalordita e scossa.
Sia i cattolici di Hanoi che i credenti di altre religioni in Vietnam, hanno stigmatizzato la palese violazione dei diritti umani e della libertà di culto. “Per la prima volta vedo funzionari del governo locale avvicinarsi all’altare e interrompere la Santa Messa senza aspettare che termini, come invece avveniva in passato; e per la prima volta li vediamo rivolgersi ai sacerdoti con violenza, mancando di rispetto ai ministri sacri. È una azione brutale e illegale. È una palese blasfemia e un sacrilegio”, ha affermato p. Peter Nguyen Van Khai, religioso della congregazione dei Redentoristi in Vietnam.
Secondo un rapporto rilasciato nei giorni scorsi dalla Commissione Internazionale per la libertà religiosa del governo Usa (United States Commission on International Religious Freedom. USCIRF) il Vietnam continua ad essere un “paese di particolare preoccupazione” per quanto concerne la libertà religiosa, in quanto consente ai suoi cittadini di praticare liberamente la propria religione, ma “la persecuzione del governo continua a essere una dura realtà di fronte a gruppi religiosi indipendenti non registrati”, nota il rapporto. Inoltre, le autorità continuano a sottoporre i credenti e i difensori della libertà religiosa a pene detentive a lungo termine.
(SD-PA) (Agenzia Fides 22/2/2022)

INDIA - Demolita per ordine delle autorità civili una statua di Cristo nello stato del Karnataka

Le autorità del governo nel distretto di Kolar, nello stato indiano di Karnataka, hanno dato l’ordine di demolire una statua di Gesù Cristo, eretta 18 anni fa nel villaggio di Gokunte. Come confermato a Fides dalla Chiesa locale, l’ordine di demolizione è stato eseguito il 15 febbraio, alla presenza dei rappresentanti delle autorità civili, di agenti della polizia e della gente del posto. Secondo l’ordine di demolizione, la statua era stata costruita su un terreno demaniale, riservato a pascolo per animali. Ha spiegato l’ufficiale incaricato: “Abbiamo demolito la statua sulla base dell’ordine dell’Alta Corte, che ha confermato che essa era stata costruita su un terreno del governo”. Tuttavia, i leader cristiani della regione affermano che la statua è stata demolita illegalmente, mentre il caso era ancora pendente in tribunale.
La comunità cattolica infatti si era opposta alla demolizione. Intervenendo sulla questione, padre Theres Babu, sacerdote e avvocato, ha affermato che “la lettera di demolizione non è mai stata notificata né mostrata a noi”. Secondo il prete, una nuova udienza sul caso era fissata per il 16 febbraio. Racconta a Fides uno dei fedeli locali, Rayappa: “La scorsa notte, per la demolizione, vi erano oltre 400 poliziotti. Preghiamo davanti alla statua dal 2004. Non ci hanno nemmeno ascoltato e l’hanno semplicemente distrutta con i bulldozer. L’avevamo costruita grazie a una piccola raccolta fondi tra la gente del villaggio”. Secondo gli abitanti del villaggio, alcuni membri di un’organizzazione radicale induista volevano creare tensione nella regione e hanno presentato un ricorso all’Alta Corte, chiedendo la demolizione della statua.
I sacerdoti della vicina chiesa di San Francesco Saverio affermano che l’intera comunità è sotto shock dopo la demolizione. “Per diversi decenni, abbiamo avuto un consenso scritto delle autorità per l’uso del terreno di circa 300 acri, laddove sorgeva la statua, continuando a svolgervi attività pastorali e sociali. Ma due anni fa un membro di un gruppo induista ha presentato un ricorso all’Alta Corte, contestando il nostro uso di quel terreno”.
La statua di Gesù era stata costruita su una collina prospiciente il villaggio di Gokunte, che ha una popolazione di 500-600 persone (oltre 100 famiglie), quasi tutte cattoliche. La chiesa di San Saverio a Gokunte è una delle più antiche presenze cattoliche nel distretto di Kolar. La parrocchia è stata affidata ai Missionari di San Francesco di Sales nel 1977. Nella parrocchia vi è anche una casa per bambini poveri, una casa del pellegrino e sono avviate molte altre attività di promozione sociale come centri di avviamento professionale femminile (scuola di sartoria), e scuola di inglese per i ragazzi.
(SD-PA) (Agenzia Fides 16/2/2022)

SIRIA - Zenari: siriani al freddo e affamati, a marzo una conferenza per gli aiuti

Il cardinale nunzio apostolico in Siria annuncia l’iniziativa a favore della popolazione siriana ormai allo stremo dopo oltre 10 anni di guerra. Una tre giorni sul tema “Carità e sinodalità” promossa dalla Congregazione per le Chiese Orientali a partire da metà marzo: ci sono 13 milioni di persone in stato di povertà assoluta, chiediamo alla comunità internazionale di fare ancora di più

Il nunzio apostolico a Damasco, il cardinale Mario Zenari, illustra la conferenza per la Siria che si svolgerà nella capitale siriana a partire dalla metà del prossimo mese: “Abbiamo di fronte 13 milioni di persone che vivono in condizioni di estremo disagio”, afferma Zenari che ricorda la triste immagine di queste settimane d’inverno: la morte di un bambino rimasto schiacciato sotto una tenda profughi caduta per il peso della neve. “Il processo di pace è bloccato, mentre la povertà continua a galoppare”, prosegue ringraziando Papa Francesco per la costante vicinanza e per le tante azioni umanitarie messe in campo in questi anni dai principali player del settore. “C’è necessità di questa tre giorni per rafforzare il ministero della carità”, dichiara ancora parlando dell’appuntamento come di un esempio di “Chiesa in uscita”. Chiesa che tutti i giorni in Siria vede questa immane crisi e che ha bisogno di camminare al fianco della Chiesa Universale per rispondere alla più grave tragedia umanitaria dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Cosa vede la Chiesa Siriana nel suo essere in uscita?

Vede la più grave catastrofe umanitaria del dopo-guerra. Pensiamo a più di mezzo milione di morti e di feriti e al 90% della popolazione, secondo le statistiche delle Nazioni Unite, che vive sotto la soglia della povertà. Come il Buon Samaritano che ha incontrato un povero che era incappato nei ladroni, derubato, lasciato mezzo morto al ciglio della strada, anche la Chiesa siriana nella sua strada vede 13 milioni di persone che vivono in queste condizioni, che hanno fame e che hanno bisogno di essere riscaldati perché c’è un gran freddo adesso. Sono appena partito dalla Siria; c’era la neve e temperature sotto lo zero. Ci sono delle tende di profughi che due-tre settimane fa sono crollate sotto il peso della neve. Addirittura un bambino è rimasto schiacciato sotto questa tenda caduta per la neve e poi ci sono altri bebè che sono morti di freddo. Ecco che cosa vede la Chiesa siriana.

Questa conferenza diventa dunque lo strumento per convogliare le energie e passare all’azione.

Devo dire che tutti vedono quello che sta succedendo in Siria. Però, come disse Papa Benedetto XVI, “occorre un cuore che vede”. Anche nella parabola del Buon Samaritano, c’erano due persone che prima del Buon Samaritano hanno visto, ma che si sono voltate dall’altra parte e che hanno proseguito sulla loro strada. Ecco perché c’è bisogno di un cuore che vede. Ed è la Chiesa che deve avere il cuore del Buon Samaritano che vede, che si muove a compassione. Serve la “creatività dell’amore” di cui parla Papa Francesco: bisogna far qualcosa, darsi da fare. E c’è un’altra bella espressione di San Giovanni Paolo II che riguarda la “fantasia della carità”. Di fronte a questa catastrofe umanitaria bisogna necessariamente sviluppare la fantasia della carità e bisogna anche vedere con il cuore.

Eppure in questi anni non sono mancate iniziative assistenziali da parte della Chiesa

Certamente. E sono qui anche per far presente e per ringraziare i membri della Chiesa siriana che in questi anni hanno sviluppato forme di assistenza e di carità umanitaria molto belle. Esse vanno dal pane quotidiano - di cui ha bisogno la gente - fino all’assistenza sanitaria - perché c’è necessità di medicine - senza trascurare l’educazione e l’assistenza dei bambini che non sono scolarizzati. È bello vedere questa fantasia della carità e questo uscire insieme. Ed è per questo che c’è bisogno di questa conferenza, alla quale saranno invitati anche rappresentanti delle Nazioni Unite che lavorano lì. Siamo come i discepoli ai quali è venuta una domanda quando Gesù ha detto “Date loro da mangiare” in riferimento alla gente che aveva fame. La prima reazione spontanea, anche la mia, è: come sfamare tutta questa gente, come trovare le medicine, come trovare le coperte, i vestiti adesso che è inverno!

Qual è l’obiettivo primario della conferenza?

Saranno tre giorni di riflessione di cui c’è molto bisogno. Ci sarà una Chiesa sinodale che vede come sviluppare e come organizzare meglio la carità. E che farà anche ricorso agli organismi internazionali perché qui occorrono tonnellate di farina, di riso di olio. Senza dubbio dobbiamo anche ringraziare l’impegno del Programma Alimentare Mondiale, della Croce Rossa... Ma adesso c’è bisogno anche di unire questi sforzi. E nello stesso tempo, la Chiesa, che è sul terreno e che vede, deve dare un po’ questo senso incoraggiando o richiamando la comunità internazionale a fare ancora di più.

Questa iniziativa su quali basi spirituali si basa?

Venendo a Roma, parlando della carità, io spesso mi ricordo di un grande martire siriano che era vescovo attorno all’anno 100 dopo Cristo: il vescovo di Antiochia di Siria, Sant’Ignazio di Antiochia. Lui venendo a Roma, prigioniero, per essere martirizzato sbranato dalle belve, a proposito della Chiesa di Roma diceva: “La Chiesa di Roma, con il suo Vescovo, con il Papa, presiede alla carità”. E qui, ogni volta che vengo, vedo il Papa e mi rendo conto che Francesco ha veramente a cuore questa situazione dei poveri di tutto il mondo, e in modo particolare della Siria. E avrei tanti esempi da dire anche in merito gli aiuti che mi ha dato. Ma nello stesso tempo, richiamando la figura di Sant’Ignazio di Antiochia, quando venne portato via dalla sua diocesi, ricordo anche l’appello che fece alle varie comunità durante il suo viaggio: “Ricordatevi nelle vostre preghiere della Chiesa che è in Siria”. Io ripeto questo appello perché la Siria non ha bisogno solo del pane che riceve delle Caritas di tutto il mondo, ma anche di una particolare carità: la carità della preghiera per essere in grado di svolgere meglio questo esercizio e questo ministero della carità

La pandemia, secondo lei, ha fatto diminuire l’attenzione del mondo nei confronti della Siria in termini di fratellanza e di solidarietà?

Purtroppo, da due-tre anni la Siria è dimenticata. Qualche giornalista a cui ho fatto riferimento mi ha detto: “Purtroppo, dopo 10 anni di guerra, non si riescono più a vendere le notizie sulla Siria”. Questo fatto di essere dimenticati veramente fa molto male, è molto triste. Del resto, nel frattempo, sono venuti altri problemi come il confinante Libano; adesso c’è l’Ucraina; il covid. Anche se proprio per quanto riguarda la pandemia devo dire che c’è stata una grazia nella disgrazia: non è successa, finora, quella catastrofe che si temeva perché nessuno viene in Siria. Nel paese non ci sono aeroporti che operano, tutto è chiuso e da anni si vive un lockdown che ha impedito l’ingresso e la diffusione del covid. Quindi, stando alle statistiche ufficiali, ma anche vedendo un po’ la situazione sul posto, per fortuna, questa pandemia è ancora limitata. Tuttavia, questo isolamento è brutto perché la Siria è dimenticata dai media. Nessuno parla dei siriani, che invece hanno bisogno di vedere la solidarietà fisica e quindi di vedere gente che viene nel paese per non sentirsi abbandonati. Per fare un esempio, una volta ero per strada e una coppia di giovani mi ha chiesto dove fosse il ristorante tal dei tali. Io non ero in abiti ecclesiastici e gli ho risposto: “Mi dispiace, non sono di qui, non posso dare questa informazione”. Il giovane mi ha detto subito: “Non fa niente, non è un problema, ma la ringraziamo di essere qui con noi, di essere qui, in Siria”.

Cosa può fare concretamente ciascuno di noi per stare vicino ai fratelli siriani?

R. – Direi: non abbandoniamo la Siria. Io ho visto delle immagini che non avevo visto neanche durante gli anni scorsi, quando cadevano le bombe un po’ ovunque: code di persone davanti ai panifici che vendono a prezzi calmierati dallo Stato. Vedo che la povertà sta galoppando, mentre, purtroppo, il processo di pace è bloccato. Quindi farei un appello prima di tutto alla comunità internazionale, alle sedi istituzionali internazionali, affinché si muovano: non si può lasciare una popolazione andare alla deriva e soffrire la fame, soffrire per mancanza di ospedali e di medicine. E poi farei un appello anche a tutto il mondo dei media: non dimenticare questa tragedia. Ripeto: la Siria sta soffrendo ed è ancora oggi la catastrofe umanitaria più grave dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in termini di cifre.
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano RV 2022 02 22

Vai a "Cristiani perseguitati. Memoria e preghiera"