2022 03 23 XXX Giornata di preghiera e digiuno per i Missionari Martiri (24 MARZO 2022)
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XXX Giornata di preghiera e digiuno per i Missionari Martiri (24 MARZO 2022)
INDIA - Danneggiato da vandali un crocifisso a Mumbai
Con un atto di vandalismo, il monumento di Cristo Crocifisso situato di fronte a Pavan Hans, nella parte Ovest di Mumbai, capitale dello stato indiano di Maharastra, è stato intenzionalmente danneggiato da ignoti. “Siamo inorriditi per l’ennesimo atto di disprezzo e violenza gratuita a danno dei cristiani. Le minoranze religiose in questa città, in particolare i cristiani, sono sottoposte a continue molestie poiché i loro luoghi di culto sono regolarmente presi di mira e oggetto di atti vandalici” dice a Fides Nicholas Almeida, leader laico cattolico dell’arcidiocesi di Bombay, e membro della Ong “Watchdog Foundation”.
Nei primi 45 giorni del 2022 sono stati registrati 53 episodi di violenza contro i cristiani in varie parti dell’India, riferisce una nota dello “United Christian Forum” (UCF) gruppo ecumenico con sede a New Delhi, rilevando “un preoccupante aumento degli episodi di violenza contro i cristiani”. Lo UCF ha attivato una speciale linea telefonica di assistenza che raccoglie le segnalazioni e aiuta i cristiani in difficoltà, sia nei rapporti con le autorità, sia nella consulenza legale. Nel 2021 le segnalazioni ricevute sono state 505. (Agenzia Fides 16/3/2022)
XXX Giornata di preghiera e digiuno per i Missionari Martiri (24 MARZO 2022)
Ogni anno durante la Quaresima siamo invitati ad una celebrazione che si qualifica come preludio tanto del Venerdì Santo, quanto della Pasqua: la Giornata dei Missionari Martiri.
La data del 24 marzo non è scelta a caso. Infatti, nel 1980, mentre celebrava l’Eucarestia, venne ucciso Monsignor Oscar A. Romero Vescovo di San Salvador nel piccolo Stato centroamericano di El Salvador. La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il Vangelo.
PREGHIERA PER LA PACE (ricordando TUTTE le guerre):
UCRAINA - La Chiesa a Kharkiv: preghiera e opere di carità sotto i bombardamenti
La città ucraina, una delle più colpite, si è svuotata dei suoi abitanti, fuggiti allo scoppio del conflitto. Quelli che restano hanno come punto di riferimento la basilica di San Nicola, dove si prega per la pace e si distribuiscono medicine, cibo, vestiti, prodotti per l’igiene
A Kharkhiv non si fermano i bombardamenti, ma nella cattedrale greco-cattolica di San Nicola ogni mattina alla Messa si continua a pregare per la pace. Dopo lo scoppio della guerra, questa basilica che è ancora in stato di costruzione è diventata uno dei punti di riferimento per tanti abitanti della città che soffrono la crisi umanitaria. “La nostra parrocchia raccoglie gli aiuti umanitari e li distribuisce a chi ne ha bisogno”, dice la giovane volontaria Maryna Holovchenko. Qui la gente riceve le medicine, prodotti alimentari, vestiti e prodotti per l’igiene.
I sacerdoti rimasti con i fedeli
È difficile sopravvivere in una città che viene bombardata ogni giorno. Tanti abitanti di Kharkhiv, che prima del conflitto era la seconda più popolosa (quasi 1,5 mln) dopo Kiev, sono partiti. Molti però sono rimasti, soprattutto le persone anziane, e ci sono ancora le famiglie giovani. Monsignor Vasyl Tuchapets, esarca di Kharkiv della Chiesa greco-cattolica ucraina, dice che quasi tutti i sacerdoti dell’esarcato sono rimasti con i loro fedeli. Alcuni di loro hanno portato via le loro famiglie e poi sono ritornati a servire le loro comunità.
Aiuti e beneficenza
Grazie agli aiuti che arrivano dalle Caritas dell’ovest dell’Ucraina e dalle altre organizzazioni, la Chiesa riesce a soddisfare i bisogni basilari di tante persone. L’esarca ringrazia i benefattori e chiede di continuare ad aiutare la gente che soffre. Nei tempi più bui per l’Ucraina, il vescovo esorta a sperare non solo nelle proprie forze e capacità umane, ma prima di tutto a rivolgersi al Signore: “Preghiamo che il Signore doni la pace alla nostra patria Ucraina”.
(RV 2022 03 22 Svitlana Dukhovych)
YEMEN - La strage nel silenzio in Yemen, ogni nove minuti muore un bambino
La guerra compie 7 anni con 377mila vittime, al 60% per gli effetti indiretti del conflitto. I ribelli Houthi, filoiraniani, trattano ora con la coalizione saudita. In gioco anche le rotte del greggio
È una tristemente “classica” guerra dimenticata, quella nello Yemen. Il conflitto, che compie sette anni martedì prossimo, vede forse aprirsi uno spiraglio – l’ennesimo negli ultimi anni – con l’accettazione da parte dei filoiraniani Houthi di avviare colloqui indiretti con il governo lealista sostenuto dall’Arabia Saudita. Riad è dal 2015 a capo della coalizione militare che cerca di contrastare i ribelli sostenuti invece dall’Iran.
L’effetto della guerra è stato devastante per i civili, tanto da essere definita «la più grande crisi umanitaria del XXI secolo». L’ultimo rapporto dell’Onu, pubblicato lo scorso novembre, parla di 377mila vittime, al 60 per cento per gli effetti indiretti del conflitto, come la scarsità di acqua e cibo, mentre sono circa 150mila gli yemeniti che hanno perso la vita negli scontri armati i bombardamenti aerei. Secondo l’Undp, l’Agenzia per lo sviluppo dell’Onu, «nel 2021 ogni 9 minuti è morto un bambino di meno di 5 anni».
«Lo Yemen vive in uno stato di emergenza cronico, segnato da fame, malattie e altre miserie che stanno aumentando più rapidamente di quanto le agenzie umanitarie possano tamponare». Lo ha detto il 15 marzo di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu Martin Griffiths, il capo dei soccorsi delle Nazioni Unite.
Con lo scoppio del conflitto in Ucraina e la crisi energetica causata dal taglio alla fornitura di gas dalla Russia, qualcosa forse si sta muovendo sul fronte yemenita. Il Paese, che è sicuramente il più povero nella Penisola arabica, si trova all’imboccatura del Mar Rosso e tutti hanno interesse a non ostacolare il movimento delle navi che transiteranno in numero superiore per quelle acque e raggiungere, attraverso Suez, il Mediterraneo.
Pochi giorni fa, i ribelli sciiti Houthi hanno dichiarato di essere pronti a impegnarsi in colloqui di pace con la coalizione a guida saudita a condizione che siano tenuti in un Paese neutrale e non a Riad, come propongono i sauditi. Come per altri dossier, quello yemenita è in fondo legato a doppio filo con l’esito dei colloqui tra iraniani e sauditi a Baghdad e soprattutto con quelli in corso da mesi a Vienna sul dossier nucleare iraniano. Ridotta alla fame, la popolazione dello Yemen non ha che da aspettare.
(Avvenire - Camille Eid sabato 19 marzo 2022)