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2022 04 27 TESTIMONIANZA: I CRISTIANI E LE GUERRE DIMENTICATE

Fonte:
CulturaCattolica.it
INDIA - Nei primi mesi del 2022, 127 episodi di violenza contro i cristiani in India BOLIVIA - Religioso francescano ucciso in chiesa dopo la veglia pasquale SRI LANKA - Il Papa: si chiariscano le responsabilità degli attentati di Pasqua del 2019

TESTIMONIANZA: I CRISTIANI E LE GUERRE DIMENTICATE Siria, la guerra che va avanti da 11 anni: la testimonianza delle monache trappiste. TIGRAY, in 400mila alla fame
MYANMAR - cardinale Bo: luoghi di culto colpiti, ma la Chiesa è tenace

INDIA - Nei primi mesi del 2022, 127 episodi di violenza contro i cristiani in India

Sono almeno 127 gli episodi di violenza contro i cristiani in India registrati nei primi 103 giorni del 2022: lo afferma un rapporto diffuso dallo United Christian Forum (UCF), organizzazione ecumenica con sede a New Delhi. Nel testo inviato all’Agenzia Fides, e pubblicato il Venerdì Santo, l’organismo che monitora le violenze contro i cristiani spiega che gli incidenti sono stati registrati dall’apposito “Numero verde”, linea telefonica messa a disposizione del pubblico.
Secondo il rapporto inviato a Fides, a gennaio 2022 si sono verificati 40 incidenti, 35 incidenti a febbraio, 34 a marzo, altri ad aprile, e si tratta solo di quelli denunciati. Sono 89 i Pastori o parroci malmenati e minacciati di ritorsioni se continuano a condurre preghiere e liturgie. Ben 68 chiese sono state attaccate, 367 donne e 366 bambini hanno riportato ferite. Su 127 incidenti, 82 sono stati violenze di massa, compiute da una folla di militanti.
In seguito alle violenze, 42 sono le cause pendenti in vari tribunali che contestano la validità costituzionale del cosiddetto “Freedom of Religion Act”, provvedimento presente in diversi stati indiani, usato per accusare falsamente i missionari e i Pastori di compiere “conversioni religiose forzate”, ha spiegato Michael, ex membro della Commissione per le minoranze di Delhi. Fino ad oggi, ha notato, nessun cristiano è stato condannato per aver costretto qualcuno a convertirsi.
Inoltre, ricorda l’UCF, i censimenti compiuti in India negli anni scorsi dimostrano che la popolazione cristiana è rimasta la stessa. Secondo i dati del censimento del 2011 - l’ultimo ufficiale - he il 79,8% degli 1,38 miliardi di abitanti dell’India è indù, il 14,2% musulmano e il 2,3% è cristiano.
(SD-PA) (Agenzia Fides 21/4/2022)

BOLIVIA - Religioso francescano ucciso in chiesa dopo la veglia pasquale

“Di fronte alla notizia del furto nel convento di San Francisco nella città di Santa Cruz e del violento assassinio di fra Wilberth Daza Rodas OFM, la nostra Chiesa è nel dolore e costernata per i fatti accaduti” scrive la Conferenza Episcopale Boliviana nel comunicato pubblicato il 17 aprile, intitolato “Contro ogni forma di violenza”. I Vescovi chiedono una indagine rapida e precisa che chiarisca il terribile atto di violenza. Allo stesso tempo denunciano “la cultura della violenza che va crescendo in Bolivia” come si vede dai femminicidi, dai furti, dagli assassini, dall’insicurezza cittadina, ed invitano tutti i boliviani ad impegnarsi a lavorare “per un cultura di pace, in cui tutti possiamo vivere nella fraternità”.
Secondo le informazioni raccolte da Fides, il religioso francescano, 42 anni, è stato ucciso nella notte tra sabato santo, 16 aprile, e domenica 17, Pasqua di Risurrezione, da ladri entrati in chiesa dopo la veglia pasquale. Non hanno esitato a colpire fra Wilberth con un oggetto contundente fino ad ucciderlo. Il suo corpo è stato ritrovato la mattina di Pasqua, da un collaboratore della parrocchia.
(SL) (Agenzia Fides 20/4/2022)

SRI LANKA - Il Papa: si chiariscano le responsabilità degli attentati di Pasqua del 2019

Un accorato appello alle autorità dello Sri Lanka affinchè sia fatta luce sulla strage di Pasqua avvenuta tre anni fa. Lo ha rivolto il Papa nel saluto ad un gruppo di circa 3500 srilankesi radunati nella Basilica di San Pietro per la Messa nell’anniversario della strage: la verità “porterà pace alla vostra coscienza e alla patria”

Per favore, per amore alla giustizia, per amore al vostro popolo che si chiarisca definitivamente chi sono stati i responsabili di questi eventi. Questo porterà pace alla vostra coscienza e alla patria.

L’appello di Papa Francesco alle autorità dello Sri Lanka, arriva al termine della messa celebrata dall’arcivescovo di Colombo, il cardinale Malcolm Ranjith nella Basilica di San Pietro in occasione del terzo anniversario della strage di Pasqua del 21 aprile 2019, quando sei attentatori suicidi provocarono la morte di oltre 250 persone in diversi attacchi in tre chiese e tre hotel.
Resurrezione è luce di speranza

Di fronte all’orrore e all’assurdità di certi atti, che sembra impossibile siano commessi da uomini, appare evidente l’opera del Maligno. E allora comprendiamo perché il Figlio di Dio, l’Innocente, il Santo, il Giusto, per salvarci ha dovuto morire crocifisso. Ha preso su di sé non solo la morte, ma la crudeltà del male, dell’odio, della violenza fratricida. La sua Croce e la sua Risurrezione sono luce di speranza nelle tenebre più fitte. Preghiamo oggi per tutte le vittime della violenza e della guerra, in particolare del terrorismo.
23/04/2022 Paolo Ondarza – Città del Vaticano

TESTIMONIANZA
I CRISTIANI E LE GUERRE DIMENTICATE

Siria, la guerra che va avanti da 11 anni: la testimonianza delle monache trappiste
In questo marzo del 2022, un anniversario doloroso ha segnato le nostre giornate e la nostra preghiera. Passato un po’ sotto silenzio, a causa dei nuovi drammi e delle nuove preoccupazioni che affliggono il mondo, si sono compiuti ormai 11 anni dall’inizio della guerra in Siria!
Una guerra che purtroppo non è ancora finita, anche se la maggior parte del territorio siriano è ormai consolidato sotto il controllo dello Stato.
Resta la presenza fondamentalista nella zona di Idleb, al confine con lo Stato turco; ormai quasi un piccolo stato a sé, che utilizza la lingua e la moneta turca, una zona dove i cristiani rimasti sono sottoposti a dure condizioni e privazioni.
Resta l’occupazione americana a est del paese, nei territori verso l’Iraq, che sfrutta le risorse del paese, restano le zone curde, instabili e bellicose nel loro desiderio di autonomia che finisce per diventare un punto debole, una carta da giocare per chi li vuole manipolare…
E, sempre nel nord est, la situazione tragica delle minoranze cristiane, le comunità siriache che si trovano intrappolate tra diverse forze contrapposte, in condizioni di insicurezza per non dire peggio.
Anche al sud, verso il confine con Israele, nella zona drusa, le tensioni ogni tanto si riaccendono…
L’ottantacinque per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà, con fatica a procurarsi anche solo il cibo quotidiano. Quattordici milioni e mezzo di persone bisognose di sussidi, e alcune stime dicono molte di più. La vita è carissima, tutto è aumentato: un cartone di uova oggi costa 13000 lire siriane, una bombola del gas 110000, quando uno stipendio base è di 100000!
Imperversano le mafie, queste bande di sciacalli che ogni conflitto, ogni guerra produce… Mafie che prosperano, anche con l’aiuto delle sanzioni internazionali, che nonostante gli appelli continui fatti da esperti di geopolitica, da statisti, da innumerevoli vescovi e laici siriani che combattono ogni giorno contro gli effetti della povertà, non solo continuano, ma sono rinnovate regolarmente dai nostri Stati europei ed anzi “migliorate”, aggravate, con banale disprezzo non dico della solidarietà umana ma anche del semplice buon senso. Le sanzioni non colpiscono MAI i potenti, ma solo la povera gente… Anche scrivere questo è un’ingenuità, perché in realtà appare sempre più evidente che quello che si vuole ottenere, da parte di chi ha mosso le fila di questa guerra, non è la giustizia, non è il benessere dei popoli, ma l’instabilità necessaria per mantenere le proprie strategie internazionali… Cose dette, ridette, scritte, spiegate… Ma vale la pena forse dirlo ancora oggi, perché magari qualcuno in più rifletta, e la nostra esperienza , il dolore della nostra gente, possa servire a qualcuno.
Oggi, da qui, vediamo preoccupati l’incoscienza con cui i nostri paesi occidentali, e l’Italia in prima fila, dimenticano la forza della diplomazia e della ragione per evitare (e almeno fermare) la guerra ucraina, (che si poteva evitare, la si prevedeva da anni…) e si lanciano spavaldamente in forniture di armi che, ve lo possiamo dire per esperienza, una volta caricate e messe in mano ai civili, continuano a sparare e a fare vittime per anni. Gli eserciti regolari si possono controllare, le armi in mano ai civili no.
Come non essere addolorati per la prospettiva di una “nuova Siria” al cuore dell’Europa? Noi che ancora, giorno dopo giorno, vediamo partire i nostri giovani verso terre promesse che non esistono più… Conosciamo giovani, famiglie intere, che sono partite dalla guerra in Siria, e sono andate profughe in Ucraina. Ora si ritrovano in un nuovo esodo, ancora in fuga dalla guerra…
Fino a quando?
Il “fino a quando” dipende anche da noi. Dipende dalla nostra capacità di giudizio, di discernimento sulle cose e sugli avvenimenti. Non possiamo solo “subire e sopportare” ciò che accade. Resistere è importante, e lo vediamo nella grande forza che i siriani hanno, nonostante tutto, di far fronte alla vita e alle difficoltà. Ma oltre alla resilienza occorre l’intelligenza, cioè il “leggere dentro” le cose, farsi una opinione obiettiva, non unilaterale… Avere una visione, e agire di conseguenza, là dove si può e come si può. (…)
Sr Marta Luisa e la Comunità delle Monache Trappiste
da Azer -Siria, 30 Marzo 2022 https://oraprosiria.blogspot.com/

ETIOPIA vs TIGRAY/ In 400mila alla fame: l’altra guerra che abbiamo dimenticato
L’invasione russa dell’Ucraina ha distolto l’attenzione dalle altre guerre, purtroppo numerose, che affliggono questa nostra epoca. Tra queste c’è la guerra che dilania l’Etiopia dal novembre del 2020, con la ribellione del Tigray contro il governo centrale di Addis Abeba. Una guerra che sta provocando molte vittime civili e una grave situazione umanitaria, come raccontato sul Sussidiario da Mussie Zerai, sacerdote eritreo che vive da parecchi anni in Italia occupandosi di migranti e di rifugiati politici dall’Eritrea e dall’Etiopia.
Alla base di questa tregua vi è la disastrosa situazione umanitaria che si è venuta a creare nel Tigray a seguito della guerra, ma anche del blocco della regione voluto dal governo etiope, guidato da Abiy Ahmed, al quale è stato conferito nel 2019 il Nobel per la Pace. Anche dopo che il governo ha stabilito la tregua umanitaria, cui i ribelli hanno risposto con un cessate il fuoco, gli aiuti umanitari stentano ad arrivare per gli ostacoli posti dalle autorità locali.
Secondo l’Onu, nel nord dell’Etiopia vi sono sette milioni di persone che hanno bisogno di aiuti umanitari e, nel Tigray, si stima vi siano cinque milioni in difficoltà gravi e 400mila persone ridotte alla fame. Anche la situazione sanitaria è gravissima e mancano quasi tutti i medicinali essenziali. A metà dello scorso anno, l’Onu stimava 1,7 milioni di rifugiati, di cui 60mila in Sudan, tra cui, come riporta ancora Mussie Zerai, cristiani che rischiano le persecuzioni delle milizie islamiche. (Pubblicazione: 03.04.2022 - Carl Larky ilsussidiario.net)

MYANMAR - cardinale Bo: luoghi di culto colpiti, ma la Chiesa è tenace

La Pasqua in Myanmar ha tinte che non brillano, ma la luce della speranza non si spegne ed è radicata fortemente in Cristo, Salvezza degli uomini. Tenui sono le luci che trapelano da questa regione del mondo dove ancora infuria la violenza e dove forte è la crisi dovuta alle migliaia di rifugiati che scappano da un clima socio-politico deteriorato. “Siamo ancora al Golgota del Calvario”, dice il cardinale Bo, che ricorda i fatti recenti a Mandalay, con il terrore innescato da un centinaio di militari che hanno fatto incursione nel complesso della cattedrale proprio mentre i fedeli stavano pregando la Via Crucis.

I militari non risparmiano i luoghi di culto
Nella regione di Sagaing anche i villaggi cattolici sono presi di mira dall’offensiva delle truppe governative. Nelle roccaforti cristiane di Chin e Kayah, l’esercito ha attaccato per mesi chiese di cattolici, battisti e altre confessioni cristiane, arrestando preti e pastori.
“Nella fede, siamo sicuri che la Via Dolorosa è la via attraverso la quale Dio vince il male e porta la pace”, spiega Bo. “Le preghiere del popolo durante questa Settimana Santa sono sentite. Non posso credere che Dio sia sordo”. Il porporato ammette che nessuno è risparmiato dal collasso dell’economia e dei servizi di base: più della metà della popolazione è ridotta in povertà e i prezzi del cibo stanno aumentando. Ma il risentimento più forte lo provano soprattutto i giovani, privati del futuro. “Tutto questo è uno spreco”.

“Fermate le uccisioni”
Nonostante il buio della malvagità, la Chiesa non può ammettere discorsi di vendetta, scandisce il cardinale. Bo è consapevole che l’attenzione del mondo è concentrata in Ucraina, nondimeno denuncia che in Myanmar “i crimini commessi sono gli stessi, anche con le stesse armi di distruzione russe”. E ancora fa risuonare forte il suo appello: “Fermate le uccisioni!”. Poi il rammarico per le limitazioni che subiscono le principali agenzie umanitarie nel Paese, le quali, di fatto, non riescono a raggiungere le persone bisognose. “Noi, la Chiesa cattolica, cerchiamo di aiutare, con le nostre risorse, ma temiamo che Caritas Internationalis, impegnata in Ucraina, non possa aiutare altre vittime della guerra”. Il cardinale Bo – che di recente si è recato nello Stato di Kayah per ascoltare le esigenze degli sfollati - riferisce i dati dell’ultimo rapporto Onu: 520.000 sono i nuovi profughi in aggiunta ai 370.000 già cacciati dalle loro case.

Una Chiesa piccola ma tenace, fedeli alla Croce
Con onestà di cuore, Bo ammette che in uno scenario di questo genere “non c’è una soluzione o una salvezza rapida e facile”. Tuttavia fa presente che il popolo birmano ha già vissuto sette decenni di governo militare ed è sopravvissuto. “La gente non si lascia ingannare dalle bugie”, dice e sottolinea quanto ci si ingegni per restare a galla. “Come cristiani, troviamo speranza nel profondo mistero della follia della croce. Essere discepoli di Gesù non ci esime dalla morte, piuttosto ci chiede un morire quotidiano”. Lo sguardo si allarga all’area del sud est asiatico. Ad eccezione delle Filippine e di Timor Est, la Chiesa qui è una minoranza, eppure ha un’importanza che va oltre i suoi numeri e oltre le forme di governo – riconosce Bo - specialmente dove il personale è in grado di impegnarsi nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nei servizi sociali. Evidenzia come le vocazioni stiano fiorendo nel sub-continente, specialmente in India, ma anche in Vietnam. “La profonda fede delle persone in questo tempo di prova è impressionante”, conclude.
Radio Vaticana 17 aprile 2022, Deborah Castellano Lubov e Antonella Palermo

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