2022 05 18 “La persecuzione dei cristiani è stata omessa e tutti i riferimenti ai cristiani (tranne uno banale) cancellati”
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MEOTTI - Vergognoso rapporto del Parlamento UE sulle minoranze religiose. “La persecuzione dei cristiani è stata omessa e tutti i riferimenti ai cristiani (tranne uno banale) cancellati”
NIGERIA - Studentessa cristiana lapidata a morte. «Blasfema»
Accusata di un post offensivo contro Maometto su una chat di gruppo. Un video ne documenta l’atroce morte. Arrestati due studenti
A Sokoto, Stato nord-occidentale della Nigeria, Deborah Samuel, giovane studentessa di economia di religione cristiana, è stata lapidata e bruciata da colleghi musulmani che l’hanno accusata di blasfemia. Sui social media video diventati virali documentano la morte terribile della ragazza, confermando la dinamica dei fatti riferita dalla polizia di Sokoto, dove oltre al diritto comune vige la legge della Sharia, come in altri Stati del Nord della Nigeria.
Secondo testimonianze e informazioni pubblicate sulla stampa nigeriana, e riportate dalla Bbc, uno studente che si è presentato con il nome di Babangida ha accusato la studentessa di aver postato “un commento offensivo sul profeta Maometto sulla chat WhatsApp di un gruppo studentesco, che tutti hanno visto”. Furiosi per quello che hanno considerato “un insulto”, decine di ragazzi musulmani del Shehu Shagari College of Education hanno deciso di passare all’azione.
“Gli studenti l’hanno trascinata di forza dalla stanza dov’era stata messa in sicurezza dai responsabili della scuola, l’hanno uccisa con la lapidazione prima di appiccare il fuoco all’edificio” ha dichiarato Sanusi Abubakar, portavoce della polizia di Sokoto. La stessa fonte ha annunciato l’arresto di due studenti, assicurando che tutti i sospetti identificati nel video saranno arrestati. Le autorità hanno annunciato l’immediata chiusura della scuola.
(Avvenire -Redazione Internet venerdì 13 maggio 2022)
HONG KONG - Hong Kong, arrestato il card. Zen
Il fermo avvenuto nell’ambito di una indagine sul Fondo 612, che aiutava i cittadini coinvolti nelle proteste del 2019. Rilasciato su cauzione alle 23 locali. Fermati altri amministratori fiduciari dell’organizzazione benefica. L’accusa è quella di collusione con forze straniere, punita dalla legge sulla sicurezza nazionale.
La polizia ha arrestato il 90enne card. Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito della città e noto sostenitore del movimento democratico. Lo affermano fonti locali e diversi media cittadini, secondo cui il fermo è legato alla gestione del Fondo 612, che fino alla sua chiusura ha assistito migliaia di manifestanti pro-democrazia coinvolti nelle proteste del 2019. Alle 23 ora locale il porporato è stato rilasciato su cauzione: l’agenzia on line Hong Kong Free Press ha diffuso le immagini che lo ritraggono mentre esce dalla stazione di polizia di Chai Wan. Ma la liberazione su cauzione lascia comunque aperto il procedimento contro di lui.
Il card. Zen era uno degli amministratori fiduciari dell’organizzazione benefica, che ha smesso di operare nell’ottobre scorso. Le autorità lo hanno arrestato insieme ad altri promotori del Fondo, tra cui la nota avvocatessa Margaret Ng, l’accademico Hui Po-keung e la cantautrice Denise Ho. Anche loro in serata hanno ottenuto la libertà su cauzione.
Da quanto si apprende, l’indagine delle Forze dell’ordine si concentra sull’eventuale “collusione” del Fondo 612 con forze straniere, in violazione della draconiana legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nell’estate 2020.
Il card. Zen è da tempo nel mirino del governo cinese. A gennaio la stampa pro-establishment ha pubblicato quattro articoli in cui lo si accusava di aver incitato gli studenti a rivoltarsi nel 2019 contro una serie di misure governative.
Il porporato è inviso a Pechino per le sue critiche al controllo esercitato dal Partito comunista cinese sulle comunità religiose. Egli ha condannato la rimozione delle croci dall’esterno delle chiese in Cina e ha celebrato negli anni messe in ricordo dei martiri di Tiananmen a Pechino: i giovani massacrati dalle autorità il 4 giugno del 1989 per aver chiesto libertà e democrazia. Il cardinale è anche contrario all’accordo tra il Vaticano e la Cina sulla nomina dei vescovi.
Un aperto difensore dei diritti civili a Hong Kong e nella Cina continentale, il card. Zen ha spesso assistito alle udienze che vedono imputati politici e attivisti filo-democratici, finiti alla sbarra con l’accusa di aver violato il provvedimento sulla sicurezza nazionale.
(AsiaNews11/05/2022)
NIGERIA - Morto nelle mani dei rapitori uno dei sacerdoti sequestrati a marzo
“Con cuore affranto, ma con totale sottomissione alla volontà di Dio, annunciamo la morte di p. Joseph Aketeh Bako, avvenuta nelle mani dei suoi rapitori tra il 18 e il 20 aprile 2022”. Così il cancelliere dell’Arcidiocesi di Kaduna, p. Christian Okewu Emmanuel, ha annunciato la morte del parroco della chiesa cattolica di San Giovanni, a Kudenda nell’area del governo locale di Kaduna South, nello stato di Kaduna, rapito l’8 marzo scorso.
P. Bako, 48 anni, era stato sequestrato da uomini armati che avevano assalito la canonica alle ore 1,30 della notte dell’8 marzo (vedi Fides 9/3/2022). Insieme a lui era stato rapito pure suo fratello che era andato a trovarlo. “Suo fratello è stato ucciso in sua presenza e a seguito di questo, le sue condizioni (era malato da tempo) sono peggiorate ed è morto” afferma il cancelliere dell’Arcidiocesi di Kaduna. “Non abbiamo recuperato il corpo, ma abbiamo conferma della morte. Le persone che sono state rapite insieme a lui lo hanno visto morire”.
Nelle settimane successive al rapimento si erano diffuse voci della morte di p. Bako a seguito di asserite sevizie inferte dai sequestratori. Il cancelliere dell’Arcidiocesi di Kaduna ha precisato che “le circostanze che hanno portato alla morte di p. Bako e la data del decesso sono state attentamente verificate, ed è per questo che possiamo ora comunicarle”.
(L.M.) (Agenzia Fides 12/5/2022)
NIGERIA - Rapito un sacerdote nel sud della Nigeria
Don Alphonsus Uboh, parroco della chiesa San Pio X, nello Stato di Akwa Ibom, nel sud della Nigeria è stato rapito domenica 8 maggio mentre era nella sua parrocchia. Secondo quanto riferito dai testimoni, uomini armati in sella a motociclette hanno preso d’assalto i locali della parrocchia di San Pio X intorno alle 7 di sera, domenica 8 maggio, dopo la conclusione delle celebrazioni per la festa della mamma e di un evento di raccolta fondi organizzata dalla Catholic Women’s Organization (CWO). Gli assalitori hanno sparato in aria prima di prendere in ostaggio il sacerdote.
Il presidente del consiglio parrocchiale di San Pio X, Cletus Okodi, ha detto che il sacerdote lo ha contattato al telefono nel pomeriggio del 9 maggio. Don Uboh ha detto a Okodi di essere trattenuto in una foresta di cui non conosce l’ubicazione e che i suoi rapitori chiedono un riscatto di 100 milioni di naira nigeriane ($ 240.000) per il suo rilascio.
La piaga dei rapimenti a scopo di estorsione è diventato un fenomeno endemico in Nigeria. Ricordiamo che a marzo sono stati rapiti ben tre sacerdoti nel giro di pochi giorni.
I precedenti rapimenti sono avvenuti nel nord della Nigeria, mentre quelli di don Alphonsus Uboh è avvenuto nello Stato meridionale di Akwa Ibom, a testimoniare la diffusione del crimine dei sequestri estorsivi.
(L.M.) (Agenzia Fides 11/5/2022)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
L’Unione Europea che non denuncia la persecuzione dei cristiani è in piena decadenza
Vergognoso rapporto del Parlamento UE sulle minoranze religiose. “La persecuzione dei cristiani è stata omessa e tutti i riferimenti ai cristiani (tranne uno banale) cancellati”
“Ogni giorno, in tutto il mondo, 13 cristiani vengono uccisi per la loro fede (400 al mese); 12 vengono arrestati o incarcerati illegalmente; 5 vengono rapiti e 12 chiese o altri edifici cristiani vengono attaccati”. Questi sono solo alcuni dei risultati inquietanti della World Watch List pubblicata da “Porte Aperte”. Vi si legge, fra le altre cose: “In Nigeria vengono uccisi più cristiani per la loro fede che in qualsiasi altro Paese. In Egitto, i rapimenti e i matrimoni forzati di donne e ragazze cristiane con i loro rapitori musulmani ha raggiunto livelli record. Nella bellissima isola nazione delle Maldive, che è islamica, la persecuzione dei cristiani avviene lontano dagli occhi dei turisti internazionali. Nel remoto Vietnam, una donna che abiura il credo della propria tribù per seguire Gesù spesso perde il diritto di vedere i suoi figli. E anche nella più moderata nazione araba, gli estremisti islamici violenti prendono di mira qualsiasi cristiano”. Rispetto all’anno scorso, i cristiani sotto persecuzione sono 20 milioni in più.
Il Cristianesimo sarà anche la “religione più perseguitata del mondo”, ma per l’Unione Europea è come se si perseguitasse da sola. “Il politicamente corretto non vuole sapere nulla della persecuzione e della soppressione in corso del Cristianesimo e che pertanto sono ignorate in un modo quasi sinistro”, ha dichiarato il vescovo di Linz, in Austria, Manfred Scheuer.
Il Parlamento Europeo ha appena votato una risoluzione sulla persecuzione delle minoranze religiose. “Persecuzione delle minoranze per motivi di credo o religione”, questo il titolo, è stata votata in una sessione plenaria a Strasburgo il 3 maggio. Ma l’ADF International, organizzazione che si occupa di libertà religiosa, denuncia che se la bozza originale metteva in evidenza l’entità della persecuzione anticristiana nel mondo, la Commissione per gli affari esteri del Parlamento Europeo ha apportato modifiche scandalose al testo finale e poi votato. “La persecuzione dei cristiani in Medio Oriente e in Africa è stata omessa e tutti i riferimenti ai cristiani tranne uno sono stati cancellati”, ha affermato ADF International. La risoluzione lascia anche vacante il ruolo dell’inviato dell’UE per la libertà religiosa, che è diventato senza nomina dal settembre 2021. Creata nel 2016, la carica di “Inviato Speciale per la Libertà di Religione”, è stata ricoperta per tre anni dallo slovacco Jan Figel, che ha avuto un ruolo decisivo per la liberazione di Asia Bibi, la donna cristiana accusata del cosiddetto “crimine di blasfemia” e condannata a morte nel Pakistan. “La crisi di fede dell’UE la sta facendo fallire sulle vittime della persecuzione”, titola The European Conservative. Peter van Dalen, membro del Parlamento europeo e dell’Unione cristiana, ha contribuito alla stesura di questo rapporto. Ha rivelato che “i nomi di individui e organizzazioni che sono stati perseguitati a causa della loro fede sono stati rimossi dal rapporto”. Il deputato Bert-Jan Ruissen afferma di condividere “le preoccupazioni espresse da Peter van Dalen sul fatto che i cristiani non siano più menzionati nel rapporto e che molte informazioni siano state cambiate”. Nel rapporto la parola “cristiani” è citata soltanto en passant: “Buddisti, cristiani, indù, musulmani, ebrei, atei, umanisti, agnostici o che non si identificano con alcun credo o religione…”.
Cosa è stato tolto dalla bozza finale? Una frase, soprattutto: “Si stima che i cristiani costituiscano la maggioranza di tutti i perseguitati religiosamente e che 340 milioni di cristiani nel mondo subiscono alti livelli di persecuzione e discriminazione, con oltre 4.500 cristiani uccisi solo nel 2020 a causa della loro religione”. In compenso è stata aggiunta la frase che incolpa le religioni di “violenza contro le donne e le persone LGBTIQ” e collega il tema della “persecuzione per la propria fede” con le obiezioni che le religioni a volte sollevano contro l’aborto. “Agli occhi dei governi e dei media occidentali”, osserva un rapporto sulla persecuzione dei cristiani dell’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre. “La libertà religiosa sta scivolando verso il basso nelle classifiche dei diritti umani, eclissata da questioni come gender, sessualità e razza”.
Eppure, di risoluzioni ben più chiare di quella approvate ce ne erano tante.
Non è una svista, è che l’Unione Europea non ce la fa proprio a denunciare la persecuzione dei cristiani. Lo scorso settembre il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che condanna i Talebani. Descrive in dettaglio la “catastrofe umanitaria in corso”, evidenziando la “persecuzione” delle donne da parte dei Talebani e la “pesante discriminazione” nei confronti delle minoranze, citando gli Hazara sciiti. Ma leggendo la risoluzione non si trova una sola parola sui cristiani di un paese secondo nella classica mondiale di Open Doors fra quelli dove è più pericoloso essere cristiani.
Nelle stesse ore che il Parlamento Europeo votava sulla risoluzione il 3 maggio, l’Isis stava assassinando 20 cristiani in Nigeria, racconta il Daily Mail. Il gruppo terroristico ha pubblicato il video degli omicidi, che mostrano i terroristi dietro le loro vittime cristiane inginocchiate. Ma non è solo l’Isis. 29 cristiani, fra cui bambini, sono stati appena uccisi dai pastori musulmani sempre in Nigeria, dove 45.000 cristiani sono stati uccisi in 13 anni. Questa è la persecuzione sanguinaria. Poi c’è quella della fede o politica, come la Cina che ieri ha fatto arrestare il cardinale Joseph Zen, critico dell’accordo fra Vaticano e Pechino. Poi c’è la persecuzione demografica.
La Società per i popoli minacciati (GfbV) in Germania ha appena denunciato l’islamizzazione del nord della Siria popolato da minoranze religiose.
Recep Tayyip Erdogan ha piani di insediamento illegale su larga scala e “le minoranze curda, cristiana, yazida e alevita sarebbero espulse dalle loro aree di insediamento”. “Per portare avanti i suoi vecchi piani, Erdogan sta cercando soldi, specialmente negli Stati arabi del Golfo. In particolare, l’Emirato del Qatar, che trarrà grandi benefici dalla guerra in Ucraina attraverso accordi sul gas, ha accettato di fornire supporto. Anche i tedeschi stanno anche finanziando i piani di insediamento della Turchia, che violano il diritto internazionale”, spiega Kamal Sido, esperto mediorientale della GfbV. Turchia e Qatar sono tra i più importanti promotori dell’Islam radicale nel mondo e sostengono organizzazioni e milizie islamiste come i Talebani, Hamas e la Fratellanza Musulmana internazionale. 1,5 milioni di persone sono fuggite dal nord della Siria dall’inizio della guerra civile siriana. “Ora Erdogan vuole insediare un milione di stranieri nelle case, nei villaggi e nelle città degli sfollati. Questo distruggerà per sempre la diversità etnica e religiosa della Siria. Significa un’ulteriore islamizzazione della regione. Perché in queste aree sotto il dominio turco sono già al potere milizie islamiste radicali, estremamente ostili alle minoranze etniche e religiose”. All’ombra della guerra russa contro l’Ucraina, Erdogan sembra voler espandere i suoi attacchi alle minoranze. Conta sull’appoggio politico e diplomatico dei paesi della Nato, in particolare della Germania, che non hanno condannato gli attacchi di Erdogan contro le minoranze. Fa parte di un grande disegno di Erdogan. Prima la riconversione in moschea, nell’estate del 2000, dell’ex basilica di Santa Sofia di Istanbul. Poi, tre mesi dopo, la guerra contro i cristiani armeni del Karabakh, la pulizia etnica di 100.000 di loro e la cancellazione tramite l’Azerbaijan di ogni traccia del passato cristiano di quella regione. “Gli obiettivi di Erdogan sono semplici: utilizzare gli islamisti sunniti per diluire le minoranze” scrive Michael Rubin in un rapporto dell’American Enterprise Institute. “Nelle aree dominate dai curdi in Siria, Erdogan ha utilizzato una variante della stessa strategia. La sua politica è stata quella di pulire etnicamente il confine siriano per cacciare curdi, cristiani e yazidi e sostituirli con comunità islamiste sunnite. Documenti acquisiti durante la guerra tra Armenia e Azerbaigian rivelano che la Turchia ha facilitato il trasporto di oltre 7.700 islamisti siriani in Azerbaigian nei mesi precedenti lo scoppio dei combattimenti”.
Quando il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei al Parlamento Europeo ha proposto l’introduzione di una “Giornata europea per la libertà religiosa”, il gruppo “Renew Europe” (composto da Socialisti e Democratici, Verdi e Sinistra) si è opposto. Ma lo stesso Parlamento Europeo non ha avuto problemi a denunciare il “genocidio dei Rohingiya”, minoranza islamica in Birmania, né il trattamento dei musulmani Uiguri in Cina.
Un deputato cristiano-democratico ungherese al Parlamento Europeo, György Hölvényi, ha detto che “per l’Europa agire per proteggere i cristiani perseguitati non è solo una questione religiosa, ma anche di diritti umani. Le comunità perseguitate e stranamente anche i loro persecutori, vedono semplicemente l’Europa come il loro potenziale principale sostenitore mondiale, portatrice dell’eredità cristiana”.
Vergogna allora che l’Europa non alzi la voce contro la pulizia etnica e religiosa che sta subendo l’Armenia cristiana sotto i colpi dell’islamismo di Azerbaigian e Turchia.
Vergogna che oggi in Europa si parli sempre più di islamofobia e mai di cristiani perseguitati.
Vergogna che non fiati sui progetti di Erdogan.
Vergogna che, proprio mentre riesce ad approvare una risoluzione sulla libertà religiosa, cancelli coloro che soffrono di più.
Il vecchio odio di sé europeo o c’è dell’altro?
Il Parlamento europeo ha costruito la Casa della storia europea, costata 56 milioni di euro. L’idea era quella di creare una narrativa del Dopoguerra costruita attorno al messaggio pro-Ue di unificazione. L’edificio è un bellissimo esempio di Art Deco a Bruxelles. Ma come ha scritto lo studioso olandese Arnold Huijgen, la casa comune europea è culturalmente “vuota”: “Sembra che la Rivoluzione francese abbia dato vita all’Europa, sembra che non ci sia nulla prima della Rivoluzione. Viene data grande importanza al Codice Napoleonico e alla filosofia di Karl Marx, mentre la schiavitù e il colonialismo sono considerati i lati più oscuri della cultura europea. (...) Ma la cosa più incredibile della Casa è che, per quanto riguarda la narrativa, è come se la religione non esistesse. Di fatto è come se non fosse mai esistita e non avesse mai influenzato la storia del continente”.
La burocrazia di Bruxelles ha anche cancellato le radici cattoliche della sua stessa bandiera, dodici stelle che simboleggiano gli ideali dell’unità, della solidarietà e dell’armonia tra i popoli dell’Europa. È stata disegnata dall’artista cattolico francese Arséne Heitz, che si è ispirato all’iconografia della Vergine. Ma nella versione ufficiale dell’Unione Europea sulla bandiera non c’è traccia delle radici cristiane. Così come il dipartimento economico della Commissione europea ha persino ordinato alla Slovacchia di ridisegnare le sue monete commemorative eliminando i santi cristiani Cirillo e Metonio. E non si è fatta una sola menzione al Cristianesimo nella bozza abortita di 75.000 parole della Costituzione europea.
Il Consiglio europeo di Laeken del 14 e 15 dicembre 2001 conferì il mandato della convenzione per la Costituzione europea all’ex presidente della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing, scomparso il 2 dicembre 2020. Politici tedeschi, danesi e italiani del Partito Popolare, guidati dal bavarese Joachim Würmeling, chiesero il recepimento nella Costituzione europea del riferimento alle “radici giudaico-cristiane”. Non se ne farà mai niente, per il veto europeo maggioritario. Nel 2015 Giscard d’Estaing risponderà così a una domanda della Revue des Deux Mondes sul perché utilizzasse la parola “decadenza” piuttosto che la parola “declino”: “Il declino è una fase, è gestibile. La decadenza è sinonimo di distruzione. Siamo nella decadenza: le strutture religiose, educative, familiari, giudiziarie si sgretolano. E le persone lo percepiscono”.
Ecco, per me il rifiuto, dopo quello delle radici, della denuncia della persecuzione dei cristiani fa parte della decadenza europea.
“L’ostinato silenzio dei leader europei sulle religioni, in particolare l’Islam, stupisce e delude”, ha scritto il romanziere algerino Boualem Sansal. “Il loro atteggiamento è semplicemente irresponsabile, suicida e persino criminale nel contesto attuale, segnato dalla vertiginosa espansione. È come vivere ai piedi di un vulcano e non capire che si prepara a scoppiare”.
Siamo un po’ come Plinio il Vecchio, che sotto la pioggia di cenere e fuoco del Vesuvio che finirà per ucciderlo a Pompei nel 79 d.C., negli ultimi istanti si fa un bagno, cena, è allegro e, quando giunge l’ultima ora, si fa sistemare una coperta per terra, chiede un bicchiere d’acqua, si sdraia e muore.