2022 05 25 “Per l’Islam, i cristiani devono essere sopraffatti”
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MEOTTI - “Per l’Islam, i cristiani devono essere sopraffatti”
CINA - Il vescovo cattolico Joseph Zhang Weizhu: ancora detenuto nonostante l’intervento del Vaticano
Il vescovo di Xinxiang, nella provincia di Henan, si rifiuta di unirsi alla Chiesa cattolica patriottica ed è stato arrestato in uno spettacolare raid nel 2021.
I lettori di Bitter Winter ricorderanno che nel 2021 abbiamo riferito di un raid condotto da oltre 100 agenti di pubblica sicurezza il 21 maggio. La polizia ha preso d’assalto una fabbrica disamorata nella provincia di Henan, dove il vescovo Joseph Zhang Weizhu della diocesi di Xinxiang aveva organizzato un seminario indipendente per i compagni obiettori di coscienza.
Gli obiettori di coscienza sono i cattolici che rifiutano il suggerimento della Santa Sede, a seguito dell’accordo Vaticano-Cina del 2018, di aderire alla Chiesa cattolica patriottica, ritenendo che per motivi di coscienza non possano far parte di una chiesa controllata dal PCC. Il Vaticano ha chiarito di non incoraggiare tale obiezione di coscienza, ma considera gli obiettori come cattolici in regola che dovrebbero essere trattati “con rispetto”.
Il raid del 21 maggio 2021 ricordava le azioni intraprese contro un gruppo etichettato come “xie jiao” o “sette”, solo che prendeva di mira un seminario cattolico romano. Il vescovo Joseph Zhang Weizhu, dieci (o più) sacerdoti e dieci seminaristi sono stati arrestati. Tre seminaristi sono riusciti a scappare, ma sono stati anche arrestati in seguito.
I seminaristi sono stati rimandati a casa e tenuti sotto sorveglianza. I dieci sacerdoti sono stati portati nei centri di educazione legale e, secondo quanto riferito, sono stati tutti rilasciati.
Al momento del nostro articolo nel 2021, non si sapeva dove si trovasse il vescovo Joseph Zhang Weizhu.
Bitter Winter ha ora appreso da una fonte attendibile che il Vaticano ha chiesto al governo cinese di rilasciare il vescovo Zhang, ma gli è stato detto che il prelato ha commesso gravi crimini e deve rimanere in detenzione.
I devoti cattolici dello Xinxiang hanno detto a Bitter Winter di essere preoccupati per la situazione e la salute del vescovo. Soffre di cancro e quando è stato arrestato aveva appena subito un intervento chirurgico. (bitterwinter.org 05/11/2022 WU XIUYING)
MESSICO - Ucciso un sacerdote, era parroco e responsabile della Casa del migrante a Tecate
Il sacerdote Jose Guadalupe Rivas, 58 anni, e un’altra persona non ancora identificata sono stati uccisi e i loro corpi trovati in un ranch a Tecate. Il sacerdote era responsabile della Casa del Migrante de Nuestra Señora de Guadalupe, a Tecate, Baja California, oltre ad essere consigliere del Movimento del Rinnovamento Carismatico Cattolico dell’arcidiocesi di Tijuana. Noto come padre Pepe Lupe, era anche parroco della chiesa di San Giuda Taddeo. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, dal fine settimana p. Rivas era assente dalla sua comunità e non rispondeva al telefono, così lunedì 16 maggio un gruppo di fedeli si è recato nella casa, situata nella zona rurale, dove era solito andare, e hanno scoperto il suo corpo, insieme a quello di un’altra persona. Secondo un rapporto dell’Agenzia investigativa statale i due corpi presentavano tracce di violenza. La polizia ha informato che finora nel 2022 sono stati commessi 28 omicidi violenti nel comune.
Questo il comunicato dell’Arcidiocesi cui il sacerdote apparteneva: “L’Arcidiocesi di Tijuana e il suo Arcivescovo Francisco Moreno Barrón si uniscono in preghiera per il ritorno alla Casa del Padre di p. José Guadalupe Rivas Saldaña, che ha servito nella nostra arcidiocesi per più di 25 anni. Cristo Risorto sia forza e conforto per la sua Famiglia, il Movimento cattolico del Rinnovamento Carismatico nella nostra Arcidiocesi, la Comunità della Casa del Migrante de Nuestra Señora de Guadalupe e per la Parrocchia di San Giuda Taddeo nel Comune di Tecate dove ha servito come parroco”. P. José Guadalupe Rivas era nato il 10 dicembre 1964 a Torreón Coahuila, quarto di dieci figli. Era stato ordinato sacerdote il 29 ottobre 1994. Era stato parroco in diverse comunità ed aveva ricoperto anche altri incarichi. Era Responsabile della Casa del Migrante a Tecate dal 6 luglio 2021.
(SL) (Agenzia Fides 19/5/2022)
NICARAGUA - Il Vescovo di Matagalpa “si trova recluso, in preghiera e digiuno”; solidarietà da Costa Rica e Panama
L’Arcidiocesi di Managua “ribadisce pubblicamente la sua vicinanza nella preghiera a tutte le persone e alle famiglie che soffrono gli effetti della problematica socio-politica in cui noi nicaraguensi continuiamo ad essere immersi con tutti i suoi effetti e a tutti i livelli, che ha fatto ristagnare la nostra società in un ambiente di insicurezza, polarizzazione e intransigenza, innescando una dinamica di divisione e antagonismi che impediscono di superare questa situazione nazionale critica”.
Il comunicato dell’Arcidiocesi, del 21 maggio, pervenuto all’Agenzia Fides, esprime in particolare solidarietà e vicinanza a fedeli e sacerdoti della Parrocchia del Santo Cristo de las Colinas, a Managua, dove Monsignor Rolando Alvarez, Vescovo della diocesi di Matagalpa e Amministratore apostolico di Esteli, “si trova recluso, in preghiera e digiuno”, come anche alla parrocchia di San Juan Bautista nella città di Masaya, e al suo parroco, padre Harvy Padilla, “che vivono in un clima di ansia per la loro sicurezza personale e l’impossibilità di esercitare il loro diritto a vivere e celebrare la loro fede in un ambiente di pace e libertà”. L’Arcidiocesi di Managua conclude facendo appello alla Polizia nazionale, “perché deponga questo atteggiamento inutile” e invitando a pregare “affinché le volontà si muovano per creare un clima di comprensione nazionale”.
Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, il regime di Daniel Ortega ha adottato ulteriori misure repressive contro la Chiesa del Nicaragua, ordinando tra l’altro la chiusura del canale televisivo della Conferenza episcopale del Nicaragua (CEN). In un video messaggio al popolo di Dio di Matagalpa e di Esteli, Monsignor Rolando Alvarez ha comunicato: “oggi sono stato perseguitato per tutto il giorno dalla polizia sandinista, dalla mattina alla sera, hanno seguito tutti i miei movimenti”. “La sera, mentre ero a casa di mia nipote, sono andato direttamente dagli ufficiali e ho chiesto loro perché mi perseguitano e mi hanno detto che obbediscono agli ordini”. “Sono entrati nella mia cerchia familiare, mettendo a rischio la sicurezza della mia famiglia”.
Nel video il Vescovo annuncia che si trova nella parrocchia del Santo Cristo de Esquipulas, dove ha iniziato un digiuno a tempo indefinito fino a quando “la polizia nazionale attraverso la Conferenza episcopale o il suo Vicepresidente, mi farà sapere che rispetterà la mia privacy familiare”. Il Vescovo ha chiesto a quanti vogliono, di unirsi al suo digiuno e di andare nelle loro parrocchie per pregare dinanzi al Santissimo Sacramento, per cantare, lodare il Signore e organizzare veglie di preghiera. “Io sarò qui in preghiera, dinanzi al Santissimo, celebrando l’Eucaristia, innalzando la mia supplica al Signore perché possa avere termine questa situazione durissima e crudele per tutti”.
I Vescovi della Conferenza Episcopale del Costa Rica hanno espresso in un messaggio la loro solidarietà “ai Vescovi del Nicaragua e a tutto il popolo fratello di questa nazione”.
Anche i Vescovi di Panama hanno espresso “Solidarietà a Monsignor Rolando Alvarez e al popolo del Nicaragua”.
(SL) (Agenzia Fides 23/5/2022)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
“Per l’Islam, i cristiani devono essere sopraffatti”
De Foucauld canonizzato da Papa Francesco. Che scandalo le parole del martire che, cento anni prima di Ratisbona, disse che “i musulmani attenderanno pazientemente il giorno in cui ci sottometteranno”
È il santo del deserto amato da Papa Francesco, Charles de Foucauld, cui il Papa dedica la parte finale della sua ultima enciclica, in cui chiede di riscoprire il valore della fratellanza universale, e che lo ha appena elogiato come un esempio da seguire. Appena canonizzato, il religioso venne assassinato il 1 dicembre 1916 dai musulmani Tuareg a Tamanrasset, in Algeria. De Foucauld aveva idee che oggi sarebbero tacciate di “islamofobia”, come ricorda Le Figaro questa settimana.
Il visconte de Foucauld morì prima di poter realizzare la fondazione dei Piccoli fratelli di Gesù. Nato a Strasburgo nel 1858, organizza una ricognizione in Marocco travestito da ebreo, mentre partecipa alla spedizione francese nel sud dell’Algeria. Nel 1886 la conversione, con partenza per Gerusalemme, in Armenia e in Algeria, con visite a Roma per studiare teologia. Sacerdote diocesano a Viviers nel 1901, assillato dal desiderio della vita eremitica tra i più abbandonati del deserto sahariano, De Foucauld vive da religioso in Algeria e nel 1905 si stabilisce nell’oasi di Tamanrasset nei monti Hoggar, dedicandosi all’assistenza religiosa, morale e civile delle tribù di quella regione, traducendo nella loro lingua i testi sacri, senza però riuscire a convertirle. A Tamanrasset sarà assassinato dai jihadisti antifrancesi.
Annie Laurent, l’esperta di Islam chiamata da Benedetto XVI al Sinodo sul medio oriente, ha scritto che il soggiorno di De Foucauld ad Akbès (Siria), dove, nel 1895, assistette alle stragi commesse dai turchi contro i cristiani d’Oriente, lo spinse a usare la parola “barbaro” per qualificare i popoli maomettani. In una famosa lettera del 16 luglio 1916 a René Bazin, De Foucauld scrisse cinque mesi prima di essere ucciso:
“I paesi (dell’Africa, ndr) si arricchiranno, saranno solcati da ferrovie, popolati da persone agguerrite e addestrati all’uso dei nostri armamenti, guidati da un’élite educata nelle nostre scuole. O noi impariamo a fare i membri di questa élite dei francesi, oppure prima o poi ci cacceranno via. E l’unico modo per diventare francesi è diventare cristiani. Molti dogmi fondamentali dell’Islam si oppongono ai nostri principi. Con alcuni, e penso ai musulmani liberali che hanno ormai perso la fede, ci sono accomodazioni possibili. Ma con altri, e mi riferisco a coloro che aspettano il Madhì, non v’è nessuna possibilità di accordo. Escludendo i liberali, i musulmani credono che, giungendo i tempi del Giudizio Universale, verrà il Madhì che proclamerà una guerra santa per stabilire l’islam su tutta la terra, dopo aver sterminato o soggiogato tutti i non-musulmani. Secondo la loro fede, i musulmani ritengono l’islam come la loro vera casa e i popoli non-musulmani come destinati a essere sopraffatti da loro o dai loro discendenti. Considerano la sottomissione a una nazione non-musulmana come una situazione transitoria. La loro fede li assicura che usciranno vincitori da questo scontro con gli europei che oggi li dominano. Aspetteranno con più o meno pazienza il giorno del Madhì, quando allora attaccheranno la Francia. Ecco perché sempre più musulmani algerini si mostrano così ansiosi di chiedere la cittadinanza francese. Come possono chiedere di far parte di un popolo straniero che sanno sarà irrimediabilmente sconfitto e sottomesso? Diventare francesi davvero, implicherebbe una sorta di apostasia, una rinuncia alla fede nel Madhì. Attenderanno più o meno pazientemente il giorno del mehdi, nel quale sottometteranno la Francia”.
Una visione opposta a quella di un certo irenismo oggi di moda nella Chiesa e più vicina a quella espressa il 12 settembre 2006 da Papa Benedetto XVI, che subì una vera e propria guerra verbale, diplomatica e terroristica semplicemente per aver detto la verità in libertà sull’Islam, nel contesto di una Lectio Magistralis pronunciata nell’Università di Ratisbona, la cui tesi principale è che una vera fede non può essere in contrasto con la ragione. Ratzinger evocò una breve dichiarazione critica su Maometto, fatta dall’imperatore bizantino Manuele II Paleologo nel corso di un dialogo con un persiano musulmano su Cristianesimo e Islam, svoltosi durante l’assedio di Costantinopoli: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”.
Nel 1895 De Foucauld fu testimone dei “massacri hamidiani” turchi sulla popolazione armena per ordine del sanguinario Sultano Abdul Hamid II, senza che l’Europa muovesse un dito. De Foucauld scrisse al cognato Raymond de Blic: “Nella città più vicina, a dieci leghe da qui, la guarnigione ha ucciso 4.500 cristiani in due giorni. Gli europei sono protetti. Che dolore stare così bene mentre tagliano la gola ai nostri fratelli! Questo è vergognoso per l’Europa!”. Il 20 novembre 1895 scrive ancora a sua cugina Madame de Bondic: “...Una miriade di massacri, incendi, saccheggi. Molti cristiani sono stati martiri perché sono morti volontariamente, senza difendersi piuttosto che rinnegare la loro fede. Per ordine del Sultano, negli ultimi mesi sono stati massacrati 140.000 cristiani”. De Foucauld venne beatificato da Giovanni Paolo II nel 2001 proprio assieme all’arcivescovo di Mardin, in Turchia, Ignazio Choukrallah Maloyan, ucciso “in odio alla fede” nel 1915. Era in corso il genocidio armeno e l’arcivescovo fu l’ultimo a essere ucciso nel convoglio di deportati, dopo essersi rifiutato di abiurare il Cristianesimo a favore dell’Islam.
Si potrebbero rileggere le parole di De Foucauld alla luce del silenzio dell’Europa per quello che succede da due anni nel Nagorno Karabakh armeno.
De Foucauld fu soltanto il primo. Padre Henri Vergès e suor Paul-Hèlène Saint-Raymond furono uccisi ad Algeri l’8 maggio 1994. Suor Esther e Suor Caridad, sorelle missionarie agostiniane, vennero assassinate il 23 ottobre 1994, mentre andavano a messa. Poi ci furono i quattro padri bianchi uccisi il 27 dicembre 1994 a Tizi- Ouzou nel cortile della Missione. Suor Angéle-Marie e Suor Bibiane morirono il 3 settembre 1995 ad Algeri. Un anno dopo i fondamentalisti islamici uccisero i sei trappisti nel monastero di Tibhirine. Fino ad arrivare a Pierre Claverie, domenicano e vescovo di Orano, ucciso in chiesa.
Deborah Samuel
Due giorni fa, in Nigeria, prima di essere uccisa dai musulmani in quanto cristiana, Deborah Samuel è stata trascinata fuori dalla scuola, fustigata e lapidata. Le sue ultime parole a chi stava per bruciarla viva sono state: “Cosa sperate di ottenere con questo?”. Forse non di questi cristiani temerari e semplici di cuore, che camminano con i simboli di una fede in terre dove sanno che possono pagare con la loro stessa vita, ma sicuramente la nostra sottomissione, se non riscopriremo la chiarezza morale e il coraggio di quel visconte che divenne monaco in Dar al-Islam.